giovedì 29 settembre 2022

José Pablo Feinmann


(Buenos Aires, 29 marzo 1943 – 17 dicembre 2021)

Si è laureato in Filosofia all'Università di Buenos Aires (UBA) e vi è stato docente di tale materia durante i primi anni settanta, fino al 1974. Nel 1973 ha fondato il Centro de Estudios del Pensamiento Latinoamericano (Centro studi del pensiero latinoamericano), presso il Dipartimento di Filosofia della UBA. Ha collaborato con diversi periodici e attualmente tiene corsi di filosofia e scrive sul quotidiano Página/12 di Buenos Aires editoriali di attualità politica, letteratura e cinema.

Era uno di quegli scrittori torrenziali che, come ha detto in un elogio funebre Patricio Zunini, aveva bisogno di 35.000 caratteri solo per schiarirsi la gola. Oltre all’opera saggistica e politica, che percorre tutta la recente storia argentina, ci ha così lasciato una decina di romanzi che cercheremo ora di analizzare brevemente e che sono uniti, malgrado le differenze di cui si diceva, da un minimo comun denominatore, che è l’urgenza e la necessità. Possono essere più o meno riusciti, più o meno ben congegnati, ma non ce n’è uno, in altri termini, che sia superfluo.

Esordisce nel 1979 con Últimos días de la víctima (Gli ultimi giorni della vittima, Feltrinelli, 1993), un giallo decisamente sui generis,il cui titolo è diventato in Argentina una frase fatta per indicare i momenti cruciali dell’esistenza. Qui Feinmann parte da una situazione altamente convenzionale nel giallo classico, e più ancora nella sua variante hard boiled americana, quella cioè di un sicario, Mendizábal, che viene ingaggiato per eliminare qualcuno che sa troppo di qualcosa. La cornice gialla, come in tutti i polizieschi che si rispettino, offre a Feinmann l’opportunità di mostrare (e implicitamente denunciare) la violenza di un potere politico che, così come Mendizábal (Mendizábal ha un’assonanza con mentira, menzogna) ccetta di eliminare qualcuno senza sapere perché, stava sterminando migliaia di “sovversivi”, considerati colpevoli a priori di qualcosa. Non cittadini, non persone, ma semplicemente “sovversivi”, ai quali dunque sarebbe stata previamente tolta, come ai prigionieri dei campi di concentramenti nazisti, qualunque dignità umana. 

Ecco dunque che i suoi romanzi possono essere interpretati come veicoli di un’estrema resa dei conti. Con le altezze di un pensiero filosofico che non s’incarna più nella realtà degli uomini, da un lato, e dall’altro nei confronti di una patria sempre più impaurita e impoverita, man mano che la Storia la fa sprofondare in una nevrosi allucinata, senza via di scampo.


  • Gli ultimi giorni della vittima, Feltrinelli, 1993 (Últimos días de la víctima)
  • Il giorno della madre, Baldini Castoldi Dalai, 2005 (La crítica de las armas)
  • Il cadavere impossibile, Zanzibar, 1993, Marcos y Marcos, 2004 (El cadáver imposible)
  • Amaro, non troppo, Zanzibar, 1994, Giunti, 1999 (Ni el tiro del final)
  • Nero Tango, Marcos y Marcos (con Pino Ninfa)
  • Cinebrivido, Marcos y Marcos, 1998 (Los Crimenes de Van Gogh)
  • L'esercito di cenere, Giunti, 1995 (El ejército de ceniza)
  • L'ombra di Heidegger, Neri Pozza, 2007 (La sombra de Heidegger)

Alexander Grigori Arutiunian + Concerto per tromba in la bemolle maggiore (1950)


noto anche come Arutunian, Arutyunyan, Arutjunjan, Harutyunian o Harutiunian 
(Yerevan 23 settembre 1920 - 28 marzo 2012)

E' stato un pianista sovietico e armeno conosciuto per io suo Concerto per tromba del 1950. Professore al Conservatorio statale di Yerevan, è stato premiato con numerosi premi per il suo lavoro, tra cui il Premio Stalin nel 1949 e l'Artista Popolare dell'URSS nel 1970, oltre a numerosi riconoscimenti dalla sua terra natale, l'Armenia.
Arutiunian è nato a Yerevan, Prima Repubblica d'Armenia, nella famiglia di Grigor ed Eleonora Arutiunian. Suo padre era un militare. Nel 1927, Arutiunian divenne membro del gruppo dei bambini del Conservatorio statale di Yerevan, poi, all'età di 14 anni, fu ammesso al Conservatorio negli studi di Olga Babasyan (pianoforte) e Sergei Barkhudaryan e Vardges Talyan (composizione). Si è diplomato al Conservatorio di musica di Yerevan alla vigilia della seconda guerra mondiale. Dopo la guerra si trasferisce a Mosca, dove tra il 1946 e il 1948 partecipa ai laboratori della Casa della Cultura Armena, studia composizione con Genrikh Litinsky. Dopo la laurea tornò a Yerevan per insegnare al Conservatorio locale e nel 1954 fu nominato direttore artistico della Filarmonica di Stato armena. È stato anche membro del Consiglio dell'Unione dei compositori sovietici, nonché dell'Unione dei compositori della SSR armena.


Nel 1949, Arutiunian compose la "Festive Overture" che fu eseguita per la prima volta nella Sala Grande della Filarmonica di Leningrado nel novembre 1949, con la direzione di Yevgeny Mravinsky. Altre opere di questo tipo includono The Tale of Armenian People (1960), Ode to Lenin (1967) e Hymn to the Brotherhood (1970).
Alcune delle opere di Arutiunian per strumenti a fiato includono il suo Concerto per Tromba del 1950, il concerto per tuba e il quintetto di ottoni Armenian Scenes. Nel 1988, ispirato dal terremoto di Spitak, Arutiunian compose il suo Concerto per violino e orchestra d'archi, Armenia-88 (dedicato a Ruben Aharonyan). La prima ha avuto luogo a Yerevan nel 1989.

Nel 1950, Arutiunian sposò Irina (Tamara) Odenova. Il loro matrimonio ha prodotto due figli, una figlia, Narine (nata nel 1951), pianista e avvocato; e un figlio, Suren (nato nel 1953), artista-designer. La sua famiglia allargata comprende tre nipoti e un nipote. Morì all'età di 91 anni nella sua città natale di Yerevan. Arutiunian è sepolto al Komitas Pantheon che si trova nel centro della città di Yerevan.

---------------------

Concerto per tromba in la bemolle maggiore (1950)

Andante—Allegro energico
Meno mosso
Tempo I
Meno mosso
Tempo I – (Cadenza) Coda

Le caratteristiche melodiche e ritmiche della musica popolare armena hanno una forte influenza nel lavoro di Arutiunian. Come compositore, ha espresso la sua nazionalità incorporando il sapore delle improvvisazioni ashughner (menestrello popolare). Al momento della stesura del concerto, il suo stile compositivo era simile a quello di Khachaturian. Tuttavia, negli anni '60 tendeva a forme classiche e tonalità più chiare.
Il concerto per tromba di Arutiunian era la sua sesta composizione maggiore, scritta nel 1950. Arutiunian intendeva originariamente scriverlo nel 1943 per uno studente di Tabakov, Zsolak Vartasarian, che era la tromba principale dell'orchestra filarmonica armena. Tuttavia, Vartasarian morì durante la guerra e il concerto non fu completato fino al 1950, quindi Aykaz Messlayan fu il primo esecutore del concerto e Timofei Dokschitzer fu il primo a registrare questo concerto.
L'introduzione del concerto negli Stati Uniti è dovuta esclusivamente a Dokschitzer, un importante trombettista russo sovietico. 

martedì 27 settembre 2022

Età

Oggi mi hanno chiesto l'età.
Cinquantadue.
"Ma Dio com'e' giovane lei ...
... ha ancora tutta la vita davanti".

