lunedì 27 febbraio 2023

Capitolo 38: La scuola, Modena, 5 ottobre 1964

La luce mi investe  improvvisa, la mamma sorridente mi toglie le lenzuola di dosso, mi sento nudo, indifeso.
"E' ora di svegliarsi, poltrone! Oggi è il tuo primo giorno di scuola in terza, non vorrai fare tardi..."
Mi alzo a fatica, gli occhi ancor chiusi.
Barcollando la seguo in bagno.
L'acqua gelata mi scuote, faccio in fretta.
Ho il terrore dell'acqua fredda, nel bagno non c'è il riscaldamento e io tremo come una foglia.
In camera la mamma mi veste di tutto punto, camicetta golfino calzoncini corti calzettoni lunghi ... e le ciliegine sulla torta: grembiulino nero e fiocchetto azzurro!



venerdì 24 febbraio 2023

Manuel de Falla + Notti nei giardini di Spagna (1915)


Cadice 23-XI-1876 - Alta Gracia [Argentina] 14-XI-1946

Compiuti gli studi musicali a Cadice e a Madrid con P. Pedrell, nel 1907 era a Parigi come pianista e direttore di una compagnia girovaga di mimi: qui si perfezionò con Dukas rimanendovi fino al 1914, in costante e proficuo contatto col locale ambiente musicale (Ravel, Albéniz e altri). Dal 1914 al '19 visse a Madrid, poi a Granada dove entrò in contatto con Garsìa Lorca. A partire dal 1932, sia per una malattia alle vie respiratorie sia per le tristi vicende politiche della Spagna, la sua produzione diminuì considerevolmente: e nel 1939, dopo la vittoria di Franco, De Falla emigrò in Argentina, dove fu per breve tempo direttore d'orchestra, prima di ritirarsi in una località montana dell'Alta Gracia.

Notti nei giardini di Spagna (Noches en los jardines de Espafia) impressioni sinfoniche per pianoforte e orchestra (1915)
Ancora una volta siamo di fronte a una pagina di alta forza evocativa, dove la severa costruzione musicale si risolve in una festa di timbri e di ritmi che riproducono mirabilmente tre tipici quadri spagnoli. Il trattamento dell'orchestra è qui particolarmente lussureggiante, e rivela più che negli altri lavori di De Falla una forte influenza della tecnica impressionistica.
Anche le rievocazioni popolaresche di temi e di ritmi tendono a sciogliersi in un ampio affresco sinfonico, dove non è possibile disconoscere una certa pregustata sensualità del timbro.
C'è anche da osservare che il pianoforte qui non è trattato come strumento solistico nel senso corrente, ma come un elemento di primaria importanza nel discorso di tutta l'orchestra; esso la potenzia fonicamente e la arricchisce dal punto di vista coloristico, senza mai assumere rispetto ad essa una funzione
dialettica nel senso del concerto tradizionale.
La composizione si divide in tre parti: "AI Generalife" (è l'antica residenza dei re mori presso Granada; il pezzo, in tempo 'Allegretto tranquillo e misterioso', è un fascinoso notturno, dal colorito vagamente orientale e dall'atmosfera inebriante); "Danza lontana" ('Allegretto giusto': effetti timbrici raffinati e delicatissimi riproducono mirabilmente il sentimento nostalgico di una danza che giunge all'orecchio dalla lontananza); "Nei giardini della Sierra di Cordoba" ('Vivo': un brano festoso e ritmato, dai colori vividi, che verso la fine rievoca le precedenti atmosfere notturne). 

giovedì 23 febbraio 2023

Gilbert Keith Chesterton

 (Londra, 29 maggio 1874 – Beaconsfield, 14 giugno 1936)

Dalla Chiesa anglicana passò a quella cattolica ("per amore della salute, dell'allegria e dell'immaginazione" disse, evidentemente equivocando assai), che creò questa singolarissima figura di detective proprio quando trionfavano tutt'altri personaggi: l'iperrazionalista S. H., l'infernale Fantômas, Lupin bon vivant, il vulcanico Vidocq, e tanti altri romantici avventurieri.




