martedì 14 dicembre 2021

Mauro Sighicelli: Maciste contro i Proci - Capitolo 7


Riassunto delle puntate precedenti: 

1) Il commissario Bertini, assieme al fido scudiero Peppino, si recano a Itaca in vacanza e si trovano invischiati, loro malgrado, in una indagine poliziesca per risolvere un delitto. Scoprono infatti il cadavere di un procio morto sulla spiaggia di Itaca, in Grecia, mentre sono in vacanza. Bertini accetta di collaborare con l’ispettore greco Van Fakoulis per lo svolgimento delle indagini di rito.
2) Per identificare il Procio morto sulla spiaggia Bertini e Van Fakoulis si avvalgono della collaborazione del noto scrittore Roberto Roganti, in arte Grog, autore della trilogia di romanzi “Morte al Villaggio Giardino”, “Morte al Lido delle Nazioni”, “Morte al Palamolza” e in odore di premio Pulitzer 2018 in quanto esperto beccamorto. Quindi si recano alla reggia dove alloggiano i Proci per identificare il cadavere.
3) Grazie a una fotografia scattata con il nuovo cellulare del commissario Bertini, Penelope, regina di Itaca, risale all’identità del Procio morto, Ctisippo. Il nostro eroe e l’ispettore greco decidono di appostarsi per tutta la notte dietro a un divano nella sala della reggia per ricavare ulteriori elementi utili all’indagine. Nel frattempo, “Morte al Lido delle Nazioni” va a ruba in tutte le librerie greche.
4) Durante a lunga notte Bertini e Van Fakoulis scoprono un Procio, Anfinomo, intento a aiutare Penelope a disfare la tela. Dubitano quindi che possa essere anche un assassino e decidono di partecipare alla presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti, ora richiesto da tutte le librerie bulgare, onde ottenere altri elementi utili all’indagine. 
5) Alla presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti sono presenti numerosi personaggi anche se uno solo sarà l’assassino. Ma chi? Intanto Bertini ne approfitta per acquisire ulteriori informazioni su tale Mekistos, in arte Maciste, personaggio potenzialmente implicato nell’omicidio. Nel frattempo una copia autografata del libro di Roberto Roganti è contesa da Donald Trump, Putin e Al Bano. La spunta quest’ultimo con un bieco accorgimento.
6) Durante la presentazione del libro “Morte al Lido delle Nazioni” di Roberto Roganti, il Procio Antinoo beve direttamente dalla caraffa del rinfresco e muore avvelenato. Dopo aver constatato il decesso Bertini, Van Fakoulis e Grog concertano su questioni filosofiche inerenti la morale della vita prima di procedere celermente con l’indagine in corso.


