giovedì 30 dicembre 2021

Capodanno con delitto di Jessica Fletcher & Donald Bain

La quiete di Cabot Cove, dove la signora Fletcher può finalmente concentrarsi sui suoi romanzi, viene interrotta bruscamente e dolorosamente - quando Jessica riceve la telefonata di un avvocato di Savannah: l'eccentrica amica di un tempo, Tillie Mortelaine, è morta all'improvviso. Alla tristezza per la perdita, si aggiunge la sorpresa: Jessica erediterà un milione di dollari, ma a due condizioni. Per prima cosa, la neoereditiera dovrà utilizzare la somma per aiutare il centro di formazione scolastica fondato anni prima a Savannah assieme a Tillie. In secondo luogo, potrà ricevere il denaro solo se riuscirà a risolvere nel giro di un mese il mistero che avvolge ancora la morte dell'ex fidanzato di Tillie, Wanamaker Jones, ucciso quarant'anni prima con un colpo di pistola durante il veglione di Capodanno. Come sempre, la Signora in Giallo raccoglie la sfida; si trasferisce a Savannah e si stabilisce nella sontuosa dimora di Tillie, trovandosi a tu per tu con gli ospiti di cui si circondava l'amica, persone bizzarre e anticonformiste proprio come lo era lei. Le quali sostengono che lo spirito di Wanamaker Jones vaghi ancora all'interno della villa, la stessa dove è stato assassinato, incapace di abbandonare il mondo dei vivi. E - più terrenamente - che l'affascinante Wannamaker non fosse davvero innamorato della più anziana Tillie, bensì attratto dal suo patrimonio.

Donald Bain ha scritto - firmandoli, oppure in qualità di ghost writer - più di settanta libri, molti diventati best-seller, oltre a innumerevoli articoli per riviste. I suoi pezzi, come i suoi volumi, spaziano tra i generi più disparati: dalla commedia alla biografia, dal romanzo storico all'informazione scientifica. Collabora inoltre con alcune emittenti radiotelevisive. È autore, in coppia con Jessica Fletcher, della serie La Signora in Giallo, di cui Sperling & Kupfer ha pubblicato con successo numerosi romanzi.


martedì 28 dicembre 2021

Mauro Sighicelli: Maciste contro i Proci - Capitolo 9


Riassunto delle puntate precedenti:
 
1) Il commissario Bertini, assieme al fido scudiero Peppino, si recano a Itaca in vacanza e si trovano invischiati, loro malgrado, in una indagine poliziesca per risolvere un delitto. Scoprono infatti il cadavere di un procio morto sulla spiaggia di Itaca, in Grecia, mentre sono in vacanza. Bertini accetta di collaborare con l’ispettore greco Van Fakoulis per lo svolgimento delle indagini di rito.
2) Per identificare il Procio morto sulla spiaggia Bertini e Van Fakoulis si avvalgono della collaborazione del noto scrittore Roberto Roganti, in arte Grog, autore della trilogia di romanzi “Morte al Villaggio Giardino”, “Morte al Lido delle Nazioni”, “Morte al Palamolza” e in odore di premio Pulitzer 2018 in quanto esperto beccamorto. Quindi si recano alla reggia dove alloggiano i Proci per identificare il cadavere.
3) Grazie a una fotografia scattata con il nuovo cellulare del commissario Bertini, Penelope, regina di Itaca, risale all’identità del Procio morto, Ctisippo. Il nostro eroe e l’ispettore greco decidono di appostarsi per tutta la notte dietro a un divano nella sala della reggia per ricavare ulteriori elementi utili all’indagine. Nel frattempo, “Morte al Lido delle Nazioni” va a ruba in tutte le librerie greche.
4) Durante a lunga notte Bertini e Van Fakoulis scoprono un Procio, Anfinomo, intento a aiutare Penelope a disfare la tela. Dubitano quindi che possa essere anche un assassino e decidono di partecipare alla presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti, ora richiesto da tutte le librerie bulgare, onde ottenere altri elementi utili all’indagine. 
5) Alla presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti sono presenti numerosi personaggi anche se uno solo sarà l’assassino. Ma chi? Intanto Bertini ne approfitta per acquisire ulteriori informazioni su tale Mekistos, in arte Maciste, personaggio potenzialmente implicato nell’omicidio. Nel frattempo una copia autografata del libro di Roberto Roganti è contesa da Donald Trump, Putin e Al Bano. La spunta quest’ultimo con un bieco accorgimento.
6) Durante la presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti, il Procio Antinoo beve direttamente dalla caraffa del rinfresco e muore avvelenato. Dopo aver constatato il decesso Bertini, Van Fakoulis e Grog concertano su questioni filosofiche inerenti la morale della vita prima di procedere celermente con l’indagine in corso.
7) Un maggiordomo in livrea confessa di essere l’autore dei due omicidi. Come movente, adduce la tesi di voler proteggere Penelope dai Proci. Bertini sventa prontamente un tentativo di suicidio di massa da parte degli spettatori presenti in segno di solidarietà con Antinoo mentre Van Fakoulis promette protezione a Penelope, preoccupata per le possibili angherie da parte dei Proci superstiti.
8) Bertini si reca a casa di Maciste e lo convince a aiutare Penelope contro i Proci superstiti. Nel frattempo il libro “Morte al Lido delle Nazioni” scala tutte le classifiche mondiali di vendita assestandosi al primo posto di tutte le Hit Parade. L’autore Roberto Roganti vince il premio Pulitzer quale penna d’oro dell’anno 2018.



9° CAPITOLO
Maciste contro i proci

Maciste si recò di persona alla reggia di Penelope. Suonò il campanello. Aprì un maggiordomo in livrea. “Desidera?” “Sono Maciste, un amico della regina. Vorrei incontrarla.” “Perché?” “Per argomenti privati che a lei non devono interessare.” “Mi può dire almeno di cosa si tratta, per informare la padrona.” “Se Penelope si vuole avvalere del mio aiuto, sono a disposizione.” “Penso proprio di sì. Non se ne può più di questi proci! Si approfittano di lei, invadono la reggia, sperperano i suoi averi, trombano le ancelle! C’è bisogno di qualcuno che li sgomini!” “Ci penserò io, mi faccia accomodare.” Il maggiordomo in livrea scrutò lungo la strada sia a destra che a sinistra per controllare se la polizia lo stesse cercando in quanto era agli arresti domiciliari con l’obbligo di non abbandonare il luogo di lavoro e di non avvelenare più i pretendenti, avendo ricevuto un avviso di garanzia emesso a suo carico per l’assassinio dei due proci. Rassicurato che nessuno lo stesse pedinando, uscì per strada velocissimo solo per trasgredire l’ordinanza restrittiva e tornò quasi subito all’interno del castello. Nel frattempo Maciste aveva raggiunto il salone dove i proci si sollazzavano in attesa della scelta di Penelope e per un attimo calò un silenzio imbarazzante tra gli ospiti. Si erano infatti spaventati nel vedere un giovane dal fisico così possente. Leode e Demoptoleno lo invitarono a giocare a bigliardino ma il nostro eroe frullò così velocemente la stecca da sfasciare completamente l’asse che delimitava il lato corto della porta avversaria. Allora Euriade lo invitò a giocare a ping pong ma Maciste colpì con troppa forza la pallina da fare addirittura un buco nella metà campo del tavolo avversario. Constatata la forza del nostro campione, i proci si serrarono come un guscio a forma di scudo e Eurimaco, che era uno dei loro capi, intimò a Maciste: “Non sei un procio. Dicci perché sei venuto qui.” “Sì, dicci perché sei venuto qua” ripetè Elato. “Certo, dicci perché sei venuto quo” concluse Euridamante. L’eroe rispose: “Qui, quo, qua … sembrate i nipoti di Paperino! Paperi siete, ridicoli paperi senza spina dorsale. Dovete lasciare in pace Penelope o io salverò la situazione punendovi severamente.” I proci si consultarono, questo libro era ormai giunto al momento di massima tensione. Tesero una trappola a Maciste, lo invitarono a seguirli per offrirgli in dono l’ancella infedele superstite. Attratto da tanta bellezza, Maciste cadde nella trappola venendo rinchiuso in una prigione dentro una cella dove non trovò l’ancella infedele ma il procio Anfinomo. Costui si avvicinò all’eroe con fare ambiguo. “Cosa vuoi?” “Accarezzare il tuo fisico possente.” “Ma non sarai mica un procio frocio?” Anfinomo parve offeso. “Ma come ti permetti di parlare in modo così volgare? Sono fiero di essere quel che sono e certi termini scurrili squalificano solo chi li pronuncia. Non hai mai sentito parlare di orgoglio gay, dovresti promuovere la autoaffermazione, la dignità e l’uguaglianza dei diritti dei gay, delle lesbiche, dei bisessuali e dei transessuali. Il mondo è bello perché è vario, perché è diverso. Se fosse uniforme, dove tutto è uguale e tutti sono uguali che razza di mondo sarebbe?” Maciste sembrava confuso, stette un po’ a pensarci su, poi rispose: “ Hai ragione. Fai bene a ribadire con fierezza il tuo orgoglio gay, però a me era stata promessa la più bella tra le ancelle ed è evidente che sono caduto in una trappola. Mi dispiace molto doverti salutare ma la mia vendetta sarà terribile.” Maciste piegò le sbarre della cella quel tanto che basta per passarci in mezzo ma incontrò sul suo cammino Eurimaco, uno dei capi dei proci. “Fermati Maciste o dovrai passare sul mio cadavere!” Maciste lo uccise e passò sul suo cadavere ma incontrò Agelao, altro procio. “Fermati dove sei, Maciste, o dovrai passare sul mio cadavere!” Maciste lo uccise e passò pure sul suo cadavere, anzi fece avanti e indietro tre volte per maciullarlo per bene. Riprese il cammino ma incontrò Eurinomo che avendo assistito alle scene precedenti pensò bene di lasciarlo passare e gli sorrise, addirittura. Tornò così nel salone dove trovò i proci superstiti: Demoptoleno, Leocrito, Leode, Pisandro, Polibo, Elato, Euriade, Euridamonte. Solo Anfinomo era rimasto in cella a piangere perché respinto da Maciste. “Se non ve ne andate subito vi ucciderò tutti!” Urlò l’eroe, ma i proci lo invitarono all’assalto. Maciste partì di slancio per sterminarli, ma non si accorse che sotto un foglio di giornale color rosa c’era un baratro e cadde in fondo al tunnel; i proci esultarono per la buona riuscita della trappola ma Polibo scoppiò in un pianto dirotto di rabbia e costernazione. “Perchè piangi invece di esultare? Quel gigante dal cuore buono è caduto nella trappola nascosta sotto al giornale.” Polibo non smetteva di frignare. “Sì, è vero, ma il giornale è di oggi.” “Come di oggi?” chiese Leode. “Lo avevo appena comprato, c’erano tutti i risultati del fantacalcio!” Elato imprecò: “Porca miseria, ma allora lo fate apposta! Lo avevo pagato io!” Seguirono alcune scaramucce tra i proci, mentre Maciste, non visto, grazie alla sua forza riuscì a risalire dal baratro per dare corpo alla battaglia finale che lo avrebbe condotto inevitabilmente alla vittoria.