Nel primo libro del ciclo così viene descritto l'incontro fra Padre Brown ed il capo della Sûreté, Valentin, giunto in Inghilterra sulle tracce del criminale Flambeau:
"Quel pretucolo era proprio l'essenza delle pianure dell'Essex: aveva una faccia tonda ed inespressiva come gli gnocchi di Norfolk, gli occhi incolori come il mare del Nord, e portava un'infinità di pacchetti di carta scura che non riusciva a tenere riuniti. Il congresso eucaristico aveva certamente tirato fuori dalla morta gora provinciale molte creature di quel genere, cieche e impacciate come talpe strappate al loro sottosuolo. Valentin era uno scettico di rigido stile francese, e non poteva provare alcuna simpatia per i preti; ma per qualcuno di loro poteva nutrir compassione, questo sì, e il tipo davanti a lui avrebbe suscitato la compassione di chiunque. Aveva un grosso ombrello malandato che gli cadeva di continuo e pareva ignorare quale parte del biglietto dovesse conservare per il ritorno. Spiegò con sciocca ingenuità a tutti quelli del vagone che doveva stare molto all'erta, perché aveva roba di vero argento con pietre azzurre in uno degli involti di carta scura. Quella curiosa mescolanza di insipidezza essexiana e di santa semplicità divertì un mondo il francese, sinché il prete non arrivò, come potè, a Tottenham con tutti i suoi pacchetti. Tornò immediatamente indietro a cercare l'ombrello, e allora Valentin ebbe persino la bontà d'avvertirlo di non custodire l'argento in quel modo, dicendolo a tutti. Ma, con chiunque parlasse, Valentin continuava a tenere gli occhi aperti alla ricerca di un altro..."



Il sorriso candido, l'andatura impacciata, lo sguardo placido che all'improvviso si fa acuto e implacabile, li ritroveremo (Father Brown, 1954) nello straordinario Alec Guinness (1914 - 2000), ma non nella riduzione televisiva realizzata dalla RAI nel 1970: Renato Rascel (1912 - 1991) è bravo, con la sua figura esile addirittura più verosimile di sir Alec, ma non riesce a togliersi di dosso quella sua maschera nostrana e rischia di rubare credibilità a un personaggio che non è certo tipicamente british, ma pur sempre figlio di una cultura anglosassone (e che avrebbe chiamato un esorcista ascoltando la colonna sonora del telefilm italiano).
Sicuramente della cultura poliziesca di matrice inglese, dove l'ambientazione, la trama, i personaggi, restano sospesi in un mondo irreale, fatto di luoghi comuni, di thè pomeridani, di giardini ben curati anche se nascondono un bel cadavere.

Le storie sono dunque sempre palesemente artificiose, talvolta anche appesantite dal desiderio di Chesterton di affrontare questioni esistenziali e teologiche, ma risultano comunque gradevoli (pare che Borges ci si divertisse molto) e anche avvincenti, a partire, appunto, dal protagonista affatto eccentrico rispetto ai canoni del genere, che anticiperà Maigret o Archer nel modo compassionevole di affrontare i casi, dove spesso anche il carnefice è vittima.


lunedì 20 febbraio 2023

Capitolo 37: La pipì, Quercianella (LI), luglio 1964

Sto giocando nel grande giardino della casa di Quercianella, scorrazzo tra gli alti pini marittimi e i cespugli rigogliosi, ma di colpo mi scappa la pipì.
Corro nell'angolo laggiù in fondo, dietro al roseto, nascosto dai cespugli mi abbasso gli slip.
Mi piace annaffiare la siepe, ma soprattutto 'impisciare' le formiche, come dicono da queste parti.
Sto per finire, ma qualcosa mi tocca.
O meglio, qualcuno mi tocca, sobbalzo, c'è una mano sulla mia spalla.
Mi giro di scatto, ma con gli slip ancora calati, toh, la Lucia, che mi guarda stupita, proprio lì, e con gli occhi sgranati.
"Ma fai la pipì in piedi?"
Non toglie lo sguardo dal mio pisellino, allunga un ditino, lo tocca...
"Ma io non ce l'ho!"
E si abbassa le mutandine... 



venerdì 17 febbraio 2023

Antonin Dvorak + Sinfonia n.5 in mi minore (Dal nuovo mondo) op. 95 (1893)


Nelahozeves [Boemia] 8-IX-1841 - Praga 1-V-1904

Figlio di un oste, rivelò da fanciullo una vera passione per la musica, tanto che nel 1857 entrò nella Scuola organistica di Praga perfezionandosi in composizione e nel violino. Fu poi violista in un'orchestra di musica leggera, e dal 1873 al '77 organista in una chiesa di Praga. Su raccomandazione di Hanslick e di Brahms gli venne infine concessa una borsa di studio statale che gli permise di dedicarsi per quattro anni esclusivamente alla composizione. Da allora incominciò a farsi conoscere con la sua pro­duzione in patria e all'estero, e la sua situazione economica fu ben presto assicurata dalle numerose esecuzioni. Egli stesso diresse concerti con proprie composizioni in Europa e in America, e nel 1891 fu nominato insegnante di composizione al Conservatorio di Praga. Dal 1892 al '95 diresse il Conservatorio Nazionale di Musica di New Y ork, svolgendovi un'opera interessante di ricerca e valorizzazione della musica indigena indiana e negra; dal 1901 alla morte diresse il Conservatorio di Praga, dove mori al culmine della celebrità, circondato da grandi onori e dalla stima di tutti i contemporanei.