A 50 anni cosa posso avere davanti,
se va bene 30 anni.
Tutta la vita è già passata
e l'ho goduta, nel bene e nel male.
Ho amato e sono stato amato,
ho odiato, invidiato, goduto,
giocato, scherzato ...
ma ora non posso fare più queste cose.
Lavoro, lavoro. Un giorno riposerò,

per sempre ...

 

Albert Grisar + Le carilloneur de Bruges (1852)


(Anversa, 25 dicembre 1808 – Asnières, 15 giugno 1869)

Compositore belga, studiò a Parigi sotto la guida di Antonín Reicha. La sua opera di esordio fu Le mariage impossible, rappresentata nel 1833 a Bruxelles, seguita da Sarah nel 1836, L'an mil nel 1837, La Suisse à Trianon nel 1838, Les travestissements nel 1839; alcune opere le realizzò in collaborazione con François-Adrien Boieldieu.

L'anno seguente si trasferì a Napoli per un corso di aggiornamento sotto la guida di Saverio Mercadante; al suo rientro parigino riprese la sua attività di compositore teatrale con i lavori Gilles ravisseur del 1848, Bon soir, Mensieur Pantalon del 1851, Le carilloneur de Bruges del 1852. Collaborò con Friedrich von Flotow per L'eau merveilleuse (1839) e con François-Adrien Boieldieu per L'opéra à la cour (1840).


Grisar si contraddistinse con questa opera storica-politico-drammatica, ambientata a Bruges durante la dominazione spagnola. I protagonisti sono il patriota belga Mathéus con il suo vecchio carillon, sua figlia Béatrix innamorata di Wilhem. Mathéus concede a Wilhem la mano di sua figlia, ma il nipote di Mathéus Van Bruck e suo cugino Mésangère insinuano che un amante misterioso abbia baciato Béatrix e questo fatto crea confusione. La vicenda si conclude con la chiamata alla rivolta contro gli spagnoli e il salvataggio di Béatrix dai suoi intenti suicidi. Il Carillonneur de Bruges debuttò all'Opéra-Comique di Parigi il 20 febbraio 1852 e ricevette molti consensi di pubblico e di critica.

lunedì 26 settembre 2022

Capitolo 21: Il night, 1, Guiglia (MO), 13 luglio 1963


Prima parte di vacanze estive, ad agosto poi si va al mare, ma adesso ci accontentiamo di passare la calura della città sulle colline modenesi, per la precisione al Castello di Guiglia. 
Qui è il regno di noi ragazzini, il luogo è circoscritto e non si esce, quindi possiamo scorazzare a destra e a manca a nostro piacimento. Abbiamo notato che ci sono zone a noi vietate, zone frequentate da persone che non passano qui l'estate come noi, ma che vengono qui appositamente per andare in un certo posto, infatti la sera sul tardi uomini e donne vestiti eleganti percorrono lentamente la grande scalinata che scende nelle segrete del castello. Giunti in fondo alla scala premono un pulsante, una luce rossa si accende, una porta si apre e loro scompaiono nelle tenebre. 
Noi, su in cima, nascosti tra i cespugli, siamo incuriositi da questo mistero, ma abbiamo anche un po' paura, le nostre mamme ci hanno messi in guardia, nel night i bambini non sono ammessi, ma noi non vogliamo mica entrare, vogliamo solo vedere cosa c’è oltre quella porta...

Stasera abbiamo deciso, sarà una prova di coraggio! 
A turno proviamo a scendere, ma la paura ci inchioda dopo pochi gradini, finalmente mi decido, mi fiondo giù di corsa, suono il campanello con mano tremante, la luce si accende, la porta si apre cigolante e... ... da stasera sono il capo!

 

Bonissima, anno 1 numero 3





giovedì 22 settembre 2022

Matthew Hughes alias Matt Hughes e Hugh Matthew


(Liverpool maggio 1949)

Matthew Hughes, conosciuto anche come Matt Hughes e Hugh Matthews, è uno scrittore canadese naturalizzato britannico. Canadese di nascita, scrive fantasy con il proprio nome, polizieschi con il nome d'arte di Matt Hughes e adattamenti televisivi e cinematografici come Hugh Matthews. Prima di dedicarsi alla narrativa è stato giornalista e autore di discorsi per i dirigenti aziendali e politici della Columbia Britannica. È stato anche operaio, guardiano notturno e, per un breve periodo, inserviente in un ospedale psichiatrico privato.

Gran parte delle sue opere è ambientata nell'Arconato, in un lontano futuro nel quale le leggi fisiche sono governate da un ciclo infinito di scienza e magia: quando una è in ascesa, l'altra è in declino, e viceversa.
È stato definito l'erede di Jack Vance.

Romanzi
Fools Errant, Maxwell Macmillan Canada, Toronto, 1994; Warner Aspect, New York, 2001
Downshift (scritto come Matt Hughes), Doubleday Canada, Toronto, 1997
Fool Me Twice, Warner Aspect, New York, 2001
Gullible's Travels, Science Fiction Book Club, New York, 2002 (omnibus di Fools Errant e Fool Me Twice)
Black Brillion, Tor, New York, 2004;
Guth Bandar esploratore della noosfera (The Commons, ottobre 2007), Odissea Fantascienza, Delos Books, 2009
Template, PS Publishing, Hornsea, Yorks, UK, February, 2008; Paizo Publishing, Bellingham, WA, 2010



Serie di Henghis Hapthorn
Majestrum, Night Shade Books, San Francisco, 2006
The Spiral Labyrinth, Night Shade Books, San Francisco, 2007
Hespira, Night Shade Books, San Francisco, 2009

Serie di Luff Imbry
Quartet & Triptych, PS Publishing, Hornsea, Yorks, 2010; ristampato in The Magazine of Fantasy & Science Fiction, nov./dic. 2011
The Other, Underland Press, Portland, OR, 2011
The Yellow Cabochon, PS Publishing, Hornsea, Yorks, 2011

Scritti come Hugh Matthews
Wolverine: Lifeblood, Pocket Books, New York, February, 2007
Song of the Serpent, Paizo Publishing, Bellingham, WA, 2012

Serie "To Hell and Back"
To Hell and Back: The Damned Busters, Angry Robot, Londra, 2011
To Hell and Back: Costume Not Included, Angry Robot, Londra, 2012

Racconti
The Gist Hunter and Other Stories (raccolta di racconti), Night Shade Books, San Francisco, 2005
Bearing up, nell'antologia Takes, Thistledown Press, Saskatoon, 1996

Altro
Breaking Trail, The Memoirs of Senator Len Marchand, Caitlin Press, Prince George, 2000
What's All This Got To Do With The Price of 2x4s?, University of Calgary Press, Calgary, 2006


Evald Aav + Me oleme põhjamaa lapsed


(Tallinn, 7 marzo 1900 – 21 marzo 1939) 

Aav ha studiato pianoforte con Helmi Viitol-Mohrfeldt e teoria musicale con Anton Kasemets. Nel 1926 ha superato l'esame di composizione con Artur Kapp al Music College di Tallinn. Ha cantato nel coro dell'opera estone per 10 anni (1916-1926), è stato direttore dell'orchestra e del coro dell'Accademia militare di Tallinn dal 1924 al 1927, e dal 1934 al 1939 è stato responsabile del coro maschile Eesti Laulumehed (estone Singers), e dal 1937 al 1939 diresse il Tallinna Koolinoorsoo Muusika Ühingu (coro misto del Dipartimento di musica giovanile di Tallinn). Aav ha contribuito notevolmente all'organizzazione della vita musicale estone. Tra il 1932 e il 1939 ha lavorato per l'organizzazione che regola i diritti d'autore dei compositori in Estonia (Autorikaitse Ühingus), dal 1930 al 1939 ha scritto molti articoli sulla musica per la rivista 'Muusikaleht', dal 1930-1939 è stato membro del Consiglio di amministrazione dell'Associazione dei cantanti estoni. Dopo la sua morte, l'Evald Aav Stipendium fu fondato nel 1943 dalla sorella di Aav, Frida Rukki, con lo scopo di sostenere il talento compositivo estone.

