lunedì 31 ottobre 2022

Capitolo 26: Convulsione, Modena, 30 agosto 1963

Oggi non sto mica bene, forse perché ieri era il mio compleanno e mi sono scalmanato, ho corso, saltato, prillato tutto il giorno, ora sembra che io abbia la febbre, mi sento debole, sudo e ho un freddo boia...
"Febbrone da cavallo!" sentenzia la nonna.
Mi hanno messo nel suo lettone, sono coperto da una montagna di panni, ho sempre più freddo e tremo a vista d'occhio.
Sono tutto imbacuccato con fuori solo i ciuffetti più alti e così, tutto rannicchiato, occupo pochissimo spazio, ma adesso mi scappa la pipì e comincio ad avere caldo, vabbè che è agosto, ma mi sembra di sudare un po' troppo...
Mi alzo a fatica, sono debolissimo, non chiedo aiuto, non voglio disturbare, ho già scombussolato abbastanza la giornata di tutti. Barcollando scivolo fuori dal letto, passo davanti al grande specchio e vedo un fantasma... poi tutto svanisce...
Quando riapro gli occhi sono di nuovo sul lettone, ma ora ci sono tutti, anche il mio papà!
Mi prova la pressione, mi sente il cuore, sorride e torna al suo lavoro...
"Convulsione da febbre alta, non lasciatelo solo".



Bonissima, anno 1 numero 8





giovedì 27 ottobre 2022

Henry Christopher Bailey



(Londra, 1 febbraio 1878 – 24 marzo 1961)

Bailey ha scritto molti racconti aventi per protagonista il detective ed esperto di medicina Reggie Fortune. Il personaggio è spesso coinvolto in storie dai tratti noir e dark, quali ossessioni assassine, corruzione di polizia, abusi di ragazzi. Fortune appare anche in alcuni romanzi.

Durante i suoi studi universitari presso l' Università di Oxford, scrisse e pubblicò il suo primo romanzo storico intitolato My Lady of Orange (1901). Dal 1902, ha pubblicato a un ritmo sempre più sostenuto un centinaio di racconti, principalmente nelle riviste Adventure Magazine, Everybody's Magazine e People's Magazine. Corrispondente di guerra durante la prima guerra mondiale, fu, dal 1901 al 1946, editorialista e critico teatrale per The Daily Telegraph.



Nel 1920 pubblica Call Mr. Fortune, una raccolta di storie dove compare per la prima volta il dottore e detective dilettante Reggie Fortune, investigatore londinese umoristico e stravagante che ricorda il Lord Peter Wimsey in Dorothy Sayers. Tra i tanti racconti e le dozzine di romanzi che sono dedicati alle sue indagini, dobbiamo citare Enemy Lands (Black Land, White Land, 1937), dove il generale Duddon, amico di Reggie Fortune, scopre tra i detriti di un dirupo crollato quello che l'eroe identifica come “ossa di elefante risalenti alla preistoria, ma anche ossa umane di dieci anni. La risoluzione dell'enigma da parte di Fortune provoca sorprendenti rivelazioni storiche.
Reggie a volte condivide le luci della ribalta dei suoi romanzi con Joshua Clunk, un avvocato che è allo stesso tempo moralista e ambiguo, a cui HC Bailey dedica una buona decina di enigmi gialli, costui ha a che fare con la corruzione e i ricatti della politica e che trae spesso profitto dai crimini. Clunk appare in undici romanzi, pubblicati tra il 1930 e il 1950, tra cui il capolavoro di Baileys, The Sullen Sky Mystery (Il mistero del menu francese, 1935).


Antonio Bartolomeo Bruni + 6 Duos concertants, Book 4, No. 1 in E-Flat Major (1782)


(Cuneo 28 gennaio 1757 – 6 agosto 1821)

Antonio Bartolomeo Bruni è stato un violinista, compositore e direttore d'orchestra italiano. Bruni nacque e morì a Cuneo, in Italia. Per la maggior parte della sua vita ha risieduto, suonato e composto a Parigi.
E' ricordato anche come ottimo didatta; sotto questo profilo la sua opera più importante è il “Metodo per la viola”, edito in Italia fino al 1962.

Nasce a Cuneo; studia a Torino con Gaetano Pugnani e, secondo il Fétis, a Novara con Speziani. Si trasferisce a Parigi dove trova impiego nell’orchestra del Teatro degli Italiani; nel mese di maggio del 1780 esordisce come violinista e compositore al Concert Spirituel presentando con gran successo un concerto per violino. Nel 1782 pubblica la sua prima raccolta di composizioni strumentali, sei duetti per due violini. Nel 1786 va in scena al Théâtre de la comédie italienne la sua prima opera, “Coradin”, seguita nel 1787 da “Célestine”; gran successo ottiene nel 1789 “L’isola incantata”. Fino al 1805 saranno 21 le opere rappresentate a Parigi. Bruni, insieme a Giuseppe Maria Cambini e altri musicisti francesi, collabora al “Journal de violon”, edito a Parigi da Pierre-Jean Porro e madame Baillon, inoltre, nominato membro della Commissione temporanea delle Arti, tra il 1794 e il 1795 si occupa di catalogare gli strumenti e le collezioni di musica degli emigrati e dei condannati, i cui beni erano stati confiscati dal Direttorio.
Nel 1806 Antonio Bartolomeo Bruni ritorna nella sua città natale. Poco si conosce dell’attività in questi ultimni anni; si ha notizia di una cantata composta per la visita a Cuneo di Vittorio Emanuele I di Savoia.


Autore prolifico, Antonio Bartolomeo Bruni lascia anche moltissima musica strumentale, una cinquantina di studi per violino e altrettante lezioni di canto, oltre a un metodo per violino e il citato metodo per viola. La sua produzione operistica raggiunge l’apice nel decennio della Rivoluzione Francese, 1789-1799; “L’officier de fortune, ou Les deux militaires” e “Il maggiore Palmer” sono le opere più interessanti di questo periodo, sia per il contenuto patriottico, che per la materia militare. Entrambi i lavori pongono l’accento sull’ideale, tipicamente rivoluzionario, del “cittadino” chiamato alle armi per difendere la Patria dalle forze avverse alla rivoluzione.
Al culmine del "terrore" francese, intorno al 1791, Bruni scrisse Un Inventaire sous la terreur che elenca strumenti musicali recuperati da famiglie nobili. Questo inventario è stato pubblicato da J. Gallay, editore (Parigi: Georges Chamerot, 1890). Nell'opera accademica The Hurdy-Gurdy in Eighteenth-Century France di Robert E. Green (Indiana University Press, 1995), in cui è annotato il testo di Bruni, Green dice dell'inventario di Bruni "da 111 famiglie nobili (esso) ne elenca sei che possedevano vielles (ghironda)." p. 17. Nel romanzo di fantasia The Piano Tuner di Daniel Mason dove questa vicenda viene nuovamente riferita così: "Fu costituita una Commissione Temporanea delle Arti e... Bruni... fu nominato Direttore dell'Inventario. Per quattordici mesi raccolse gli strumenti dei condannati. In tutto furono raccolti più di trecento, e ognuno porta la sua tragica storia". Mason prosegue dicendo che 64 erano pianoforti.

martedì 25 ottobre 2022

La vita

 

Come si cambia,
come ci cambia,
la vita.

