giovedì 25 luglio 2024

Davide De Nicolao: L'agente Scotty


I

Aspettavo da quattro ore – quattro lunghissime ore, se fossi rimasto sveglio – ma mi appisolai e non sentii la porta che si apriva. Quello che mi svegliò fu l’inconfondibile odore di una Marlboro che bruciava.
Mi alzai dalla poltrona dove avevo dormito sino a pochi attimi prima, bevvi un lungo sorso di rum per farmi coraggio e mi incamminai verso l’altra stanza. Entrai con una certa prudenza, come si addice a uno del mio ramo, e notai la giacca appoggiata alla spalliera del letto e ordinatamente ripiegata. Dalla parte destra del letto.
La sigaretta si consumava lentamente nel posacenere. Prima quel posacenere era appartenuto a una camera d’albergo; ora era di mia proprietà come l’asciugamano del bagno e tante altre piccole cose sparse qua e là.
Cosa ci faceva la giacca a destra quando la puttana – be’, sì, stavo aspettando proprio una puttana – sapeva bene di doverla mettere a sinistra?
E poi lei dov’era? Avrebbe già dovuto essere nuda sul letto con un programma abbastanza interessante da farsi perdonare le quattro ore di ritardo. Sì, doveva proprio essere un servizio speciale e al solito prezzo.
I miei vizi me li pagavo. Tutti. Le sigarette, il rum e quindi anche le donne. Rapporti sessualmente eccellenti e nessuna grana.
Comunque anche le ragazze con il bollino del prezzo sanno parlare; almeno questa lo sapeva. Qualche volta la facevo venire da me soltanto per parlarle di qualche mio problema e lei sapeva sempre darmi i consigli più azzeccati.
La cicca aveva ormai vissuto la sua corta vita. Mi avviai verso la sigaretta per spegnerla e quando alzai il capo (il portacenere lo tengo a terra) vidi – riflessa dallo specchio del bagno – la mia pistola.
Quand’ero in casa tenevo la mia dolce metà nell’armadietto dei medicinali.
Non mi era mai, fortunatamente, capitato che mi si impedisse, come ultima cosa, di farmela addosso in pace e nessuno aveva mai avuto il tempo di raccontarlo in giro, né di usare il bagno dopo di me.
La mia automatica stava ora nelle mani di Violetta. In poche parole la puttana sembrava estasiata a vedere un oggetto che poteva benissimo essere

mercoledì 24 luglio 2024

Alessandro Ignazio Marcello

 Alessandro Ignazio Marcello (Venezia, 1º febbraio 1673 – Venezia, 19 giugno 1747) proveniva dalla più alta classe nobiliare veneziana: era il primogenito del senatore Agostino e di Paolina Cappello e fratello maggiore di Benedetto, anch'egli compositore. Studiò a Padova e ricevette l'istruzione musicale dal padre, musicista dilettante di buon livello, tra i protagonisti della vita musicale della Serenissima, collegato strettamente al Teatro lirico di Sant'Angelo presso cui lavorava il contemporaneo Antonio Vivaldi.
Marcello teneva concerti nella sua casa di Venezia. Sebbene fosse un nobile dilettante, compose e pubblicò diverse raccolte di concerti, inclusi sei concerti per oboe pubblicati sotto il titolo La Cetra, cantate, arie, canzonette e sonate per violino. Marcello compose anche sotto lo pseudonimo di Eterio Stinfalico che era il suo nome come membro della celebre Pontificia Accademia degli Arcadi.

Allora, c'è da fare un chiarimento... ricordate il film Anonimo veneziano con Tony Musante e Florinda Bolkan, ricordate la mitica colonna sonora? Il brano diretto dal protagonista in chiusura, che nel film viene chiamato Concerto in Do minore per oboe, archi e basso continuo di Benedetto Marcello, in realtà è il Concerto in Re minore per oboe, archi e basso continuo di Alessandro Marcello, fratello più vecchio ma meno famoso di Benedetto (il quale tuttavia fece una trascrizione di tale concerto, come pure ne fece una – per clavicembalo – Johann Sebastian Bach), che con la sua fama, oscurò a lungo la conoscenza del fratello. 