giovedì 23 dicembre 2021

La morte ha mille mani di Luigi Guicciardi

 

È il Re Mida della chirurgia plastica; tutto ciò che le sue mani toccano in sala operatoria (ricche borghesi sfiorite, starlet in cerca di fortuna, attori isterici e imprenditori decrepiti) si trasforma nell'oro di una apparente giovinezza ritrovata. E' ricco, potente, ammirato, rispettato. Non da tutti, però. Perché a Modena esiste almeno una persona che nutre un terribile risentimento nei suoi confronti; un odio senza confini che sfocia nell'omicidio. La notizia della morte del chirurgo scuote la sonnacchiosa cittadina emiliana fin dalle fondamenta; incaricato delle indagini è il commissario Giovanni Cataldo, poliziotto espertissimo ma sempre più in crisi con se stesso e la propria famiglia. Ciononostante Cataldo si aggrappa al senso del dovere e inizia a indagare. Le piste possibili sono innumerevoli; le testimonianze appaiono ambigue e contraddittorie, mentre il modus operandi dell'assassino è stato di una tale raffinatezza da non lasciare quasi traccia.


Luigi Guicciardi è uno scrittore e insegnante italiano, ex docente di lettere presso il liceo scientifico Alessandro Tassoni di Modena. Di lontane origini siciliane, ha creato il personaggio del commissario Cataldo, protagonista di una serie di romanzi polizieschi comprendente tuttora 21 opere e il commissario Laudani, nuovo protagonista di un serie a venire.


martedì 21 dicembre 2021

Mauro Sighicelli: Maciste contro i Proci - Capitolo 8


Riassunto delle puntate precedenti:
 
1) Il commissario Bertini, assieme al fido scudiero Peppino, si recano a Itaca in vacanza e si trovano invischiati, loro malgrado, in una indagine poliziesca per risolvere un delitto. Scoprono infatti il cadavere di un procio morto sulla spiaggia di Itaca, in Grecia, mentre sono in vacanza. Bertini accetta di collaborare con l’ispettore greco Van Fakoulis per lo svolgimento delle indagini di rito.
2) Per identificare il Procio morto sulla spiaggia Bertini e Van Fakoulis si avvalgono della collaborazione del noto scrittore Roberto Roganti, in arte Grog, autore della trilogia di romanzi “Morte al Villaggio Giardino”, “Morte al Lido delle Nazioni”, “Morte al Palamolza” e in odore di premio Pulitzer 2018 in quanto esperto beccamorto. Quindi si recano alla reggia dove alloggiano i Proci per identificare il cadavere.
3) Grazie a una fotografia scattata con il nuovo cellulare del commissario Bertini, Penelope, regina di Itaca, risale all’identità del Procio morto, Ctisippo. Il nostro eroe e l’ispettore greco decidono di appostarsi per tutta la notte dietro a un divano nella sala della reggia per ricavare ulteriori elementi utili all’indagine. Nel frattempo, “Morte al Lido delle Nazioni” va a ruba in tutte le librerie greche.
4) Durante a lunga notte Bertini e Van Fakoulis scoprono un Procio, Anfinomo, intento a aiutare Penelope a disfare la tela. Dubitano quindi che possa essere anche un assassino e decidono di partecipare alla presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti, ora richiesto da tutte le librerie bulgare, onde ottenere altri elementi utili all’indagine. 
5) Alla presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti sono presenti numerosi personaggi anche se uno solo sarà l’assassino. Ma chi? Intanto Bertini ne approfitta per acquisire ulteriori informazioni su tale Mekistos, in arte Maciste, personaggio potenzialmente implicato nell’omicidio. Nel frattempo una copia autografata del libro di Roberto Roganti è contesa da Donald Trump, Putin e Al Bano. La spunta quest’ultimo con un bieco accorgimento.
6) Durante la presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti, il Procio Antinoo beve direttamente dalla caraffa del rinfresco e muore avvelenato. Dopo aver constatato il decesso Bertini, Van Fakoulis e Grog concertano su questioni filosofiche inerenti la morale della vita prima di procedere celermente con l’indagine in corso.
7) Un maggiordomo in livrea confessa di essere l’autore dei due omicidi. Come movente, adduce la tesi di voler proteggere Penelope dai Proci. Bertini sventa prontamente un tentativo di suicidio di massa da parte degli spettatori presenti in segno di solidarietà con Antinoo mentre Van Fakoulis promette protezione a Penelope, preoccupata per le possibili angherie da parte dei Proci superstiti.


8° CAPITOLO
Viale Hitler

Il mattino seguente Bertini tornò in spiaggia visibilmente sollevato in compagnia del fido agente Peppino. Tutto sembrava volgere al meglio. L’ispettore Van Fakoulis si era preso il merito di aver risolto il caso dei proci morti, quindi la parentesi investigativa della vacanza sembrava conclusa. Ma il poliziotto che si annidava tra le sue viscere continuava a rimuginare intrighi, sospetti e indizi per cui il commissario non era proprio convinto che proprio tutti i nodi fossero venuti al pettine. Si ricordava ancora di quando era stato avvisato dal cameriere del lido che doveva stare molto attento a tale Mekistos. Decise così di tornare a interrogarlo. “Gentile cameriere, lei mi ha accennato di un tale Mekistos. Sa dove posso trovarlo?” “In via dei proci numero undici.” “Come in via dei proci?” “Guardi” rispose garbato il cameriere “lei percorra questo viale, giri alla seconda traversa a destra che è viale Hitler e la prima a sinistra è via dei proci. Tutto molto semplice.” “ … sì, ma sono stupito. Come si è permessa l’amministrazione locale di dedicare un viale a Hitler?”“Dunque” rispose garbato il cameriere “è una zona malfamata di Itaca e i nomi delle strade sono dedicate a personaggi scomodi. Può trovare via Al Capone, via Caino, via Attila, via Hiler, via dei proci appunto … solo per citare alcune strade limitrofe a via dei proci.” “D’accordo, non condivido la scelta ma ho capito il principio. Grazie per l’informazione, andrò subito a casa di Mekistos. Arrivederci.” L’informazione del garbato cameriere si rivelò esatta e Bertini trovò abbastanza facilmente via dei proci. Suonò al campanello del numero undici e Maciste in persona lo fece accomodare. Si trattava di un giovane di straordinaria forza e bontà, con un fisico possente e dotato di forza eccezionale. Offrì al commissario una tisana di the all’arancia, ma Bertini preferì una lattina di coca cola fresca di frigorifero. “A cosa devo il piacere della sua visita?” “Ho saputo che lei, signor Maciste, ha il compito di proteggere l’umanità e in particolar modo le fanciulle in pericolo. Vorrei sottoporle il caso di Penelope; la regina è ancora sotto scacco da parte dei proci superstiti e ha bisogno di aiuto. Con la sua possente forza può sgominare i proci e salvare la donna. Che ne dice, accetta?” Maciste lo squadrò dubbioso. “Ma perché non ci pensa lei, visto che è un commissario?” “Perché sono in ferie. E’ il mio periodo di vacanza. Ho già perso due giorni di mare per risolvere il caso dei proci morti e da adesso fino alla fine del soggiorno penserò solo a divertirmi. Per me è lei la persona adatta a distruggere i proci superstiti fino a ridurli in briciole, superare gli equivoci, il momento di massima tensione e avvalendosi della forza e del buon cuore riuscirà sempre a vincere e a salvare la situazione. “E sia” Maciste acconsentì “sono già intervenuto nel film ‘Maciste nella terra dei ciclopi’ in favore di Penelope, ho liberato sia lei che il figlio neonato distruggendo l’ultimo ciclope, il perfido Iphitus e la crudele regina Capys. Libererò anche stavolta Penelope dai suoi oppressori, può contare su di me.” “Grazie, signor Maciste. Non ha idea di che peso mi abbia tolto dallo stomaco, non ci dormivo la notte. Adesso posso veramente godermi la vacanza.” Visibilmente soddisfatto, Bertini si accomiatò dal gigante per fare ritorno sulla spiaggia mentre il giovane eroe si preparò di tutto punto per la nuova avventura.