Ci forgia, 
ci plasma,
ci forma.

Dentro, però,
siamo noi,
sempre e solo noi.

Alla fine,
si torna bambini ...

 

Anton Stepanovich Arensky + Symphony No. 1, Op. 4 (1883)


(Novgorod, 12 luglio 1861 – Perkjärvi, 25 febbraio 1906)

Sarà presto dimenticato": questo il lapidario giudizio di Nikolai Rimsky Korsakov nei confronti di Anton Stepanovich Arensky, uno dei suoi tanti allievi presso il Conservatorio di S. Pietroburgo.
Nato nel 1861 in Russia, a Novgorod, Arensky già a nove anni dimostra coi suoi piccoli brani per voce e pianoforte le sue attitudini musicali; completati gli studi di pianoforte e di composizione nel 1882 diverrà insegnante di Armonia e Contrappunto al Conservatorio di Mosca, avendo tra i suoi studenti nomi come Alexander Scriabin, Sergei Rachmaninoff e Alexander Gretchaninov. Direttore tra il 1888 e il 1895 della Società Corale Russa, Arensky nel 1895 di ritorno a S. Pietroburgo ottiene - su raccomandazione di Mili Balakirev - la carica di Direttore del Coro Imperiale, carica che abbandonerà nel 1901 sulla spinta dei suoi molteplici impegni compositivi e soprattutto concertistici, come pianista e direttore.

Nelle sue "Memorie", così ne parla ancora Rimsky-Korsakov: "Per la natura del suo talento ed i suoi gusti come compositore egli fu vicino ad Anton Rubinstein, ma fu inferiore a lui per qualità e talento, pur se non nella capacità di orchestrazione. In gioventù Arensky non sfuggì a una certa mia influenza; più tardi l'influenza gli venne da Ciajkovskij"; ciò che Rimsky criticava maggiormente nell'allievo era la sua "capziosità e non-necessarietà", anche se il giudizio del maestro era (capzioso a sua volta) più che altro di natura morale verso quell'allievo dalla vita "dissipata tra il vino e il gioco delle carte"; sappiamo del resto che Arensky condusse una vita piuttosto sregolata (morirà di tubercolosi nel 1906 in un sanatorio finlandese).

A dispetto dell'ingeneroso maestro, pare Arensky fosse apprezzato da Ciaikovsky, e di lui Prokofiev scrisse nel 1906 al padre: "Il compositore Arensky è morto qualche giorno fa, era un caso disperato già dallo scorso autunno... Scrisse (tre) opere e svariate altre cose, molte delle quali bellissime".
Un altro illustre allievo di Rimsky Korsakov, Stravinsky non condivide i suoi crudeli giudizi verso Arensky: "Arensky è stato amichevole, interessato e generoso con me... a dispetto di Rimsky ho sempre amato lui e almeno una delle sue composizioni - il famoso (primo) Trio con Pianoforte... Ha significato qualcosa per me, anche solo per il fatto che era in comunicazione diretta e personale con Ciajkovskij".

Su invito di Milij Balakirev lasciò l'insegnamento nel 1895 per diventare direttore della Cappella di canto della Corte Imperiale, posto che mantenne fino al 1901, quando diede le dimissioni per dedicarsi alla direzione di cori ed orchestre, all'insegnamento privato ed al concertismo, diminuendo la sua attività di compositore e lasciandosi andare ad una vita poco salutare e dissoluta. Morì di tubercolosi a Perkjärvi, una cittadina dell'allora Granducato di Finlandia], non distante da San Pietroburgo.

Il suo ruolo nel panorama musicale russo quindi non fu dovuto principalmente all'influenza che ebbe sulle future composizioni dei suoi celebri allievi. Le sue opere infatti erano caratterizzate da una grande efficacia se costituite da piccoli brani di breve durata o per piccoli organici, specialmente nella musica da camera; erano invece deboli e senza sapore se modellate sull'orchestra sinfonica o sull'opera lirica. Massimo Mila definì il suo stile come "pittoresco manierismo salottiero". Arenskij è particolarmente conosciuto per le sue Variazioni su un tema di Čajkovskij per orchestra d'archi (1894) e per il trio per pianoforte n. 1 in e minore (1894). Fra le altre sue opere, registrate solo di recente ci sono: un concerto per pianoforte (1881), due sinfonie (1883 e 1889), un concerto per violino (1891), due quartetti d'archi e diverse suite per pianoforte solo o per due pianoforti. Particolarmente apprezzata è la suite n. 2, Silhouettes (1892), in cinque movimenti, che era molto amata da Lev Tolstoj, e che ricorda il Carnaval, op. 9 di Robert Schumann. 

lunedì 24 ottobre 2022

Capitolo 25: Le stelle cadenti, Quercianella (LI), 11 agosto 1963

Mezzanotte. Cielo limpidissimo e pieno di stelle. Con la zia Lia siamo in spiaggia sulle sdraio a scrutare la volta stellata. Lei ci consiglia di stare attenti e di fissare il cielo.

Dobbiamo esprimere un desiderio, ma in silenzio, appena vediamo una scia luminosa.
Ci spiega che quando le stelle muoiono cadono e noi vediamo la scia della caduta.
Ci spiega anche che quando vediamo la traccia loro sono già morte da centinaia di anni.
Io e Giorgio teniamo gli occhi spalancati, sono stupefatto perché noi siamo qui e loro sono là, noi siamo qui adesso e loro sono là allora, quello che noi vediamo è già passato... Di colpo una lucina attraversa l'orizzonte, cade in mare ... E poi un'altra e un'altra ancora.
Ho esaurito i desideri.
La zia mi dice che è il primo quello che conta.
Il giorno dopo il desiderio si avvera, nasce Gabriella, la mia sorellina...