Aav è stato sposato con la cantante lirica Ida Loo-Talvari dal 1926 al 1937, quando la coppia ha divorziato.


Aav ha composto la prima opera nazionale estone, The Vikings, che ha debuttato nel 1928 ed è stata scritta in lingua estone - il libretto fornito da Voldemar Loo. La parte principale delle sue composizioni è vocale, per coro misto, o coro maschile o femminile in estone. Una parte è orchestrale. Il suo poema sinfonico "Elu" (Vita) è noto in una certa misura.


Le canzoni corali più famose di Aav sono "Laulik", "We are the children of Põhjamaa lastie", "Hommik", "Öösse är kadus" e "Humal". Le sue opere sono state eseguite in festival canori.
Le composizioni di Aava sono caratterizzate da nazionalismo, romanticismo nazionale. Il linguaggio sonoro è descritto con le parole "Nordità", "sensibilità", "fluidità". Evald Aav è stato anche pittore e scultore.

Opera: Vikerlased, (De Vikings), in 3 atti, libretto: Voldemar Loo, prima assoluta 8 settembre 1928, Estonian Opera, diretta da Raimund Kull
"Ah, la mia amata strada di campagna", (Meil aiaäärne tänavas), per 4 corni e orchestra d'archi
Valzer da concerto, 1934
Suite per orchestra sinfonica dall'opera Vikerlased, 1934
Poesia sinfonica Elu, (Life), 1934
Sinfonia in re minore, 1939


martedì 20 settembre 2022

Le tette


Evviva le tette
e' bello guardarle,
grosse e piccole,
flappe e sode,
nude e nascoste ...

Evviva le tette
e' bello toccarle
stringerle e palparle,
strippolarle e palleggiarle,
accarezzarle e succhiarle ...

Evviva le tette,
che bella invenzione ...



 

Antonio Maria Abbatini + Missa sexdecim vocibus concinenda


(Città di Castello, 26 gennaio 1595 – 1679)


In un primo tempo fu forse allievo dello zio Lorenzo e poi di Giovanni Maria e Giovanni Bernardino Nanino. Fu maestro di cappella della Cappella musicale Pia Lateranense della Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma dal 1626 al 1628, passando 1629 nella Cattedrale della città natale, dove sposò, il 30 ottobre 1631, Dorotea Giustini. Nel 1633 si trasferì a Orvieto, iscrivendosi all'Accademia degli Assorditi e dirigendo la cappella musicale del Duomo. Fu ancora a Roma l'anno successivo e nuovamente a Città di Castello, riprendendo servizio presso la cattedrale il 3 gennaio 1639.


L'anno dopo era nuovamente a Roma, dove si fermerà a lungo: maestro della cappella di Santa Maria Maggiore, con qualche interruzione, fino al 13 giugno 1677, ed ebbe il titolo di «guardiano dei maestri» nel 1663, 1666 e nel 1669 nell'Accademia di Santa Cecilia. Ormai vecchio, preferì tornare a Città di Castello, sovrintendente della Cattedrale, per morirvi alla fine del 1679.

Compositore di opere, musica corale e sacra, è considerato come uno dei principali precursori dello stile monumentale alto-barocco. Infatti pur coltivando la polifonia sacra si discostò dallo stile estremamente rigido e severo che dominava in quel periodo e che si rifaceva alle composizioni di Giovanni da Palestrina. Abbatini era invece assai attratto dai nuovi caratteri dell'opera musicale, che prevedeva un apporto espressivo alla musica più incentrato sulla drammaticità, per coinvolgere maggiormente coloro che si avvicinavano ad essa. Abbatini fu dunque influenzato dalla Seconda pratica teorizzata da Claudio Monteverdi e fu pertanto anche operista, componendo vari lavori tra cui La comica del cielo, Ione e soprattutto la prima opera lirica di argomento comico: Dal male il bene, su libretto del futuro papa Clemente IX e caratterizzata dall'uso del recitativo secco.

lunedì 19 settembre 2022

Capitolo 20: L'esame, Modena, 10 giugno 1963

Il trenino viaggia veloce, il caldo è opprimente, eppure io tremo, forse è la paura dell'esame.

Ma è normale ... che a quasi sei anni uno debba già cominciare a fare esami? Ho un pessimo presentimento, sta a vedere che ne farò per tutta la vita.
Viaggiamo da Modena a Medolla, ora vivo in città ma io preferivo la campagna.
La mia mamma è al mio fianco, è lei che mi accompagna e mi fa il ripasso al volo
"L'anello è d'oro, con l'apostrofo...
La spiga è dorata, senza apostrofo!"
E così via ...
Vado a fare l'esame di I elementare, a Modena mi iscriveranno in II, a sei anni, neanche fossi un genio, ma il mio papà mi ha fatto studiare privatamente e ora so leggere, e scrivere, male, ma lo so fare, grazie alla signorina Ghiselli, la mia maestra privata...
Siamo quasi arrivati, la scuola è là, nella piazza principale. Finalmente conoscerò la maestra Bergamini Marchi, quella maestra che tante volte, affacciato alla finestra della mia cameretta, ho visto chiamare in classe i suoi allievi, in quella scuola che ho sempre visto da fuori e che ora vedrò da dentro.



Bonissima, anno 1 numero 2





giovedì 15 settembre 2022

Raymond Jean Marie De Kremer alias Jean Ray, John Flanders, King Ray, Alix R. Bantam, Sailor John...


(Gand, 8 luglio 1887 – 17 settembre 1964)

Raymond Jean Marie De Kremer è stato uno scrittore belga d’espressione francese e neerlandese.
Noto soprattutto come Jean Ray e John Flanders, ha firmato anche come King Ray, Alix R. Bantam, Sailor John e altri numerosi pseudonimi, una larga produzione di testi letterari.
Il suo romanzo capolavoro è Malpertuis, un classico della letteratura fantastica che narra le vicende di come le antiche divinità greche siano rimaste intrappolate, sotto squallide sembianze umane, in una tetra magione fiamminga. Da questo libro il regista Harry Kümel trasse un omonimo film nel 1971 con Orson Welles e Michel Bouquet.

Nato nella provincia delle Fiandre Orientali, dove studiò, fu impiegato comunale fino agli anni 1920, quando cominciò a lavorare nel quotidiano "Journal de Gand" e poi anche nel mensile "L'Ami du Livre" (di cui diventa direttore dal 1923), scrivendo anche canzoni per il teatro di rivista.
Arrestato l'8 marzo 1926, con l'accusa di appropriazione indebita, venne condannato a sei anni e sei mesi di prigione, ma riuscì a uscirne il 1º febbraio 1929.
È questa l'epoca in cui cominciò, con grande prolificità, a collaborare a diversi periodici, come "La Revue Belge", "Bravo!", "La Flandre Libérale", "Mon copain", "Prenez-moi", "Les Débats", "De Filosofo", "Le Bien Public", "De Dag" ecc. (con quasi 200 pseudonimi), oltre che a scrivere ben 96 libri di fiction.
Riprese il nome di Jean Ray in occasione delle raccolte degli anni 1940, come Le Grand Nocturne (1942), Les Cercles de l'épouvante (1943), Les Derniers Contes de Canterbury (1944), e i romanzi Malpertuis (1943)[1] e La Cité de l'indicible peur (1943).
Dopo la seconda guerra mondiale, collaborò con indefessa abbondanza di articoli e racconti ad altri periodici, come "Audace", "Le Petit Luron / 't Kapoentje", "Les Cahiers de la Biloque", "Overal", "Fiction", "Het Volk", "Tintin / Kuifje", "Mystère-Magazine", "Golf" ecc., e iniziò a scrivere anche romanzi per adolescenti, sceneggiature per fumetti ecc.
Antologie (non solo personali) sono Le Livre des fantômes (1947), La Gerbe noire, Les Vingt-cinq meilleures histoires noires et fantastiques (1961), Le Carrousel des maléfices (1964) e Les Contes noirs du golf (1964).
Nel 1961 venne pubblicata una raccolta destinata a procurargli molto successo ovvero 25 histoires noires et fantastiques, tradotta poi nel 1963 in Italia da Baldini & Castoldi con il titolo "25 racconti neri e fantastici": si tratta oggi di una vera e propria rarità ricercata dai collezionisti.

