martedì 28 giugno 2022

Staccare la spina


staccare la spina ...

uscire dalla realtà,
evadere dal tran tran quotidiano,
lasciarsi alle spalle lo stress,

riassaporare la vita,

scollegare un computer,
smorzare una radio,
chiudere un collegamento,

spegnere una vita ...



lunedì 27 giugno 2022

Capitolo 16: La signorina Ghiselli, Medolla (MO), novembre 1962

Partiamo da casa a piedi, mano nella mano io e la mamma, con la cartella piena di quaderni, ma non vado a scuola, sono ancora troppo piccolo, ho solo 5 anni.
Andiamo dalla signorina Ghiselli, la mia personale maestra del pomeriggio. Abita dietro casa nostra, praticamente in cam-pagna.
Medolla sono quattro case in croce e in inverno in giro c’è poca gente.
A un certo punto arriccio il naso, annuso l’aria, sento l’odore ... l’odore della casa del-la maestra.
Lo riconoscerei fra mille. 
Aroma di casa vecchia senza riscaldamento, odore di cibo, di legna che arde, di braci incandescenti, dei suoi abitanti...
Dentro e fuori tutto è impregnato da questa odorosa aura.
Saltello nel vialetto, sparisco oltre la soglia e mi immergo felice nella fragranza... Ghiselli.



venerdì 24 giugno 2022

Albéric Magnard + Symphony No.4 in C-sharp minor, Op.21 (1913)


(Parigi, 9 giugno 1865 – Baron, 3 settembre 1914)


Diplomato in giurisprudenza, Magnard decide di dedicarsi alla musica dopo aver sentito Tristan und Isolde a Bayreuth nel 1886. Allievo di Dubois, Guiraud e Massenet al Conservatorio, riceve un primo premio di armonia nel 1888, quindi prosegue gli studi con d’Indy. Nel 1896 diventa docente di contrappunto alla Schola cantorum, dove avrà come allievo Déodat de Séverac. Indipendente e intransigente, rifiutando gli appoggi che potrebbe procurargli la posizione del padre (direttore di «Le Figaro») pubblica le sue opere in proprio – anche a costo di ostacolarne la diffusione. Anche una sordità parziale contribuisce al suo isolamento sociale. 
All'inizio della prima guerra mondiale, nel 1914, Magnard mandò la moglie e le due figlie in una località sicura, mentre egli rimase a sorvegliare la sua residenza "de Fontaines" a Baron, dipartimento della Oise. Quando i soldati tedeschi violarono la residenza, egli sparò, uccidendo uno di loro, che risposero al fuoco e diedero la residenza alle fiamme. Il suo corpo non fu identificato nei resti dell'incendio. Questo distrusse le opere di Magnard non ancora pubblicate. 
La vita di Magnard fu contraddistinta da numerosi impegni: dedicò la sua quarta sinfonia a un'organizzazione femminista e si dimise dall'esercito come Dreyfusard, dopo aver scritto il suo inno alla giustizia a sostegno del capitano Dreyfus.


Tra le sue ventuno composizioni, si annoverano: quattro sinfonie; una suite in stile antico; Chant funèbre (1895) dedicato alla memoria del padre; Ouverture, Hymne à la Justice; le opere teatrali Yolande (1892), Guercoeur (1900), Bérénice (1909); musica da camera; una sonata per violino e pianoforte, una sonata per violoncello, un pianoforte trio, un quartetto d'archi, un quintetto per pianoforte e fiati; liriche vocali da camera.
Autore di varie partiture teatrali (Yolande, Bérénice e Guercoeur, il suo capolavoro lirico), dà il meglio di sé nelle quattro sinfonie e nella musica da camera. Rivelatrice è la prefazione di Bérénice: “La mia partitura è scritta in stile wagneriano. Privo del genio necessario per creare una nuova forma lirica, ho scelto tra gli stili esistenti quello che meglio conveniva ai miei gusti assolutamente classici e alla mia cultura musicale assolutamente tradizionale. Ho solo cercato di avvicinarmi quanto più possibile alla musica pura.” All’influsso di Wagner si sommano quello di Beethoven e dell’estetica della Schola. Cultore di un contrappunto denso e di un teso lirismo, Magnard si contrappone a Debussy, del quale rifiuta i sortilegi armonici e orchestrali.


C'è stato un intervallo di più di dieci anni tra questo lavoro e la partitura della Sinfonia n. 3 (1896), un divario ampiamente spiegato dal tempo dedicato dal compositore alle sue opere Guercœur (1897-1901) e Bérénice (1905-1911 ). Magnard compose la sua Sinfonia n. 4 nel 1912-1913. Diresse la sua prima esecuzione, il 2 aprile 1914, alla guida dell'Orchestre de l'Union des Femmes Professeurs et Compositeurs. Sebbene la sua scelta di questa falange di donne mostri chiaramente le sue tendenze progressiste, la performance sembra essere stata insoddisfacente. Fu solo il 16 maggio 1914 che l'opera divenne un vero successo quando eseguita nuovamente dal direttore d'orchestra Rhené-Baton, diversi mesi prima della tragica morte di Magnard. Sebbene la sinfonia abbia un tono relativamente brillante, nonostante la sua tonalità minore (piena di alterazioni, come le Sinfonie 2 e 3), il suo stato d'animo generale non riflette il paesaggio interiore del compositore, che ha ammesso: "L'ottimismo della Quarta Sinfonia è abominevole , perché nessun lavoro mi ha mai dato più difficoltà o è stato scritto in uno stato di depressione più completo”. Quali erano i problemi che aveva dovuto affrontare? Stava cercando di inventare colori cangianti che differissero da quelli usati da Debussy? Cercando di sviluppare un ricco contrappunto che mancasse della densità delle sue opere giovanili? Non c'è dubbio che sia riuscito in questi sforzi. Lo stesso si può dire per l'equilibrio da lui raggiunto tra il vigore quasi abrasivo dei ritmi, gli accenti folkloristici arcaici e il lirismo introspettivo. I quattro movimenti chiudono il pianoforte in uno stato d'animo pacifico che è un risultato straordinario di un compositore con un debole per i corali maestosi e le perorazioni pesanti di ottoni.


giovedì 23 giugno 2022

Margaret Ellis Sturm Millar


(Kitchener, 5 febbraio 1915 – Santa Barbara, 26 marzo 1994)