Bonissima, anno 1 numero 7





giovedì 20 ottobre 2022

Thomas Owen alias Stéphane Rey, ST-Rey


(Louvain, 22 luglio 1910 – Bruxelles, 2 marzo 2002)


Thomas Owen nel novembre del 1933 sposa Juliette Ardies, dalla quale avrà due figli. Dopo gli studi di giurisprudenza diventa direttore del Moulin des Trois Fontaines, à Vilvorde dove rimarrà per quarantatré anni, durante i quali sarà anche presidente dei Mugnai belgi, e del Groupement des Associations meunières della CEE. Attirato dal surrealismo, diventa critico d’arte per La Libre Belgique e L'Écho con lo pseudonimo di Stéphane Rey.
Arruolato nel 1939, scappa alla deportazione che segue alla caduta del governo belga.
Il suo incontro con Stanislas-André Steeman dà il via alla sua carriera di scrittore, incoraggiandolo a scrivere romanzi polizieschi, genere poco disponibile all’epoca. Pubblica diversi racconti e romanzi dal 1941 al 1943 caratterizzati da uno humor molto feroce che attirano su di lui l’attenzione della critica.
Passa poi alla letteratura fantastica, è proprio grazie a questi racconti dello spavento che otterrà l’apprezzamento del grande pubblico. I suoi racconti fantastici trascinano in un universo in perpetua collisione con l’orrore e l’irrazionale.
Amico di Jean Ray, che inserisce come co-protagonista del racconto Au cimetière de Bernkastel, scriverà molti articoli per la rivista Bizarre.
Nel 1976 viene accolto dall’Académie royale de langue et de littérature françaises de Belgique.

Come Stéphane Rey
1941: Gordon Oliver mène l'enquête (Les Heures bleues N°13)
1941: Ce soir, 8 heures (A. Beirnaerdt - Le Jury N°16)



Come Thomas Owen
1942: Destination Inconnue (A. Beirnaerdt - Le Jury N°28)
1942: Un crime "swing (A. Beirnaerdt - Le Jury N°36)
1942: Le Nez de Cléopâtre (A. Beirnaerdt - Le Jury N°42)
1942: Duplicité, avec Elie Lanotte (Le Sphinx)
1942: L'Initiation à la peur (Les Auteurs Associés)
1943: Les Espalard (De Kogge)
1943: Les Chemins étranges (De Kogge) - (NéO, 1985) - (Lefrancq, 1996)
1943: Hötel meublé (Les Auteurs Associés) - (Walter Beckers, 1973)
1944: Le Livre Interdit (De Kogge) - (Le Cri Vander, 1982)
1945: Les Invités de 8 heures (Meddens & Co)
1945: La Cave aux crapauds (La Boétie) - (Marabout, 1963 et 1974) - (NéO, 1986) - (Lefrancq, 1997) - (La Renaissance du Livre, 2000)
1948: Portrait d'une dame de qualité (Les Argonautes)
1950: Le Jeu secret (La Renaissance du Livre) - (La Renaissance du Livre, 2000) - (Luc Pire/Espace Nord, 2008)
1958: Le Coffret (L'Atelier du Livre)
1961: Pitié pour les ombres (La Renaissance du livre) - (Marabout, 1973) - (Lefrancq, 1996)
1966: Cérémonial nocturne (Marabout) - (NéO, 1986) - (Lefrancq, 1996)
1970: La Truie (Marabout) - (Labor, 1987)
1975: Le Rat Kavar (Marabout, 1975)
1976: Les Maisons suspectes (Éditions Jacques Antoine) - (Marabout, 1978)
1980: Le Livre noir des merveilles (Casterman)
1982: Les Grandes personnes (La Rose de Chêne) - (La Renaissance du Livre, 2000)
1983: Les Chambres secrètes (Éditions Delta)
1984: Les Fruits de l'orage (Éditions Lorelei)
1984: Les Sept péchés capitaux (Éditions Jacques Antoine)
1990: Carla hurla (La Rose de Chêne)
1990: Le Tétrastome (Lefebvre & Gillet, 1988) - (Bernard Gilson/Pré aux sources, 1990) - (La Renaissance du Livre, 2000)
1994: La Ténèbre (Lefrancq)
1998: Contes à l'encre de la nuit (Labor)
2011: La Porte oblique et autres secrets (Murmure des soirs)
2011: Cerimoniale notturno (Agenzia Alcatraz)


Anne-Marie Ørbeck + Symphony in D major (1944)


(Oslo 1 April 1911 – Bergen 5 June 1996)

Anne-Marie Ørbeck è stata una delle compositrici norvegesi di alto profilo del 20° secolo. Come prima donna in questo paese, ha scritto una sinfonia per una grande orchestra. Ha fatto molta strada nella sua carriera. Prima di allora, si era fatta un nome come pianista.

Era la più giovane di un gruppo di quattro fratelli, che suonavano tutti; suo fratello Gunnar Ørbeck divenne un famoso violinista. All'età di 19 anni, Anne-Marie è venuta a Berlino, dove è diventata allieva della pianista russa Sandra Droucker, una personalità che è diventata di grande importanza per il suo sviluppo artistico. Allo stesso tempo ha studiato composizione con Marc Lothar. Ma voleva diventare una pianista e nel 1933 debuttò con successo con l'orchestra della Società Filarmonica di Oslo. Già qui si è dimostrata compositrice con cadenze autocomposte per il Concerto per pianoforte in re maggiore di Haydn. Ulteriori studi con Droucker e Lothar portarono alla sua prima composizione importante, Concertino per pianoforte e orchestra, che fu eseguita a Berlino nel 1938 con se stessa come solista. L'opera ha attirato l'attenzione con la sua freschezza, temi vivaci e forma concisa e concisa. 

Per tutti gli anni '30, Anne-Marie Ørbeck si è distinta come una delle pianiste norvegesi più importanti. Un elemento colorato nei concerti era il suo virtuoso arrangiamento per pianoforte del valzer di Richard Strauss dal Rose Cavalier, così come le sue cadenze classiche ed eleganti per i concerti per pianoforte di Mozart e Haydn.
Insieme a suo marito Helge Smitt, si stabilì a Bergen nel 1940. La guerra e alla fine la cura di un figlio fecero rallentare l'attività concertistica e diede più spazio alla composizione. Ha così completato la sua opera più grande, Sinfonia in re maggiore, che è stata presentata per la prima volta a Bergen nel 1954. Anne-Marie Ørbeck è entrata nella storia della musica norvegese come la prima sinfonista donna. La sinfonia mostra chiaramente quale direzione rappresentava: in un linguaggio tonale moderato e modernista, si erge su basi tonali, di forma classica e con una melodia calda e lussureggiante - uno dei tratti distintivi di Anne-Marie Ørbeck.


Negli anni Cinquanta prosegue gli studi in composizione, prima con Nadia Boulanger a Parigi, poi, con il sostegno della State Artist Scholarship, con il radicale Hanns Jelinek a Vienna per conoscere la tecnica dodecafonica, tecnica compositiva lei con una mente aperta acquisita, ma che non sarebbe mai diventata la sua forma di espressione. Lei stessa ha detto: "La melodia che attanaglia e affascina - manca, cosa aiuta con tutte le caratteristiche tecniche?" La canzone ha guadagnato un ampio spazio nella sua produzione: 28 romanzi e canzoni, melodie di inni e diverse opere corali, tra cui Ovspel su testi di Hans Henrik Holm, premiato da Sällskapet Muntra Musikanter a Helsinki nel 1952. Le stesse poesie l'hanno ispirata alla canzone ciclo Vonir i blømetid, premiato dall'Associazione dei compositori norvegesi nel 1942. Di altri poeti norvegesi, ha scelto di dare il tono, tra le altre cose. Arnulf Øverland, Tor Jonsson e Aslaug Vaa.
Soprattutto nelle canzoni fa eco la musica popolare norvegese, con la quale aveva uno stretto rapporto. Eppure non ne fece uso diretto; le composizioni sono piuttosto permeate da un tono "nordico", come lei stessa ha detto. Se ne occupò deliberatamente, spesso in un linguaggio tonale avanzato supportato da audaci combinazioni sonore. Più continentale, è in Pastorale e Allegro per flauto e orchestra d'archi, dall'epoca degli studi a Parigi, opera con grandi sfide allo strumento solista, che mette in chiaro rilievo agli archi. Nella parte introduttiva, improvvisativa Pastorale, la melodia, in uno stile tonale libero, è l'elemento principale.

