sabato 30 dicembre 2023

Giacomo Ingrami: Omicidio a San Vito

PROLOGO

Modena, dove si ambienta questa storia, è una città dalle mille eccellenze: motori, vino, prelibatezze gastronomiche, comparto elettromedicale… 
E, in questo contesto, città e provincia sono decisamente ricche. 
E, come in tutto il mondo, ci sono soggetti buoni e cattivi, onesti e disonesti. 
E, appunto in quanto è zona ricca, c’è sempre chi riesce a insinuarsi con comportamenti non del tutto leciti e a trarre per sé i massimi vantaggi.
Ma in questa città esiste una persona unica nel suo genere.
Il suo nome è Roberto Roganti, chiamato Grog, soprannome che si trascina dietro sin dai tempi del liceo e, da allora, è quasi più conosciuto in città per lo scutmài piuttosto che per il vero nome. Mettiamoci poi la professione che svolge, il nomignolo è virato in Grogghino il becchino, al quale ormai si è abituato e, anzi, ne è orgoglioso, come lo è di essere stato accorpato alla medicina legale da parte del questore di Modena. Grogghino, nonostante sia un necroforo o, meglio, un tanatoestetista, cioè colui che aggiusta volti e corpi dei morti prima della sepoltura, affinché si presentino bene alle camere ardenti, frequenta, quando vuole prendere una boccata d’aria, un bar vicino alla sede della sua attività e, dai e dai, gli avventori lo conoscono quasi tutti molto bene.
Molti frequentatori sono i soliti perditempo, i curiosi che credono di sapere tutto e che, invece, sono solo capaci di leggere sul giornale le notizie di gossip, di fare anche commenti, che non riescono neppure a far ridere. Ci sono quelli con i quali la discussione è inutile, perché, convinti delle loro idee rifiutano ogni parere discorde, con cui quindi non vale la pena sprecare tempo. E poi quelli socievoli e disponibili al confronto, dalle discussioni con costoro nascono anche idee nuove. A Grogghino piace il dibattito, a volte le discussioni durano ore senza raggiungere alcun risultato, ma danno a ognuno la possibilità di esprimere il proprio parere.

 

venerdì 29 dicembre 2023

Capitolo 100: 29 agosto 1970, Milano Marittima (RA)

 Ciao mare ...

Lo so  che sai che sono qui, che mi vedi, anche se è buio.

Sono ore  che sto seduto  su questo pattino con i piedi a mollo ... non riesco a staccarmi da te ... proprio non ce la faccio, eppure domani  dovrò partire e ... non so se l'anno prossimo  tornerò.

Due anni fa la tua conoscenza: perplesso.
Due mesi l'esame di terza media: promosso.
Oggi è il mio compleanno: commosso

Da domani si torna a casa, si cambia pelle, si va al liceo...

Intanto ti abbraccio... con gli occhi...

Ciao mare ...



giovedì 28 dicembre 2023

Capitolo 99: Il grillotalpa, Milano Marittima, agosto 1970

E come quasi tutte le sere ci ritroviamo, dopo le scorribande in bici, da Pallino, in pizzeria.
Ognuno di noi ordina sempre la stessa cosa, per me un calzone farcito, qui è mitico.
Verso la fine serata ci raggiunge il bolognese, ragazzo più grande di noi di poco, un tipo decisamente un po' matto, è capace di tutto per una birretta o una pizza.
Ci guardiamo fra di noi, se vince la scommessa facciamo una colletta e gli paghiamo la pizza. 
Giorgio pesca in una vaso uno strano e bruttissimo insetto, un grillotalpa di quattro centimetri, grosse zampe e lunghe antenne.
Glielo mostra, lui lo rigira fra le dita, allunga una mano, prende un lembo di pizza dal piatto di uno di noi, glielo arrotola attorno e … gnam, ne fa un sol boccone, pizza strameritata!