 


Les contes du whisky (1925; 1946)
Les Aventures de Harry Dickson (1929-1938)
Jack de minuit (1932)
La croisière des ombres (1932)
Spoken op de ruwe heide (1935)
Le grand nocturne (1942)
Les cercles de l'épouvante (1943)
Malpertuis (1943), trad. Gilda Patitucci, Malpertuis, Milano: Sugar, 1966; trad. Marianna Basile, Malpertuis, Milano: in Horror numero 7 Mondadori, 1990 ; ulteriore edizione in Urania Horror numero 12, Milano: Mondadori, novembre 2016 ; trad. Marianna Basile.
La cité de l'indicible peur (1943), trad. Luca Fassina, La città della paura indicibile, Milano: Agenzia Alcatraz, 2021
Les derniers contes de Canterbury (1944)
La gerbe noire (a cura di) (1947)
La choucroute (1947)
Le livre des fantômes (1947; 1966)
Het monster van Borough (1948)
Geheimen van het Noorden (1948)
Het zwarte eiland (1948)
25 histoires noires et fantastiques (1961), trad. Eleonora Bortolon, 25 racconti neri e fantastici, Milano, Baldini e Castoldi, 1963
Saint Judas-de-la-Nuit (1964)
Les contes noirs du Golf (1964)
Le carrousel des maléfices (1964)
Contes d'horreur et d'aventures (1972, a cura di Albert van Hageland)
Les aventures d'Harry Dickson: le Sherlock Holmes américain (1980, 4 voll.)
Visages et choses crépusculaires (1982, a cura di Jean-Baptiste Baronian)
Les joyeux contes d'Ingoldsby (1992)
Les histoires étranges de la Biloque (1996)
La casa stregata di Fulham Road e altri orrori, antologia a cura di Luigi Cozzi e Sebastiano Fusco, Roma: Mondo Ignoto, 2007
Il Gran Notturno (Edizioni Hypnos - 2011)
I racconti del Whisky (Edizioni Hypnos - 2013)
La città della paura indicibile (Agenzia Alcatraz - 2021)
 

Els Aarne + Symphony n.2 (1966)

 

(Makiïvka 30 marzo 1917 - Tallinn 14 giugno 1995)

Els Aarne, che assunse il nome da sposata Else Paemurru, è stata una compositrice, pianista e insegnante estone. È nata a Makiivka, una città industriale nell'attuale Ucraina orientale, figlia di Jan Aarmann, scienziato e dirigente minerario.

Membro dell'Unione dei Compositori estoni dal 1945. Els Aarne si è diplomata al Conservatorio statale di Tallinn in tre specialità: pedagogia musicale nella classe di Gustav Ernesaks (1939), pianoforte nella classe di Theodor Lemba (1942) e composizione sotto Heino Eller (1946).
Ha lavorato come insegnante di pianoforte e pedagoga di materie di teoria musicale al Seminario per insegnanti di Tallinn (1939–1945), al Conservatorio statale di Tallinn (1944–1974) e alla Scuola di musica di Tallinn per un periodo più breve.

Tra le opere di Aarne troviamo due sinfonie, diversi concerti, o.a. per pianoforte, tre per violoncello, un concerto per contrabbasso e un concertino per corno francese, musica per orchestra di fiati, dieci cicli di canzoni solistiche su testi di poeti estoni, musica da camera e corale, o.a. per coro di voci bianche come Cat's song (1955) e Song about a grasshopper (1960). Come strumento solista, Aarne ha scelto anche il contrabbasso, solitamente poco utilizzato (Concerto per contrabbasso (1968), Sonata per contrabbasso (1976) e il corno francese (Concertino (1958), Meditazione (1970) e Dialogo (1972), inoltre Opening Pezzo (1963) per nove corni). Nelle sue opere si possono trovare l'uso di melodie popolari estoni o i modi ad essi specifici, ma anche nuovi mezzi espressivi come la dodecafonia libera.  I soggetti delle sue opere vocali sono diversi: lavoro, patria, natura, umorismo, relazioni umane. Con la sua musica illustra sottilmente lo stato d'animo che si riflette dal testo, anche da una singola parola.

L'attività musicale di Els Aarne era abbastanza vasta. I suoi libri di scuola specifici hanno dato il contributo all'insegnamento del solfeggio. I problemi di teoria musicale sono stati trattati nella ricerca "Modalità nei brani popolari estoni" (1973, manoscritto). Aarne si è esibita come pianista da concerto e suonatore d'ensemble, è stato attiva come critico musicale per il settimanale culturale “Sirp ja Vasar”, ha fatto trasmissioni radiofoniche di interpreti e compositori estoni. Il suo cortometraggio Azalea è stato premiato al concorso tutto sindacale per film amatoriali, è stata premiata anche a concorsi fotografici.

Il suo stile è caratterizzato da una chiarezza di forma ed è influenzato dalle melodie e dai modi della musica popolare estone. Non ha evitato nuove tecniche come la dodecafonia. La sua musica da camera è lirica e le sue opere vocali sono una sottile illustrazione dello stato d'animo riflesso nei testi.



martedì 13 settembre 2022

Che bella giornata


Che bella giornata oggi,
limpida, tersa, senza nuvole,
senza nuvole in cielo ... e nella mia testa.

Che bella giornata oggi,
il sole scalda, abbaglia, accieca,
gli occhi lacrimano ... di serenita'.

Che bella giornata oggi,
l'aria e' fresca, frizzante, gioiosa,
il mio cuore batte ... tranquillo.

 

Albert Roussel + Symphony No. 3 in G minor, Op. 42


(Tourcoing, 5 aprile 1869 – Royan, 23 agosto 1937)

Trascorse sette anni come guardiamarina, da adulto si dedicò alla musica e divenne uno dei più importanti compositori francesi del periodo tra le due guerre. I suoi primi lavori furono fortemente influenzati dall'impressionismo di Debussy e Ravel, mentre in seguito si rivolse al neoclassicismo.
Nato a Tourcoing (Nord), il primo interesse di Roussel non era per la musica ma per la matematica. Trascorse del tempo nella marina francese e nel 1889 e nel 1890 prestò servizio nell'equipaggio della fregata Iphigénie e trascorse diversi anni nel Vietnam meridionale. Questi viaggi lo hanno influenzato artisticamente, poiché molte delle sue opere musicali rifletterebbero il suo interesse per luoghi lontani ed esotici.
Dopo le dimissioni dalla Marina nel 1894, iniziò a studiare armonia a Roubaix, prima con Julien Koszul (nonno del compositore Henri Dutilleux), che lo incoraggiò a proseguire la sua formazione a Parigi con Eugène Gigout; Roussel continuò poi i suoi studi fino al 1908 alla Schola Cantorum de Paris, dove uno dei suoi insegnanti fu Vincent d'Indy. Durante gli studi, Roussel ha anche insegnato. I suoi studenti includevano Erik Satie e Edgard Varèse. 
Durante la prima guerra mondiale, Roussel prestò servizio come autista di ambulanze sul fronte occidentale. Dopo la guerra, acquistò una casa estiva in Normandia e vi dedicò la maggior parte del suo tempo alla composizione. A partire dal 1923, un altro studente di Roussel fu Bohuslav Martinů, che dedicò a Roussel la sua Serenata per orchestra da camera (1930).
Il suo sessantesimo compleanno è stato segnato da una serie di tre concerti delle sue opere a Parigi; i concerti includevano anche l'esecuzione di una raccolta di brani per pianoforte, Homage to Albert Roussel, scritti da diversi compositori, tra cui Ibert, Poulenc e Honegger.