Sinfonia n.5 in mi minore (Dal nuovo mondo) op. 95 (1893)

La Sinfonia n. 9 in Mi minore di Antonín Dvořák, op. 95, nota anche col titolo di Sinfonia "Dal Nuovo Mondo", è la nona e ultima sinfonia del compositore ceco. Fu pubblicata dall'autore come Sinfonia n. 5 perché le prime quattro sinfonie furono da lui non considerate e pubblicate postume.
Come sappiamo, nel periodo di residenza americana Dvorak si occupò intensamente di canto indiano e negro: e compose questa Sinfonia "nello spirito di queste melodie popolari" senza peraltro averne citata nessuna letteralmente. Dvořák fu portato a concepire tale composizione in questi termini dal vivo interesse che portava per questi popoli oppressi; non solo, ma trovandosi in America nella sua qualità di famoso compositore europeo, sentì forse il dovere di indicare ai compositori locali una possibile via "nazionale" in campo musicale. Ma il suo esempio restò sostanzialmente isolato, sia perché in fondo la Sinfonia "Dal nuovo mondo " resta un lavoro nutrito di una tradizione musicale schiettamente europea, sia perché pochi anni dopo gli elementi popolari della musica americana, soprattutto negra, avrebbero trovato una via completamente diversa con il jazz. D'altro canto, l'influenza dell'ambiente americano, e non solo della musica popolare locale, sulla Quinta Sinfonia è indiscutibile: Dvořák abbandona infatti qui in molti casi quella scrittura densa e a volte ieratica che aveva caratterizzato le precedenti sinfonie per infondervi uno spirito più fresco, ispirato da un lato al diverso senso della natura che al musicista derivava a contatto con il grande continente americano, dall'altro all'incalzante modo di vita americano, che non gli permetteva nemmeno nella forma musicale lunghi ripensamenti e continui ritorni. Di qui la ricchezza di idee, di episodi, di temi, di intrecci che caratterizza l'ultima sinfonia di Dvořák (e sappiamo che in realtà si tratta della sua nona sinfonia): dall'incontro di due civiltà è scaturita una delle pagine sinfoniche piu celebri e piu sorprendenti dell'ultimo '800.
Ecco la successione dei tempi della Sinfonia "Dal nuovo mondo ": " Adagio-Allegro molto" (il primo tema dell"'Allegro" ha un'importanza fondamentale per tutta la Sinfonia; da notare nel seguito del primo tempo la presenza di due temi di sapore tipicamente "americano"); "Largo," in cui risuona evidente l'eco della musica dei pellirosse americani; "Scherzo" 'Molto vivace' - (anche qui nel ritmo incisivo del primo tema sembra di scorgere una reminiscenza delle danze popolari americane); "Allegro con fuoco," con il tema piu popolare della Sinfonia, in cui ritornano nel corso dell'imponente sviluppo i principali spunti dei tempi precedenti. 

giovedì 16 febbraio 2023

Leslie Charteris

 

Nato Leslie Charles Bowyer-Yin
(Singapore, 12 maggio 1907 – Windsor, 15 aprile 1993)

"Il mio nome è Templar, Simon Templar."

Sì, in questo modo si presentava, il Santo. E altre connessioni ci sono: il più famoso Templar dello schermo è stato Roger Moore, futuro e indegno erede di Connery nel ruolo di Bond, e Ian Fleming sposò una contessa di Charteris, parente di quel Leslie Charteris creatore del Santo.

Charteris ha scritto 14 romanzi (due scritti in collaborazione con altri autori), 34 novelle e 95 racconti, tra il 1928 e il 1971; 7 romanzi e 14 novelle sono stati scritti invece da altri autori fra il 1963 e il 1997.
Poi una serie televisiva negli anni '60 (con, appunto, l'ex-Ivanhoe R. Moore), altri film ancora, per un personaggio decisamente poco originale: ladro gentiluomo, in perenne - e vincente - lotta con polizia e gangster, raffinato, tombeur de femmes, generoso, brillante, poliglotta, esperto di armi e di automobili.



"Sono abbastanza matto da credere nell'avventura e sono nauseato e stanco di questa nostra epoca, stanco delle sciocchezze, deprimenti e stantie, su cui la gente si spreme il cervello e scrive libri, e che chiamano vita. Volevo qualcosa di più elementare e genuino: battaglie, assassini!, morti improvvise, con tanta buona birra, fanciulle in pericolo e una totale insensibilità nell'anteporre l'empietà al bigottismo. Può darsi che non sia il genere di vita che noi conosciamo, ma dovrebbe essere così."
Più sbrigativamente, come si leggeva in quarta di copertina dei Gialli Garzanti degli anni '60 e '70: "Mescolate il 30% di Robin Hood, il 30% di Sherlock Holmes, il 30% di 007, il 10% di Casanova: ecco il Santo, il sogno delle donne, il terrore dei delinquenti."