mercoledì 27 dicembre 2023

Capitolo 98: Sedute spiritiche, Milano Marittima, agosto 1970

Quest’anno le sedute spiritiche sono di gran moda. Uno di noi, che ha un fratello più grande, ha assistito ad uno di questi eventi e così stanotte ci proviamo anche noi.
Appuntamento verso mezzanotte in Via Oberdan, lì ci sono delle ville vuote. 
I lampioni stradali ci daranno la luce, le sedie le prenderemo in prestito qua e là, le bici slegate, per ogni evenienza, una sopra all’altra al di là del muretto, il tavolino c’è già, in cemento e noi ci sediamo attorno.
Sistemiamo il foglio con le lettere già scritte, un bicchierino rovesciato al centro, poi poggiamo un ditino sul suo fondo e ... silenzio. Di colpo il bicchiere si muove, si sposta da una lettera all’altra ... I O  S O N O
Qualcuno grida, dall’altra parte del giardino della villa avanzano una canottiera e dei braghini chiari, vuoti... “Il fantasma... " Urla qualcuno, e in un attimo spariscono tutti, fuorché me, mi è caduta la catena della bicicletta ... e il fantasma mi dà una mano, è il custode della villa, abbronzatissimo!


 

domenica 24 dicembre 2023

Acrostico natalizio



Brevi le festività natalizie
Una sola volta all'anno
Ognun festeggia come vuole
Nascita Befana e Capodanno

Nessuno se le schiva
Adulti vecchi e bambini
Trovan doni e panettoni
Apron pacchi e vini bevon
Libbagioni a più non posso
E alla fine nella calza solo carbon


24 dicembre 1893

 


sabato 23 dicembre 2023

Roberto Roganti: 500 anni di sangue


Mercoledì 20 dicembre 2023, ore 18.30

L’uomo arriva fin davanti al portone, si guarda attorno. Si avvicina all’enorme bocca legnosa, la spinge ed entra in un antro semi buio, ove si affaccia una grande scalinata. Comincia a salire, la sua meta è al primo piano, questi vecchi palazzi hanno soffitti altissimi, infatti le rampe da percorrere sono ben tre. Mentre sale non disdegna di osservare gli affreschi che adornano le pareti e le sculture che sovrastano i corrimano a livello dei pianerottoli. Tutto sa di vetusto, di ancestrale. Salire sembra quasi di immergersi nella storia.

Giunto al piano, c’è solo una grande porta. La spinge ed entra nell’ingresso della biblioteca. Alla segreteria gli viene consegnato un questionario e una penna, qualche minuto dopo l’uomo ritira la tessera d’iscrizione. Ora può chiedere quali libri vuole consultare. Porge alla ragazza un foglietto. Questa lo scruta, lo regge con due dita, si gira e comincia ad aprire e chiudere i cassetti dell’archivio, ogni tanto estrae un cartellino. Finita la ricerca comunica all’interessato che la può aspettare al tavolo XV… lo avrebbe raggiunto con i volumi richiesti. L’uomo con calma si dirige alla postazione, si siede e con gli occhi perlustra tutta la sala, sfiorando con lo sguardo quegli scaffali ricolmi di storia, di letteratura, di arte, di cultura… tutta tassativamente locale. Non vola una mosca, il silenzio è fin fastidioso, i rumori sono magicamente restati al di là dei muri, qui regna la pace. Percepisce sotto un piede una leggera vibrazione, come di qualcuno che sta spingendo qualcosa su ruote. E infatti dall’altro lato della sala si materializza la ragazza con un carrellino recante una decina di libri. E’ incredibile come anche questo gesto, che altrimenti avrebbe creato una serie di rumori, sia silente se non per le vibrazioni sul pavimento in legno. 
La ragazza si allontana silente come è arrivata, lasciando però il carrello a fianco del tavolo XV e non prima di aver sussurrato al visitatore, che la biblioteca avrebbe chiuso alle ore 20. Ci avrebbero pensato altre ragazze, all’indomani, a riporre i testi.