Margaret Ellis Sturm Millar, è stata una scrittrice canadese Nel 1938 sposò lo scrittore Kenneth Millar, noto con lo pseudonimo di Ross Macdonald.
Nata a Berlin, Ontario, (la città cambierà il nome in Kitchener nel 1916), ha studiato al Kitchener-Waterloo Collegiate Institute e all'Università di Toronto . Si è trasferita negli Stati Uniti dopo aver sposato Kenneth Millar (meglio conosciuto con lo pseudonimo di Ross Macdonald ). Hanno risieduto per decenni nella città di Santa Barbara , che è stata spesso utilizzata come luogo nei suoi romanzi successivi con gli pseudonimi di San Felice o Santa Felicia. I Millars avevano una figlia, Linda, morta nel 1970.
I libri di Millar si distinguono per la profondità della caratterizzazione. Spesso ci viene mostrata la vita interiore piuttosto complessa delle persone nei suoi libri, con problemi di classe, insicurezza, ambizioni fallite, solitudine o isolamento esistenziale o paranoia spesso esplorati. Persone insolite, miti disadattati della società o persone che non si adattano perfettamente a ciò che li circonda ricevono molti dettagli interni. In alcuni libri (ad esempio in The Iron Gates ) ci viene data un'idea di come ci si sente a perdere il contatto con la realtà e ad evolversi in follia. In generale, è una scrittrice sia di descrizione espressiva che di economia, spesso ambiziosa nel trasmettere il contesto sociologico delle storie.

Millar spesso offre "finali a sorpresa", ma i dettagli che avrebbero consentito la soluzione della sorpresa sono stati solitamente sottilmente inclusi, nella migliore tradizione di genere. I suoi libri si concentrano sulle sottigliezze dell'interazione umana e sui ricchi dettagli psicologici dei singoli personaggi tanto quanto sulla trama.

Millar è stata una pioniera nello scrivere sulla psicologia delle donne. Già negli anni '40 e '50, i suoi libri hanno una visione matura e concreta delle distinzioni di classe, della libertà sessuale e della frustrazione e dell'ambivalenza dei codici morali a seconda delle circostanze economiche di un personaggio. Letti sullo sfondo dei film dell'epoca del Codice di produzione dell'epoca, ci ricordano che la vita vissuta negli anni '40 e '50 non era moralmente in bianco e nero come Hollywood vorrebbe farci credere.
Sebbene non fosse conosciuta per nessun detective ricorrente (a differenza di suo marito, il cui gumshoe costante era Lew Archer), occasionalmente usava un personaggio poliziesco per più di un romanzo. Tra i suoi occasionali investigatori in corso c'erano i canadesi Dr. Paul Prye (la sua prima invenzione, nei primi libri) e l'ispettore Sands (un tranquillo, modesto ispettore di polizia canadese che potrebbe essere la più accattivante delle sue invenzioni ricorrenti). Negli anni della California, alcuni libri presentavano Joe Quinn, un investigatore privato piuttosto sfortunato, o Tom Aragon, un giovane avvocato ispanico.

Romanzi gialli di "Paul Prye"
The Invisible Worm (1941)
Il pipistrello dagli occhi deboli (1942)
Il diavolo mi ama (1942)

Romanzi gialli "L'ispettore Sands"
Wall of Eyes (1943)
The Iron Gates [Taste of Fears] (1945)

Romanzi gialli di "Tom Aragon"
Chiedimi domani (1976)
The Murder of Miranda (1979)
Sirena (1982)

  


Altri romanzi gialli
Fire Will Freeze (1944)
Do Evil in Return (1950)
Rose's Last Summer (1952)
Vanish in an Instant (1952)
Beast in View (1955) ( Premio Edgar per il miglior romanzo, 1956)
Un'aria che uccide [The Soft Talkers] (1957)
The Listening Walls (1959)
Uno sconosciuto nella mia tomba (1960)
How Like an Angel (1962)
The Fiend (1964)
Beyond This Point Are Monsters (1970)
Banshee (1983)
Ragnatele (1986)
The Couple Next Door: Collected Short Mysteries . Ed. Tom Nolan ( Crippen e Landru , 2004)

Altri romanzi
Esperimento in primavera (1947)
È tutto in famiglia (1948)
The Cannibal Heart (1949)
Mogli e amanti (1954)
The Birds and the Beasts Were There (1968) (libro di memorie)


lunedì 20 giugno 2022

Capitolo 15: Il latte, Medolla (MO), ottobre 1962

Molte mattine mi alzo prestissimo, quando è ancora buio e tutti dormono. Faccio piano, non devo svegliarli, si arrabbierebbero.

Mi copro ben a modo e nell'atrio, silenzioso, aspetto di sentire il furgoncino che se ne va, allora prendo la mia tazza preferita, apro la porta di casa e ... pian piano ... scendo per la scala  senza far rumore, come un ladro.
Arrivo nel cortile, giro l'angolo e lì, a lato del negozio chiuso, c'è il bidone argentato del latte appena munto.
Io adoro il latte, vivrei di latte.
Sollevo furtivo il coperchio con gran fatica, immergo la tazza nel liquido bianco, poi richiudo con cura il fustino e ritorno sui miei passi reggendo il mio prezioso bottino fra le mani.
Una volta in casa mi siedo sul mio lettino e un sorso per volta me lo bevo tutto, caldo di mungitura, senza bollitura e senza zucchero...



venerdì 17 giugno 2022

Gwendolyn Avril Coleridge-Taylor + Nocturne


(Londra 8 March 1903 –Seaford 21 December 1998)

È nata a South Norwood, Londra, figlia del compositore Samuel Coleridge-Taylor. Ha scritto la sua prima composizione, Goodbye Butterfly, all'età di dodici anni. Successivamente, vinse una borsa di studio per composizione e pianoforte al Trinity College of Music nel 1915, dove le fu insegnato da Gordon Jacob e Alec Rowley.

Nel 1933 debuttò come direttore d'orchestra alla Royal Albert Hall. Fu poi la prima conduttrice donna di H.M.S. Royal Marines e direttore ospite frequente della BBC Orchestra e della London Symphony Orchestra. È stata la fondatrice e direttrice della Coleridge-Taylor Symphony Orchestra e della sua società musicale di accompagnamento negli anni '40, nonché della Malcolm Sargent Symphony Orchestra. Le sue composizioni includono opere orchestrali su larga scala, oltre a canzoni, tastiere e musica da camera.
Nel 1957 scrisse la Marcia Cerimoniale per celebrare l'indipendenza del Ghana. Altre sue opere apprezzate includono un Concerto per pianoforte in fa minore (Sussex Landscape, The Hills, To April, In Memoriam RAF), Wyndore (Windover) per coro e orchestra e Golden Wedding Ballet Suite per orchestra.