venerdì 17 dicembre 2021

Padre Brown

 Padre Brown, Gran Bretagna, 1910 / Gilbert Keith Chesterton

«Aveva il volto rotondo e inespressivo come gli gnocchi di Norfolk, gli occhi incolori come il mare del Nord, e recava parecchi involti di carta scura che non riusciva a tenere insieme… Avrebbe destato la compassione di chiunque. Aveva infatti un ombrellone logoro, che cadeva costantemente per terra, e pareva che non sapesse quale fosse la parte del biglietto che serviva per il ritorno». Ecco come Gilbert Keith Chesterton ci presenta Padre Brown, un piccolo prete cattolico dai tratti e dai modi insignificanti e curiosi che sarà il protagonista di una cinquantina di novelle pubblicate in Italia da Edizioni Paoline e da Rizzoli.

Originariamente di fede calvinista, Chesterton si convertirà al cattolicesimo nel 1922, sebbene i racconti di Padre Brown testimonino che le sue simpatie per la religione della Chiesa di Roma dovevano risalire almeno a una dozzina d'anni prima. Ed è stato proprio un sacerdote cattolico. Padre John O'Connor, che gli ha dato lo spunto per la figura di Padre Brown sotto l'aspetto intellettuale e spirituale. I caratteri più tipici e profondi che Chesterton individuò nella religione cattolica, e cioè «l'amore per l'allegria, la salute e la fantasia», sono anche alla base dei suoi racconti.

Personaggio totalmente nuovo e originale. Padre Brown (che per Ellery Queen è uno dei più grandi investigatori della narrativa poliziesca insieme ad Auguste Dupin e a Sherlock Holmes) è, secondo molti critici, protagonista di veri e propri apologhi sulla giustizia e sul bene più che di classiche vicende poliziesche. Alla base della sua azione, infatti, non ci sarebbe alcuna metodologia scientifica, nessun rigore di analisi deduttiva, ma solo una profonda conoscenza dell'animo umano e un'infallibile propensione allo studio delle psicologie. Ciò non è però del tutto vero - dato che Chesterton è uno degli autori che con maggiore tendenziosità concerta le situazioni e le messe in scena nella prospettiva dello scioglimento finale, agevolato in questo dalla brevità dei racconti - e non si può negare l'enorme popolarità goduta da Padre Brown, spiegabile soprattutto tenendo conto dei molti elementi che esulano da una concezione strettamente legata al genere poliziesco, dal tono di confortante bonarietà all'onesto ottimismo che sempre accompagna il piccolo e coraggioso prete cattolico. Anche se, secondo Chesterton, «il suo coraggio, enorme, è tuttavia meno grande della sua curiosità».

Il suo metodo di indagine è molto particolare. Ecco come lo descrive egli stesso: «Io cerco di immedesimarmi nell'uomo mettendomi nei suoi panni e aspetto ad agire finché non mi rendo conto di essere diventato io stesso un assassino, di avere i suoi pensieri e le sue passioni, finché non mi sono calato nei suoi problemi e nei suoi odi. Solo quando mi sento sicuro di provare gli stessi sentimenti dell'assassino, allora, naturalmente, scopro chi è».
Padre Brown è spesso accompagnato da un'altrettanto insolita figura di assistente, il gigantesco e bonario Flambeau, un ex ladro internazionale che il geniale prete smaschera nel primo racconto della serie. La croce azzurra, dal quale è tratta la descrizione iniziale, per poi redimerlo e dividere insieme a lui la maggior parte delle sue avventure.


Padre Brown è stato interpretato sul grande schermo da:

Walter Connolly in Father Brown, Detective (1934, USA, b/n), diretto da Edward Sedgwick e, nel 1954;

Robert Hamers nel film Uno strano detective, padre Brown (Father Brown) interpretato da Alec Guinnes.

Sul piccolo schermo lo vediamo in:

Pater Brown (1966-1972, Austria, Germania Ovest; b/n per 2 stagioni e colore per 3 stagioni) con Josef Meinrad.

I racconti di padre Brown (1970-1971, Italia), serie tv (b/n). Tra la fine del 1970 e l'inizio del 1971 la televisione italiana ha trasmesso sei sceneggiati tratti da altrettanti racconti incentrati sulle avventure del popolare personaggio creato da Chesterton. Diretti da Vittorio Cottafavi, erano interpretati da Renato Rascel (Padre Brown) e Arnoldo Foà (Flambeau).

Father Brown (1974, USA), prodotta dalla britannica Associated Television con Kenneth More in un serial inglese di 26 telefilm da 50 minuti scritti da Hugh Léonard, non privo di un certo sense of humour, realizzato a metà degh anni Settanta.

Sei delitti per padre Brown (1988, Italia), in un nuovo serial italiano diretto da Vittorio De Sisti con Emrys James.

Padre Brown, serie televisiva britannica, trasmessa dal 14 gennaio 2013 su BBC One e ripropone nuove storie in un'epoca successiva a quella in cui sono ambientati i romanzi. Mark Williams interpreta padre Brown.

Versioni a fumetti:

Una versione a fumetti di alcuni racconti della serie, sceneggiata da Renata Gelardini e disegnata da Lino Landolfi, è stata pubblicata tra il 1981 e il 1982 dalla rivista per ragazzi Il Giornalino.

Nel 2013 la casa editrice ReNoir Comics pubblica la versione a fumetti del racconto "Il giardino segreto", sceneggiata da Davide Barzi e disegnata da Werner Maresta, ripubblicata nel 2014 nel volume "Padre Brown - La croce azzurra" insieme agli adattamenti di altri due racconti, “La croce azzurra” e “Gli strani passi”, ancora su testi di Barzi e disegnati rispettivamente da Marco "Will" Villa e Riccardo Chiereghin.

giovedì 16 dicembre 2021

Un Natale di Maigret di Georges Simenon


È Natale. Fuori nevica. Maigret è a casa con sua moglie Loiuse, ma mentre sta facendo colazione si presentano a casa sua, con urgenza, due vicine di casa che abitano nel caseggiato dirimpetto a Maigret, in boulevard Richard Lenoir.
La nipote di sei anni della signora Martin, Colette, che è orfana di madre e il cui padre ha problemi di alcolismo, è a letto malata e afferma di aver visto, questa notte, Babbo Natale che si sarebbe introdotto in camera sua.


Georges Joseph Christian Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903 – Losanna, 4 settembre 1989).
Tra i più prolifici scrittori del XX secolo, Simenon era in grado di produrre fino a ottanta pagine al giorno. A lui si devono centinaia di romanzi e racconti, molti dei quali pubblicati sotto diversi pseudonimi. La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta Paesi, supera i settecento milioni di copie.
Lo stile di scrittura di Simenon è caratterizzato, nonostante il vocabolario scarno e la rinuncia a qualsiasi finezza letteraria, da atmosfere molto dense. Il suo lavoro arriva, nelle sue stesse parole, dal "popolo nudo", dall'uomo che viene alla luce dietro tutte le possibili maschere. 
La narrativa di Simenon è caratterizzata da storie nelle quali i personaggi, quasi sempre umili o appartenenti alla piccola borghesia, ma anche ricchi e rinomati, si trovano coinvolti in vicende drammatiche. Pur utilizzando uno stile narrativo asciutto e poco incline a estetismi letterari, le sue opere dimostrano una notevole capacità di ritrarre con arguta psicologia vicende dal sapore profondamente umano. Con Simenon si giunge alla borghesizzazione del racconto giallo: piccoli uomini spersi nelle traversie della vita passano sotto la lente di un osservatore attento e analitico, che nelle sue opere non si dilunga in descrizioni favolistiche di luoghi e persone, ma anzi ad esse dedica spesso poche e asciutte, anche se esaustive, righe. Tutto è crudo e brutalmente trasparente, tutto è nuda realtà.


martedì 14 dicembre 2021

Mauro Sighicelli: Maciste contro i Proci - Capitolo 7


Riassunto delle puntate precedenti: 