Sono quasi le venti, fuori è buio pesto. Ha anche cominciato a nevicare. Siamo in dicembre ed è la giusta stagione. Il campanello che avvertiva la chiusura della biblioteca ha suonato da un paio di minuti. La ragazza fa capolino nella stanza, laggiù al tavolo XV non c’è nessuno, i libri sono sul carrello e sul tavolo, ci penserà domattina la sua collega. Si sono organizzate così: al primo turno le ragazze sistemano i libri lasciati in giro alla sera prima; al secondo le ragazze sistemano i libri lasciati in giro alla mattina. In questo modo guadagnano tempo per arrivare dalle proprie famiglie giusto per cena o pranzo. Le luci si spengono, le porte si chiudono. Solo le persiane restano aperte, così i lampioni possono pennellare con i loro fasci luminosi le stanze e donare nuova linfa alla cultura; il buio rischierebbe di gettarla nell’oblio.
Appena il silenzio è palpabile, una tenda si muove e una figura compare. Quatta quatta raggiunge il tavolo XV. Poggia tutti i libri sul carrello e si sposta al tavolo di fronte, proprio sotto la finestra. I lampioni della via rischiarano il pianale come fosse giorno. 
“Ottimo!” pensa l’uomo “Nessuno si accorgerà che sono ancora qui…”

L’orologio appeso al centro del salone ticchetta i secondi inesorabile, allo spostamento delle lancette fa eco lo sfogliare delle pagine. Sono immagini surreali quelle riverberate sulle pareti dalla luce stradale arancione, increspata dai fiocchi di neve, che ora cadono copiosi. Solo il respiro pesante dell’uomo, ogni tanto, sovrasta il martellante avanzamento del tempo. Non distoglie gli occhi dalla lettura, si inebria del profumo delle vecchie carte, sembra pervaso da un’aura idilliaca. 
Il tempo passa, un rapido sguardo all’orologio che segna un minuto dopo la mezzanotte, quando… un lievissimo e impercettibile toc gli fa drizzare la testa e aguzzare la vista. Ma c’è di nuovo silenzio, sicuramente una folata di vento ha fatto sbattere una persiana contro il muro esterno. Si immerge di nuovo nella lettura, ma un eterno attimo dopo un dolore lancinante a un fianco gli fa sollevare la testa, digrignare i denti e strizzare gli occhi… Allunga una mano sul punto di dolore, la ritrae. La percepisce bagnata, la mette alla luce esterna e… sangue. Non fa in tempo a stupirsi che una sequenza di colpi sferzati con cattiveria e precisione gli si riversa addosso e lo punzecchia profondamente nel ventre. Sente la vita lasciarlo, non capisce cosa stia succedendo, allunga una mano per aggrapparsi al nulla, serra il pugno e rovina dalla sedia. Nessun gemito, nessun dolore. L’azione fulminea lo ha colto di sorpresa, il primo un assaggio, poi tanti pizzicotti ben assestati; si accorge di spirare annegando nel suo sangue, vorrebbe nuotare e uscire da quella situazione, ma non ha più forze e… chiude gli occhi… per sempre.

 

venerdì 22 dicembre 2023

Capitolo 97: Adorni & Gimondi, Milano Marittima (RA), agosto 1970

Oggi si fa la pista di sabbia. 
Qui al mare si gioca con le biglie di plastica, quelle grandi, metà colorate e metà trasparenti, con le immagini dei ciclisti.
Si lanciano con i cricchi, di indice o di medio, io ne ho due: una blu con Gimondi e una verde con Adorni.
Sono anche l'addetto al tracciato perché ho molta fantasia. Massimino, che è il più leggero, presta il sedere, si mette in posizione seduta sulla sabbia, gambe diritte unite e mani sotto le cosce, io lo prendo per le caviglie e camminando a ritroso lo trascino con me, le sue chiappe lasciano un solco largo e la futura pista nasce.
Appena abbiamo finito subito comincia la lavorazione, con l'acqua di mare bagniamo la traccia, facciamo il fondo premendo la sabbia con le mani, creiamo bordi alti nelle curve, costruiamo i ponti, scaviamo i tunnel, sistemiamo i trabocchetti.
Dopo almeno due ore di lavoro è pronta, ora si può cominciare a giocare.
Partecipano tutti, maschi e femmine.
Le regole sono precise, non si sgarra, chi esce tre volte viene eliminato ...
Alla fine c'è chi vince, chi perde, chi si arrabbia, chi abbandona, poi tutti a casa, ci si rivede domani, nuova gara, nuova pista ... purtroppo questa, stasera, verrà cancellata dal bagnino.