Ha abbandonato il suo nome di battesimo dopo il divorzio, resgtando solo Avril. Ha trascorso la sua ultima vita in Sud Africa, dove ha vissuto sotto l'apartheid. Inizialmente era favorevole alla segregazione razziale, passando per bianca. Tuttavia successivamente non ha potuto lavorare come compositrice o direttore d'orchestra a causa dei suoi antenati neri africani per un quarto.
Ha anche scritto sotto lo pseudonimo di Peter Riley.
Nel 1939 si trasferì a Buxted nell'East Sussex, dove aveva una vista sui South Downs. Coleridge-Taylor morì a Seaford, sulla costa del Sussex, alla fine del 1998. Nel 1998 una targa blu è stata collocata nella casa di cura dove ha trascorso i suoi ultimi giorni, Stone's House, Crouch Lane, Seaford.


giovedì 16 giugno 2022

Peter Temple


(Sudafrica, 10 marzo 1946 – Ballarat, 8 marzo 2018)

Nato in Sudafrica, si trasferì a Sydney nel 1980 e successivamente a Melbourne, dove diventò editore dell'Australian Society Magazine.
Insegnante di giornalismo all'università, pubblicò nove romanzi, diventando il primo scrittore australiano a vincere il Gold Dagger.
È ricordato soprattutto per i libri incentrati su Jack Irish, un ex avvocato diventato investigatore privato. La serie è stata trasposta in una fiction tv nel 2012 con Guy Pearce nelle vesti di protagonista.
Sposato e con un figlio, è morto l'8 marzo 2018 a Ballarat dopo una battaglia di sei mesi contro il cancro.

Serie Jack Irish
Bad Debts (1996)
Black Tide (1999)
Dead Point (2000)
White Dog (2003)

 


Altri romanzi
An Iron Rose (1998)
Shooting Star (1999)
In the Evil Day (2002)
La carità uccide (The Broken Shore, 2005), Milano, Bompiani, 2008 traduzione di Lorenzo Matteoli.
Verità (Truth, 2009), Milano, Bompiani, 2012 traduzione di Lorenzo Matteoli.


martedì 14 giugno 2022

A mia moglie


Che bello svegliarsi
allungare una mano
e trovarti al mio fianco ...
fare una telefonata
e sentire la tua voce ...
aprire la porta di casa
e vederti arrivare ...
mangiare in cucina
e sentirti parlare ...
guardare la televisione
e sentire il tuo odore ...
andare a letto 
e trovare il mio amore ...

Che bello sapere
che sei vicino a me,
che mi controlli,
che mi accudisci,
che mi aiuti,
che mi ispiri,
che mi consoli ...
che mi accompagnerai,
mano nella mano,
lungo la strada
della nostra vita
fino alla fine ...

 


lunedì 13 giugno 2022

Capitolo 14: Nuotare, Quercianella (LI), luglio 1962

Brrrrrrrr...

L'acqua è fredda, poco importa, quando c'è lei, la figlia del bagnino, io mi riscaldo e sto bene. Facciamo il bagno assieme, tutti e due aggrappati al mio materassino, tutti e due nell'acqua bassa, tutti e due nella zona protetta dagli scogli, tutti e due non sappiamo nuotare ...
Al largo passa un motoscafo, veloce, noi siamo distratti, stiamo sorridendo guardan-doci.
La corrente di risucchio ci porta fuori dalla zona protetta, un'onda ci investe e ribalta il materassino.
Aiuto!!!!
I grandi corrono, disperati, il bagnino li ferma, lui sa.
Io vado sotto, arranco, bevo acqua salata, tossendo tiro fuori la testa e lei è lì, al mio fianco.
Tutti e due spaventati, tutti e due a galla, tutti e due recuperiamo il materassino, tutti e due ora sappiamo nuotare.



domenica 12 giugno 2022

10 giugno 2022: Storia di un numero, di Davide Rossi


Un numero non è fine a se stesso: ha un'esistenza, una storia, un inizio e una fine. Un numero può essere umano, vivere e morire.
In una contemporaneità corrosa dalla malavita e dall'opportunismo, Kenny nasce in un piccolo stato africano, flagellato dalla povertà, messo in ginocchio dalla corruzione, dimenticato e disprezzato dagli stessi esseri viventi. Condizioni disperate per chiunque abbia un minimo di misericordia per se stesso, difficilmente sopportabile per la sua natura estrema che si impone nella quotidianità sugli esseri viventi.
La sua infanzia la trascorre a osservare il mondo che gli ruota intorno, che ansima, grida, muore, violento e insensato. Lui scruta, annota, studia e prova a conformarsi, ad adeguarsi alla realtà, che cruda e violenta si manifesta, investendolo senza freni: la sparizione del padre, il trasloco in un'altra zona, la morte della adorata zia, la presunta anormalità. A confortarlo e a salvarlo dalla solitudine c'è lo studio, i pensieri, vivaci e senza limiti, la curiosità verso l'ignoto e la natura.
Camaleonte decide di adattarsi, di vivere secondo i canoni imposti senza rischiare, coltivando un'irrazionale voglia di responsabilità. Ciò non lo salva dai suoi simili, spietati e potenti, che lo costringono a scappare via dalla sua terra, verso un ignoto chiamato Europa.
Un viaggio lungo e pericoloso, attraverso posti incantevoli abitati da personaggi senza scrupoli, poveri diavoli, disperati, dalla sopravvivenza e dalla morte.
Storie di tanti numeri uniti nella speranza di una resurrezione e dall'infame destino di rappresentare solo delle anonime cifre. Un percorso lungo, attraverso deserto e mare, prigionia e amore, fra carcasse umane e di civiltà.




Davide Rossi è nato il 18/01/1985 ed è cresciuto in un piccolo paese della provincia di Pavia, Sant’Angelo Lomellina.
Nonostante gli studi di natura prettamente scientifica, continua a coltivare due grandi passioni che lo accompagnano fin dalla tenera età: il cinema e la scrittura. La stesura di varie sceneggiature rappresenta dunque un’evoluzione naturale e una di queste, scritta a sei mani, porta alla realizzazione del film “Benvenuti a casa Verdi” del 2013 (Muccapazza film).
Parallelamente all’esperienza cinematografica inizia una fase di sperimentazione che l’ha portato a partecipare a diversi concorsi letterari con racconti brevi, poesie e saggi.
"E alla fine c'è la vita" nasce in seguito, e dall’unione, di tutti questi percorsi. Pubblicato con Apollo Editore nel maggio del 2018, il romanzo riscuote un discreto successo presso critica e pubblico, consentendo all’autore di presentarsi a un vasto pubblico di lettori attraverso un tour di presentazioni che ha superato le dieci date.  Parallelamente a questo progetto, e a esso collegato, l’autore ha redatto un manuale di scrittura creativa, “E alla fine c’è la scrittura”, che ha avuto il suo culmine con il corso presso l’associazione “Il cielo capovolto” di Torino.

venerdì 10 giugno 2022

Alan Hovhaness + Symphony No.22 "City of Light"


(Somerville 8 marzo 1911 – Seattle 21 giugno 2000)

Nato come Alan Vaness Chakmakjian, è stato un compositore americano che è rimasto relativamente sconosciuto in Europa. Ha scritto molte composizioni; di tutti i tipi, come 67 sinfonie, 9 composizioni liriche, 2 balletti e più di 100 opere per ensemble da camera.