Che la musica contemporanea sperimentale non fosse il percorso di Anne-Marie Ørbeck, ha espresso in un'intervista ai suoi tempi più vecchi: "Quello che mi preoccupa di più è che si allontana dall'umano". Si definiva una pianista. Ma già nel 1938, dopo la prima del Concertino a Berlino, lei - come una delle prime compositrici locali - fu ammessa come membro dell'Associazione dei compositori norvegesi.

martedì 18 ottobre 2022

Attimi...

 

Sono attimi 
quelli che io colgo
e riverso in poesia
Visioni     sentimenti
pensieri e sensazioni
Tutto quello che mi colpisce
che mi impressiona
che vedo vivendo
si focalizza nella mia mente
e come un tarlo
scava     gratta     ronza
costringendomi a scrivere
eviscerando    come in una magia
dal profondo della mia anima
tutte quelle parole
che non sono mai 
riuscito a mettere
assieme ...

 

Anna Bon + Six Sonata Op. 1 (1756)


(Bologna, 1738 – dopo il 1767)

Anna Bon, di Venezia, come lei stessa amava definirsi, appare come una meteora nel panorama musicale del XVIII secolo.

Di essa si hanno poche e frammentarie notizie. La sua unica biografia si evince dai frontespizi e dalle dediche apposte nelle tre opere da lei pubblicate, tra il 1756 ed il 1759, presso la casa editrice “Vedova di Baltas Schmidt” di Norimberga.
Figlia di Girolamo Bon, architetto di origine veneziana, e di Rosa Ruvinetti, cantante bolognese, molto legati alla corte prussiana, Anna Bon, all’età di quattro anni, viene ammessa al coro dell’Ospedale della Pietà di Venezia; successivamente studia sotto la guida di Candida della Pietà, una maestra di viola.
Nel 1756, Anna Bon è attiva come virtuosa di musica da camera a Potsdam, alla corte di Federico il Grande; al re di Prussia dedica la sua prima raccolta di “Sonate da Camera per flauto e cembalo”, pubblicate da un editore di Norimberga. Tra il 1757 e il 1759 pubblica altre due raccolte,”Sei sonate per cembalo” e “Sei divertimenti per due flauti e cembalo”, dedicandole, rispettivamente, ad Augusta Sofia, principessa di Sassonia-Weimar, e a Carlo Teodoro, elettore di Baviera.
Dopo il matrimonio con il tenore Mongeri, alcune fonti documentano la sua presenza a Hildburghausen in Turingia, ma dal 1767 di Anna Bon sparisce ogni traccia; molti studiosi, pertanto, ritengono che quello possa essere l’anno della sua morte.
Delle sue composizioni, soltanto le tre raccolte citate sono pervenute fino a noi; da queste si denota uno stile caratterizzato da toni molto espressivi, chiari e melodici.

Ben poco si conosce sulla formazione musicale di Anna Bon, ma diversi storici citano un registro parrocchiale dove indica la sua ammissione all’Ospedale della Pietà di Venezia a soli 4 anni.
Gli “ospedali”, comunemente chiamati anche “conservatori”, in origine erano luoghi di accoglienza per le trovatelle ma finirono con il diventare istituti di formazione anche per le ragazze di buona famiglia che aspiravano ad essere musiciste.
Quando Anna Bon entrò da studentessa all’Ospedale, fu registrata come “figlia in educazione”, termine che si applicava ai paganti e non agli orfani residenti.
La musica alla Pietà era soprattutto musica sacra e grandi maestri come Antonio Vivaldi visse e lavorò tra il 1704 e il 1740.
Anna Bon fu allieva di Candida della Pietà, maestra di viola che, a sua volta, fu allieva dello stesso Vivaldi. Un documento dell’Ospedale del 1743 afferma che la professoressa Candida dalla viola “ha il privilegio di dare lezioni ad Anna Giovanna Lucia Bon in questo luogo pio”.


Anna Bon utilizza, nelle composizioni del periodo di Bayreuth, elementi di “Empfinsamkeit” ovvero lo “stile della sensibilità”. Essi sono una variante allo “stile galante” di matrice squisitamente illuministica che voleva esprimere, nel corso di una composizione musicale, non più la descrizione di un solo “affetto” ma una molteplicità di stati emotivi capaci di alternarsi nello sviluppo dell’opera creativa.
La compositrice, nella sua dedica a Federico margravio di Brandeburg, tiene a precisare che “se però si incontrano alcuni passi non molto comodi per il Flauto, perdonerà l’Altezza Vostra Serenissima, mentre essendo il mio Istrumento il Cembalo, non mi sono per anche cognite le finezze ed il facile portamento di questo […]”.
Anna quindi dichiara di non essere flautista ma clavicembalista e chiede scusa in anticipo se il suo Signore troverà difficoltà nell’esecuzione delle sue sonate.



Le 6 Sonate op.1 della Bon sono tutte in tre movimenti, quattro dei quali seguono il modello lento-veloce-veloce e due seguono la forma più comune veloce-lento-veloce.
Le Sonate contengono caratteristiche anche tipicamente italiane, una cantabilità che si può far risalire agli anni trascorsi a Venezia e l’influenza di autori, primo fra tutti Platti, con le sue sonate per flauto traversiere pubblicate anch’esse a Norimberga nel 1743.
Nell’analizzare le varie Sonate si possono trovare idiomi sia del primo periodo classico che del tardo barocco. La forma di queste sonate sono tutte in 3 movimenti e lo stile è tipicamente associabile al primo periodo classico. Tutti i movimenti di ogni sonata sono nella stessa tonalità, una tradizione tipica della suite da ballo barocca.
I fraseggi non sono estesi ed ogni movimento è tematicamente indipendente. La gamma delle sue melodie è mantenuta entro un’ottava e spesso i contorni degli accordi sono usati come materiale melodico.
Armonicamente, la maggior parte dei movimenti segue la pratica standard di modulazione alla dominante se proveniente da una tonalità maggiore oppure segue la modulazione alla relativa maggiore se proviene da una tonalità minore. Le sue modulazioni sono logiche e chiare e si riaffermano i principi dell’architettura tonale.
Una copia manoscritta dell’op.1 di Anna Bon si trova a Copenaghen e appare essere una copia dell’edizione stampata originale. 

lunedì 17 ottobre 2022

Capitolo 24: Il flipper, Quercianella (LI), agosto 1963

Oggi, come tutti gli altri giorni, siamo al Bar Pasquini, quello di fronte alla farmacia dello zio Giovanni Culla...