 

giovedì 21 dicembre 2023

Capitolo 96: Un maggiordomo nel Far West, Modena, luglio 1970

Oggi mi è successa una cosa strana, fin fastidiosa. Siamo andati al cinema, il Cavour di Don Eligio, praticamente a fianco del nostro condominio. Proiettano un western da ridere, "Un maggiordomo nel Far West", che mi fa sbudellare dalle risate, secondo me è il film più divertente che finora io abbia mai visto; mi diverte tanto che sono tre giorni di fila che passo i pomeriggi qui dentro, a imbottirmi di spuma, liquirizia, bruscolini, romelline e fumo di sigaretta. Io non fumo ma gli altri sì, e qui dentro c'è un'aria irrespirabile, ma mi piace vedere la proiezione avvolta in questa puzzolente nebbiolina, oppure vedere del fumo che sale da un punto della sala e fa strani ghirigori davanti alla pellicola.

Siamo in estate, qui c'è fresco, non ho da studiare perchè sono stato promosso all'esame di terza media, e sto aspettando non so cosa per andare al mare con i miei. 

A metà pomeriggio mi viene da fare la pipì. Mi alzo e raggiungo il bagno, la cui porta si trova in fondo alla sala, una porticina sulla sinistra. Bagno alla turca lo chiamano, praticamente un buco per terra con davanti due impronte in ceramica per poggiare i piedi, talmente scomode che pochissimi riescono, o non vogliono, centrare il buco, sia che facciamo pipì o cacca. La puzza è quasi insostenibile. Mentre sono lì che finisco, si spalanca la porta e un soggetto alto magro e biondo mi poggia una mano su una spalla. Faccio appena in tempo a chiudere la fessa e lui mi chiede se ho bisogno di aiuto, se voglio una mano per rimetterlo a posto... Inorridito e confuso... ma che cavolo voleva?, gli do uno spintone che per poco non finisce con la faccia nella merda, e di corsa corro fuori. Di volata raggiungo l'ingresso del cinema, chiamo a tutta voce Fausto, che noi ragazzi chiamiamo Super Faust per via della sua enorme stazza, maschera cineoperatore e "faccio tutto io" del cinema. Mi si presenta lui in un attimo, nel suo solito sgualcito camice verde smeraldo scolorito, mi chiede cosa succede e io gli racconto tutto. Lui corre su, dove c'è la macchina da proiezione, la spegne e accende le luci in sala. Assieme rientriamo e lui mi chiede chi è stato. Indico con un ditino una testa bionda che a fatica cerca di celarsi, nelle prime file. Faust non si scompone, a grandi passi lo raggiunge, gli branca un orecchio, lo solleva che ho fin paura che glielo stacchi. Trascinandolo così tra urla di dolore, pacche pesanti sulle spalle e l'applauso generale, scompaiono dalla sala. Si sente ancora un po' di trambusto, dei NOOO NOOOO NOOO a squarcia gola, dei colpi contro al muro e ... dopo qualche minuto le luci si spengono nuovamente e ricomincia la proiezione. 



 

mercoledì 20 dicembre 2023

Capitolo 95: Sbornia, Modena, luglio 1970

Alba dei tredici anni, ho appena fatto l’esame di terza media, sono stato promosso al liceo e oggi tutta la mia famiglia è uscita dopo cena per festeggiare non so cosa e mi hanno lasciato solo a casa. 
Non so dove sbattere la testa, l'occhio curioso cade sulla credenza che solitamente è chiusa a chiave, ma stasera la chiave è nella toppa, dimenticata lì da chissà chi. Io lo so cosa c'è là dentro, ho visto il mio papà aprirla una due volte... Lì ci stanno i liquori, noi non li possiamo toccare. Preso dalla curiosità apro un'anta. Davanti a me si materializza, coloratissima, una sfilza di bottiglie con liquidi di tutti i colori. La voglia di sentirli è tanta, come tanta è la voglia di trasgredire. 
Non so da dove cominciare. Da qui, e piano piano, a collo, assaggio tutta la prima fila, un sorso dopo l'altro.

Qualcuno è dolce.
Qualcuno è amaro.
Uno brucia la gola.
Un altro la solletica.
Questo mi piace.
Quello no.
Mi sento euforico.
Bella sensazione.