È nato come Alan Vaness Chakmakjian a Somerville, Massachusetts, da Haroutioun Hovaness Chakmakjian (un professore di chimica armeno al Tufts College che era nato ad Adana, Turchia) e Madeleine Scott (un'americana di discendenza scozzese, che si era laureata al Wellesley College). Quando aveva cinque anni, la sua famiglia si trasferì da Somerville ad Arlington, nel Massachusetts. Un vicino della famiglia Hovhaness ha detto che sua madre aveva insistito per trasferirsi da Somerville a causa della discriminazione contro gli armeni molto forte lì. Dopo la sua morte (il 3 ottobre 1930), iniziò a usare il cognome "Hovaness" in onore del nonno paterno e lo cambiò in "Hovhaness" intorno al 1944. Dichiarò il cambiamento del nome da l'originale Chakmakjian rifletteva il desiderio di semplificare il suo nome perché "nessuno lo pronunciava mai bene". Tuttavia, la figlia di Hovhaness, Jean Nandi, ha scritto nel suo libro Unconventional Wisdom: "Il nome di mio padre al momento della mia nascita era 'Hovaness', pronunciato con l'accento sulla prima sillaba. Il suo nome originale era 'Chakmakjian', ma negli anni '30 volle liberarsi del legame armeno e così cambiò il suo nome in una versione americanizzata del suo secondo nome. Alcuni anni dopo, decidendo di ristabilire i suoi legami armeni, cambiò l'ortografia in "Hovhaness", accento sulla seconda sillaba; questo fu il nome con cui in seguito divenne piuttosto famoso." 
Ha composto fin dalla tenera età, si dice dai quattro anni. Poiché i suoi genitori disapprovavano la composizione, spesso lo faceva di nascosto, di notte o in bagno. Nascondeva il suo lavoro sotto la vasca da bagno.
Ha frequentato il New England Conservatory negli anni '30, pianoforte con Adelaide Proctor e Heinrich Gebhard, composizione con Frederick Converse. Una volta ha detto di aver studiato musica due volte: una per sintonizzare i suoi insegnanti e una per compiacersi. Non è riuscito a far fronte alle nuove correnti apparse nel XX secolo e quindi le ha ignorate. Nel 1942 Hovhaness ottenne una borsa di studio per studiare al famoso Tanglewood. Il suo lavoro fu così criticato che presto lasciò l'istituto. Poco dopo entra in contatto con il pittore (lo chiamava maestro spirituale) Hermon di Giovanno (di origini greche), che gli consiglia di tornare alle sue origini, in questo caso all'Armenia. Un'altra fonte di ispirazione è Masataro Togi, un giocatore giapponese di gagaku. Il suo interesse per la musica, la filosofia e la religione orientale lo rendevano insoddisfatto del suo lavoro giovanile; nella seconda parte della vita ha distrutto gran parte dei suoi primi lavori, circa 1000 composizioni. Più tardi continuò a comporre principalmente di notte e andava a dormire solo quando il sole sorgeva da dietro le montagne. 
Negli anni Cinquanta ha viaggiato molto. Ha visitato l'India, il Giappone e la Corea, dove la sua musica è stata ben accolta, ma dove ha anche scoperto nuovi elementi di stile.
Si sposato sei volte. Con la sua prima moglie, Martha Mott Davis, ha avuto una figlia e l'unico figlio Jean Nandi. La sua ultima moglie si prese amorevolmente cura di lui fino alla sua morte: Hinako Fujihara, musa e per professione soprano, aveva circa 25 anni meno di Alan.

Il lavoro di Hovhaness ha avuto molte influenze asiatiche, non perché è figlio di un armeno, ma per i suoi viaggi in India, Giappone, Hawaii e Corea del Sud. Il compositore è molto interessato alla religione e al misticismo. Era un buddista e lo dimostrava anche nel suo lavoro, attraverso linee melodiche misteriose, ma tranquille. Anche influenzato dalla musica medievale e rinascimentale, Hovhaness a volte adatta la teoria della forma Bach in una particolare polifonia.
Egli stesso affermava che il suo lavoro era principalmente ispirato alla natura, in particolare alle montagne. Non era un pioniere innovativo come i suoi contemporanei Stravinsky e Schönberg, ma la sua musica era di natura melodica e cadenzata ed è stata apprezzata da molti durante la sua vita. Il lavoro di Hovhaness è relativamente semplice da eseguire.

Olivier Messiaen asseriva che Hovhaness avesse cercato di unire nella sua musica molto personale il mistico con il mondano, l'oriente con l'occidente, l'antico con il moderno.

La Sinfonia n. 22 di Hovhaness è stata composta nel 1970 su commissione della Birmingham Symphony Orchestra per celebrare il centenario della città. Il sottotitolo "City of Light" si riferisce a una città astratta e idealizzata: "Stavo pensando a un milione di luci, una città immaginaria", ha detto Hovhaness.

Il primo movimento è molto libero nella forma. Si apre con un'ampia introduzione, gli archi suggeriscono gli schizzi di un tema sotto forma di un inno. I tromboni espongono pienamente detto tema pieno di magnificenza. Rappresenta la città del titolo, piena di luce e di spiritualità. Gli archi aprono una sezione più drammatica e appassionata come una forma di sviluppo semplice, utilizzando forme contrappuntistiche. La tromba riassume solennemente l'inno, portando a una brillante coda.

Il secondo movimento è ispirato da un ricordo d'infanzia che Hovhaness aveva a Natale, strutturato attorno a due temi alternati. I tremoli degli archi portano a un assolo del trombone, presentando un tema ampiamente lirico, pieno di un sentimento nostalgico. Nella sezione centrale, gli archi presentano una morbida melodia natalizia. Il trombone riassume il tema principale sui morbidi tocchi delle percussioni, seguito dal tema natalizio, dopodiché il movimento si conclude con calma.

Il terzo movimento è monotematico. Si apre con una breve introduzione orientale, dopo la quale gli archi presentano un tema delicatamente ritmico con un'aria folcloristica irlandese, che ha radici nel passato di Hovhaness, questa volta dai suoi anni di liceo quando aveva composto un'operetta intitolata "Lotus Blossom". Dopo una ricapitolazione completa, una nota di pedale conduce la musica a una coda in dissolvenza.