Roussel morì a Royan, nel 1937, e fu sepolto nel cimitero di Saint Valery a Varengeville-sur-Mer.

Per temperamento Roussel era prevalentemente un classicista. Sebbene i suoi primi lavori siano stati fortemente influenzati dall'impressionismo nella musica, alla fine è arrivato a uno stile personale che era più formale nel design, con una forte spinta ritmica e con un'affinità più distinta per la tonalità funzionale rispetto a quella che si trova nel lavoro dei suoi più famosi contemporanei Debussy, Ravel, Satie e Stravinsky.
La formazione di Roussel alla Schola Cantorum, con la sua enfasi su modelli accademici rigorosi come Palestrina e Bach, ha lasciato il segno nel suo stile maturo, caratterizzato da trame contrappuntistiche. Nel complesso l'orchestrazione di Roussel è piuttosto pesante rispetto allo stile sottile e sfumato di altri compositori francesi come Debussy o, appunto, Gabriel Fauré. Ha conservato qualcosa dell'estetica romantica nelle sue opere orchestrali, e questo lo distingue da Stravinsky e Il gruppo dei sei (Darius Milhaud, Arthur Honegger, Francis Poulenc, Germaine Tailleferre, Georges Auric e Louis Durey).
Era anche interessato al jazz. Questo interesse lo portò a scrivere una composizione per pianoforte e voce intitolata Jazz dans la nuit, che era simile nella sua ispirazione ad altre opere di ispirazione jazz come il secondo movimento della Sonata per violino di Ravel o La création du monde di Milhaud.

Le opere più importanti di Roussel furono i balletti Le festin de l'araignée, Bacchus et Ariane ed Enea e le quattro sinfonie, di cui la Terza in sol minore e la Quarta in la maggiore, sono molto apprezzate e incarnano il suo stile neoclassico maturo. Le sue altre opere includono numerosi balletti, suite orchestrali, un concerto per pianoforte, un concertino per violoncello e orchestra, un salmo per coro e orchestra, musica di scena per il teatro e molta musica da camera, musica per pianoforte solo e canzoni.


Symphony No. 3 in G minor, Op. 42

Composta su commissione di Kussevitzki per il cinquantesimo anniversario dell'Orchestra Sinfonica di Boston, è una delle opere migliori del Roussel maturo. Essa risente ancor più di altre composizioni del musicista di uno spirito neoclassico, di una tendenza alla costruzione lucida e lineare, in cui non c'è posto per elementi patetici o introspettivi. Nel suo insieme ne risulta un pezzo brillante, vigoroso, alimentato da una fantasia fervida, nonostante che tutta la partitura si basi essenzialmente su unico brevissimo tema, in obbedienza ai dettami "ciclici" che la musica francese conosceva dai tempi di Franck. La strumentazione vi è più che mai sapiente e colorita, in tutto degna della migliore tradizione francese.
Il primo movimento - "Allegro vivo" - si basa su due motivi contrastanti in cui sono presenti tutti gli elementi dei posteriori sviluppi. Il secondo - "Adagio" culmina in un fugato per lasciare poi il posto a un Terzo - "Vivace" in tempo di valzer, con un "trio" di intonazione lirica e quasi sognante. Conclude la Sinfonia il quarto movimento - "Allegro con spirito" che tiene il posto del classico rondò: è un brano dai movimenti aggraziati, che mette in rilievo alcuni strumenti in funzione solistica prima di concludere riprendendo il tema iniziale della Sinfonia.

lunedì 12 settembre 2022

Capitolo 19: Le rondini, Modena, 2 maggio 1963

Qui a Modena dove ora vivo, a casa dei nonni, si sta bene. Ho una stanza enorme, con molte finestre, purtroppo sono talmente alte rispetto a me che non vedo fuori. Vedo però la cima della torre, che chiamano Ghirlandina, la vedo tanto vicina che a volte fingo di prenderla con le mani.

Mi piacerebbe però vedere com'è la città sotto di noi, sono stanco di vedere solo verso il cielo, quando la mamma apre la finestra sento rumori che non riconosco, versi strani, forse uccelli...
Il nonno mi ha detto che sono le rondini.
Ma a Medolla non facevano tutto questo baccano! Qui hanno i nidi sopra le nostre finestre, e anche nei fori della torre. Inseguono moscerini tutto il giorno, sono il cibo loro e dei loro piccoli. Girano in tondo nella piazzetta, velocissime, sfiorando i muri.
Guardo il nonno con occhi curiosi e lui capisce al volo, mi solleva da terra, mi appoggia al davanzale, finalmente vedo la Ghirlandina tutta intera, la piazzetta con il monumento a Tassoni, e gli guardo la pelata. E tra me e lui ci sono le rondini.
Una specie di sottile cerchio nero in movimento e che fa un baccano infernale, se allungo una mano, posso accarezzarle...



Bonissima, anno 1 numero 1





giovedì 8 settembre 2022

Margaret Anne Doody



(Saint John 21 settembre 1939)

Margaret Anne Doody è una scrittrice e accademica canadese anglofona.
È docente di letteratura comparata presso la University of Notre Dame e autrice di una teoria letteraria che fa risalire la nascita del romanzo nell'età classica, esposta nel saggio La vera storia del romanzo (The True Story of the Novel) (2000).
Come scrittrice, ha pubblicato alla fine degli anni settanta un romanzo giallo ed un racconto nel quale l'investigatore protagonista era il filosofo stagirita Aristotele, ma le pubblicazioni non ebbero successo e per lungo tempo la Doody smise questa attività.
Nel 1999 i due volumi sono stati ripubblicati in Italia, riscuotendo grande consenso di pubblico e di conseguenza la scrittrice ha ripreso la serie con nuovi racconti.
Nella serie, un insolito connubio tra thriller e filosofia, un Aristotele in veste di investigatore, affiancato da Stefanos come voce narrante, risolve una serie di casi criminosi applicando le ferree leggi della sua logica.



Serie di Aristotele
Aristotele detective (Aristotle Detective) (1978) - edizioni italiane: Il Giallo Mondadori n. 1652; Sellerio, 1999.
Aristotele e il giavellotto fatale (Aristotle and the Fatal Javelin) (1980) - Sellerio, 2000.
Aristotele e la giustizia poetica (Aristotle and the Poetic Justice) (2000) - Sellerio, 2000.
Aristotele e il mistero della vita (Aristotle and the Mystery of Life o Aristotle and the Secrets of Life) (2002) - Sellerio, 2002.
Aristotele e l'anello di bronzo (Aristotle and the Ring of Bronze) (2003) - Sellerio, 2003. 
Aristotele e i veleni di Atene (Poison in Athens) (2004) - Sellerio, 2004. 
Aristotele e i misteri di Eleusi (Mysteries of Eleusis) (2005) - Sellerio, 2006. 
Aristotele e i delitti d'Egitto (Aristotle and the Egyptian Murders) (2010) - Sellerio, 2010.
Aristotele e la favola dei due corvi bianchi (Aristotle and the Fable of Two White Crows) (2012) - Sellerio, 2012. 
Aristotele nel regno di Alessandro (A Cloudy Day in Babylon) (2013) - Sellerio, 2013. 
Aristotele e la Casa dei Venti (Aristotle and the House of the Winds) (2018) - Sellerio, 2018. 
Aristotele e la Montagna d'Oro (Aristotle and the Mountain of Gold) (2021) - Sellerio, 2021.