7° CAPITOLO
Il colpevole smascherato

Il primo a soccorrere il secondo procio morto stavolta fu Grog, il beccamorto. “Il procio è morto!” esclamò. Van Fakoulis si sporse verso il cadavere per osservarlo meglio. “Possiamo presumere le cause del decesso?” chiese. Grog scosse il capo, in cenno di diniego. “Il procio è morto dopo aver bevuto l’intruglio servito dal maggiordomo in livrea. Tragga lei le conclusioni, dato che è un ispettore di polizia.” Van Fakoulis volse lo sguardo vero Bertini, con fare interrogativo. Il commissario azzardò una ipotesi: “Prima di bere il procio stava bene. Dopo aver bevuto il procio è morto. Deduco che l’intruglio servito nella brocca d’acqua sia stato avvelenato.” “E chi può essere stato ad avvelenare la bevanda?” “Sicuramente il probabile assassino. Dirò di più, siccome anche Ctesippo è morto dopo aver mangiato a sazietà, ritengo che i due proci morti siano proprio morti per mano della stessa persona.” Van Fakoulis ebbe un’intuizione degna di un sagace poliziotto e interrogò il maggiordomo in livrea. “Lei ha servito al tavolo una brocca d’acqua contenente succo di limone e altri infusi probabilmente avvelenati. Mi sa dire chi ha preparato la bevanda?” Il maggiordomo accennò un inchino di compiacimento prima di confessare. “Io stesso ho avvelenato l’intruglio.” “Perché? Voleva forse avvelenare il signor Grog, lo scrittore? Fanno davvero così schifo i suoi libri?” “Tutt’altro, li trovo anzi di pregevole fattura. Ma non sopporto più i proci che per tutto il giorno stanno dentro al palazzo, avanzano pretese, bevono e mangiano a sazietà, defecano senza limiti. Quando mi è stato ordinato di servire da bere, ho supposto che qualcuno dei proci si sarebbe avventato senza ritegno sul rinfresco appena servito. Fanno così tutto il giorno, senza limiti e confini. Era ora che qualcuno impartisse loro una sonora lezione!” Van Fakoulis incalzò il maggiordomo in livrea durante l’interrogatorio. “Non è che per caso lei abbia avvelenato qualche altra pietanza causando la morte del procio Ctesippo?” “Sì. Ho inserito dosi massicce di un potente topicida nelle polpette che ho utilizzato per farcire un tacchino, la sorte ha deciso che Ctesippo scegliesse il piatto con la pietanza che gli è costata la vita. Ma elevate dosi del potente topicida sono sciolte nella brocca che contiene la bevanda con il succo di limone, che serve per stemperare i sapori.” “Dunque il caso è risolto! Siamo finalmente riusciti  a scoprire l’identità del colpevole! L’assassino è il maggiordomo.” Sentenziò l’ispettore greco. “Il caso è chiuso. Posso finalmente dedicarmi alle vacanze” rispose il commissario italiano. “A sì? E che ne sarà di me?” intervenne la regina Penelope, visibilmente contrariata “di proci vivi ce ne sono ancora molti e se voi non mi aiuterete continuerò a essere preda delle loro angherie e dovrò anche continuare a tessere la tela.” “Non si preoccupi, signora regina. Sporga pure regolare denuncia e sarà compito della polizia di stato vegliare sulla sua privacy e sulla sua incolumità.” Presi com’erano dall’euforia di aver scoperto l’assassino e invaghiti dalla bellezza di Penelope, i due detective non si accorsero che una delle due ancelle infedeli, proprio quella che indossava la veste rosa, aveva nel frattempo raggiunto il tavolo delle autorità, si era impossessata di un bicchiere di carta monouso bianca, aveva versato l’intruglio incriminato e se lo era avidamente scolato. “Finalmente!” esclamò soddisfatta “dai vostri discorsi ho intuito che dopo aver bevuto la pozione malefica morirò anch’io, ponendo fine al mio contrasto interiore dovuto a troppe infedeltà! Addio, mondo crudele!” Dopo aver pronunciato le ultime parole, la donna crollò al suolo priva di sensi. Grog, il becchino, altro non potè fare se non constatare il decesso. Un brusìo si levò tra la folla costernata, quasi un cenno di solidarietà e come per incanto si formò una fila di persone intenzionate  a bere l’intruglio avvelenato per porre fine alle loro pene. Si trattava per lo più di ragazze anoressiche o bulimiche, innamorati delusi o traditi, clienti dell’hotel Hellas non soddisfatti del trattamento di mezza pensione, calciatori non convocati alle partite dal loro allenatore, anziani privati della pensione di vecchiaia, giovani studenti privi dei requisiti per poter accedere al reddito di cittadinanza. Mentre Van Fakoulis sembrava disorientato, Bertini ebbe una buona intuizione, requisì prontamente la brocca d’acqua incriminata e versò il liquido direttamente su una pianta di cactus senza risparmiare neanche una goccia. Un mormorio di disapprovazione serpeggiò tra i presenti, la speranza di un mondo migliore nell’aldilà era andata in frantumi per colpa di un commissario. Mentre il cactus purtroppo moriva, qualcuno bofonchiò qualche epiteto volgare all’indirizzo del poliziotto italiano e nessuno comprò il libro ‘Morte al Lido delle Nazioni’ per ritorsione. Solo il macedone seduto al tavolo delle autorità chiese a Grog se ne avesse una copia tradotta nella lingua del suo paese. “Casualmente con me stasera ne ho proprio una copia tradotta in macedone, è una macedonia di termini bislacchi che vendo volentieri.” “Mi può fare una dedica con autografo?” chiese il macedone, visivamente soddisfatto, in maniera garbata. “Ma certo” rispose Grog, accondiscendente. Intervenne però anche il macedone presente tra il pubblico, quello che alloggiava all’hotel Hellas. “Vorrei una copia anch’io del libro ‘Morte al Lido delle Nazioni’ tradotto in macedone.” “Mi dispiace” Grog scosse il capo, in cenno di diniego “ne avevo una sola copia e l’ho già promessa al suo connazionale. E poi gli ho scritto anche una dedica con la mia firma, personalizzando così il volume. Potreste però scambiarvelo se siete in buoni rapporti.” Il macedone presente al tavolo delle autorità, stringendo a sé il libro appena acquistato, scosse la testa. “No, io non conosco il mio connazionale. Non so chi sia. Se lo vuole, posso rivenderglielo al prezzo raddoppiato, perché gli arretrati costano il doppio.” L’altro macedone accettò, pur se brontolando e nessun’altra copia venne venduta quella sera.

2 commenti:

  1. sn G.R.A.Z.I.E.
    ti leggo sempre molto volentieri
    un saluto a tti.

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    1. Grazie a te e continua a leggere i capitoli di "Maciste contro i proci".

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