Il quarto movimento, come il primo, è molto libero. Si apre con un solenne e potente inno sulle corde, esaltato dagli ottoni. La musica sale verso un climax brillante e appassionato. Il compositore sviluppa la musica utilizzando più voci, applicando le sue tecniche contrappuntistiche ispirate a J. S. Bach. Secondo l'autore si tratta di una musica senza tempo, evocativa di luce e spazio, di natura e spiritualità. Dopo un climax intenso, inizia una fuga dalle corde del basso, che si alzano lentamente. Un improvviso turbinio di suoni ci porta a una coda brillante e maestosa.

giovedì 9 giugno 2022

Eric Clifford Ambler alias Eliot Reed


(Londra, 28 giugno 1909 – 22 ottobre 1998)

Conosce un'infanzia felice, secondo un'autobiografia (Here Eric Ambler, 1985) che riporta con umorismo e modestia la prima parte della vita di quello che diventerà il maestro del moderno romanzo di spionaggio. Divenuto ingegnere nel 1928, Ambler preferisce occuparsi di pubblicità, mestiere che eserciterà fino alla seconda guerra mondiale. Arruolato, resterà nell'esercito britannico per sei anni, dove serve nelle squadre cinematografiche, scrivendo sceneggiature e partecipando alle riprese sui luoghi di battaglia (in questa occasione incontra John Huston). Dopo la guerra tenta senza successo l'esperienza hollywoodiana. Scrive alcune sceneggiature, ma ritorna presto al romanzo. Decide di rientrare in Europa nel 1958. Continua a scrivere numerosi romanzi fino al 1981. Eric Ambler darà un contributo fondamentale ad elevare al rango di letteratura nobile il thriller, un genere che questo autore privilegia poiché gli permette di esprimere le sue opinioni politiche; sarà però sempre attento a non cadere nell'illusione delle utopie. I suoi personaggi sono persone ordinarie, per la maggior parte dei casi divenute spie senza volerlo, antieroi sballottati da forze più grandi di loro. Spesso Ambler utilizza la sua esperienza d'affari e la sua formazione come ingegnere per rendere credibili i racconti, aiutato da un umorismo tutto britannico e da una scrittura inappuntabile. "Insieme a Somerset Maugham e Graham Greene ha portato l'intrigo internazionale a dignità d'arte. È il maestro di Ian Fleming, con i suoi personaggi errabondi ed efficienti ha precorso James Bond".
E' l'autore di alcune fra le più famose spy story e maestro del moderno romanzo di spionaggio. Non propriamente uno scrittore di gialli, dunque, ma uno dei grandi che ha affrontato con talento e creatività la letteratura di genere.
Non sempre, a dire il vero, con risultati eccellenti: Viaggio nella paura, ad esempio, è noioso e inconcludente. Uno dei suoi romanzi più noti, comunque, Epitaffio per una spia, a dispetto del titolo è a tutti gli effetti un giallo, che ruota intorno non tanto a una vicenda spionistica quanto all'indagine per scoprire lo spione.
Decisivo il contributo di Ambler a far uscire il thriller dal ghetto della letteratura considerata di serie B: lo farà con umorismo, grande capacità inventiva (sfruttando anche le proprie esperienze lavorative, sia nel campo ingegneristico che in quello dell'organizzazione cinematografica), raffinatezza stilistica, e coraggio intellettuale.
Senz'altro più vicino a Deighton e a Greene che a Fleming, si diverte a produrre funamboliche invenzioni, ma senza discostarsi da strutture narrative solide e credibili, in cui i protagonisti hanno una fondamentale dose di normalità, o, viceversa, sono ben più sradicati e bizzarri che eroi.


  • Epitaffio per una spia (Epitaph for a Spy, 1938), Garzanti, 1953, 1967; Mondadori, 1990; Adelphi, 2001
  • Spia per forza (Cause for Alarm, 1938), Il romanzo per tutti, 1951; o Motivo di allarme, Adelphi, 2006
  • A caccia di un'ombra (The Mask of Dimitrios, 1939), Mondadori, 1949; o La maschera di Dimitrios, Mondadori, 1967; Rizzoli, 1983; Adelphi, 2000
  • Viaggio nella paura (Journey into Fear, 1940), Adelphi, 2015
  • Czissar contro Scotland Yard e altri racconti (The Intrusions of Dr. Czissar, The Army of the Shadows, et al., 1939-40), Mursia, 2011
  • Uno strano processo (Judgement on Deltchev, 1951), Garzanti, 1976; o Il processo Deltchev, Adelphi, 2002
  • L'eredità Schirmer (The Schirmer inheritance, 1951), Garzanti, 1965; o Il caso Schirmer, Adelphi, 1999
  • Un pericolo insolito (Uncommon Danger, 1953), Garzanti, 1953, 1968
  • Quelli che vengono di notte (The night comers, 1957), i Romanzi del Corriere, 1959
  • La frontiera proibita (The dark frontier, 1958), Garzanti, 1960; Hobby & Work, 1997; Adelphi, 2007
  • Armi ai ribelli (Passage of arms, 1959), i Romanzi del Corriere, 1960
  • Topkapi - La luce del giorno (Topkapi - The light of day, 1962), Mondadori, 1965, 1990; Adelphi, 2016
  • Saper uccidere (The ability to kill, 1963)
  • Una rabbia nuova (A kind of anger, 1964), Bompiani, 1966; Mondadori, 1993
  • Caccia alla spia : i migliori racconti di spionaggio (To catch a spy, 1965), Lerici, 1965; Garzanti, 1965
  • Una sporca storia (Dirty story, 1967), Mondadori, 1968, 1991
  • Ricatto internazionale (The intercom conspiracy, 1969), Mondadori, 1970, 1992
  • Il levantino (The Levanter, 1972), Mondadori, 1973, 1991; Adelphi, 2006
  • Doctor Frigo (Doctor Frigo, 1974), Mondadori, 1976, 1993
  • Le spie inquiete di Ambler, Garzanti, 1976: Uno strano processo, Epitaffio per una spia, L'eredità Schirmer
  • Non più rose (No more Roses, 1977), Mondadori, 1978
  • Mancanza di tempo (The Care of Time, 1981), Rizzoli, 1985; o Tempo scaduto, Adelphi, 2004