Altri romanzi
Gli alchimisti (The Alchemists) (1980) - Sellerio, 2002.

Saggistica
A Natural Passion: A Study of the Novels of Samuel Richardson (1974)
The Daring Muse: Augustan Poetry Reconsidered (1985)
Frances Burney: The Life in the Works (1996)
La vera storia del romanzo (The True Story of the Novel) (2000) - Sellerio, 2009. 
Tropic of Venice (2007)

Anton Franz Josef Eberl + Sinfonia in mi bemolle maggiore, Opus 33 (1803)


(Vienna 13 giugno 1765 - 11 marzo 1807)

Compositore e pianista austriaco. Dopo gli studi in giurisprudenza, si dedica al pianoforte, strumento che pratica sin dall'infanzia. Divenne un insegnante di pianoforte e creò le variazioni di pianoforte che Mozart usò nelle sue lezioni. I due uomini sembrano molto vicini, come si può vedere dalla partitura autografa di una sinfonia Eberl del 1783 che reca le correzioni di Mozart. Quando morì nel 1791, compose la cantata funebre Bey Mozarts Grab (La tomba di Mozart).
Nel 1796 fu nominato maestro del coro e compositore alla corte di Paolo I primo russo a San Pietroburgo. Le composizioni di questo periodo sono purtroppo perdute.
Di ritorno a Vienna, la sua opera La regina delle isole nere è stata un fallimento, ma Haydn ha difeso fermamente l'apertura. Poi ha creato una delle sue sinfonie di maggior successo, in mi bemolle maggiore, op.  33, che annuncia Schubert. Per creare il 3° sinfonia di Beethoven in aprile 1805, è la sinfonia in E flat major (dato anche quel giorno) che è preferito dal pubblico e dalla critica. Eberl è morto di sepsi, mentre ha appena composto la sua ultima sinfonia dedicata allo zar Alessandro.


Anche se da allora è praticamente caduto nell'oblio (fino alla sua recente riscoperta), va notato che Eberl era un grandissimo compositore, unanimemente considerato ai suoi tempi, alla pari dei più grandi, come Haydn, Mozart e Beethoven, e persino spesso confrontati favorevolmente su di loro, sia dalla critica che dal pubblico. Era, tra gli altri, ammirato da brillanti compositori del suo tempo come Gluck e Haydn. Ma la sua popolarità ha fatto sì che molte delle sue opere (come la sua Sonata per pianoforte op. 1) fossero erroneamente attribuite a ... Mozart. Così, le variazioni per pianoforte su Zu Steffen sprach im Traume furono pubblicate quattordici volte sotto il nome di Mozart, e non una volta sotto quello del loro vero compositore.


La Sinfonia in mi bemolle maggiore, Opus 33 del compositore viennese Anton Eberl (1765-1807) fu scritta nel corso del 1803. La prima ebbe luogo a Vienna, in Austria, il 6 gennaio 1804. Inoltre, nello stesso concerto Eberl ha eseguito per la prima volta il suo Concerto per pianoforte in mi bemolle op. 40, e il suo Concerto per due pianoforti in si bemolle op. 45. È di stile classico. Il tempo di esecuzione è di circa 30 minuti. È segnato per 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani e archi. L'opera è stata dedicata da Eberl al principe Lobkowitz, o Le Prince Regnant De Lobkowitz.
Fu eseguita nuovamente un anno dopo, il 20 gennaio 1805, in un concerto domenicale semipubblico organizzato dal banchiere viennese Joseph Würth, in diretta concorrenza con la prima esecuzione della Sinfonia Eroica di Beethoven (la sua Sinfonia n. Mi ♭ maggiore, op. 55), un critico dell'AMZ ha osservato che la sinfonia di Eberl era "straordinariamente piacevole, e in realtà ha così tanto di bello e potente" e la sinfonia è stata "gestita con così tanto genio e arte, che sarebbe difficile che fallisse se fosse stato ben provato. Si è rivelato eccezionalmente bene, pieno di idee nuove e ben profilate. Possa questa sinfonia essere presto pubblicata e ampiamente diffusa, e il signor Eberl continui a dedicare il suo talento a questo genere". era stridulo e bizzarro, il che rende estremamente difficile una visione d'insieme e quindi l'unità è quasi del tutto persa”. Nella prima rappresentazione completamente pubblica dell'Eroica il 7 aprile 1805 il recensore enuncia l' Eroicaconteneva "idee molto audaci... ed è stato eseguito in modo molto potente", ma ha anche notato la "lunghezza sproporzionata e l'estrema difficoltà di esecuzione". Ha proseguito: “Non mancano passaggi suggestivi e belli in cui sono evidenti la forza e il talento dell'autore; ma d'altra parte l'opera sembra spesso perdersi in una totale confusione. ... La Sinfonia guadagnerebbe immensamente se Beethoven decidesse di accorciarla e introdurre nell'insieme più luce, chiarezza e unità... C'erano pochissime persone a cui piaceva la sinfonia". L'esecuzione dell'Eroica è durata quasi un'ora, mentre la sinfonia di Eberl è durata circa 30 minuti.


martedì 6 settembre 2022

Fantasia


Ti ho rivista, 
finalmente.
Forse più bella
di come ti ricordavo.
Ti ho osservato,
da lontano,
ti ho seguito nell'ombra,
il passo spedito
di chi si ha sempre fretta,
lo sguardo fiero
di chi sa cosa vuole.
Poi, all'improvviso, 
ti sei fermata
davanti a un negozio 
di animali,
ed ho assistito 
al tuo cambiamento ...
I muscoli si sono rilassati,
il capo si e' inclinato,
hai spalancato gli occhi,
hai sbattuto le ciglia
ed hai sorriso guardando i gatti ...
Hai appoggiato 
una mano sulla vetrata,
ti sei voltata verso di me,
fissandomi con i tuoi dolci occhi ...
Ho sostenuto il tuo sguardo
per qualche istante,
poi l'ho abbassato ...
... per un attimo ...
... quando l'ho rialzato,
tu eri svanita,
scomparsa nel nulla ...
... o solo nascosta
nella mia fantasia ...

 

Anton Diabelli + Messa pastorale in fa maggiore op.147 (1830)


(Mattsee, 8 settembre 1781 – Vienna, 8 aprile 1858)

Fu uno dei primi e più importanti compositori che realizzarono opere didattiche dedicate allo strumento a tastiera.
Accolto come fanciullo corista nel convento di Michaelbeuern all'età di sette anni e entrato nella cappella di Salisburgo a nove anni, continuò in seguito i propri studi a Monaco. Studiò teologia nel monastero di Raitenhaslach e parallelamente cominciò a comporre, incoraggiato paternamente da Michael Haydn. Pensò di avviarsi allo stato monastico, ma la secolarizzazione dei conventi in Baviera cambiò i suoi progetti e si recò a Vienna, dove cominciò a insegnare pianoforte e chitarra. Nel 1818 si associò con l'editore di musica Cappi e nel 1824 rilevò l'attività che aveva in precedenza iniziato col suo socio. Oltre alla sua opera compositiva, Diabelli passò alla storia come editore privilegiato delle musiche di Schubert e di Beethoven, il quale utilizzò un suo valzer come tema delle 33 Variazioni per pianoforte op. 120, note anche come Variazioni Diabelli. Ha scritto per quasi tutti i generi e pressoché ogni strumento esistente, per il teatro, per la chiesa, musica da camera e da concerto. Si contano diverse raccolte di danze e valzer per l'orchestra, quartetti, trii, duetti per violino e flauto, sonate per piano con e senza accompagnamento, rondeau, minuetti, valzer, cadenze e studi. Molta attenzione ha dedicato anche alla chitarra, sia da sola che in varie combinazioni cameristiche. Nel programma a lui dedicato ascolteremo oggi sei brani dai Pezzi facili per chitarra e pianoforte e la Grande serenata in fa maggiore per flauto viola e chitarra, op. 95.