1) Il commissario Bertini, assieme al fido scudiero Peppino, si recano a Itaca in vacanza e si trovano invischiati, loro malgrado, in una indagine poliziesca per risolvere un delitto. Scoprono infatti il cadavere di un procio morto sulla spiaggia di Itaca, in Grecia, mentre sono in vacanza. Bertini accetta di collaborare con l’ispettore greco Van Fakoulis per lo svolgimento delle indagini di rito.
2) Per identificare il Procio morto sulla spiaggia Bertini e Van Fakoulis si avvalgono della collaborazione del noto scrittore Roberto Roganti, in arte Grog, autore della trilogia di romanzi “Morte al Villaggio Giardino”, “Morte al Lido delle Nazioni”, “Morte al Palamolza” e in odore di premio Pulitzer 2018 in quanto esperto beccamorto. Quindi si recano alla reggia dove alloggiano i Proci per identificare il cadavere.
3) Grazie a una fotografia scattata con il nuovo cellulare del commissario Bertini, Penelope, regina di Itaca, risale all’identità del Procio morto, Ctisippo. Il nostro eroe e l’ispettore greco decidono di appostarsi per tutta la notte dietro a un divano nella sala della reggia per ricavare ulteriori elementi utili all’indagine. Nel frattempo, “Morte al Lido delle Nazioni” va a ruba in tutte le librerie greche.
4) Durante a lunga notte Bertini e Van Fakoulis scoprono un Procio, Anfinomo, intento a aiutare Penelope a disfare la tela. Dubitano quindi che possa essere anche un assassino e decidono di partecipare alla presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti, ora richiesto da tutte le librerie bulgare, onde ottenere altri elementi utili all’indagine. 
5) Alla presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti sono presenti numerosi personaggi anche se uno solo sarà l’assassino. Ma chi? Intanto Bertini ne approfitta per acquisire ulteriori informazioni su tale Mekistos, in arte Maciste, personaggio potenzialmente implicato nell’omicidio. Nel frattempo una copia autografata del libro di Roberto Roganti è contesa da Donald Trump, Putin e Al Bano. La spunta quest’ultimo con un bieco accorgimento.
6) Durante la presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti, il Procio Antinoo beve direttamente dalla caraffa del rinfresco e muore avvelenato. Dopo aver constatato il decesso Bertini, Van Fakoulis e Grog concertano su questioni filosofiche inerenti la morale della vita prima di procedere celermente con l’indagine in corso.


7° CAPITOLO
Il colpevole smascherato

Il primo a soccorrere il secondo procio morto stavolta fu Grog, il beccamorto. “Il procio è morto!” esclamò. Van Fakoulis si sporse verso il cadavere per osservarlo meglio. “Possiamo presumere le cause del decesso?” chiese. Grog scosse il capo, in cenno di diniego. “Il procio è morto dopo aver bevuto l’intruglio servito dal maggiordomo in livrea. Tragga lei le conclusioni, dato che è un ispettore di polizia.” Van Fakoulis volse lo sguardo vero Bertini, con fare interrogativo. Il commissario azzardò una ipotesi: “Prima di bere il procio stava bene. Dopo aver bevuto il procio è morto. Deduco che l’intruglio servito nella brocca d’acqua sia stato avvelenato.” “E chi può essere stato ad avvelenare la bevanda?” “Sicuramente il probabile assassino. Dirò di più, siccome anche Ctesippo è morto dopo aver mangiato a sazietà, ritengo che i due proci morti siano proprio morti per mano della stessa persona.” Van Fakoulis ebbe un’intuizione degna di un sagace poliziotto e interrogò il maggiordomo in livrea. “Lei ha servito al tavolo una brocca d’acqua contenente succo di limone e altri infusi probabilmente avvelenati. Mi sa dire chi ha preparato la bevanda?” Il maggiordomo accennò un inchino di compiacimento prima di confessare. “Io stesso ho avvelenato l’intruglio.” “Perché? Voleva forse avvelenare il signor Grog, lo scrittore? Fanno davvero così schifo i suoi libri?” “Tutt’altro, li trovo anzi di pregevole fattura. Ma non sopporto più i proci che per tutto il giorno stanno dentro al palazzo, avanzano pretese, bevono e mangiano a sazietà, defecano senza limiti. Quando mi è stato ordinato di servire da bere, ho supposto che qualcuno dei proci si sarebbe avventato senza ritegno sul rinfresco appena servito. Fanno così tutto il giorno, senza limiti e confini. Era ora che qualcuno impartisse loro una sonora lezione!” Van Fakoulis incalzò il maggiordomo in livrea durante l’interrogatorio. “Non è che per caso lei abbia avvelenato qualche altra pietanza causando la morte del procio Ctesippo?” “Sì. Ho inserito dosi massicce di un potente topicida nelle polpette che ho utilizzato per farcire un tacchino, la sorte ha deciso che Ctesippo scegliesse il piatto con la pietanza che gli è costata la vita. Ma elevate dosi del potente topicida sono sciolte nella brocca che contiene la bevanda con il succo di limone, che serve per stemperare i sapori.” “Dunque il caso è risolto! Siamo finalmente riusciti  a scoprire l’identità del colpevole! L’assassino è il maggiordomo.” Sentenziò l’ispettore greco. “Il caso è chiuso. Posso finalmente dedicarmi alle vacanze” rispose il commissario italiano. “A sì? E che ne sarà di me?” intervenne la regina Penelope, visibilmente contrariata “di proci vivi ce ne sono ancora molti e se voi non mi aiuterete continuerò a essere preda delle loro angherie e dovrò anche continuare a tessere la tela.” “Non si preoccupi, signora regina. Sporga pure regolare denuncia e sarà compito della polizia di stato vegliare sulla sua privacy e sulla sua incolumità.” Presi com’erano dall’euforia di aver scoperto l’assassino e invaghiti dalla bellezza di Penelope, i due detective non si accorsero che una delle due ancelle infedeli, proprio quella che indossava la veste rosa, aveva nel frattempo raggiunto il tavolo delle autorità, si era impossessata di un bicchiere di carta monouso bianca, aveva versato l’intruglio incriminato e se lo era avidamente scolato. “Finalmente!” esclamò soddisfatta “dai vostri discorsi ho intuito che dopo aver bevuto la pozione malefica morirò anch’io, ponendo fine al mio contrasto interiore dovuto a troppe infedeltà! Addio, mondo crudele!” Dopo aver pronunciato le ultime parole, la donna crollò al suolo priva di sensi. Grog, il becchino, altro non potè fare se non constatare il decesso. Un brusìo si levò tra la folla costernata, quasi un cenno di solidarietà e come per incanto si formò una fila di persone intenzionate  a bere l’intruglio avvelenato per porre fine alle loro pene. Si trattava per lo più di ragazze anoressiche o bulimiche, innamorati delusi o traditi, clienti dell’hotel Hellas non soddisfatti del trattamento di mezza pensione, calciatori non convocati alle partite dal loro allenatore, anziani privati della pensione di vecchiaia, giovani studenti privi dei requisiti per poter accedere al reddito di cittadinanza. Mentre Van Fakoulis sembrava disorientato, Bertini ebbe una buona intuizione, requisì prontamente la brocca d’acqua incriminata e versò il liquido direttamente su una pianta di cactus senza risparmiare neanche una goccia. Un mormorio di disapprovazione serpeggiò tra i presenti, la speranza di un mondo migliore nell’aldilà era andata in frantumi per colpa di un commissario. Mentre il cactus purtroppo moriva, qualcuno bofonchiò qualche epiteto volgare all’indirizzo del poliziotto italiano e nessuno comprò il libro ‘Morte al Lido delle Nazioni’ per ritorsione. Solo il macedone seduto al tavolo delle autorità chiese a Grog se ne avesse una copia tradotta nella lingua del suo paese. “Casualmente con me stasera ne ho proprio una copia tradotta in macedone, è una macedonia di termini bislacchi che vendo volentieri.” “Mi può fare una dedica con autografo?” chiese il macedone, visivamente soddisfatto, in maniera garbata. “Ma certo” rispose Grog, accondiscendente. Intervenne però anche il macedone presente tra il pubblico, quello che alloggiava all’hotel Hellas. “Vorrei una copia anch’io del libro ‘Morte al Lido delle Nazioni’ tradotto in macedone.” “Mi dispiace” Grog scosse il capo, in cenno di diniego “ne avevo una sola copia e l’ho già promessa al suo connazionale. E poi gli ho scritto anche una dedica con la mia firma, personalizzando così il volume. Potreste però scambiarvelo se siete in buoni rapporti.” Il macedone presente al tavolo delle autorità, stringendo a sé il libro appena acquistato, scosse la testa. “No, io non conosco il mio connazionale. Non so chi sia. Se lo vuole, posso rivenderglielo al prezzo raddoppiato, perché gli arretrati costano il doppio.” L’altro macedone accettò, pur se brontolando e nessun’altra copia venne venduta quella sera.

lunedì 13 dicembre 2021

Alexandr Borodin + Symphony No. 2 in B minor (1869-76)



(San Pietroburgo, 12 novembre 1833 – 27 febbraio 1887)