Adesso attacco con la seconda fila, l'ultima. A metà mi sento strano, ho la testa pesante, ma continuo.
L'ultimo mi stronca: Passover Slivovitz, 70°, una bomba!
A stento rimetto tutto a posto, vedo quadruplo, non mi reggo in piedi, mi fiondo in camera mia.
Sudaticcio mi sveglio nel bel mezzo della notte, prendo a pugni i cuscini, scalcio le lenzuola, la testa gira come una trottola, la bocca è impastata, le budella sono sottosopra...

Maledico la prima sbornia.

Spergiuro che sarà l'ultima! 


martedì 19 dicembre 2023

Capitolo 94: I cornetti salati, Modena, luglio 1970

Oggi il nonno, finalmente dico io, mi porta con lui al bar di Via Gallucci. La scuola è finita, ho fatto l'esame di terza media e sono stato promosso, si va al liceo, dopo l'estate, scientifico, al Tassoni, quello che ha frequentato anche il mio papà. Sono titubante, la novità mi interessa e mi carica, ma ci saranno molti cambiamenti, classe con tanti alunni e mista, con le ragazze, forse sono un po' spaventato da ciò... In compenso, mi sono già iscritto, mi hanno detto in segreteria che probabilmente sarò l'alunno più giovane di tutta la scuola, a fine agosto compirò tredici anni!
Quest'anno l'esame di terza media è andato per le lunghe. In questo periodo ci sono stati problemi e scioperi nella scuola e l'esame è slittato a fine giugno, quasi un mese dopo le solite date, sembrava pure che non si facesse, non so perchè. Ma è stato anche diverso e rabberciato alla belle e meglio. Siamo stati interrogati su tutte le materie e per ognuna solo un argomento a scelta, unica materia che si poteva saltare era il latino, che a me piace e ho portato lo stesso. Avevo paura solo per la prova di disegno, dove sono negato, ma sapendo che l'argomento era a nostra scelta avevo preparato a casa un bel disegno "lunare". Lo scorso anno gli americani erano sbarcati sulla Luna, che spettacolo, seguito credo da tutto il mondo, tutti svegli durante la notte per quell'evento epocale. Fatto sta che avevo preparato il disegno con cura, un bello sfondo piatto con crateri e Terra in lontananza al posto del Sole, a sinistra il modulo LEM e a destra Louis Armstrong in scafandro con la bandiera americana in mano... Mi ero talmente preparato che lo avrei disegnato a occhi chiusi. Alla fine tutto è bene quel che finisce bene e il nonno, come da promessa, mi stava portando nel suo Bar preferito, dove lui tutte le mattine verso le dieci andava a prendere il caffé, e mangiava il mitico cornetto salato. Quella mattina ero andato con lui in studio da papà, in Corso Canal Chiaro, poi all'ora giusta siamo usciti, e attraversando il centro, per Via Trivellari, Vicolo Forni, siamo passati dentro al Mercato Albinelli, siamo sbucati in Via Mondadora, abbiamo preso per Via Canalino e poi per Via Scarpa, fino in fondo, attraversato Corso Canal Grande e infilata Via Gallucci e dopo una decina di metri, all'angolo con Vicolo dei Tomei, ci siamo infilati nel Bar... 
"...e un cappuccino caldo e un cornetto salato anche per il mio ometto!" sbotta il nonno al cameriere che gli ha appena chiesto "...il solito, Ragioniere?"

Beh, ne valeva la pena, eccome se ne valeva la pena. Mai mangiata una cosa così, mai avrei pensato che un cornetto potesse non essere salato. Diverso, non liscio e zuccherato, ma friabile e croccante. 
Dentro non c'è la marmellata, bensì una mattonellina calda di prosciutto cotto... una meraviglia! Mi godo il cappuccino, mi mangio un secondo cornetto ed esco felice tutto sbriciolato sul davanti. E mentre il nonno con pazienza mi dà una ripulitina gli butto lì... "Ci torniamo, vero nonno?"