Film tratti dai suoi libri:
  • 1942, Terrore sul Mar Nero (Journey into Fear), di Norman Foster e Orson Welles, con Joseph Cotten, Dolores Del Rio, Agnes Moorehead
  • 1944, La Maschera di Dimitrios (The Mask of Dimitrios), di Jean Negulesco, con Peter Lorre, Sidney Greenstreet, Zachary Scott, Faye Emerson
  • 1947, Prigioniero della paura (The October Man), di Roy Ward Baker, con John Mills, Felix Aylmer, Edward Chapman, Frederick Piper
  • 1955, Pianura rossa (The Purple Plain), di Robert Parrish, sceneggiatura di Eric Ambler, con Gregory Peck, Maurice Denham, Bernard Lee
  • 1958, Titanic, latitudine 41 Nord (Titanic), di Roy Ward Baker, sceneggiatura di Eric Ambler, con Anthony Bushell, David McCallum, George Rose, Kenneth More
  • 1959, I giganti del mare (The Wreck of Mary Deare), di Michael Anderson, con Gary Cooper, Michael Redgrave, Charlton Heston, V. McKenna
  • 1964, Topkapi (Topkapi), di Jules Dassin, con Peter Ustinov, Melina Mercouri, Maximilian Schell, Robert Morley
  • 1975, La rotta del terrore (Journey Into Fear), di Daniel Mann, con Donald Pleasence, Vincent Price, Zero Mostel, Shelley Winters

Ranieri Carano, prefazione a: Le spie inquiete di Ambler, Garzanti, 1976

Eric Ambler è l'anello di congiunzione mancante.Non quello tra la scimmia e l'uomo, evidentemente, ma l'altro anello mancante, quello tra romanzo «serio» e romanzo giallo-spionistico-avventuroso.

Per la verità anche E. A. Poe potrebbe in linea strettamente teorica aspirare al titolo di «anello», ma ai suoi tempi - mancando il romanzo giallo-spionistico eccetera - non si sentiva neppure il bisogno d'un anello. Poe ha quindi diritto al titolo di inventore del romanzo giallo-eccetera, o meglio del racconto, ma non a quello di «anello»; si può perfino ritenere che non ci terrebbe molto, non essendo neppure a conoscenza di quale diatriba un poco sciocca sia sorta in tempi molto più recenti sulla necessità di separare i generi dai sottogeneri.

Chi non sente in modo angoscioso la necessità di separare il grano dal loglio letterario in maniera così aristotelica sa da sempre, per la verità, che il genere è uno solo e che esistono solo buoni scrittori e cattivi scrittori. C'è perfino da arrossire a tirar fuori assiomi simili, ma siccome la critica compatta o quasi - e non solo quella italiana - continua a praticare la segregazione in questo settore affidando le recensioni dei libri spionistico-polizieschi a giovanotti in attesa di promozione alle categorie superiori o a maniaci del genere relegandoli in piccoli recinti tipografici marginali delle pagine letterarie... insomma, siccome la situazione è ancora quella di una Rhodesia narrativa, gli assiomi possono ancora avere una loro violenza dirompente, benché la cosa sia davvero incredibile. In tale prospettiva riprende fiato e corpo anche la debole metafora dell'anello di congiunzione. Ambler è infatti forse l'unico autore di libri polizieschi, spionistici o genericamente avventurosi ammesso senza problemi nelle collane maggiori e recensito dai critici di prima fila: un onore, diciamo così, quasi mai accordato perfino alla testé scomparsa Dame Agatha Christie e al pensionato Simenon.

Eric AmblerAmbler, oggi, ha quasi settant'anni, essendo nato nel 1909. Non è quindi un autore così vicino agli esordi da poter seminare perplessità tra la critica circa la collocazione da assegnargli. Niente affatto. È in attività di servizio fin dai primi anni trenta, quando ancora scriveva racconti nel tempo libero lasciatogli dal mestiere poco gradito di copywriter pubblicitario. E, bisogna aggiungere, fin dal principio non ha nascosto le sue propensioni «aberranti»: A coffin for Dimitrios, per esempio, è uno dei suoi primi romanzi e, come tutti sanno, non ha nulla della «recherche» e molto della ricerca poliziesca. Il fatto che egli sia sfuggito fin dall'inizio ai custodi del ghetto suggerisce quanto meno il possesso di un bagaglio stilistico non indifferente, la presenza di un involucro formalmente ineccepibile e di un'obbligatoria razione d'introspezione psicologica all'epoca richiesta, e in ultima analisi una struttura narrativa solida a tutti gli effetti e non solo a quelli rigidamente «gialli».

È doveroso dire che l'inserimento immediato di Ambler tra le fila dei «buoni» venne forse facilitato dal disorientamento della critica di fronte agli exploit che proprio in quegli anni si permetteva un autore già consacrato come Graham Greene: Una pistola in vendita, L'agente confidenziale e perfino Il potere e la gloria non erano certo opere ortodosse sotto il profilo delle Belle Lettere, cariche come sono di suspense.

Prima ancora un altro autore, oggi ritenuto un po' fatuo ma allora al di sopra di ogni sospetto, Maugham, aveva seminato qualche panico tra le schiere della critica con un curioso romanzo (Ashenden, or the British Agent) che oggi verrebbe agevolmente definito spionistico, ma allora sfuggiva a ogni classificazione. Prima di lui c'era stato solo uno scrittore grandissimo come Conrad con The Secret Agent a fare un romanzo di spionaggio, ignorando tuttavia di farlo perché il genere non esisteva ancora - nel 1907 - e di conseguenza neppure esisteva una censura critica. Esattamente come per Poe e i suoi gialli inconsapevoli.

Ma ai tempi - Greene, e anche a quelli di Ashenden, il pastrocchio era già fatto; c'era già l'inferno dei cattivi autori polizieschi, il limbo delle Christie e dei Van Dine, e l'empireo dei buoni prosatori. I Maugham e i Greene pazzerelloni potevano far scandalo, ma anche creare perplessità, allentare il rigido cordone sanitario. Cosa che puntualmente avvenne; per cui pare di poter affermare e ribadire come Ambler abbia probabilmente profittato del momentaneo sbigottimento della polizia di frontiera; e insieme a lui qualche cialtroncello autentico - Alistair McLean, per esempio - poi rapidamente espulso dal paese dei «buoni». Ma lì, nel paese dei «buoni» Ambler c'è rimasto. Anche quando la rigida politica di «apartheid» ha ripreso il sopravvento, senza tentennamenti rilevanti, fino ai giorni nostri. Si deve quindi ammettere che ha delle qualità specifiche, al di là delle generiche ammissioni di accettabilità stilistica.

Il qualcosa di più che assicura ad Ambler un posto sicuro nel cuore dei critici togati e - quel che più conta - in quello dei lettori non faziosi si deve probabilmente cercare soprattutto nel suo straordinario lavoro di aggiornamento politico-sociale mai trascurato, o rallentato, nel corso di quaranta densissimi anni di attività creativa. Ambler è infatti un narratore vero con lo spirito di un giornalista autentico. Un corrispondente estero, chiaramente, considerato che l'Inghilterra ha sempre avuto pochissimo rilievo nelle sue trame. I suoi interessi, e di conseguenza i suoi romanzi, hanno sempre avuto sfondi perfettamente coerenti con il progresso dei tempi: dai Balcani, zona caldissima dell'anteguerra, al Medio Oriente degli anni cinquanta e sessanta, all'America Latina e alle repubbliche delle banane del successo più recente, Doctor Frigo.