Musicista nato, a nove anni componeva i primi pezzettini per pianoforte. Tuttavia per obbedire alla volontà materna si iscrisse alla facoltà di medicina, laureandosi giovanissimo: a 28 anni era professore di chimica all'Accademia di Medicina di Pietroburgo. Si dedicò alla chimica, che era la sua professione principale (e in questo campo ebbe dei meriti grandissimi, ancor oggi ricordati dagli studiosi di chimica dell'URSS) ma coltivò sempre con grande amore la musica: la conoscenza con Mussorgski lo orientò seriamente in campo musicale, tanto che ben presto aderi entusiasticamente all'iniziativa di Balakirev - il Gruppo dei Cinque - divenendo un battagliero esponente della nuova scuola nazionale russa. Fu presidente di una società musicale di Pietroburgo, si recò in Germania dove divenne grande amico di Liszt, poi in Belgio, ed era nel pieno della sua attività, circondato dall'ammirazione di tutto l'ambiente musicale progressivo della Russia zarista, quando la morte per aneurisma lo colse durante una festa in costume che aveva organizzato nella propria sontuosa dimora.
Borodin fu musicista istintivo ma anche impegnato seriamente come intellettuale e come novatore. Comprese subito l'importanza della riforma balakireviana, e vi recò il contributo impetuoso di una fantasia viva, che vedeva nella valorizzazione del patrimonio musicale popolare una via nuova e ricchissima aperta allo sviluppo di una musica nazionale. Senti moltissimo il fascino dell'oriente (era figlio naturale del discendente di un re d'Imerezia nel Caucaso), ma era uomo troppo colto e moderno per non sentirsi anche attratto dalla cultura della Russia occidentale e dell'Europa. Nella sua musica fuse così i due mondi, creando pagine colorite in cui l'aspirazione a una musica di carattere nuovo è risolta in senso assai ampio, dando diritto di cittadinanza agli influssi più lontani e contrastanti. Il suo lirismo è caldo, a volte conturbante, la sua tavolozza ricca di colori, la sua orchestra tra le più romantiche e appassionate dell'800. La sua mentalità scientifica lo aiutò anche musicalmente, nel senso che egli studiò con serietà di etnomusicologo il folclore musicale dell'oriente russo, cogliendone i succhi più gustosi che seppe trasferire nella sua musica senza tradirli, anzi elevandoli ad autentica espressione d'arte. I suoi ritmi sanno essere travolgenti, e il Principe Igor, a cui dedicò tanta parte dell'esistenza, è tra le opere nazionali dell'800 russo più riuscite e felici.
In campo sinfonico, compose 3 sinfonie (l'ultima incompiuta) e un popolare schizzo sinfonico, Nelle steppe dell'Asia centrale.

Stando a quanto riferisce Stassov, il famoso critico d'arte che fu anche il primo biografo di Borodin, il musicista avrebbe pensato a questa Sinfonia in senso programmatico: il primo tempo avrebbe dovuto rappresentare un'adunata di guerrieri russi, il terzo la figura di un antico cantore russo e l'ultimo una scena festosa al suono dei gusli, tra la letizia di una grandiosa massa di popolo.
In conseguenza lo stesso Stassov denominò questa Sinfonia l'eroica, e non si può negare che questo aggettivo colga piùttosto bene il carattere dell'ampia composizione. Il piglio di questa musica è per lo più baldanzoso e virile: non manca di terni appassionati e lirici, ma gli sviluppi sono densi e drammatici. Indubbiamente è un'opera più compiuta ed esauriente della precedente, ed è giustamente rimasta tra i lavori più popolari del compositore russo.
Il primo tempo è un  Allegro-Animato assai, il secondo uno Scherzo in Prestissirno (nel singolare tempo di 1/1, cioè un intero!) con un lirico episodio centrale (Allegretto in 6/4), il terzo un Andante nella tonalità lontana di re bemolle maggiore, l'ultimo un Finale in 3/4 veramente grandioso, pieno di fantasia e di mirabili effetti ritmici e strumentali. 


venerdì 10 dicembre 2021

Bronk

Bronk, Stati Uniti, 1975 / Ed Waters e Al Martinez

Il tenente Alexander Bronkov, soprannominato con il diminutivo Bronk, rimasto vedovo dopo che la moglie ha perso la vita in un incidente d'auto che ha coinvolto anche sua figlia Ellen (rimasta menomata a una gamba), viene assegnato dal sindaco della cittadina fittizia di Ocean City, Pete Santori, a mantenere l'ordine in città.

Bronk (Jack Palance), è un poliziotto investigativo grintoso e capace, che non guarda in faccia nessuno quando si tratta di svolgere un'indagine, per delicata che sia. Nonostante la presenza di Jack Palance, famoso "duro" del grande schermo, era una serie tutto sommato un po' noiosa, andata in onda per 24 settimane, dal 21 settembre 1975 al 18 luglio 1976. Lo stesso Palance la definì più volte "stupida" nel corso di varie interviste. Un'occasione decisamente sprecata, visto che il protagonista avrebbe certo potuto essere utilizzato ben diversamente.



In Italia questa serie è andata in onda come L'investigatore Bronk.

giovedì 9 dicembre 2021

Il Natale di Poirot di Agatha Christie



Agatha Mary Clarissa Miller, coniugata Christie (1890 - 1976), Dama dell'Impero Britannico: tra le donne che si sono occupate di letteratura non ce n'è nessun'altra più nota: è la scrittrice inglese più tradotta, seconda solo a Shakespeare, e in lingua originale i suoi libri sono stati venduti in oltre un miliardo di copie, e in egual numero in quarantacinque lingue.
E chi non conosce l'insopportabile e geniale investigatore (belga, non francese!) Hercule Poirot o l'irriducibile vecchietta indagatrice, Miss Marple?
Insomma, Agatha non era nè femminista nè talentuosa, e condividiamo il parere di Camilleri: La Christie non mi piace per un’infinità di ragioni, a incominciare dall’ambientazione dei suoi romanzi: una nave, la carrozza di un treno di lusso, un antico castello inglese... Sono sempre luoghi chiusi, prigioni dorate, che mi danno una sensazione di soffoco. Se dovessi proprio scegliere, ma preferirei non doverlo fare, direi che miss Marple è un personaggio più riuscito dell’improbabile Poirot. Miss Marple si adatta meglio alla scrittura da collegio per signorine, a volte un po' leziosa della Christie.


"Belga, non francese, belga!"
Il tono è in genere stizzito, talvolta rassegnato dalla grossolanità di inglesi che non capiscono la differenza, certamente infastidito dall'inaudita stravaganza secondo cui qualcuno ancora ignora chi sia esattamente il detective più brillante del mondo.
Mais Hercule Poirot, naturellement.

Anno 1920: The Mysterious Affair at Styles (Poirot a Styles Court). Anno 1975: Curtain, Poirot's Last Case (Sipario). Due date storiche per la narrativa gialla. Anno di nascita e anno di morte del personaggio più famoso creato dalla fantasia della regina del brivido. Hercule Poirot, cinquantacinque anni dopo, va a morire (morire ammazzato, per la precisione, dalla sua stessa creatrice) là dove era nato: Styles Court. È l'ultimo delitto commesso da Agatha, che del suo strano omino dalla intelligenza mostruosa evidentemente non ne poteva più. Una voglia segreta che, forse, covava da anni, un gesto definitivo di coraggio che nemmeno Conan Doyle era riuscito a portare fino in fondo con il suo Sherlock Holmes.

mercoledì 8 dicembre 2021

Mauro Sighicelli: Maciste contro i Proci - Capitolo 6


Riassunto delle puntate precedenti: 
1) Il commissario Bertini, assieme al fido scudiero Peppino, si recano a Itaca in vacanza e si trovano invischiati, loro malgrado, in una indagine poliziesca per risolvere un delitto. Scoprono infatti il cadavere di un procio morto sulla spiaggia di Itaca, in Grecia, mentre sono in vacanza. Bertini accetta di collaborare con l’ispettore greco Van Fakoulis per lo svolgimento delle indagini di rito.
2) Per identificare il Procio morto sulla spiaggia Bertini e Van Fakoulis si avvalgono della collaborazione del noto scrittore Roberto Roganti, in arte Grog, autore della trilogia di romanzi “Morte al Villaggio Giardino”, “Morte al Lido delle Nazioni”, “Morte al Palamolza” e in odore di premio Pulitzer 2018 in quanto esperto beccamorto. Quindi si recano alla reggia dove alloggiano i Proci per identificare il cadavere.
3) Grazie a una fotografia scattata con il nuovo cellulare del commissario Bertini, Penelope, regina di Itaca, risale all’identità del Procio morto, Ctisippo. Il nostro eroe e l’ispettore greco decidono di appostarsi per tutta la notte dietro a un divano nella sala della reggia per ricavare ulteriori elementi utili all’indagine. Nel frattempo, “Morte al Lido delle Nazioni” va a ruba in tutte le librerie greche.
4) Durante a lunga notte Bertini e Van Fakoulis scoprono un Procio, Anfinomo, intento a aiutare Penelope a disfare la tela. Dubitano quindi che possa essere anche un assassino e decidono di partecipare alla presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti, ora richiesto da tutte le librerie bulgare, onde ottenere altri elementi utili all’indagine. 
5) Alla presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti sono presenti numerosi personaggi anche se uno solo sarà l’assassino. Ma chi? Intanto Bertini ne approfitta per acquisire ulteriori informazioni su tale Mekistos, in arte Maciste, personaggio potenzialmente implicato nell’omicidio. Nel frattempo una copia autografata del libro di Roberto Roganti è contesa da Donald Trump, Putin e Al Bano. La spunta quest’ultimo con un bieco accorgimento.