 

lunedì 18 dicembre 2023

Capitolo 93: La partita del secolo, Modena, 17 giugno 1970

Ho dato un'ultima occhiata ai libri, studio parecchio in questo periodo, anche se faccio una fatica infinita, mi perdo tra le righe, mi perdo tra le parole, leggo una cosa per l'altra e perdo il senso, devo sempre ricominciare...
Oggi in casa c'era uno strano fermento, però mica solo in casa, alla televisione hanno parlato tanto di calcio, ma io non ci faccio caso.
Quest'anno è un anno così, c'è fermento anche nella scuola, scioperi, cortei, sospensioni, assenteismi, è fin in bilico l'esame di terza media e io quello devo fare, sembra che lo si faccia, in un modo o in un altro, ma di preciso non si sa quando, forse in Luglio...
Ma noi in Luglio andiamo al mare di solito... sta a vedere che quest'anno niente mare, intanto in Messico ci sono i mondiali di calcio, io devo studiare e in Italia si sono scordati i problemi, ma quando finiscono col calcio, ritornano.
E' una specie di tregua, gli italiani vanno matti per il calcio, per loro non c'è nulla che tenga, il calcio e poi più... Che cosa strana.
Beh, comunque sono le dieci di sera e io ho sonno e vado a dormire.
Fuori non vola nemmeno una mosca, sembra che il mondo si sia fermato, non mi addormento subito, questa finta calma mi agita. Dalla camera del nonno viene uno strano sfarfallio, è la televisione, lui e la nonna la guardano fino a tardi. Poi d'improvviso un boato, un boato di voci, di urla, di grida e quello strano silenzio scompare. Mi tappo in camera, vorrei dormire ma la confusione fuori continua imperterrita. Versi di gioia, versi di delusione. Verso mezzanotte echeggia un NOOOOO enorme, lungo, tetro, cupo... E la città ripiomba nel silenzio.
Passano i minuti e incomprensibili parole invadono il buio, ricomincia la solfa, poi riconosco la voce della mamma, vado di là, dai nonni, ci sono tutti, manchiamo solo noi ragazzini, tutti ipnotizzati dallo schermo televisivo, bianco e nero.
Una voce nota pronuncia parole magiche:
"Ora entra Rivera"... Rivera, il Milan, il mio idolo.
I ragazzi in calzoncini corti e maglietta corrono a perdifiato inseguendo il pallone, poi in tanti arrivano attorno a una porta, la palla si sposta veloce, va verso il centro dell'area... RIVERAAAAAAAA!
Non lo vedo più, i suoi compagni sono tutti sopra di lui, ovunque, dentro e fuori del televisore, gli italiani esultano!
Vado finalmente a dormire, sono distrutto, e nel sonno un neon luminoso intermittente mi perseguita: ItaliaGermania 4-3.


 

sabato 16 dicembre 2023

Claude Lévi-Strauss: Babbo Natale Giustiziato


Le festività natalizie del 1951 saranno ricordate in Francia per una polemica alla quale la stampa e l'opinione pubblica si sono mostrate, sembra, molto sensibili, e che ha introdotto, nell'abituale atmosfera gioiosa di questo periodo dell'anno, una nota di un'asprezza inusitata. Già da parecchi mesi le autorità ecclesiastiche, per bocca di alcuni prelati, avevano espresso la loro disapprovazione per la crescente importanza attribuita dalle famiglie e dai commercianti al personaggio di Babbo Natale. Veniva denunciata una «paganizzazione» inquietante della festa della Natività, che deviava lo spirito collettivo dal significato propriamente cristiano di tale celebrazione, a vantaggio di un mito privo di valore religioso. Questi attacchi si intensificarono alla vigilia di Natale; certo con maggiore discrezione, ma con altrettanta fermezza, la Chiesa protestante unì la propria voce a quella della Chiesa cattolica. Sui giornali erano già apparsi articoli e lettere di lettori che testimoniavano, con giudizi differenti ma generalmente ostili alla posizione ecclesiastica, l'interesse risvegliato dalla questione. Ma il punto culminante fu raggiunto il 24 dicembre, in occasione di una manifestazione che il corrispondente del quotidiano «France-Soir» raccontò in questi termini:

BABBO NATALE È STATO BRUCIATO
SUL SAGRATO DELLA CATTEDRALE DI DIGIONE
DINANZI AI BAMBINI DEI PATRONATI

Digione, 24 dicembre (nostro servizio) 
Ieri pomeriggio Babbo Natale è stato impiccato alla cancellata della cattedrale di Digione e arso pubblicamente sul sagrato. La spettacolare esecuzione si è svolta alla presenza di parecchie centinaia di bambini dei patronati. Essa era stata decisa d'accordo con il clero che aveva condannato Babbo Natale come usurpatore ed eretico. Egli era stato accusato di paganizzare la festa del Natale e di essersi insediato in essa come un cuculo occupandovi un posto sempre più grande. Gli si rimprovera soprattutto di essersi introdotto in tutte le scuole pubbliche da cui il presepe è scrupolosamente bandito. Domenica, alle tre del pomeriggio, lo sventurato brav'uomo dalla barba bianca ha pagato come molti innocenti per una colpa di cui si erano resi colpevoli coloro i quali plaudiranno alla sua esecuzione. Il fuoco ha incendiato la sua barba ed egli è svanito nel fumo.
Al termine dell'esecuzione è stato diramato un comunicato, di cui riportiamo i brani essenziali:
«In rappresentanza di tutte le famiglie cristiane della parrocchia desiderose di lottare contro la menzogna, 250 bambini, raggruppati davanti alla porta principale della cattedrale di Digione, hanno bruciato Babbo Natale».
«Non si è trattato di un'attrazione, ma di un gesto simbolico. Babbo Natale è stato sacrificato in olocausto. A dire il vero, la menzogna non può risvegliare nel bambino il sentimento religioso e non è in nessun caso un metodo educativo. Che gli altri scrivano e dicano ciò che vogliono e facciano di Babbo Natale il contrappeso del Castigamatti. «Per noi cristiani la festa del Natale deve rimanere la ricorrenza che celebra la nascita del Salvatore».
L'esecuzione del Babbo Natale sul sagrato della cattedrale è stata diversamente valutata dalla popolazione e ha provocato degli accesi commenti anche da parte dei cattolici.
D'altronde, questa intempestiva manifestazione rischia di avere conseguenze impreviste dai suoi organizzatori.

...

Il caso divide la città in due schieramenti. Digione attende la resurrezione del Babbo Natale assassinato ieri sul sagrato della cattedrale. Egli resusciterà questa sera, alle diciotto, al Municipio. Infatti in un comunicato ufficiale egli ha convocato, come ogni anno, i bambini di Digione in place de la Liberation annunciando che avrebbe parlato loro dai tetti del Municipio dove circolerà sotto la luce dei riflettori.
Il canonico Kir, deputato-sindaco di Digione, si sarebbe astenuto dall'assumere una posizione in questa delicata vicenda.

 

venerdì 15 dicembre 2023

Capitolo 92: Lo zio Armando, Modena, maggio 1970

La scorsa settimana lo zio Armando, quello di Venezia, parente della nonna Medina, ha telefonato per dirci che sarebbe venuto da noi e si sarebbe trattenuto un mesetto dovendo sbrigare affari in Emilia.
Deve essere andato in pensione, prima lavorava come economo all'Hotel Bauer di Venezia.
Ci ha chiamati non solo per dire che sarebbe venuto, ma per prepararci moralmente. Lui non chiedeva molto, solo qualche passaggio in macchina in certe giornate per la stazione dei treni, una bottiglia di Martini Dry nella sua camera ogni due o tre giorni, un posacenere in camera e uno in salotto, e che un paio di giorni prima sarebbero arrivati alcuni imballaggi di pesce che noi non avremmo dovuto toccare, ci avrebbe pensato lui a cucinarcelo!
Interessante questa cosa del pesce, ma la mia mamma la vedo un po' in subbuglio, credo che la cosa che la disturbi maggiormente sia il fumo, il fumo dei toscani dell'Armando.