Eric AmblerI romanzi inclusi in questa raccolta sono abbastanza emblematici : appartengono tutti al «periodo di mezzo» del nostro autore, quello che va dall'immediato dopoguerra all'inizio degli anni sessanta. È un periodo politicamente ambiguo, apparentemente caratterizzato da un quieto assestamento dopo lo sconquasso della guerra, ma in realtà ferocemente turbato da un clima di restaurazione selvaggia e di chiusura assoluta : stalinismo, maccartismo, e via via per li rami fino al degasperismo ottuso di casa nostra. Ma, si può dire, l'ottusità repressiva è carattere saliente di tutta l'Europa post-bellica, non solo delle superpotenze in fase di reciproca diffidenza. Ed ecco che Ambler, come al solito attento osservatore di tutte le realtà politiche e nazionali, in Uno strano processo ci da un ritratto plausibilissimo di un paese dell'Est europeo nella fase di transizione tra il disordinato fervore politico seguito all'occupazione nazista e la presa di potere comunista. Il processo è un puro pretesto, anche se ricco di spunti inquietanti volti a dimostrare come la verità da accertare sia in definitiva composta da molte verità contrastanti; quello che conta è proprio il clima di mistero e terrore che avvolge una società in fase di rapido cambiamento. Un giallo «processuale», quindi, ancorato però a una precisa situazione politica.

Ne L'eredità Schirmer l'appiglio pare del tutto diverso: si tratta di rintracciare l'erede di una fortuna che ha origini lontanissime nel tempo e nello spazio. Eppure, a un certo punto della storia, ci ritroviamo in un paese e in una situazione non molto lontani e diversi da quella di Uno strano processo. La vicenda ci porta in Grecia in un momento vicino alla fine della guerra civile, quando gli ultimi seguaci di Markos hanno scarse possibilità di sopravvivere: o il banditismo vero e proprio, o la resa senza alcuna garanzia di sopravvivenza. E la storia tragica del paese si sovrappone di forza all'appassionante quiz successorio e notarile; alla fine lo travolge.
Epitaffio per una spia, malgrado il titolo, è soprattutto un classico giallo a eliminazione. D'accordo, una spia c'è, ma la sua attività ha ben poca importanza nell'economia della vicenda. Importa invece sapere chi è la spia, scoprirla tra un nugolo di sospetti, secondo i canoni più tradizionali del giallo «all'inglese». E, forse, ancora di più importa capire perché in un paese formalmente democratico come la Francia della IV Repubblica si possa formare una pesante atmosfera da stato poliziesco. Così su di una intelaiatura ammirevole da giallo d'enigma compaiono gli spettri incombenti dell'Indocina e dell'Algeria, gli amari rigurgiti di un impero in dissoluzione.

Adesso siamo davvero alla fine. Le scarse notazioni esposte potrebbero bastare a chiarire la giusta consacrazione di Ambler anche da parte di una critica non molto illuminata. Il pregiudizio verso un sottogenere che, a essere onesti, viene sommamente agevolato dalla modestia estrema dei suoi facitori, non può reggere nei confronti di un autore che, da ogni punto di vista, fa senz'altro da anello di congiunzione non più mancante.

martedì 7 giugno 2022

Gioia e dolore


Nascere
è gioia.

Vivere
è gioia
e dolore.

Morire
è dolore ...
... e gioia ...
... eterna.


CSS 42: Roberto Roganti, Quiz mortali in Abbazia



Questo racconto segna l’inizio di un nuovo ciclo. E’ la prima avventura senza i cinqueperunosei e non ci sono più gli articoli di GattaCiCovaModena, la testata giornalistica ha chiuso i battenti e gli amici si sono allontanati. Alcuni personaggi persistono, altri vengono sostituiti, altri fanno la loro prima comparsa. E’ anche la prima volta che Grogghino perde la testa per una ragazza. Quante cose che succedono tra un morto e l’altro… Già i miei scritti sono di un giallo sbiadito, ora li faccio virare verso il rosa… buon divertimento.

Roberto Roganti

Prologo

Prima di entrare nel vivo di questa nuova avventura è doveroso spiegarvi alcune cose, già, perché non lo sapete, ma dopo gli ultimi fatti ci sono stati molti cambiamenti qui a Modena. Andiamo con ordine.
I 5x1_6 come sappiamo si sono sciolti, dopo aver rischiato la vita, di comune accordo e anche per non loro volontà, o hanno smesso o hanno accettato l’allontanamento dal teatro della loro disavventura. 
Grogghino dal canto suo ha continuato a lavorare per l’agenzia di pompe funebri Della Cassa come tanatoestetista, ma non più a tempo pieno, in quanto è diventato consulente esterno per la medicina legale della polizia. In compenso ha ereditato una bella villa liberty in Viale Moreali, dove è andato a vivere. Nell’aria comunque un’idea, aprire al piano terra un suo laboratorio di tanatoestetica. 
In polizia ci sono stati avvicendamenti. 
Il questore dott. Pisquano è stato colpito da emorragia cerebrale e sostituito dal dott. Andrea Vaccari, proveniente dal Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dell’Arma, ma spostato in Polizia per la conoscenza capillare del territorio e del patrimonio artistico modenese. 
Il posto vacante di commissario è stato occupato per un breve periodo dalla vice Manuela Fontenova, la quale però è stata richiamata a Roma, dopo la morte del boss della mafia che l’aveva messa nel mirino. Le è stato dato un importante incarico presso la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) della capitale e in questa avventura l’ha seguita l’ispettore Vienna Rao.
Alla questura di Modena Massimo Ghigi, ispettore prima all’antidroga e poi all’investigativa, è stato promosso vice commissario e si è insediato al posto della Fontenova; l’ispettore Marco Vezzani, proveniente dal compartimento di Polizia Postale e delle Telecomunicazioni, e già aggregato alla squadra, è andato a occupare il posto lasciato vacante da Ghigi; temporaneamente si è aggiunto l’ispettore Dario Brunetti, proveniente dalla DIA di Bari, in quanto si sospettano infiltrazioni pericolose nella città geminiana, in sostituzione della Rao.
Infine, per puro caso, Roganti (Grogghino) e Vezzani (Vezz) sono pure speaker della stessa emittente radiofonica sul web, RadioPerfidaNonantola.


lunedì 6 giugno 2022

Capitolo 13: Al cinema, Medolla (MO), febbraio 1962

Il mio papà ogni tanto mi porta al cinema-tografo, che qui a Medolla è nella piazza del Comune.