6° CAPITOLO
Un altro procio morto

Finalmente ebbe inizio la presentazione del libro ‘Morte al Lido delle Nazioni’ di Roberto Roganti. Prese la parola la giornalista Mika Teladogratis che presentò l’autore, narrando sia la vita che le opere. Prese poi la parola lo scrittore e raccontò la trama del testo in questione. “ ‘Morte al Lido delle Nazioni’ appartiene a una trilogia di gialli di cui fanno parte anche ‘Morte al Villaggio Giardino’ e ‘Morte al Palamolza’. La saga continuerà con altre opere che avranno un denominatore comune sia nel titolo (la cui parola iniziale sarà sempre ‘Morte’) che nella scelta del colore della copertina della collana ‘Senza scarpe’ (che sarà sempre il grigio). Stavolta il racconto è ambientato al Lido delle Nazioni e inizia con la scoperta di un cadavere sulla spiaggia da parte del bagnino di quel lido.” Mika sussultò, intervenne prontamente a riprendere l’autore. “Ma proprio l’altro ieri mattina anche sulla nostra spiaggia è stato trovato un cadavere!” Si udì un brusio tra il pubblico. “Già” commentò il commissario Bertini, girandosi molto lentamente verso il collega greco “è una strana coincidenza che ci sia un cadavere nel libro proprio sulla battigia, esattamente dove l’ho trovato io!” “Pura coincidenza, vorrà dire” rispose Van Fakoulis “oppure non penserà che quel suo connazionale, tale Grog il becchino, possa essere implicato nell’omicidio?” “No, non lo penso, ma non scarto mai nessuna ipotesi quando sto seguendo una traccia. Posso solo constatare che in effetti quel Grog ci ha aiutati a risalire all’ora del decesso e probabilmente avrà anche un buon alibi, avvalorato da qualche avventore della pensione Hellas.” “Mi scusi, commissario, ma la vedo un po’ impacciato nei movimenti, si è girato molto lentamente, quasi accusasse qualche disturbo. Qualcosa non va?” “No, niente di grave, grazie. solo che oggi ho preso troppo sole, mi sono scottato perché stupidamente non mi sono fatto mettere la protezione solare dal mio agente Peppino, così stasera mi bruciano le scottature e mi impediscono rapidi movimenti.” “Povero collega, mi dispiace. In Grecia diciamo che il sole bacia i belli.” “E in Italia diciamo che il sole bacia i brutti, perché i belli li bacian tutti.” “Il sole secca le merde!” intervenne a sorpresa l’agente Peppino, appena sopraggiunto. “Ciao, Peppi, benvenuto. Ma ora facciamo silenzio” lo interruppe il commissario “cerchiamo invece di carpire qualche elemento utile all’indagine. Sta succedendo qualcosa di strano!” Infatti intorno al tavolo della presentazione era calato un improvviso silenzio. Mika Teladogratis aveva invitato il pubblico a rivolgere qualche domanda all’autore e  si era in attesa degli interventi. Grog approfittò della breve pausa per ordinare qualcosa da bere onde schiarirsi la gola e il maggiordomo in livrea si alzò dal pubblico per andare a servirlo. Ma quando tornò con un vassoio, due bicchieri e una brocca d’acqua contenente un succo con limone e altri infusi accadde qualcosa di imprevisto. Uno dei proci, Antinoo per la precisione, raggiunse il tavolo delle autorità, prese in mano in modo sgarbato un bicchiere, versò l’intruglio e lo bevve tutto d’un fiato. “Ora sto meglio!” Esclamò a voce alta.”Sono un procio, anzi uno dei capi dei proci! In attesa che Penelope scelga lo sposo tra i pretendenti, mi arrogo maleducatamente il diritto di bere, mangiare e divertirmi con le ancelle infedeli quanto  mi pare, quindi se viene servito un rinfresco in questo palazzo pretendo di poterne beneficiare per primo. Perciò me ne verso e me ne bevo un altro bicchiere e brindo a te, Penelope, al tuo fascino e alla tua bellezza! All’autore no, non brindo, perchè non leggo romanzi gialli e non mi piacciono neanche le copertine dei suoi libri!” Penelope e Telemaco ebbero come un moto di ritrosia nel vedere Antinoo così sgarbato bere impudentemente alla loro faccia, davanti a un pubblico così colto. Grog restò basito e Mika Teladogratis ebbe un gesto di sconcerto davanti a tanta impudenza. Ma dopo pochi istanti l’espressione sul volto del procio cambiò, divenne paonazzo, cominciò una intensa sudorazione fino a cadere repentinamente al suolo. La folla urlò per lo stupore e la drammaticità, lo stesso Grog si alzò per soccorrere il procio ma non potè fare altro se non constatarne il decesso. Van Fakoulis chiese a Bertini: “Commissario, lei sa fare il B.L.S., cioè la rianimazione cardiaca?” “Certo: ho fatto il corso in polizia.” “Sì, l’ho fatto anch’io. Ma si ricorda come si fa, intendo dire se ne è capace?” “Beh … ho fatto l’aggiornamento lo scorso anno.” “Anch’io tre mesi fa. Ma lo sa fare veramente oppure ha scordato tutto?” Bertini sembrava in imbarazzo. “Se Grog ha detto che il procio è morto, vuol dire che è morto. Inutile infierire sul cadavere con la rianimazione! E poi siamo in tanti in questa sala, mi vuole far credere che tra il pubblico non ci sia un dottore?” “Sì, commissario, ha ragione. Comunque secondo me lei non si ricorda più come si fa a tenere in vita una persona in arresto cardio circolatorio. “Bando alle ciance, van Fakoulis. Siamo alle prese con un altro decesso e mi sembra sia il caso di dire che i proci morti cominciano a essere troppi. Proviamo a concludere questa indagine!” Ciò detto, l’ispettore greco e il commissario italiano entrarono prontamente in azione.

lunedì 6 dicembre 2021

Luigi Boccherini + "La casa del Diavolo'' Sinfonia in Re minore Op.12 No. 4


(Lucca, 19 febbraio 1743 – Madrid, 28 maggio 1805)

Figlio di un contrabbassista, studiò il violoncello fin da fanciullo, e a 16 anni già si esibiva in pubblico. Nel 1757 si recava a Roma per terminare gli studi, subito dopo a Vienna, e nel 1761 rientrava a Lucca, dove nel 1764 diveniva primo violoncello nell'orchestra. A Firenze costituì dopo qualche anno il primo quartetto stabile di cui si conservi memoria, e nel 1767 conosceva a Cremona G. B. Sammartini, il grande sinfonista milanese. Dal 1768 al '72 tiene concerti in Spagna col violinista Manfredi (che già aveva fatto parte del quartetto), e qui ottiene il posto di compositore e violoncellista da camera dell'Infante Don Luigi. A Madrid rimase tutta la vita, ma non ebbe fortuna negli ambienti della corte, tanto che solo da Federico il Grande poté ricevere, fino al 1797, una pensione che gli derivò dall'aver egli dedicato al re di Prussia molte composizioni.
Con l'arrivo di Luciano Bonaparte le sue condizioni andarono incontro a un momentaneo miglioramento, ma egli fini i suoi giorni nella piu squallida miseria.
Boccherini è l'ultimo rappresentante della gloriosa tradizione strumentale italiana del '700. In un periodo in cui su tutti i teatri d'Europa imperava l'opera italiana, in cui la gloriosa scuola di Corelli, di Vivaldi, di Tartini trovava seguaci sempre più rari, Boccherini tenne fede incrollabilmente al genere strumentale, a cui dedicò la maggior parte della sua attività, lasciando nel campo vocale solo pochi lavori teatrali, qualche oratorio e alcune cantate.
In tempi recenti è stata intrapresa una meritoria rivalutazione dell'opera boccheriniana. Egli può essere considerato come un tipico esponente del rococò settecentesco, ma non gli si possono disconoscere alcuni tratti che denotano una sensibilità già aperta agli sviluppi posteriori della musica: è il romanticismo che fa capolino in certe vibrate linee melodiche dei suoi archi, o almeno è la scuola classicistica di Vienna che trova in lui, che pure non conosceva la produzione di Haydn e di Mozart, un corrispettivo inaspettato: segno dei tempi, ormai maturi per un rinnovamento dello stile. Peraltro la sua cantabilità strumentale rivela anche l'influsso dell'opera italiana del '700, assorbita in un temperamento incline ai toni soavi e a volte languorosi. 
Violoncellista di grandissima classe oltre che compositore stimato dai contemporanei, egli introdusse una serie di importanti innovazioni nella tecnica del suo strumento, e i suoi undici concerti per violoncello e orchestra (non tutti di sicura attribuzione) costituiscono una pietra miliare nel quadro dello sviluppo della tecnica violoncellistica. Lasciò 30 sinfonie, di cui solo qualcuna è stata presentata ai pubblici odierni, ma la parte piu notevole della sua opera sta nella produzione cameristica: che comprende 16 sestetti, 113 quintetti per archi e numerosi altri per vari complessi strumentali, 102 quartetti per archi e altre composizioni per diversi strumenti.


Nel gruppo delle Sei Sinfonie dell’Opera 12 di Boccherini, la numero 4, La casa del diavolo, è la più conosciuta ed eseguita. Si caratterizza per la particolare intensità espressiva del finale che reca il titolo “Chaconne qui représente l’Enfer et qui a l’été faite à l’imitation de M. Gluck dans le Festin de pierre”; è un pastiche della Danza degli spettri e delle furie composta da Gluck per il balletto Don Giovanni o Il convitato di pietra, e riutilizzata anche nell’Orfeo ed Euridice.
La “Casa del diavolo” si articola in tre movimenti, con il tema ricorrente del violoncello presente nel primo e nel terzo, da cui prende nome la sinfonia per il frenetico susseguirsi di scale con lugubri pizzicati degli archi.