I genitori ci accompagnano qui dopo cena, con la scusa di fare due passi, il bar è in fondo al viale principale del paese, ma questa sera c’è uno strano fermento. I giovani sono tutti fuori a bere e fumare, ma non si sente la musica, il jukebox è rotto? Leccando il solito bif al chinotto mi avvicino all’apparecchio, è acceso e non sembra rotto, le luci lampeggiano, si spengono e si inseguono, eppure nessuno si avvicina o ci mette la monetina... Dall’altra parte della sala un lenzuolo enorme copre qualcosa, mi avvicino ma il barista mi blocca!
Beh, ma cosa ci sarà di così segreto lì sotto?
Dopo qualche minuto, mentre il papà sta finendo la Coppa del nonno, il gelato confezionato al caffé, arriva il Sindaco di Livorno in pompa magna.
Tutti si alzano e si avvicinano alla sala, o meglio, all’oggetto misterioso...
Mi faccio largo tra un nugolo di gambe pelose e arrivo carponi in prima fila. Ecco, il Sindaco si avvicina, dice tutta una serie di salamelecchi che non capisco, poi alla fine dice una parola straniera "FLIPPER" e tutti applaudono… 
Con la mano destra afferra il lenzuolo e lo strattona, tirandolo a sé e scoprendo l'oggetto misterioso, il flipper!
Una strana cassa bislunga su quattro gambe di ferro, con uno schermo enorme dove un sacco di lucine e numeri si muovono di continuo e fanno un baccano spaventoso.
Non riesco a vedere cosa c’è dentro, allora mi aggrappo al bordo, mi isso in punta di piedi e appoggio il naso sul vetro… meraviglia... Una grossa biglia lucida di acciaio corre su e giù per una strana pista irta di trabocchetti, buchi, girandole... ogni volta che ne urta o supera uno emette strani suoni.
Il sindaco sta dalla parte opposta dello schermo, tiene la cassa vetrata con due mani, una di qua e una di là, e con gli indici preme dei tasti se la pallina arriva verso di lui. Quando fa questo movimento due levette nella cassa si spostano in su e in giù, colpiscono la biglia e la rilanciano in avanti, il pianale è inclinato verso il giocatore, se il giocatore non colpisce la palla, questa viene mangiata da un buco, come quando ti fanno gol nel calcio balilla, sparisce di sotto e ricompare come d'incanto in un ristretto spazio sulla destra del pianale, quindi il giocatore prende un pomello con molla, lo tira verso di sé e poi lo lascia, e la biglia viene colpita e rilanciata nel gioco... e si ricomincia.
Passo tutta la serata a guardare la gente che si alterna a questo strano aggeggio, tre palline a testa, poi via, si cambia giocatore.
Qualcuno a volte tenta di smuovere la cassa per non perdere la palla nel buco, ma la macchina emette uno strano gong, sullo schermo si illumina la parola TILT, tutto si blocca e il gioco finisce, il giocatore ha perso.
Torno a casa saltellante e divertito, ma durante la notte non dormo, nella mia testa tutti quei suoni e quei rumori fanno una confusione infernale e mi sembra che la pallina mi rimbalzi nel cervello.



Bonissima, anno 1 numero 6





giovedì 13 ottobre 2022

Jennifer June Rowe alias Emily Rodda


(Sydney, 2 aprile 1948)

Nota anche con lo pseudonimo di Emily Rodda.
Laureata in letteratura inglese all'Università di Sydney nel 1973, ha cominciato scrivendo libri per bambini, ed è la sola persona ad aver vinto per ben cinque volte il premio per il libro dell'anno del Children's Book Council of Australia. Nel 1995 ha vinto la Dromkeen Medal. Nel 2008 ha vinto l'Aurelia Award per il miglior romanzo per bambini per Il castello di nuvole (The Wizard of Rondo).

Si è stabilita nelle Blue Mountains del Nuovo Galles del Sud con suo marito, Bob Ryan. Ha avuto quattro figli, tra cui la cantautrice Kate Rowe.

Il magico mondo di Deltora (Deltora Quest)

Le foreste del silenzio (The Forests of Silence, 2000) (Piemme, 2001)
Il lago delle nebbie (The Lake of Tears, 2001) (Piemme, 2001)
La città dei topi (City of the Rats, 2001) (Piemme, 2002)
Il deserto delle sabbie mobili (The Shifting Sands, 2001) (Piemme, 2002)
La montagna del terrore (Dread Mountain, 2001) (Piemme, 2002)
Il labirinto della bestia (The Maze of the Beast, 2001) (Piemme, 2002)
La valle degli incantesimi (The Valley of the Lost, 2002) (Piemme, 2002)
La città delle sette pietre (Return to Del, 2002) (Piemme, 2002)
Ritorno a Deltora (Deltora Quest 2/Deltora Shadowlands)
La caverna della paura (Cavern of the Fear, 2002) (Piemme, 2004)
L'isola dell'illusione (The Isle of Illusion, 2002) (Piemme, 2004)
Le Terre dell'ombra (The Shadowlands, 2004) (Piemme, 2004)
Il segreto di Deltora (Deltora Quest 3/Dragons of Deltora)
Il nido del drago (Dragon's Nest, 2005) (Piemme, 2005)
La porta delle ombre (Shadowgate, 2005) (Piemme, 2005)
L'isola delle tenebre (Isle of the Dead, 2005) (Piemme, 2006)
La notte dei draghi (The Sister of the South, 2005) (Piemme, 2006)


Rowan (Rowan of Rin)

La profezia della strega (Rowan of Rin, 1993) (Piemme,] 2007)
Il nemico nascosto (Rowan and the Travellers, 1996) (Piemme, 2007)
Il guardiano del cristallo (Rowan and the Keeper of the Crystal, 1998) (Piemme, 2008)
Il ritorno dell'eroe (Rowan and the Zebak, 1999) (Piemme, 2008)
Il guerriero dei ghiacci (Rowan of the Bukshah, 2003) (Piemme, 2009)

Lily nel regno delle fate (Fairy Realm)

Il bracciale dei desideri (The Charm Bracelet, 1994) (Piemme, 2007)
Le ali magiche (The Flower Fairies, 1994) (Piemme, 2007)
La valle nascosta (The Third Wish, 1995) (Piemme, 2008)
La gemma delle sirene (The Last Fairy-Apple Tree, 1995) (Piemme, 2008)
La chiave incantata (The Magic Key, 1995) (Piemme, 2009)
L'unicorno bianco (The Unicorn, 1996) (Piemme, 2009)
The Star Cloak (2005) – inedito
The Water Sprites (2005) – inedito
The Peskie Spell (2006) – inedito
The Rainbow Wand (2006) – inedito