Eppure Charteris ci sapeva fare: una scrittura piacevolissima, un senso dell'umorismo a volte irresistibile, storie che scorrono quasi scontate ma che all'improvviso hanno dei guizzi notevoli di originalità e di ritmo.
Da notare, comunque, che la figura del personaggio si è evoluta nel corso del tempo, con evidenti concessioni ai gusti più semplici del pubblico, dato che all'inizio Templar aveva tratti di durezza e anche ferocia che presumibilmente disorientavano non poco i lettori.
E nel nome stesso, Il Santo, c'è un risvolto di irriverente (o inquietante) ambiguità. Anche il modo in cui Templar lascia il segno del proprio passaggio, un semplice biglietto, non è una trovata proprio nuovissima, ma di originale c'è il fatto che sul biglietto c'è solo una piccola figura disegnata con pochi tratti, che sia la polizia sia i criminali riconoscono all'istante. Ecco come l'ispettore Fernack descrive il disegno: "Non sono molto portato per l'arte ma ho l'impressione che neanche Templar abbia un gran talento artistico. Però sa rendere l'idea. Guardate questa figura: sembra una di quelle che disegnano i bambini la prima volta che prendono in mano una matita. Un semplice cerchio per la testa, una linea diritta per il corpo e altre quattro per braccia e gambe, ma si capisce che rappresenta un essere umano. E un altro segno che gli galleggia sulla testa."


lunedì 13 febbraio 2023

Capitolo 36: Gita indimenticabile, Quercianella (LI), luglio 1964

Oggi gita fuori porta.

Ci alziamo più presto del solito, la casa è in fermento, il papà carica la macchina, la mamma prepara le ceste per il picnic.

Chissà dove andiamo stavolta, a loro piace portarci in giro, perché a loro piace andare in giro, questa è la verità.

Partenza da Quercianella.
Pane fresco dal forno, bibite, acqua, formaggini, prosciutto e salame dal frigo.
Si parte, loro davanti, i grandi, noi due dietro, i piccoli: io a destra, Giorgio a sinistra, oggi non viene Gabriella, è troppo piccola, è rimasta a casa con la nonna.
Tengo il finestrino tutto abbassato e la testa quasi fuori, se non sento l’aria vomito.
Procediamo piano, il papà guida come una lumaca, ci ripete sempre: "chi va piano va sano e va lontano…" ma intanto chi lo sorpassa gli urla parole strane e gli fa le corna, chissà perché...
Dopo circa un’oretta svoltiamo per un lungo viale alberato, cinque chilometri diritti fino a Bolgheri, un’interminabile doppia fila di enormi cipressi, uno spettacolo. 
A zonzo per il vecchio paesino ci infiliamo nei negozietti per gli inutili souvenir, il papà paga tutto e immortala tutto con la sua Leica.
A mezzogiorno abbandoniamo il sasso alla ricerca dell’erba, finalmente si mangia: formaggino spalmato sulle fette di pane toscano poi ricoperto di salumi, acqua con Idrolitina in abbondanza.
Dopo lo spuntino noi scorrazziamo sul prato rincorrendo il pallone, la mamma ci controlla e il papà in macchina fa la pennichella. Appena si sveglia si riparte, stavolta dormiamo noi, ma al risveglio non siamo a casa, il posto è deserto, al di là della strada una cabina telefonica e un paio di case, di qua, oltre il cartello Punta Ala, rigogliosa verdura attraversata da stretti viottoli, oltre c’è la spiaggia, con la sabbia, ma in giro non c’è nessuno, qui tira un forte vento, palle di sterpi si rincorrono veloci sollevando granellini di sabbia, il sole lentamente sta andando a nascondersi nel mare, spettacolo infernale, il cerchio rosso si tuffa nel ramato liquido irrorando il cielo con strali luminescenti e si specchia sulla semovente superficie acquosa mentre io osservo abbagliato la bassissima marea che ci concede escursioni al largo in due dita d’acqua, ci rincorriamo schizzandoci nel caldo umore serale, poi stremati e asciugati alla belle e meglio ci riportano a casa, felici. 



venerdì 10 febbraio 2023

Paul Dukas + L'apprendista stregone (1897)