Si apre con un “Andante sostenuto” che trasmette un senso di preoccupazione, come un presagio funesto. Il successivo “Allegro assai”, in forma sonata, vede contrapposti archi e fiati; l’andamento è scorrevole, cantabile, e l’atmosfera drammatica suggerita all’inizio, adesso appare come un accenno.
Il secondo movimento, “Andantino con moto”, viene eseguito dai soli archi; il ritmo staccato trasmette angoscia e sembra di immaginare qualcuno che brancola nel buio.
Il terzo movimento “Andante sostenuto – Allegro con moto”, inizia con una inquietante introduzione. Note ripetute degli archi e accenti penetranti degli oboi, e poi il rincorrersi furioso di figure scalari, scattanti e agitate.


sabato 4 dicembre 2021

CSS 41: Simona Simone, Se lo dice una donna...!



Creativa e fantasiosa, a volte sembra che stia sognando ad occhi aperti ma... affronta “la vita a muso duro”.
Fin da bambina è sempre stata affascinata dai libri. 
Ha frequentato l’Istituto magistrale dove leggeva libri “di nascosto sotto il banco” e contemporaneamente seguiva le lezioni. 

Ha lavorato nelle biblioteche: per alcuni anni in una di materiale moderno,  per un lungo periodo in una di storia dell’arte e architettura. 
Ha deciso di comunicare in alcune pagine la passione della sua vita. 

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venerdì 3 dicembre 2021

Commissario Bonichi

 Commissario Bonichi, Italia, 1931 / Alessandro Varaldo

Fumatore accanito di sigari toscani, il commissario di polizia Ascanio Bonichi, in seguito promosso ispettore del ministero dell'Interno, è un poliziotto semplice e con i piedi per terra, che talvolta ricorre ai metodi scientifici ma è spesso aiutato dal caso, che egli definisce metaforicamente «uomo d'affari di Dio». Questore del Regno, scapolo incallito, ma “sbirro di cuori”, bruno “con un paio di baffi neri e folti e due pupille penetranti e “penetrabili, semplice, alla mano, molto curioso, dalla memoria imbattibile (”è il mio casellario” suole dire).

Familiarmente chiamato Sor Ascanio, il commissario Bonichi spesso non è che uno dei tanti elementi dell'ingranaggio di romanzi complicati (con alcuni punti che restano oscuri anche alla fine, quando l'intrigo, in un modo o nell'altro, viene risolto), nei quali di tanto in tanto fanno capolino personaggi misteriosi che hanno soltanto lo scopo di distrarre chi legge dalla soluzione dell'indagine. D'altra parte, come aveva scritto lo stesso Alessandro Varaldo, in un articolo sul romanzo poliziesco, «impostato il problema, bisogna fuorviare o distrarre le supposizioni» dei lettori.
Pieni di coincidenze, sogni premonitori e influssi medianici, i romanzi polizieschi di Alessandro Varaldo, ambientati quasi sempre a Roma e dintorni, sono un po' lo specchio di un'epoca e sono stati pubblicati da Mondadori.

Inizia, con Il sette bello, Alessandro Varaldo. E' il 1931, indaga il personaggio del commissario Ascanio Bonichi. Il regime storceva il naso, anzi osteggiava, emanava veti e attuava censure, ma Varaldo riuscì nell’impresa di non risultare sgradito. Non tanto per la qualità (di cui al Duce poco importava) intrinseca dell’opera che è piuttosto altalenante (picchi e valli sempre), ma perché seppe creare ciò che in quel momento il regime si auspicava; un giallo all’Italiana, unico e inimitabile a sua volta, che pur tenendo conto degli elementi del poliziesco classico sapesse mescolarli poi a una sensibilità tutta Italiana. Mise in scena macchiette di paese, un uso (simpatico e moderato, altro che Camilleri) del dialetto e soprattutto una certa melodrammaticità di fondo dalla quale la narrativa pop italiana non ha mai, ma proprio mai, saputo affrancarsi.

Bonichi piacque, a seguire, sempre nel '31, Varaldo pubblicò Le scarpette rosse. Un altro successo. Chi ha derubato di tutti i suoi preziosissimi gioielli la contessa Mariella di Sant’Agata, bizzarra nobildonna napoletana? Il colpevole, difficile da identificare, è senza dubbio fra gli ospiti (con i loro amici) e il personale della pensione Nereide: Settimia, la proprietaria dell’albergo, i coniugi Newmann, l’avvenente turista americana Mary Ambrose con il fidanzato Billy, la giovane amica della contessa, Piera Sellero. Proprio quest’ultima, una giovane donna caduta in disgrazia dopo il suicidio del padre, è la maggiore indiziata da Arrighi e Bonichi: il tesoro era infatti nascosto in una delle sue scarpette rosse, curiosa quanto improvvisata cassaforte voluta proprio dalla sua padrona, allergica alle cassette di sicurezza e grande amante dei viaggi. Qualcuno, senza dubbio un insospettabile, ha però intuito il nascondiglio è si è impossessato dell’ingente malloppo. Bonichi, ormai vice questore, e Arrighi, suo braccio destro, brancolano nel buio. Non credono alla colpevolezza di Piera. Ancora una volta, un colpo di scena e l’intuito dei due investigatori consentirà di risolvere la vicenda e catturare il colpevole. Sostenuto da un congegno narrativo sottile e ricco di colpi di scena, originale esercizio di stile in bilico fra suspense e risoluzione dell’intreccio.

Poi venne “ La Gatta Persiana”(1933). “Una notte di Novembre, piovigginosa ad onta dello scirocco”, Gino Arrighi, detective privato e braccio destro di Ascanio Bonichi, sceso da un autobus, mentre si avvia tranquillamente verso casa, dove l’attende la moglie Nora(*), all’altezza di via Francesco Crispi, si imbatte in una guardia notturna che è in ambasce per una gatta in amore il cui miagolio gutturale e piagnucoloso proviene dal palazzo appartenente alla marchesa Morteo. Poiché costui possiede le chiavi del portone, decide di ricongiungere la bella micia con il suo soriano di strada. Ma nell’androne stretto, vicino alle scale, non c’è la gatta ma un uomo dalla testa sfondata.

Varaldo dette il meglio di sé, come autore, nei romanzi gialli. A differenza di altri, penalizzati dal regime, seppe conciliare il genere tradizionalmente anglosassone del giallo con i valori dell'etica fascista risultando così particolarmente apprezzato dal regime, pubblicò infatti sino al '43 senza compromessi di sorta. Uscì indenne dal ventennio ottenendo incarichi di prestigio.

giovedì 2 dicembre 2021

Il caso dell'oca di Natale di Arthur Conan Doyle



Sir Arthur Ignatius Conan Doyle (Edimburgo, 22 maggio 1859 – Crowborough, 7 luglio 1930) è il capostipite del sottogenere noto come giallo deduttivo, reso famoso dal personaggio dell'investigatore Sherlock Holmes. La sua produzione tuttavia spazia dal romanzo d'avventura alla fantascienza, dal soprannaturale ai temi storici. Dai suoi lavori sono stati tratti molti adattamenti cinematografici e televisivi.


L’avventura del carbonchio azzurro o Il caso dell'oca di Natale

Durante la tarda serata di un Natale londinese il signor Baker, assalito da un gruppo di furfanti, perde nella colluttazione un cappello e un’oca. Da qui si dipanano una serie di situazioni che porteranno Holmes a indagare, come sempre, nei reconditi meandri malavitosi delle nostre menti. Un solo imperativo sembra sovrastare tutti gli sforzi investigativi: non c’è niente di più discutibile dell’ovvio.

mercoledì 1 dicembre 2021

Mauro Sighicelli: Maciste contro i Proci - Capitolo 5


Riassunto delle puntate precedenti: 
1) Il commissario Bertini, assieme al fido scudiero Peppino, si recano a Itaca in vacanza e si trovano invischiati, loro malgrado, in una indagine poliziesca per risolvere un delitto. Scoprono infatti il cadavere di un procio morto sulla spiaggia di Itaca, in Grecia, mentre sono in vacanza. Bertini accetta di collaborare con l’ispettore greco Van Fakoulis per lo svolgimento delle indagini di rito.
2) Per identificare il Procio morto sulla spiaggia Bertini e Van Fakoulis si avvalgono della collaborazione del noto scrittore Roberto Roganti, in arte Grog, autore della trilogia di romanzi “Morte al Villaggio Giardino”, “Morte al Lido delle Nazioni”, “Morte al Palamolza” e in odore di premio Pulitzer 2018 in quanto esperto beccamorto. Quindi si recano alla reggia dove alloggiano i Proci per identificare il cadavere.
3) Grazie a una fotografia scattata con il nuovo cellulare del commissario Bertini, Penelope, regina di Itaca, risale all’identità del Procio morto, Ctisippo. Il nostro eroe e l’ispettore greco decidono di appostarsi per tutta la notte dietro a un divano nella sala della reggia per ricavare ulteriori elementi utili all’indagine. Nel frattempo, “Morte al Lido delle Nazioni” va a ruba in tutte le librerie greche.
4) Durante a lunga notte Bertini e Van Fakoulis scoprono un Procio, Anfinomo, intento a aiutare Penelope a disfare la tela. Dubitano quindi che possa essere anche un assassino e decidono di partecipare alla presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti, ora richiesto da tutte le librerie bulgare, onde ottenere altri elementi utili all’indagine. 