 


Nelle terre di Rondo (Rondo)
La maga dello scrigno (The Key to Rondo, 2007) (Piemme, 2010)
Il castello di nuvole (The Wizard of Rondo, 2008) (Piemme, 2011)
Il drago di fuoco (The Battle for Rondo, 2009) (Piemme, 2012)

Stella di Deltora (Star of Deltora)
La figlia del traditore (Shadows of the Master, 2015) (Piemme, 2017)
Two Moons (2015) – inedito
The Towers of Illica (2016) – inedito
The Hungry Isle (2016) – inedito

Anna Amalia di Hohenzollern + Sonata For Oboe & Organ in F major


(Berlino, 9 novembre 1723 – Berlino, 30 marzo 1787)

E' stata una principessa, compositrice e badessa prussiana. Anna Amalia era la sorella minore di Federico II di Prussia in quanto figlia di Federico Guglielmo I di Prussia e di Sofia Dorotea di Hannover.
Nata a Berlino, ella era nata con una particolare predisposizione alla musica ed agli strumenti musicali, imparando presto a suonare il clavicembalo, il flauto ed il violino, ricevendo le prime lezioni proprio dal fratello dal quale aveva 11 anni di differenza.

In un primo momento suo padre pensò di sposarla al principe ereditario di Svezia, ritenendola molto più adeguata di sua sorella Luisa Ulrica, definita da Federico II stesso di temperamento arrogante e intrigante, il che avrebbe solo portato scompiglio su un trono così delicato per le relazioni della Prussia con altri paesi, mentre la giovane Anna Amalia sarebbe stata un duttile strumento per la politica prussiana in Svezia. Malgrado questo e forse intuendo il gioco di potere, la corona svedese optò per Luisa Ulrica e Anna Amalia rimase sola e abbandonata a un passo dal matrimonio.
Nel 1743, Anna sposò segretamente il barone Friedrich von der Trenck, un uomo le cui avventure ispirarono nelle opere Victor Hugo e Voltaire. Il matrimonio venne ovviamente tenuto segreto perché per questioni dinastiche ella sarebbe dovuta andare in sposa a un principe di casa regnante di alto lignaggio. Quando suo fratello Federico II, che era salito al potere nel 1740, scoprì l'inganno e il fatto che la sorella era incinta, la rinchiuse immediatamente nell'Abbazia di Quedlinburg, un luogo di riguardo ove molte donne aristocratiche venivano inviate in caso di nascite scomode fuori dal matrimonio. Il matrimonio di Anna Amalia venne annullato su richiesta di Federico II e il barone von der Trenck venne imprigionato per 10 anni, anche se continuò a tenere una fitta corrispondenza con l'amata, sino alla morte.

Data la sua posizione, Anna divenne Badessa di Quedlinburg nel 1755, divenendo così una donna ricca e in vista. Tale carica era però puramente formale e le consentiva praticamente solo una ricca rendita di cui disporre. Fu per questo che la giovane principessa scelse di vivere in prevalenza a Berlino, dove poté coltivare la propria passione per la musica, divenendo patrona di molti compositori dell'epoca.

Nel 1758, Anna iniziò uno studio sistematico della teoria musicale e della composizione, ingaggiando a proprio tutore Johann Philipp Kirnberger, che era stato studente di Johann Sebastian Bach. Ella compose musica da camera come sonate per flauto e scrisse la musica per la cantata della Passione di Ramler (La Morte di Gesù); quest'ultimo era inoltre uno dei pezzi da lei più apprezzati. Solo una parte delle sue composizioni sono però giunte sino a noi in quanto molte di queste sono state distrutte da lei stessa, timorosa ed autocritica sulle proprie produzioni. Ella si distinse anche come collezionista di musica antica, conservando circa 600 volumi di importanti compositori come Johann Sebastian Bach, George Frideric Handel, Georg Philipp Telemann, e altri.
Morì il 30 marzo 1787 a Berlino e la sua salma fu tumulata nella cappella degli Hohenzollern del Duomo di Berlino.

martedì 11 ottobre 2022

Il mio mestiere

 

Che tristezza a volte il mio mestiere ...
vedere i pazienti anno per anno peggiorare,
e sapere che non c'è nulla da fare ...

Che tristezza a volte il mio mestiere ...
portare conforto agli anziani,
senza pretendere gran guadagni ...

Che tristezza a volte il mio mestiere ...
non lesinare mai un sorriso,
e al cattivo gioco fare buon viso ...

Che tristezza a volte il mio mestiere ...
sapere che quando il mio turno verrà,
non ci sarà nessuno che mi aiuterà.


André Boucourechliev + Anarchipel, per Ensemble di 6 strumenti (1972)


(Sofia 28 luglio 1925 - Parigi 13 novembre 1997)

Compositore francese nato nel 1925 a Sofia (Bulgaria) morto nel 1997.
André Boucourechliev ha studiato all'Accademia di musica di Sofia e all'École Normale di Parigi. Ha iniziato la carriera come pianista prima di dedicarsi alla composizione, all'insegnamento e allo studio del linguaggio musicale. Dopo i primi lavori preparati alla RAI e all'ORTF (Texte 1, 1958), si esibisce al Domaine Musical (Signes, 1961). Ha ottenuto riconoscimenti internazionali con le sue opere "aperte", inclusa la serie di Archipel (1967-1970). Evitando l'uso del serialismo, rimase per sempre attaccato alla poesia dell'indeterminismo. Il suo catalogo comprende anche Ombres (1970), Anarchipel (1971), Thrène (1974, preparato al GRM), Six études d'après Piranèse (1975), un Concerto per pianoforte (prima assoluta di Claude Helffer nel 1975), Le nom d' Œdipe (1978), Ulisse (1980), Le miroir (1987), Frammenti di Trois de Michel-Ange (1995). Instancabile pedagogo, ha insegnato in particolare all'Università di Aix en Provence (1976-1985) e all'École Normale Supérieure di Parigi (1985-1987). Fu anche autore di numerose pubblicazioni.



Anarchipel, per Ensemble di 6 strumenti (1972)
Brigitte Sylvestre, arpa
Elisabeth Chojnacka, clavicembalo
Françoise Rieunier, organo
François-Frédéric Guy, pianoforte
Roland Auzet, percussioni
Jean-Pierre Drouet, percussioni.


lunedì 10 ottobre 2022

Capitolo 23: Il pipitopo, Guiglia (MO), 18 luglio 1963

Castello di Guiglia, una serata come tante altre all'ora di cena, tutti gli ospiti stanno seduti ai loro posti in attesa dell’inizio del servizio.

