Una tempesta di vento e di pioggia si stava abbattendo sul versante più
cozzare
esposto del Dartmoor, un luogo desolato. Il sibilo e il suono lacerante della
pioggia raggiunsero Betty Carew, sovrastando il rombo del motore della
vecchia automobile, che si stava inerpicando sulla ripida collina.
Le luci di Tavistock erano già scomparse da molto tempo. Princetown si
trovava a tre chilometri oltre la sommità della collina. Quella distanza era
piena di un'infinita solitudine e del lamento del vento che spruzzava
quell'acqua, pungente come mille aghi, contro i loro volti. Il vecchio dal
viso giallognolo non parlava... non aveva più pronunciato parola da
quando avevano lasciato Tavistock e probabilmente non avrebbe interrotto
il suo silenzio prima dell'arrivo a Exeter... e forse neanche dopo.
L'automobile arrancava lungo la strada serpeggiante, scivolando e slittando
da destra a sinistra e, a ogni curva, la ragazza sentiva il cuore balzarle in
gola.
In cima alla collina furono investiti dalla violenza della tempesta, che li
costrinse a una sosta. La pioggia cadeva insistente contro il parabrezza,
sferzava la tesa abbassata del cappello della ragazza, inondandole il volto
fino a diventare intollerabile.
- Non pensate che sarebbe più saggio tornare a Tavistock? Aveva dovuto
quasi gridare per farsi sentire.
- No! - La risposta giunse secca come un colpo di pistola e la ragazza
preferì non insistere. Il dottor Laffin aveva acquistato quella vecchia
carcassa a un'asta di rottami dell'esercito... era già malandata prima di
venire requisita per scopi bellici. Ma per l'uomo andava benissimo; gli
dava l'illusione di risparmiare in un momento in cui la parsimonia era
indispensabile. Possedeva una piccola proprietà, poco redditizia, ai
margini della brughiera, una fattoria dove l'aratro andava sempre a
contro le pietre, dappertutto. Il fittavolo si lamentava sempre e pagava
l'affitto solo saltuariamente. Ma l'illusione di possedere qualcosa
compensava il dottor Laffin di tutte le altre mancanze.
Poco prima di Princetown, il vento si calmò e fu possibile parlare.
- Non vorrete arrivare fino a Exeter questa notte? - gli chiese, in tono
nervoso, la ragazza. Non sarebbe stato assurdo pensare che l'uomo
decidesse di proseguire il viaggio fino a Londra.
- Non lo so ancora - rispose in modo inflessibile. Betty avrebbe voluto
ribattere in tono scortese, ma saggiamente decise di tenere a freno la
lingua. Costeggiarono i campi intorno alla prigione; i fari dell'automobile
illuminarono per un istante il tetro arco che immetteva nell'edificio e una
figura infagottata appoggiata a un fucile, davanti al cancello; un minuto
dopo superarono Princetown per affrontare il vento della brughiera
desolata.
Nonostante l'impermeabile, la ragazza era completamente fradicia di
pioggia: aveva freddo, era indolenzita e affamata, e per la prima volta in
vita sua pensò con nostalgia alla casa triste di Camden Road. Poi,
stranamente, l'uomo cominciò a parlare. - È meglio di uno spettacolo
teatrale... è vita vissuta... ci sono i fantasmi qui intorno... li sento. Salve! -
Staccò la mano dal volante e la sollevò in un rigido saluto. Betty,
sconvolta dalla paura, chiuse gli occhi con forza.
Una recita! Se quella terribile avventura su una strada spaventosa non si
fosse conclusa con un disastro... proprio a Tavistock, fra tutti i posti del
mondo, doveva svolgersi la rappresentazione, nel momento in cui, per
un'assurda coincidenza, Joshua Laffin stava recandosi in visita alla sua
proprietà, com'era solito fare due volte all'anno!