Questa sera c'è un bel western e a me piacciono tanto, ma anche al mio papà.
La mamma non viene, resta a casa a badare al mio fratellino più piccolo.
La sala è piena, il film è di un paio di anni fa, abbastanza recente e si intitola... ah ... ecco ... "I magnifici sette", con quell'attore senza capelli, che poi una volta ce li aveva, sempre vestito di nero, sembra cattivo, ma è con i buoni.
Non stacco gli occhi dallo schermo, tengo la bocca spalancata e ogni tanto faccio ooohhh ... 
Quando usciamo sono felice, saltello imitando il cavallo, sparo con le dita ... il mio papà, invece, fischietta la colonna sonora.



venerdì 3 giugno 2022

Niccolò Zingarelli + Symphony No.1 in C Major


o Niccolò o Niccola 
(Napoli, 4 aprile 1752 – Torre del Greco, 5 maggio 1837)


Compositore molto apprezzato dai suoi contemporanei, Nicola (Niccolò) Antonio Zingarelli chiude con grande merito la generosa stagione del ’700 napoletano; autore prolifico, oltre a 38 opere per il teatro e musica strumentale, lascia una cospicua produzione di musica sacra, in buona parte inedita.

Nato a Napoli, Nicola Antonio Zingarelli all’età di sette anni viene ammesso al Conservatorio Santa Maria di Loreto; studia sotto la guida di Alessandro Speranza e Fedele Fenaroli, ha per compagno Domenico Cimarosa. Nel luglio del 1772 ottiene l’incarico di organista presso il Duomo di Torre Annunziata.
Giovanissimo, inizia a dedicarsi alla composizione; ricordiamo l’intermezzo “I quattro pazzi” del 1768.
La sua prima opera, “Montezuma”, presentata il 13 agosto 1781 al Teatro San Carlo di Napoli, riscuote un buon successo di pubblico; seguono altre opere: Alsinda, Ricimero, Armida, Ifigenia in Aulide, Artaserse, che lo pongono all’attenzione dei principali teatri italiani. Nel 1790, all’Académie Royale de Musique di Parigi, si rappresenta Antigone, opera seria su libretto di Jean-François Marmontel.


Nel 1793 Nicola Zingarelli assume l’incarico di maestro di cappella presso il Duomo di Milano, poi l’anno seguente passa al Santuario della Santa Casa di Loreto; la sua produzione operistica inizia a scemare, si dedica principalmente alla composizione di musica sacra. Dal 1804 dirige il Coro della Cappella Sistina.
Nel 1813 Zingarelli viene nominato direttore del Real Collegio di Musica di Napoli (poi Conservatorio di San Pietro a Majella); tra i suoi allievi si ricordano Bellini, Mercadante, Petrella e Piero Maroncelli, il patriota imprigionato con Silvio Pellico nella fortezza dello Spielberg. Nel 1816 succede a Paisiello nella carica di maestro del coro del Duomo di Napoli, incarico che tiene per il resto della sua vita.
Nicola Zingarelli attraversa il periodo di transizione nel quale l’opera seria di stampo metastasiano e di tema mitologico lascia il campo al melodramma ottocentesco, ma rimane sostanzialmente legato alla tradizione settecentesca; i suoi lavori, caratterizzati da cantabilità e da un linguaggio melodico semplice e chiaro, lo indicano come l’ultimo esponente della grande scuola napoletana. La sua opera più riuscita è sicuramente “Giulietta e Romeo”, rappresentata per la prima volta a Milano nel 1796 e con numerose repliche anche in Europa fino al 1830.


La sinfonia in tre movimenti (allegro-adagio-allegro) era ben radicata a Milano ma ha avuto meno successo a Napoli, suggerendo che il compositore utilizzò queste sinfonie per stabilirsi a Milano, capitale dell'arciducato, e datarle entro e non oltre i primi mesi della sua permanenza in quella città (1784-85). 
“Le Sinfonie milanesi sono le uniche sinfonie che Zingarelli scrisse in tre movimenti e in uno stile molto “mitteleuropeo”. La sinfonia in tre movimenti (allegro-adagio-allegro) era ben consolidata a Milano ma ebbe meno successo a Napoli, suggerendo che il compositore utilizzò queste sinfonie per stabilirsi a Milano, capitale dell'arciducato, e datarle non oltre i primi mesi della sua permanenza in quella città (1784-85). Quando Zingarelli arrivò a Milano nel 1784 volle solo dimostrare il suo talento; non era un bambino prodigio invecchiato che richiedeva una breve scossa acuta per rimettersi in sesto. A Milano la musica era meglio organizzata che altrove. La città ha sempre avuto orchestre - non solo la Scala ma anche quelle di lui le chiese principali della città (in particolare la Cattedrale) e quelle più piccole di importanti famiglie, accademie, confraternite e collegi - e spesso si formavano orchestre temporanee che si riunivano in occasioni dispari per un evento o l'altro. Rivaleggiava con Parigi, Londra e Vienna per il suo cosmopolitismo e la sua miscela culturale, vantando un teatro dell'opera che, nonostante la sua recente costruzione, era già il più prestigioso al mondo. Il sogno di ogni compositore era quello di scrivere opere ma, nell'attesa dell'opportunità di farlo, comporre sinfonie per i divertimenti cittadini di Milano era la cosa più ovvia da fare. 

giovedì 2 giugno 2022

Charles Herbert Shaw alias Bant Singer


(South Melbourne, 10 agosto 1900 – Sydney, 1 agosto 1955)


Originario di South Melbourne, oltre ad essere stato uno dei pionieri della letteratura di genere australiana, è stato un valido giornalista e sceneggiatore.
Nel mondo del Giallo è noto per i quattro romanzi polizieschi con protagonista Dennis Delaney, scritti utilizzando lo pseudonimo Bant Singer (un nome ispirato dalla sua automobile preferita, la Singer Bantam). La serie è ambientata nelle zone rurali dello stato australiano di  Victoria all’indomani della seconda guerra mondiale.
Lo scrittore morì a Sydney il 1º agosto 1955 per emorragia cerebrale.




You're Wrong, Delaney, 1953
Don't Slip, Deleney, 1954: Vacci piano, Delaney!, Il Giallo Mondadori n. 349, 1955; Vacci piano, Delaney!, I Classici del Giallo Mondadori n. 72, 1969
Have Patience, Delaney, 1954: Delaney, abbi pazienza, Il Giallo Mondadori n. 313, 1955
Your Move, Delaney, 1956: Quante grane, Delaney!, Il Giallo Mondadori n. 519, 1959

Altri romanzi
The Green Token, 1943
Treasure of the Hills, 1944