Parigi 1-X-1865 - ivi 17-V-1935

Compiuti gli studi al Conservatorio parigino, vi fu insegnante di direzione d'orchestra dal 1909 e di composizione dal 1913, dedicandosi in pari tempo a un'attività critica di notevole interesse. Fu compositore attento dell'evoluzione della musica del suo tempo, padrone di una tavolozza orchestrale assai ricca,
provvisto peraltro di una forte dose di autocritica che gli permise di portare a termine un numero relativamente limitato di composizioni. Ebbe notevole influsso sulla musica francese del nostro secolo, non solo con la sua opera di didatta assai apprezzato (suo allievo fu anche Messiaen) ma anche con la sua
produzione che seppe fondere felicemente influssi del romanticismo tedesco con la tradizione francese da Franck a Debussy.
Oltre al poema danzato La Péri (1912), a un "racconto lirico," alla Sinfonia in do e a L'apprendista stregone, di cui diremo in seguito, Dukas scrisse tre ouvertures oggi quasi del tutto dimenticate, diversi pezzi per pianoforte e alcune liriche. I suoi scritti critici sono stati raccolti in volume (Parigi 1948).


L'apprendista stregone (L'Apprenti sorcier)

Scherzo per orchestra da una ballata di Goethe (1897) - Chi non conosce questa composizione, l'unica di Dukas divenuta veramente popolare nel mondo intero? È ispirata a una ballata di Goethe, a sua volta derivata da una storia scherzosa già nota nell'antichità greca. L'apprendista stregone, lasciato solo dal suo maestro, si serve di una formula magica per imporre il suo volere a una scopa, che incomincia ad attingere acqua al fiume. Ma quando il giovane vorrebbe arrestarne l'opera non ricorda la formula, e solo il ritorno dello stregone riesce a scongiurare l'inondazione e a por fine all'andirivieni della scopa.
L'inizio dello "scherzo" presenta già i due temi principali di tutto il pezzo: specialmente il secondo è destinato a svolgere una funzione di primo piano in tutta la partitura, esposto ben presto dai fagotti col noto effetto grottesco. Da questo tema ne deriva un altro pure a carattere vivace, che sembra contrapporsi - come rappresentazione dello spensierato apprendista - ai temi piu grevi dei sortilegi; sempre nella parte iniziale si trova una sorta di fanfara, che riapparirà anche piu avanti e ha il significato di un accorato appello rivolto dal giovane imprudente al suo maestro.
Tutti questi temi - peraltro strettamente analoghi tra loro - danno vita a una serie di sviluppi geniali, carichi di un humour grottesco che è rimasto si può dire unico nella storia della musica sinfonica dell'ultimo '800. Ma c'è da notare anche la notevole arte dell'orchestrazione, che prelude a certo Debussy, la delibazione del timbro, la capacità di generare atmosfere inedite e spesso sorprendenti. Ben a ragione questo "scherzo sinfonico" viene considerato come il capolavoro di Dukas; e non è privo di significato che lo stesso Stravinski ne abbia risentito l'influsso in piu di una sua partitura giovanile. 

giovedì 9 febbraio 2023

John le Carré


(Poole, 19 ottobre 1931 – Truro, 12 dicembre 2020)

John le Carré, pseudonimo di David John Moore Cornwell. Figlio di Ronald Thomas Archibald Cornwell (Ronnie) (1906-1975) e di Olive "Gassy" Cornwell, le Carré nasce nel 1931 a Poole, cittadina del Dorset. Nel 1948 si iscrive all'Università di Berna, attratto dal fascino delle lingue straniere, per poi abbandonarla e tornare a Oxford, presso il Lincoln College, dove nel 1956 si laurea in letteratura tedesca. Docente al prestigioso Eton College nei due anni successivi, nel 1959 diventa funzionario del Foreign Office, il Ministero degli Esteri britannico. Inizialmente riceve la carica di Secondo Segretario presso l'Ambasciata del Regno Unito a Bonn e successivamente viene trasferito al Consolato di Amburgo, come Consigliere politico. In questo periodo viene reclutato dall'MI6.



Il suo primo romanzo, Chiamata per il morto, è stato scritto nel 1961, quando ancora era un membro del servizio. La carriera di Le Carré alle dipendenze del Secret Intelligence Service fu interrotta da Kim Philby, un agente doppiogiochista al servizio del KGB, che fece saltare la copertura a molti agenti britannici. Qualche anno più tardi, le Carré descrive ed analizza con attenzione la vicenda di Philby ne La talpa, romanzo centrale nelle opere di le Carré, nel quale il protagonista George Smiley dà la caccia all'infiltrato Gerald.

Nel 1954 sposa Alison Ann Veronica Sharp, dalla quale divorzia nel 1971. Insieme hanno tre figli: Simon, Stephen e Timothy. Nel 1972 si risposa con Valerie Jane Eustace, una redattrice editoriale, da cui ha un figlio, Nicholas.
In polemica con l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, ha chiesto la cittadinanza irlandese che ha ottenuto poco prima della sua morte.