- Ci sono degli esseri demoniaci incatenati nel buio! - la voce monotona
e priva di emozioni dell'uomo sovrastò il frastuono e le raffiche della
tempesta e del motore. - Sono le paure create dalla mente degli stolti... chi
sarà fra i quaranta milioni di fantasmi di Atlantide?
La ragazza si coprì le orecchie con le mani, e un attimo dopo avrebbe
voluto urlare per il terrore. Davanti a loro baluginò una luce rossa, proprio
in mezzo alla strada. Sembrava un occhio terrificante che brillasse
nell'orbita di un ciclope. La macchina frenò e si arrestò, prima che la
ragazza potesse distinguere la figura che reggeva la lanterna rossa. I fanali
della macchina, di tipo ormai superato, emettevano una luce debole e
l'uomo che agitava la lanterna era scarsamente illuminato. Sembrava che
indossasse un lungo mantello tutto chiuso, come l'abito di un monaco... La
ragazza lo fissava con la bocca aperta per lo stupore e la paura... la testa
dell'uomo era rivestita da un cappuccio che gli copriva il volto... e riuscì a
scorgere solo il lampo degli occhi attraverso le sottili feritoie del tessuto.
- Posso rivolgervi la parola? - domandò l'uomo incappucciato, mentre la
ragazza si accorgeva che aveva un compagno, un tipo tetro, vestito allo
stesso modo.
- Di cosa si tratta...? Cosa significa questa mascherata? - chiese Joshua
Laffin con voce stridula.
L'uomo si avvicinò e gli disse qualcosa con voce tanto bassa, che Betty
non riuscì a capire nemmeno una parola.
- Uh... ascoltate, io sono... - La voce di Laffin si trasformò in un
mormorio e per un paio di minuti proseguirono la loro conversazione
sottovoce. Poi Laffin proseguì con tono più chiaro. - Accosto la macchina
al lato della strada - spiegò il dottore girandosi verso la ragazza. - Tu mi
aspetterai qui.
- Qui - ribatté la giovane spaventata. - In mezzo alla brughiera di
Dartmoor... sola!
- Quest'uomo si prenderà cura di te... non c'è alcuna ragione di aver
paura. Altrimenti sta' sicura che non ti lascerei qui.
Indicò la figura seminascosta del secondo "monaco", che era fuori dalla
portata della luce dei fanali. Betty non rispose, ma osservò Laffin e il suo
sinistro compagno mentre sparivano nelle tenebre.
Il secondo uomo non fece alcun movimento. La ragazza tentò
inutilmente di distogliere lo sguardo da quel volto incappucciato.
Laffin si era allontanato da più di un quarto d'ora, quando arrivò un
suono che si accompagnò al terrore della notte. Il profondo rimbombo di
una campana... La ragazza cercò di localizzarne la provenienza, ma non ci
riuscì.
Dong! Di nuovo, e poi... Il suono debole di voci... voci profonde di
uomini, che cantavano.
Dong! La ragazza tremava. Cosa significava tutto questo? Si guardò in
giro, nervosamente. L'uomo era ancora immobile al suo posto,
aspettando... cosa? Ebbe l'impressione che anche lui stesse ascoltando, con
le orecchie tese... verso cosa? Passò più di un'ora prima che Betty udisse
dei passi avvicinarsi sulla strada e qualcuno gridare "Buona notte". Era il
dottore che stava ritornando da solo: doveva aver abbandonato la guida, da
qualche parte nel buio. Quando alzò lo sguardo, il secondo uomo era
scomparso, come se fosse svanito nel ventre della terra.
Laffin mise in moto con la manovella e salì in macchina.
- Chi erano? - chiese la ragazza.
Il dottore non rispose, e l'auto riprese il cammino. Betty aveva aggiunto
un'altra domanda alle molte a cui l'uomo non aveva mai risposto.
Quindici mesi più tardi le avrebbe offerto una soluzione per l'enigma
della brughiera: ma in quel momento la ragazza non poteva immaginarlo.
martedì 11 marzo 2025
MONDADORI n.27 - Edgar Wallace: La grande idea
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