Nel gran salone, al centro dell’alto soffitto, penzola acceso l’enorme lampadario a gocce, quell’ammasso di vetro mi terrorizza ... Per fortuna il nostro tavolo è defilato, se dovesse sganciarsi e cadere non ci piomberebbe in testa.
Dopo la minestrina in brodo dovrebbe arrivare la bistecchina con l'insalata, invece arriva un urlo quasi agghiacciante.
Una mamma là in fondo si copre la testa con il tovagliolo poi si getta sotto il tavolo e agitando un dito indica qualcosa verso il soffitto.
Non smette di gridare, allora tutti alziamo gli occhi per capire il motivo del suo terrore ... un pipistrello è entrato nel salone attirato dalla luce.
Disorientato vola in tondo radendo i muri, sfiora tutto e impaurisce tutti.
Mio fratello sorridente saltella “Pipitopo, Pipitopo”...

La luce di colpo si spegne, tutti assieme urliamo, la luce di colpo si accende, tutti ci zittiamo, le mamme tirano un respiro di sollievo, il "pipitopo" non c’è più e nella sala echeggia un caloroso applauso...



Bonissima, anno 1 numero 5





giovedì 6 ottobre 2022

Arthur William Upfield


(Gosport, 1 settembre 1890 – Bowral, 13 febbraio 1964)

Figlio di un venditore di tessuti, nacque in Inghilterra e fu mandato da quello a Brisbane, in Australia nel 1910. Allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruolò presso la First Australian Imperial Force - che era stata apposta formata il 15 agosto 1914 per combattere la Germania - il 23 agosto 1914. Dopo un duro addestramento, fu inviato in Egitto, poi a Gallipoli (Turchia) e in Francia, quando ormai la guerra volgeva a termine; in questi anni in Africa conobbe un'infermiera connazionale, che sposò nel 1915. Fu poi stanziato nella Vecchia Inghilterra nell'ottobre 1919; lì lavorò come segretario privato di un importante ufficiale sino al 1921, anno del suo ritorno in Australia con la moglie e i giovanissimi figli.

Per gran parte degli anni del primo dopoguerra visse nelle varie zone outback dell'Australia centrale, facendo i più svariati lavori; così ebbe l'opportunità di conoscere la cultura e la mentalità degli aborigeni, da secoli abitanti di quelle terribili terre. Divenne poi membro dell'Australian Geological Society - il suo compito era coordinare le spedizioni scientifiche nel Queensland; in particolare, nel 1948 condusse una spedizione nel Cratere di Wolfe Creek, il celebre astroblema. Successivamente, si trasferì a Bermagui, poi a Bowral, nel Nuovo Galles del Sud - la regione di Sydney; la sua ultima opera, il romanzo incompiuto The Lake Frome Monster, fu pubblicata nel 1966 dopo essere stato terminato da J.L. Price e Dorothy Stange.

E' noto soprattutto per la serie imperniata sull'ispettore Napoleon Bonaparte "Bony". Si dice che, per la costruzione del personaggio, Upfield si sia ispirato alla figura di un aborigeno di nome Leon Wood, un brillante poliziotto del Queensland conosciuto personalmente negli anni venti. 



In Italia è reperibile Gli scapoli di Broken Hill, pubblicato da Polillo nella collana “I bassotti”.
 

André Bloch + Concerto-balletto per pianoforte e orchestra (1943)


(Wissembourg, 14 gennaio 1873 – Parigi, 7 agosto 1960)

Questo ex allievo di Massenet, le cui opere oggi non vengono più eseguite, scrisse tuttavia musica elegante, tra cui si segnalano poesie sinfoniche accuratamente orchestrate: Au Béguinage (1931), eseguita in particolare il 15 gennaio 1956 al Théâtre des Champs-Elysées da Josef Krips a capo dell'orchestra Concerts du Conservatoire; Kaa, dato per la prima volta ai Concerts Colonne il 2 aprile 1933, che, ispirato a un episodio del "Libro della giungla" di Rudyard Kipling, racconta la storia del giovane Mowgli, prigioniero del Popolo delle Scimmie e liberato dal potere del fascino di Kaa, il gigantesco pitone serpente; L'Isle nostalgique, (1945, Fougères), e una bellissima Suite palestinese per violoncello e orchestra (1948), una rapsodia tematica in 4 episodi che dimostra l'abilità del suo autore. Questo è senza dubbio il suo successo più importante in questo campo. 

Nato a Wissembourg (Alsazia) il 14 gennaio 1873, dal matrimonio legittimo di Jacob (Jacques) Bloch, rabbino a Wissembourg poi a Parigi, e Berthe Manheimer, André Bloch si iscrisse prestissimo al Conservatorio Nazionale di Musica di Parigi, dove studiò con Ernest Guiraud e Jules Massenet. 2° medaglia di solfeggio nel 1883, all'età di 10 anni ottenne l'anno successivo il 1°, poi 1° premio in pianoforte nel 1889, un 1° premio in armonia nel 1890. Nel 1892 entrò al Concours de Rome e fu premiato con un secondo Secondo Premio con la cantata Amadis, dietro Henri Büsser. Tuttavia, quell'anno l'Accademia di Belle Arti non credette di dover assegnare un Gran Premio. L'anno successivo vince il premio finale con la cantata Antigone (Heugel), su testo di Fernand Beissier.

Al suo ritorno da Roma all'inizio del 1898, André Bloch si dedicò all'insegnamento dell'armonia presso il C.N.S.M. dove rimase per molti anni fino a quando fu licenziato dal suo incarico nel dicembre 1940 (fu Olivier Messiaen che subentrò nel marzo 1941). Lì aveva in particolare per l'allievo Jehan Alain. Insegnò anche all'Ecole des Hautes Etudes Musicales, meglio conosciuta come il Conservatorio americano di Fontainebleau. Questo, ricordiamolo, era stato installato dal 1921 nell'ala Luigi XV del castello. Guidata per diversi decenni da rinomate personalità musicali: Francis Casadesus, Charles Widor, Maurice Ravel, Marcel Dupré, Robert Casadesus e Nadia Boulanger (1949), questa scuola divenne rapidamente un luogo privilegiato per incontri artistici tra Francia e Stati Uniti. . Molti altri studenti, tra cui Fernand Oubradous, hanno potuto beneficiare di lezioni private tenute anche da André Bloch. Il suo nome era noto anche ai giovani scolari, che prima della guerra ricevevano le prime nozioni di musica con l'aiuto delle sue Cento lezioni per l'uso delle scuole primarie (Gras, 1934).