5° CAPITOLO
Mekistos

Il giorno seguente Bertini si alzò di buon umore. Fece una abbondante colazione assieme al  fido scudiero Peppino, poi si recò in spiaggia a prendere il sole. Aveva concordato con l’ispettore Van Fakoulis di recarsi alla reggia dopo cena per presenziare alla presentazione del libro di Grog e quindi poteva stare tutto il giorno al mare. Fece il bagno tre ore dopo aver mangiato, prese a noleggio due sdraio e un ombrellone e divise a metà la spesa con l’agente. Ma il poliziotto che c’era dentro di lui continuava a macinare sospetti e interrogativi per cui verso l’ora di pranzo non potè fare a meno di riprendere le indagini. Così, anche se solo per curiosità, si recò dal gestore del bagno per acquisire altre informazioni con la scusa di ordinare una piadina allo squacquerone. Il barista affermò di non aver notato nulla di anomalo, ma il cameriere ebbe quasi un sussulto e confidò al commissario, quasi bisbigliando, di stare molto attento a tale Mekistos. “Mekistos? E chi sarà mai costui?” esclamò esterrefatto Bertini, ma il cameriere fece cenno di tacere e scappò via quasi impaurito lasciando il poliziotto solo alle prese con i suoi dubbi. Il nostro eroe, allora, preferì tornare sulla sdraio in spiaggia ripromettendosi di consultare Van Fakoulis su tale personaggio. Il fido scudiero Peppino chiese se dovesse spalmare la protezione solare nella schiena ma il commissario scelse il contatto del sole sulla dura pelle onde ottenere un effetto più naturale. Si ricordò solo che il nome Mekistos gli ricordava i tempi dl liceo classico, ma altro non gli sovvenne e preferì rilassarsi nella sua vacanza 2018.
Quella sera giunsero puntuali alla presentazione del libro ‘Morte al Lido delle Nazioni’ di Roberto Roganti. L’incontro con l’autore si svolgeva presso il castello del re Ulisse, momentaneamente ancora assente da Itaca. Al tavolo delle autorità sedevano il governatore dell’isola, la regina Penelope con il figlio Telemaco nel ruolo di padroni di casa, la giornalista Mika Teladogratis nel ruolo di intervistatrice, lo scrittore Grog nel ruolo di autore e un macedone, nel ruolo di un macedone. Tra il pubblico Bertini notò numerose autorità, qualche tuffatore greco di quelli affrescati nella necropoli di Tarquinia, i proci superstiti Agelao, Antinoo, Demoptoleno, Elato, Euriade, Euridamante, Eurimaco, Eurinomo, Leocrito, Leode, Pisandro, Polibo, oltre al procio frocio Antinomo. Inoltre, attirati forse dalla pubblicità fatta dallo stesso Grog cliente della pensione Hellas, giunsero anche alcuni ospiti dell’hotel italiani, più due danesi, due dalmati, qualche russo e un altro macedone. C’erano poi il maggiordomo in livrea, le due ancelle infedeli di cui una indossava la veste rosa, le altre ancelle fedeli a Penelope, il bagnino della spiaggia, il barista della spiaggia, il cameriere della spiaggia, parte della spiaggia stessa senza però i granelli di sabbia. Il commissario si avvicinò al collega greco e chiese a Van Fakoulis: “Ho una domanda.” “Quale?” “Questa: conosce un certo Mekistos e cosa sa dirmi di lui?” Il greco sorrise compiaciuto e poi rispose: “Nella lingua greca Mekistos è il superlativo di Makros che tradotto in italiano vuol dire Grande. E’ un soprannome, un nick name che noi greci diamo a un nostro illustre cittadino, un eroe che credo voi italiani identifichiate nel nome di Maciste.” “Maciste? Ma certo che lo conosco, è un personaggio molto noto anche in Italia. Ecco perché ha sorriso, ispettore, quando ho pronunciato il nome greco! Infatti Maciste è un uomo di straordinaria forza e bontà, con un fisico possente e dotato di forza eccezionale.” “Ha ragione, commissario. E’ in grado di distruggere qualsiasi cosa e di ridurre tutto in briciole, ma il  cuore è tenero. Ho sorriso a sentire pronunciare nuovamente quel nome perchè è un valido aiuto per noi poliziotti. Il compito di Maciste è quello di proteggere l’umanità e in particolar modo le belle fanciulle in pericolo.” “Interessante … quindi questo Maciste potrebbe proteggere Penelope dall’assalto dei proci e dunque potrebbe  esistere un collegamento con il procio morto.” Van Fakoulis sembrò titubante. “Lo escluderei, mi sembra una ipotesi bizzarra. Anche se Maciste ha già aiutato Penelope nel film ‘Maciste nella terra dei ciclopi’ e quando Penelope, ormai vedova, offre al giovane dalla forza sovrumana di poter restare con lei, egli rifiuta per continuare la missione contro il male. Quindi è innegabile che Maciste sia comunque un paladino per la regina, ma non esistono prove della sua colpevolezza nel caso del procio morto.” “Ha ragione” concluse il commissario Bertini “a questo punto sa cosa le dico? Godiamoci la presentazione del libro stando attenti a controllare ogni mossa tra i presenti in sala per cogliere altri elementi utili all’indagine.” I due poliziotti si sedettero e applaudirono l’ingresso dell’autore del libro ‘Morte al Lido delle Nazioni’ che prese posto a fianco delle autorità e si apprestò a rispondere alle domande di Mika Teladogratis, la giornalista che avrebbe recitato il ruolo di presentatrice della serata.

lunedì 29 novembre 2021

Ernest Bloch + Israel Symphony (1912 - 1916)


(Ginevra, 24 luglio 1880 – Portland, 15 luglio 1959)

Allievo di Jacques Dalcroze, rivelò precocissime doti musicali e si perfezionò in seguito a Bruxelles, Francoforte e Monaco. Fu a Parigi, poi insegnò al Conservatorio di Ginevra, e nel 1916 si trasferì negli Stati Uniti, dove rimase tutta la vita (ad eccezione di un soggiorno in Svizzera dal 1930 al '38), come insegnante ricercato e compositore di fama internazionale.
Ebreo, sentì profondamente l'appartenenza alla sua razza, e si orientò gradualmente verso uno stile musicale aderente allo spirito, alla storia e alla religione del suo popolo. Per questo moltissime sue composizioni hanno un riferimento diretto, anche nel titolo, al mondo di Israele, mentre dal punto di vista musicale sono sovente caratterizzate da un arcaismo intenzionale, che si rifà alle fonti del più antico canto popolare e sacro degli ebrei. Ne deriva anche un certo colorito orientaleggiante ed esotico, che a suo tempo impressionò notevolmente gli auditori europei ed americani. Se oggi gran parte della sua produzione è caduta nell'oblio, alcuni pezzi restano vivi nel repertorio a testimonianza di un talento musicale di prim'ordine. Bloch coltivò anche la musica vocale, non solo con un'opera lirica (il Macbeth, del 1910) ma anche con diverse composizioni corali a carattere sacro (come la sinfonia Israel e altro) e con buon numero di liriche. È autore anche di pregevole musica da camera (soprattutto per quartetto d'archi), di vari pezzi per violino e pianoforte e per pianoforte solo.


La sinfonia Israel è la prima delle due parti di una vasta composizione che doveva essere intitolata Feste ebraiche: ma sta benissimo a sé, tanto più che la seconda parte non fu mai scritta.
Il termine «sinfonia» non deve, naturalmente, far pensare alla forma classica. Si tratta di una composizione piuttosto ampia composta di una introduzione e di due episodi, collegati senza interruzione. L'introduzione evoca, si direbbe, una preghiera nel deserto, interrotta a metà da richiami barbarici, da rauchi squilli di fantastici ottoni, da grida convulse, da invocazioni disperate: poi a poco a poco tutto si calma, si placa, si spegne nel silenzio. Segue senza interruzione il primo episodio (Allegro agitato) ispirato alla festa del Yom Kippur; il gran digiuno. Risuonano accenti d'angoscia e di disperazione; succede una calma dalla quale si leva come il mormorio di una preghiera che iniziata come un mormorio si innalza, si esalta ad una intensità quasi di fanatismo; poi anche questa si placa in un silenzio misterioso dal quale si levano sommessi richiami, appelli. Ancora come un'onda di disperazione, di angoscia, poi tutto si spegne. Un breve periodo di transizione conduce al secondo episodio, ispirato alla festa di Succoth, la festa dell'autunno come si compiva or son millenni in Palestina. Sul tessuto strumentale si innestano voci discrete ed espressive in un mormorio sognante. Una implorazione ardente echeggia ancora: poi canti pastorali, atmosfera d'un vespero d'Oriente: le voci si allontanano, si perdono nella notte imminente — ed è in queste ultime pagine che la musica offre veramente l'immagine della pace e della serenità alle quali aspira ogni anima credente.