I romanzi di le Carré sono avari di inseguimenti, revolverate, effetti speciali (ed è anche questa assenza a renderli avvincenti), e se parlano di spie lo fanno in un clima decisamente più vicino al mistery classico: La talpa, forse il libro più bello di le Carré, se da una parte è il capolavoro assoluto del classico tema del doppio gioco (tanto che talpa viene usato correntemente per definire un qualche infiltrato), dall'altra si svolge come un vero e proprio giallo, in cui il volto del colpevole rimane ignoto fino alle ultime pagine.
Del resto i primi due libri di le Carré sono dei gialli a tutti gli effetti, e in Un delitto di classe Smiley fa proprio il detective.



John le Carré sorprende sempre con i nuovi libri quanto con i vecchi, quando li si prova a rileggere, e li si rilegge puntualmente con gusto e addirittura avidità. È lui che è interessante, e che sia interessante lo può confermare oltre ai grandi romanzi un articolo scritto sulle questioni che lo appassionano, lo spionaggio e il terrorismo, o un copione televisivo, con lo spionaggio e il terrorismo per argomento. Certo, lo spionaggio e il terrorismo sono da un certo numero d'anni temi di bruciante e triste attualità, ma si farebbe un errore supponendo che sia tutto qui quel che va scrivendo John le Carré. Ci sono tanti scrittori anglosassoni, bravi, o forse più bravi di lui, nel creare trame aggancianti, misteri e colpi di scena sensazionali. In realtà, a considerare con attenzione il suo caso a un certo punto si comincia a sospettare che lo stesso spionaggio e lo stesso terrorismo potrebbero essere per John le Carré solo degli utili ingredienti, dei pretesti plausibili, degli strumenti d'eccezione per trattare con il maggiore abbandono il suo interesse principale, fondamentale, irrinunciabile, che è semplicemente, quasi banalmente direi, l'amore.



Pensate a quanto l'amore domini il ciclo di Smiley. George Smiley, nel primo romanzo di John le Carré che lo ospita, Chiamata per il morto, 1961, è subito messo in relazione con l'amore, sia pure sfortunato:
"Quando Lady Ann Sercomb, verso la fine della guerra, sposò George Smiley, lo descrisse ai suoi amici aristocratici, molto stupiti, come un tipo di una mediocrità da togliere il fiato. Quando, due anni dopo, lo abbandonò per un corridore d'automobili cubano, annunciò enigmaticamente che, se non lo avesse lasciato allora, non sarebbe mai più stata capace di farlo. Il visconte di Sawley si recò appositamente al suo club per annunciare che la gatta aveva fatto i gattini. Questa battuta, che per qualche tempo fu la barzelletta della buona società, può essere compresa soltanto da coloro che hanno conosciuto Smiley. Basso di statura, grasso e di temperamento tranquillo, si diceva che spendesse molti quattrini per comprarsi vestiti molto brutti che pendevano addosso alla sua figura tozza come la pelle addosso a un rospo rinsecchito. Alle nozze Sawley dichiarò infatti che 'la Sercomb si era maritata con un rospo con l'impermeabile'. Ignaro di questa definizione, Smiley aveva percorso malcerto la navata della chiesa, incontro al bacio che lo avrebbe trasformato in principe. Era ricco o povero? Un contadino o un prete? E lei dove diavolo lo aveva pescato? L'assurdità del matrimonio era sottolineata dall'indiscutibile bellezza di Lady Ann e il mistero era aggravato dalla sproporzione esistente tra l'uomo e la sposa."


lunedì 6 febbraio 2023

Capitolo 35: Il gelato, Modena, maggio 1964

Sono stato bravo a scuola oggi, ho fatto i compiti a casa quindi merito un premio.
La mia mamma mi regala un gelato.
Cammino con lei, mano nella mano, saltello felice lungo lo sconnesso marciapiede.
Giunto alla gelateria raggiungo il bancone e mi alzo in punta di piedi.
Voglio vedere tutti quei colori, caldi ma freddi.
Non so cosa scegliere, sono indeciso, alla fine: pistacchio e cioccolato, come sempre...
Torniamo a casa, non saltello più, devo leccare il gelato e in fretta, si scioglie col caldo che c'è oggi.
Poi qualcosa mi urta ed io resto lì impalato ad osservare con occhi languidi la mia gioia liquefarsi sulla borsetta di una signora...



venerdì 3 febbraio 2023

Claude Debussy + La Mer (1905)