La musica sacra di Diabelli è stata in gran parte dimenticata, sebbene il compositore austriaco del periodo Biedermeier riesca a bilanciare i canoni artistici e una forma praticabile di esecuzione nella Messa pastorale in F. L'opera, della durata di circa 30 minuti, è composta da un livello di difficoltà da facile a medio ed è quindi ideale per cori amatoriali con orchestra. Un utile arricchimento del repertorio, non solo nel periodo natalizio.


Diabelli scrisse la Messa pastorale in fa maggiore op.147 all'età di 49 anni in un periodo di 24 giorni (1-25 novembre 1830). 
Mostra tutte le caratteristiche di una messa pastorale: bassi sdraiati, ritmi siciliani, sei ottavi ondeggianti, richiami di corno alpino (quarta-sesta), uso solista di fiati, parti di cori maschili, effetti di eco. 
Il Gloria squillante con la sua possente fuga finale e il virtuoso violino solista (o flauto) nell'Et incarnatus dimostrano che la “musica assoluta” non si perde in tutto questo lavoro pastorale. 
II Kyrie inizia già in 6/8, i legni sono usati come solisti, ad es. nell'assolo di clarinetto nel Benedictus, nonché una melodia accattivante e bassi sdraiati. Dall'altro lato mostra impatti molto solenni come ad es. le fughe virtuoso in Gloria e nell'Agnus Dei, il grande violino solo nelCredo (ad libitum anche come flauto solo) e l'uso di timpani e trombe.

In generale, il carattere di questa messa è più radiosamente festoso che intimo, a cui contribuisce anche la parte orchestrale, che può sicuramente essere definita operistica. Questa impressione è rafforzata dal fatto che la dominante 6/8 alla breve può essere reinterpretata anche come 4 tempi con terzine continue, uno stilemi che si incontra frequentemente nella musica lirica italiana dell'epoca. Tuttavia, mostra anche elementi stilistici tipici della musica viennese della metà del XIX secolo con il suo fascino caratteristico, in particolare nel Credo e nel Benedictus.

lunedì 5 settembre 2022

Capitolo 18: Modena-Juventus 0-0, Modena, 21 aprile 1963

Dal mese scorso abitiamo a Modena e oggi il papà mi porta allo stadio. La mamma invece sta a casa con Giorgio e il pancione, speriamo sia femmina.
Il calcio dal vivo non l'ho mai visto, solo qualche volta in televisione.
Quest'anno il Modena gioca in Serie A e oggi arriva la Juventus.
In città sono tutti galvanizzati, noi andiamo là a piedi perchè abitiamo in pieno centro storico, in via Torre, tutti gli altri che vanno in macchina chissà dove troveranno da parcheggiare.
Il papà mi porta in tribuna, almeno è coperta se dovesse piovere.

Le squadre entrano in campo, l’altoparlante dà le formazioni. Non conosco nessun giocatore, ma ricordo due nomi, Sivori per gli avversari e Cinesinho per noi.
I giocatori sono tutti in maglietta calzoncini e calzettoni, i modenesi in giallo-blu, gli avversari invece hanno magliette a righe verticali bianco-nere. In mezzo al campo imperversa uno vestito di nero, l’arbitro.
Ha un fischietto e lo usa quando la palla esce dal campo, quando uno cade per terra o quando gli sembra che qualcuno abbia fatto una cosa che non doveva fare, tipo colpire la palla con una mano o tirare un calcione o fare uno sgambetto all'avversario.
È aiutato da altri due, i guardalinee, questi vanno su e giù per il campo, da fuori, agitando una bandierina gialla quando il pallone esce dalle linee che delimitano il terreno di gioco, o qualcuno fa un fallo che l'arbitro non vede oppure qualcuno finisce in fuorigioco, che non ho ben capito che cavolo vuol dire.

L’arbitro fischia e i giocatori cominciano a rincorrere il pallone, sugli spalti tutti si alzano in piedi, il pubblico si scalda e rumoreggia, si sente qualche fischio.
Di qua e di là gridano Modena Modena oppure Juve Juve, qualcuno fa buuuuuuu e poi chiamano l’arbitro e gli dicono “cornuto”, che non so cosa vuol dire, l’ho chiesto al mio papà, ma neanche lui lo sa, mah...
Il gioco è vincere e per vincere bisogna che la palla entri nella porta avversaria, quella delimitata dai pali bianchi con dietro la rete, dove davanti c’è un giocatore vestito diversamente che è l’unico che può prendere la palla con le mani, ma solo nella sua area.
Se nessuno la butta dentro nessuno vince e si pareggia.
Oggi zero a zero, pareggio.
Alla fine l’arbitro fischia tre volte.
I giocatori che fino a poco prima si erano inseguiti, spinti, calciati, ora si stringono la mano ed escono dal campo.




Associazione Studentesca Universitaria Modena - aprile 1921




Secondo la tradizione Goliard, l'anzianità di un Goliard si misura sulla base della sua anzianità universitaria, che si misura in bolli (francobolli). La tradizione ha origine dall'uso nelle università italiane di apporre un timbro ( bollo ) sul libretto universitario ogni nuovo anno di frequenza alla Facoltà.

Oltre ai bolli effettivamente corrispondenti ai suoi anni di studio, il goliardico può ricevere oltre al Capo-Città ( Capo-Città , capo dell'ordine sovrano della città) bolli honoris causa (cd bolli HC), per meriti straordinario. Il numero dei bolli è anche usato frequentemente in una disputa dialettica in cui i goliardi si trovano su un piano di parità o in una situazione in cui non è possibile dimostrare che qualcuno ha ragione. Chi ha la minor quantità di bolli dovrebbe offrirsi da bere. Questa usanza è all'origine del motto pagat sempre meno bolli  : paga sempre chi ha meno bolli .

A chi detiene le cariche goliardiche più importanti viene assegnato un numero simbolico di bolli . Ad esempio, a Capo-Città viene automaticamente concesso un numero di bolli pari a n + 1. Il che significa che in linea di principio ha sempre almeno un bollo in più di qualsiasi altro goliardico nella sua città.