Oltre alle opere già citate, dobbiamo opere di André Bloch: Maïda (1909, Enoch), Une nuit de Noël (1922), un "racconto blu" Brocéliande (Opéra, 1925, Heugel), Guignol, opéra-bouffe di cape et de trique in tre atti, quattro scene e un prologo, parole di Justin Godard e Henri Fabert (Heugel, 1939), dato all'Opéra-Comique nel 1949, un balletto Feminaland (1904), un Concerto-balletto per pianoforte e orchestra ( Fougères, 1947), Les Maisons de l'éternité, schizzi orientali per violoncello e orchestra (Gras, 1950), una Petite suite dominicale per piccola orchestra (Fougères), brani per pianoforte: Air à danser (Enoch), Tema vario, Andantino (Fougères), per pianoforte e flauto: Dans la palmeraie (Fougères), pianoforte e clarinetto: Denneriana (Gras, 1940), pianoforte e fagotto: Fantasia varia (Leduc, 1946), Scherzi, e melodie e duetti: Rivelazione a due voci a cappella (Ricordi), Mio padre mi diede marito per voce e pianoforte (Fougères), Dans les bois per voce e pianoforte... Il suo Concerto-balletto per pianoforte e orchestra, insieme al Concerto di Massenet, sono stati precedentemente registrati su disco 33 giri (MGM E3178) da Sondra Bianca e dalla Philharmonisches Staatsorchester di Amburgo, sotto la direzione di Hans- Jurgen Walther.



André Bloch morì il 7 agosto 1960 a Viry-Chatillon, vicino a Parigi. 

Aggiungiamo infine che il nostro vincitore del Prix de Rome ha diretto anche il coro della sinagoga di rue des Tournelles a Parigi, poi quello di rue Notre-Dame de Nazareth (dove era già in carica nel 1935), che era Ispettore delle Belle Arti per la musica e che aveva progettato, durante la Grande Guerra, un antenato del Sonar.

martedì 4 ottobre 2022

Gru


Le vedi da lontano,
da molto lontano.
Si stagliano in cielo
come alberi secchi,
diritte, impettite, ferme.
Solo il forte vento
riesce a scuoterle un po'.
Ti avvicini, diventano piu' grandi,
piu' rade, piu' colorate.
Adesso ci sei vicino,
vedi tanti scheletri di case
e le riconosci ... le gru.

 


 

Anatoly Nikolayevich Alexandrov + Symphony No. 1 in C major Op. 92 (1965)


(Mosca 25 maggio 1888 – 16 aprile 1982)

E' stato un compositore sovietico e russo di opere per pianoforte e altri strumenti e pianista. I suoi lavori iniziali avevano un elemento mistico, ma lo sminuì per adattarsi meglio al realismo socialista. Ha condotto una vita un po' ritirata, ma ha ricevuto numerosi riconoscimenti.
Come compositore, Alexandrov ha lavorato in molti generi, ma si è distinto nella musica vocale e strumentale da camera. È autore di opere, quartetti d'archi, sonate per pianoforte, romanzi, suite vocali e canzoni per bambini. Alexandrov è passato alla storia della musica come creatore di musica per pianoforte, in particolare come autore di 14 sonate per pianoforte. Molti dei suoi romanzi, basati sulle parole di Alexander Pushkin, Yevgeny Baratynsky, Fyodor Tyutchev, Anna Akhmatova, hanno ricevuto ampi consensi e sono diventati parte di un repertorio di artisti di spicco.

Anatoly Alexandrov è nato in una famiglia di musicisti. Sua madre, Anna Yakovlevna Alexandrova-Levenson, era una pianista, gli diede le prime lezioni di pianoforte e suo padre, Nikolai Alexandrovich Alexandrov, era un farmacista. Negli anni dell'infanzia di Anatoly, la famiglia si è spostata molto. Dal 1906 ripresero a vivere a Mosca. Quindi la madre di Alexandrov decise di trovare un insegnante per suo figlio. Dapprima Alexandrov iniziò a studiare armonia con lo studente di Taneyev Nikolai Zhilyayev, e poi contrappunto con Taneyev (1907-1910).

Nel 1910 entrò al Conservatorio di Mosca, dove studiò pianoforte con Konstantin Igumnov (fino al 1915) e opere musicali con Sergei Vasilenko. Fu allievo di Nikolai Zhilyayev, Sergei Taneyev e Sergei Vasilenko (teoria), Alexander Ilyinsky (composizione) e Konstantin Igumnov (pianoforte). Nel 1916 completò gli studi musicali. Alexandrov ha preso parte alla prima guerra mondiale. 

La sua prima musica ha rivelato l'influenza di Nikolai Medtner e Alexander Scriabin. Fu nominato professore al Conservatorio di Mosca nel 1923. Tra i suoi studenti c'erano futuri compositori come Nikolai Anosov, Nury Halmammedov, Mikhail Iordanskiy, Roman Ledenyov, Yuri Slonov, Elena Tilicheeva, Mikhail Meyerovich, Kirill Molchanov, Mansur Muzafarov, Nikolai Chemberdzhi, Joseph Neymark, Georgiy Mushel e molti altri. Per diversi anni è stato presidente della sezione di musica per bambini dell'Unione dei compositori dell'URSS. 
Fino al 1974 si è esibito in concerti come pianista, ha eseguito proprie opere musicali. Morì il 16 aprile 1982 a Mosca.


Viktor Belyaev, il primo biografo di Alexandrov, scrisse nel 1926: "Se Myaskovsky è un pensatore e Feinberg uno psicologo, allora Alexandrov è, prima di ogni altra cosa, un poeta". Alexandrov fu anche un forte sostenitore di Stanchinsky e curò gran parte delle sue composizioni per la pubblicazione.

lunedì 3 ottobre 2022

Capitolo 22: Il night, 2, Guiglia (MO), 14 luglio 1963

Otto del mattino, siamo davanti alla pesante cancellata che protegge la scala per gli inferi, è aperta! Ci guardiamo negli occhi. Un cenno col capo del capo, che sono io da ieri sera, e giù, di corsa.

Un secondo dopo siamo sul pianerottolo, tutti e tutti si aspettano da me qualcosa.
Mi avvicino alla porta, pare socchiusa, la sfioro e quella si apre di botto. Lucifero, che avevo visto la sera prima, ci guarda e mi sorride.
Oggi non indossa quello strano abito scuro con le code, è in tuta da ginnastica, spalanca la porta, ci fa un così con la mano... 
Dentro ... 
Stamane l’inferno è illuminato, le donne delle pulizie si danno un gran da fare, l’aria è pesante, non ci sono finestre, la puzza di fumo impregna tutto. Lungo il perimetro ci sono divanetti di velluto rosso, consumato, tavolini bassi con posacenere stracolmi di mozziconi. Al centro della sala una pista da ballo leggermente sopraelevata e in un angolo un bancone da bar, fornitissimo.
Nell’angolo opposto una postazione per gli strumenti, il pianoforte è un verticale.
Sul fondo, in mezzo, ci sono delle tende di pastrano rosso, celano altri vani.
Ci avviciniamo ad una di esse, qui ci sono i bagni, proviamo con un’altra, ci si para davanti Lucifero: “Qui no, quando sarete grandi, forse…”


Bonissima, anno 1 numero 4