Saint-Germain-en-Laye 22-VIII-1862 - Parigi 25-III-1918

Allievo di Lavignac e Marmontel al Conservatorio di Parigi, nel 1880 conobbe Nadezda von Meck (la mecenate di Ciaikovski) che lo condusse seco in Russia come pianista per tre estati consecutive, entrando così grazie a lei in contatto con molti musicisti e con la letteratura musicale russa. Perfezionatosi con Guiraud ancora al Conservatorio parigino, dal 1885 all'87 vive a Roma entrando poi nel circolo di Mallarmé a Parigi e iniziandosi alla musica wagneriana. Si incontra con Brahms a Vienna e poco dopo si distacca da Wagner scrivendo nel 1894 il Preludio al pomeriggio d'un fauno che lo impone decisamente all'attenzione del pubblico internazionale.
Svolge anche attività di critico musicale, ma ben presto i successi ottenuti gli permettono di dedicarsi interamente alla composizione. Stabilitosi vicino al Bois de Boulogne vive qualche anno in perfetta serenità, ma ben presto deve lottare contro nuove difficoltà finanziarie e contro la dolorosa malattia che dopo dieci anni lo condurrà alla tomba. Il ritmo della sua produzione si allenta, e gli anni della guerra mondiale procurano un grave choc all'animo sensibile del musicista; si aggiunga che con l'affermarsi di Ravel la figura e l'opera di Debussy tendono a passare in secondo piano negli ambienti musicali francesi: e anche questo sarà per lui motivo di grave afflizione. Morirà stroncato da un cancro intestinale.


La Mer (1905)

Sono tre "schizzi sinfonici," intitolati rispettivamente "Dall'alba a mezzogiorno sul mare," "Giuoco delle onde" e "Dialogo del vento e del mare." Ma sotto le semplici definizioni date a questo mirabile poema sinfonico dall'autore stesso c'è una straordinaria ricchezza di colori e di spunti espressivi, c'è tutta la poesia dei migliori pezzi precedenti del musicista trasfusa in un grandioso affresco, dove l'artista raggiunge la sua piena maturità: e forse egli stesso non supererà piu tanta ricchezza d'ispirazione e tanta varietà di tavolozza orchestrale.
II pretesto "programmatico" - se così si può parlare nei riguardi della musica debussiana - si dissolve in un'opera di assai vasto respiro, dove le assolate distese marine destano un tumulto di impressioni e un'orgia di colori che fin'allora nessun musicista aveva saputo ricavare da un'orchestra. Dei tre brani
il più impressionante è certamente l'ultimo, "Dialogo del vento e del mare": ad ascoltare questo pezzo, si comprenderà quanto l'opera di Debussy sia stata essenziale per tutta l'evoluzione della musica del nostro tempo. L"'impressionismo" debussiano diventa qui pura espressione, accesa trasfigurazione di un dato di natura che rimane semplice pretesto per un sublime volo della fantasia.

giovedì 2 febbraio 2023

Georges Simenon


(Liegi, 13 febbraio 1903 – Losanna, 4 settembre 1989)

Caro Maigret,

probabilmente lei si stupirà di ricevere una lettera da me, visto che sono ormai passati circa sette anni da quando ci siamo lasciati. Quest'anno ricorre il cinquantesimo anniversario del giorno in cui, ci siamo conosciuti. Lei aveva circa quarantacinque anni. Io, ne avevo venticinque. Ma lei ha avuto la fortuna, in seguito, di trascorrere un certo numero d'anni senza invecchiare.
Soltanto alla fine delle nostre avventure e dei nostri incontri, lei ha raggiunto l'età di cinquantatrè anni, poiché il limite d'età, a quell'epoca, era, per i poliziotti, anche per un commissario capo come lei, di cinquantacinque anni.
Quanti anni ha dunque oggi? Non lo so, dato questo privilegio di cui ha approfittato per tanto tempo. Io, invece, sono invecchiato molto più rapidamente di lei, come i comuni mortali, e ormai ho superato largamente i settantasei anni. Non so se abita sempre nella sua casetta di campagna di Meung-sur Loire e se pesca ancora con la lenza; se, col capo coperto da un cappellone di paglia, si occupa sempre del suo giardino; se la signora Maigret le cucina sempre quei mangiarini che lei ama e se le capita come capitava a me alla sua età, di andare a giocare a carte nel bistrot del paese.
Eccoci entrambi in pensione, ad assaporare - almeno lo spero anche per lei - ogni piccola gioia della vita, ad aspirare l'aria fin dal mattino, ad osservare con curiosità la natura e gli esseri che ci circondano.
Mi premeva di augurarvi un buon anniversario, a lei e alla signora Maigret.
Le dica che, grazie ad un certo signor Courtine, potrebbe meritare il titolo di re dei gastronomi, le sue ricette hanno fatto il giro del mondo e che, per esempio, sia in Giappone, sia nell'America del Sud, i buongustai non trascurano di mettere qualche goccia di prugnola d'Alsazia nel loro galletto al vino.
Georges SimenonQuanto ai suoi successori al Quai des Orfèvres, molti sono quelli che hanno adottato la sua andatura e le sue manie, e alcuni di essi, andati a loro volta in pensione, hanno scritto le loro memorie, facendo seguire il proprio nome dalla menzione 'alias commissario Maigret'.
Lei l'ha meritata in pieno. Vi abbraccio entrambi commosso, lei e la signora Maigret, che probabilmente non sospetta che molte donne l'invidiano, che molti uomini vorrebbero avere sposato una donna come lei e che, tra l'altro, un'affascinante giapponese la impersona alla televisione, mentre un giapponese crede di essere il commissario Maigret.