Il concerto, articolato secondo lo stile vivaldiano che colloca l’adagio tra due movimenti veloci, si fa apprezzare da subito per l’accostamento timbrico evidente già nel primo movimento andante e spiccato. Lo caratterizza un bel dialogo tra i violini e le viole da una parte e l’oboe sostenuto dal basso continuo dall’alta. Il celeberrimo adagio è un commovente arabesco del solista sullo sfondo di un dolce e ripetitivo accompagnamento armonico degli archi. 
La fisionomia bucolica dell’adagio è in perfetta sintonia con la sensibilità del compositore, all’oboe è affidato il compito di aprire il terzo movimento, un presto estremamente brillante ed elegante. In definitiva una composizione proporzionata e “nobilmente” musicale.


martedì 23 luglio 2024

lunedì 22 luglio 2024

Franco Alfano

 

Franco Alfano (Napoli, 8 marzo 1875 – Sanremo, 27 ottobre 1954) può essere considerato come uno degli ultimi rappresentanti della scuola verista italiana ed ebbe i suoi maggiori successi in campo teatrale, dove attenuò progressivamente l'enfasi verista per giungere a composizioni più meditate e complesse.
Il suo nome è tra l'altro legato al completamento, nel 1925-1926, dell'opera Turandot, rimasta incompiuta alla morte di Puccini.

Compositore attento alle novità musicali europee (Debussy e gli impressionisti francesi, Ravel, Strauss, Puccini), nelle sue opere dimostrò di avere ottime capacità di orchestrazione e inventività melodica fluente, qualità riconoscibili nelle sue opere più importanti, cioè Risurrezione, in cui si riflettevano la poetica e il carattere musicale del teatro "verista" e La leggenda di Sakuntala, il suo capolavoro, caratterizzato da una strumentazione scintillante ed estremamente raffinata, che avvolge in modo suggestivo un libretto di grande qualità poetica (aspetto, questo, che si ritrova in tutta la sua produzione operistica); tuttavia anche le opere meno conosciute hanno una certa importanza, perlomeno per la cura della veste strumentale, gli impasti coloristici e timbrici e la larga cantabilità.

La Seconda sinfonia, in do maggiore, fu eseguita la prima volta a Roma, all'Augusteo, sotto la direzione di B. Molinari, nel 1933. «Le opere strumentali dell'Alfano» dice il Della Corte (Ritratto di Franco Alfano, Paravia) «sono interamente sue e musicali», e questa della sinfonia «non è musica polemica né d'avanguardia né di ritorni. Non è musica alla moda; non porta maschera antica, né belletto moderno. Ed è musica d'oggi».

«L'Allegro vivo sembra cantare l'urgenza della vita, il vorticoso vento che rapisce e trascina, la vicenda or lieta or triste degli eventi, che il saggio, il probo, domina con la volontà e accetta o allontana o subisce. Nel corso della ripresa due misure d'Andante, breve parentesi nel corso delle veloci visioni, presentano la cellula d'un pensiero che più tardi gioverà. Il Largo è la meditazione di chi, in mezzo la via, ripensi al passato, scruti l'avvenire, interroghi il proprio cuore. Il peso degli eventi non è lieve, ma lo scoramento, appena si accenni, è fugato dall'ideale costante. Quasi un monologo, nel quale confluiscono immagini lontane e sempre care, nostalgie e speranze».

L'ultima parte afferma la «vittoria dell'anima » ed è «un canto di letizia: ma canto umano e dunque non di solitudine. Attorno a colui che ha creduto, lottato, vinto, s'affolla l'umanità ammirata e partecipe alla vittoria... Improvvisamente, nello sfolgorio del trionfo, il pensiero ricorre a un'ora ormai lontana. La cellula dell'Andante del primo tempo germina riflessioni. Un monito risuona quasi religiosamente. Più vivida la gioia inebbria poi le anime. Quasi un lieve ritmo di danza, agile e rapido, conduce alla trionfale conclusione del dramma e dell'opera».

domenica 21 luglio 2024

CSS 47: Roberto Roganti, Mistero al Paradisino


La decima avventura di Grogghino. Questa volta dovrà scavare nel passato della sua infanzia, scoprire misteri e rievocare morti trapassate. Alla base di tutto ciò la sua vecchia "parrocchia": Santa Maria degli angeli del Paradiso, detta confidenzialmente Paradisino. Chiesa che è passata di mano e ora riciclata per la Chiesa Greco Cattolica Ucraina... Dovrà tornare ragazzino, riscoprire nei ricordi avvenimenti sopiti e ormai sepolti. Lo aiuteranno alcuni "vecchi" che li hanno vissuti in prima persona. Per risolvere l'enigma dovrà scavare nel torbido della Chiesa Cattolica e alla fine... baciare le mani della mafia.