I goliard vengono annunciati in base al loro numero di bolli  :

1 bollo  : matricola meno (7 volte) quam merdam . A Padova lo status giuridico della Matricola (nuova) dura usque Pasquam secundam , cioè fino alla seconda Pasqua goliardica, quando arriva a vivere goliardicamente (vivere goliardicamente) il suo secondo otto di febbraio.
2 bolli  : Flautulentissimus Famelicus Tolleratus sed neccessarius faseolus
3 bolli  : Collenda Columna
4 bolli  : Nobile Antianus
5 bolli  : Divinus Laureandus quando è in tesi diventa Divinissimus Laureandissimus
6 bolli  : Sidereus Extracursus

Il goliardico che viene ammesso nell'ordine durante l'ultimo anno di liceo è chiamato bustina (busta piccola). Secondo la tradizione goliardica, il primo bollo viene assegnato dopo almeno un anno di frequentazione della Goliardia. Questo può portare a una discrepanza tra il numero di bolli goliardici e quello universitario. Quando un goliard si laurea al college, il suo numero di bolli viene ridotto a zero. Questa tradizione corrisponde all'uscita definitiva dalla Goliardia entrando nel mondo del lavoro.

giovedì 1 settembre 2022

Kate Atkinson


(York 20 dicembre 1951)

Vincitrice di 3 Costa Book Awards (1995, 2013 e 2015) che attualmente vive ad Edimburgo.
Studentessa di Letteratura britannica presso la University of Dundee (Scozia), ha ricevuto la laurea magistrale nel 1974. Dopo essersi sposata, ha avuto il primo figlio, Eve, nel 1975, continuando comunque a studiare per il dottorato in Letteratura statunitense. Ha lavorato come segretaria in uno studio legale ed è poi stata anche insegnante nella cittadina di Whitby, nello Yorkshire.
Ha esordito con il romanzo Dietro le quinte al museo (Behind the Scenes at the Museum) nel 1995, vincendo nello stesso anno il prestigioso Costa Book Awards. Il romanzo ha superato le opere di due scrittori già affermati: The Moor's Last Sigh di Salman Rushdie e la biografia di William Ewart Gladstone scritta da Roy Jenkins.
Autrice di racconti, a volte di stampo comico altre più satirico, le sue tematiche preferite sono la vita mondana e la magia che in essa entra, avviando così la crescita del protagonista, di solito una persona sola, isolata. Con la Atkinson non è sbagliato, quindi, parlare di Realismo magico. A volte si cimenta anche come scrittrice di gialli e polizieschi.

  • Dietro le quinte al museo (Behind the Scenes at the Museum, 1995)
  • Lontana dal mio giardino (Human Croquet, 1997)
  • Emotionally Weird (2000)
  • Not the End of the World (2002)
  • Vita dopo vita (Life after life, 2013)
  • Un dio in rovina (A God in ruins, 2014)
  • Una ragazza riservata (Transcription, 2018)


Jackson Brodie
  • I casi dimenticati (Case Histories) (2004)
  • Un colpo di fortuna (One Good Turn, 2006)
  • Aspettando buone notizie (When Will There Be Good News?, 2008)
  • Tutti i bambini perduti (Started Early, Took My Dog, 2010)

Albert William Ketelbey + In a Monastery Garden, In a Persian Market, In a Chinese Temple Garden


(Birmingham, 9 agosto 1875 – Cowes, 26 novembre 1959)


Compositore e pianista inglese, la sua composizione più nota è In un mercato persiano, un tipico esempio di musica a programma, in cui suoni e melodie orientali sono mescolate con la scrittura sinfonica della tradizione europea, per descrivere una scena di mercato mediorientale.
Altri brani sinfonici degni di nota sono In a monastery garden (In un giardino del monastero), In the mystic land of Egypt (Nella mistica terra d'Egitto) e In a Chinese temple garden (Nel giardino di un tempio cinese).
Di origine danese, diviene organista della St. John's Church di Wimbledon. Ben presto, tuttavia, preferisce l'attività avventurosa di una compagnia di commedianti e assume la direzione del Vaudeville Theatre. Fu anche direttore della Columbia Gramophone Co. L'orientamento musicale che punta all'esotismo di maniera nella musica, è una caratteristica del gusto borghese "fin-de-siècle". Oggigiorno Ketèlbey è ricordato soprattutto per la sua serie di pezzi sinfonici classico-leggeri caratterizzati da raffinati colori orchestrali e da un fluido e facile melodizzare di grande effetto. Questo periodo della musica inglese vide nascere così le orchestre leggere come quelle dei tè danzanti, delle stazioni balneari, quelle delle crociere transatlantiche e le piccole formazioni dei film muti. Il mezzo radiofonico rappresentato degnamente dalla BBC britannica contribuisce a diffondere potentemente la musica eseguita da queste orchestre. In Un Mercato Persiano pubblicato nel 1921 come "Intermezzo Scenico", si ritraggono musicalmente le carovane con il calpestio degli zoccoli dei cammelli, la nobiltà del califfo, l'apparizione della bella principessa, i mendicanti che chiedono l'elemosina e l'animosità del mercato mattutino con le tipiche bancarelle. Si tratta quindi di una bella cartolina musicale di segno raffinato, ricca di suggestioni dilettevoli con dei temi facilmente memorizzabili. La produzione musicale di Ketelbey, si spinge quasi ai confini con la musica leggera. Essa è costituita da belle pagine descrittive in cui l'esotismo di maniera, è sorretto da un solido mestiere. Manierismo ed esotismo sono sapientemente combinati per creare un colorismo molto efficace.
E' stato uno scrittore prolifico che ha lavorato anche sotto altri nomi, tra cui Anton Vodorinski. Ha arrangiato i suoi pezzi per varie combinazioni, inclusi ottoni e banda militare, e molti dei pezzi più famosi sono apparsi anche come canzoni per le quali scriveva quasi sempre i suoi testi. Altri trascrittori hanno fornito vari arrangiamenti strumentali. Trovando che la sua musica era molto richiesta nei cinema "silenziosi", scrisse molti brani appositamente per questo campo - come il Bacchanale de Montmartre, destinato a "scene continentali di cabaret, orgia e rivolte".

Ketèlbey è spiritualmente di prima della guerra, anche se visse fino al 26 novembre 1959. I suoi ricordi sono quelli di dirigere orchestre di pantomime in provincia, di spettacoli di Charlot, della sua collaborazione con Gertie Millar al Vaudeville, e di personalità con cui ha lavorato alla Columbia studi. E, naturalmente, la sua stessa musica, scritta con un appello così diretto a un vasto pubblico, che il mondo intero deve ora riscoprire come classici immortali non solo del loro tempo ma di tutti i tempi.


Ketèlbey era molto sicuro delle sue idee musicali. "In un giardino del monastero", il primo pezzo di questa registrazione, scritta nel 1915, porta il titolo "intermezzo caratteristico" e una descrizione: "Il primo tema rappresenta la fantasticheria di un poeta nella tranquillità del giardino del monastero in mezzo a "ambiente bellissimo - l'atmosfera calma e serena - gli alberi frondosi e il canto degli uccelli. Il secondo tema, in minore, esprime la nota più "personale" di tristezza, appello e contrizione. Attualmente, sentiamo i monaci cantare il "Kyrie Eleison " (che dovrebbe essere cantata dall'orchestra) con l'organo e la campana della cappella che suonano. Il primo tema ora si sente più piano, come se fosse diventato più etereo e distante; si sente di nuovo il canto dei monaci - diventa più forte e più insistente, che conclude il brano in un bagliore di esultanza". Da ciò si può concludere che Albert W. Ketelbey era anche un inguaribile romantico.
"In un mercato persiano", scritta nel 1920, è una scena "intermezzo" la cui sinossi è altrettanto descrittiva: l'avvicinarsi dei cammellieri, le grida dei mendicanti, l'ingresso della bella principessa (rappresentata da un languido tema dato prima a il clarinetto e il violoncello, poi all'orchestra al completo). Osserva i giocolieri e gli incantatori di serpenti... Il califfo passa interrompendo lo spettacolo... Tutti escono, i loro temi si sentono in lontananza e la piazza del mercato diventa deserta. Le date delle altre opere di questo disco sono: Au clair de lune" - intermezzo (1919); "Chal Romano" - ouverture descrittivo (1924); "Santuario del cuore" - meditazione religiosa (1924); "In un tempio giardino cinese" - Fantasia orientale (1925); "Campane nel prato" (1927); "L'orologio e le figure di Dresda" (1930); e "Nella terra mistica d'Egitto" (1931).