Affettuosamente, Georges Simenon



Era l'ottobre 1979. Con questa lettera pubblicata su Le nouveau illustré, Georges Simenon festeggiava il cinquantesimo compleanno del suo personaggio, nato appunto nel 1929.
Poche date contano nella storia della narrativa poliziesca tradizionale o no come il 1929. Quell'anno, infatti, mentre con Il falcone maltese l'americano Sam Spade di Dashiell Hammett diventò un vero e proprio eroe di romanzo, iniziò la sua carriera, con Pietr le Letton, un altro grande investigatore di carta: il francese commissario Maigret - concepito durante una crociera sul cutter Ostrogoth - di Georges Simenon.


  • 1887 Jules-Josephe Anthelme Maigret nasce a Saint - Fiacre, un piccolo paese della Francia centrale. Il padre è amministratore della proprietà e del castello di Saint - Fiacre.
  • 1895 La madre, in attesa di un secondo figlio, muore di parto. Il padre morirà nel 1906.
  • 1899 Va a studiare al Liceo di Moulins, e poi a quello di Nantes.
  • 1905 Si iscrive alla Facoltà di Medicina, ma interrompe gli studi due anni dopo e si trasferisce a Parigi, dove alloggia in un piccolo appartamento sulla rive gauche. Diventa amico di un suo vicino, l'Ispettore di Polizia Jacquemain, in cui ritrova una sorta di figura paterna; decide quindi di arruolarsi nella Polizia.
  • 1909 Diventa agente ciclista ed è addetto al trasporto di pratiche e documenti nei vari uffici della Polizia di Parigi, imparando così a conoscere molto bene la città: un'esperienza utile, ma ancora limitata, e Jacquemain lo aiuta a trovare un incarico migliore, così Maigret diventa assistente del Commissario del distretto Saint- Georges.
  • 1911 A casa di un vecchio amico conosce Louise (Henriette) Léonard, alsaziana, e si sposano l'anno dopo: avranno una figlia, morta durante il parto, e in seguito a ciò Henriette non potrà più avere bambini.
  • 1912 I coniugi Maigret vanno ad abitare al 132 di Boulevard Richard-Lenoir, dove rimarranno fino a quando il commissario non andrà in pensione.
  • 1913 Maigret compie la sua prima vera indagine, il caso Gendreau - Balthazar narrato in La prima inchiesta di Maigret: il giovane poliziotto conduce a buon fine l'incarico, addirittura smascherando un insospettabile, ma i delicati risvolti politici della vicenda faranno sì che il caso venga insabbiato. Maigret è molto amareggiato (e infatti nutrirà sempre una decisa avversione verso gli intrighi politici ed i meccanismi di potere), ma il suo brillante lavoro viene comunque premiato ed egli viene promosso Ispettore. Passa quindi dal Commissariato di zona al celebre Quai des Orfèvres (dal nome del lungosenna dove, al n. 36, vi era la sede centrale; oggi il leggendario Trente-six esiste solo come numero, perché la polizia ha traslocato, com'era già accaduto per Scotland Yard), diretto da un vecchio amico paterno, Xavier Guichard, che diventerà una sorta di mentore di Jules. Per alcuni anni fa servizio in strada, poi alle Halles, alla Gare du Nord, approdando poi alla Buoncostume.
  • 1917 È chiamato a far parte della Brigata Speciale, comandata dal Commissario Guillame. Non si hanno notizie esatte sugli anni cruciali dello sviluppo della sua carriera, comunque Maigret diviene Commissario della Brigata Criminale, arrivando poi ad esserne il capo. Naturalmente (come ricordava lo stesso Simenon nella lettera inviata a Maigret) la vita di un personaggio non ha delle cadenze reali, quindi a questo punto la vita di Maigret segue un binario tutto suo.
  • Nel 1933, infatti, Maigret è in pensione e si troverà ad aiutare il nipote, anche lui poliziotto (Maigret avrebbe dovuto essere l'ultimo libro), ma poi lo ritroviamo ancora in servizio, fino al 1972, quando esce la sua ultima avventura: Maigret e il signor Charles, dove a Maigret viene offerto l'incarico di Direttore della Polizia Giudiziaria.