Oggi è arrivato il pesce: cozze, vongole, cannolicchi, canocchie, granchietti, seppie, grancevole, calamari, baccalà, polipi, branzini, orate, rombi, coda di rospo, lumachine, moscardini, sogliole…

Che meraviglia, faremo anche un’abbuffata, ma già penso alla mia mamma che dovrà disinfestare la casa e i nostri vestiti dalla puzza di fumo una volta che lo zio sarà ripartito. 



giovedì 14 dicembre 2023

Capitolo 91: La Bruna, Modena, maggio 1970

Chi è la Bruna?
In verità non lo so, dovrebbe essere la perpetua di don Eligio Venturelli, in altre parole la custode della Chiesa Santa Maria degli Angeli detta Paradisino. Sono ormai quasi cinque anni che viviamo in Corso Cavour e da altrettanto tempo io e mio fratello frequentiamo questa strana parrocchia, nostro padre ci fa venire qui da soli perchè non dobbiamo attraversare nessuna strada per giungervi, usciamo dal portone di casa, anzi, del condominio dove abitiamo, svoltiamo a destra, percorriamo una cinquantina di metri e siamo arrivati.
Passiamo davanti al negozio di mobili di Cattinari, al portone dove vive il Don, al negozietto/bar della Licinia incorporato al Cinema Cavour, al portone della Chiesa e subito dopo, c'è la porticina grigia della parrocchia, dove bisogna suonare, e a volte suonare ancora, poi dall'oltretomba si ode un "arrivo" gutturale, seguito o da parolacce o da "santioni", poi si sente il caratteristico scalpiccio delle scarpe ortopediche della Bruna, la storpia badessa. Dentro è un'altra storia, ma il nostro divertimento, oltre al ping pong, al calcio, al nascondino, è far arrabbiare la Bruna.
Oggi per esempio ci siamo nascosti in chiesa, io dentro al coro, dietro l'altare, Giorgio in un confessionale, Eugenio sotto l'altare e Fabio si spostava all'occorrenza tra i banchi. Abbiamo cominciato a ululare, a chiamarla a voce alta, voce che rimbombava nel silenzio ecclesiale, a emettere strani gridolini e versi... fingendo di essere fantasmi. A un certo punto la Bruna non sapeva più a che santi votarsi, così urlando come una pazza è corsa fuori dalla chiesa... 

Stiamo giocando a ping pong nella sala in fondo, don Eligio appare scortato da una Bruna scapigliata, ci guarda con occhio torvo, ci fa un sorrisetto e poi accompagna la donna in chiesa per mostrarle ... che non c'è nessun fantasma ...

 

mercoledì 13 dicembre 2023

Capitolo 90: Pallamano, Modena, marzo 1970

Domenica, e come tutte le domeniche dal Tennis Club partiamo per allenarci e correre nella pista dell'Ippodromo. Andiamo a vari passi, lenti o veloci, lungo il tracciato, passando davanti all'Avia Pervia, alle tribune, al palazzetto dello sport, dove gioca la Panini di Pallavolo, alla sede dei pompieri, al Foro Boario, alla bocciofila e di nuovo al tennis. 
Il tutto senza fretta, per non massacrarci, e per non massacrarci abbiamo scoperto che appunto la domenica mattina, verso le 11, giocano un nuovo sport agonistico al di fuori del palazzetto, su una pista di pattinaggio all'aperto, con qualsiasi tempo faccia. 
Si fronteggiano due squadre, il campo sembra quello del calcio, ma molto più piccolo, più o meno come quello di pallavolo. I giocatori possono toccare la palla con tutto il corpo al di sopra della cintura, quindi per lanciare e tirare usano le mani, il solo portiere può usare tutto il corpo.
Devono fare gol nella rete avversaria, giocano in sei più il portiere. Gli altri si passano la palla in velocità, o palleggiando, mi sembra con le regole della pallacanestro, e devono segnare senza mettere piede nell'area del portiere. In questo modo chi deve segnare deve inventarsi cose strane per poter avvicinarsi il più possibile al portiere e bucarlo. E qui sta il bello e la spettacolarità di questo sport, che mi affascina. Chi attacca si schiera attorno alla linea che delimita l'area di porta; i più alti stanno davanti, i più smilzi e piccoli ai lati e uno sta in mezzo alla difesa a rompere le scatole. Chi attacca si passa la palla di qua e di là cercando di non farsela soffiare e chi difende deve soffiarla; ogni tanto quelli davanti cercano di saltare e tirare al di sopra delle braccia alzate dei difensori, ogni tanto la palla arriva a quello in mezzo che si contorce come un serpente per liberarsi e girarsi, ogni tanto la palla arriva a quelli a lato che si tuffano letteralmente in area e un attimo prima di toccare terra lanciano la palla verso la rete... E' uno spettacolo di gioco e agilità. Ogni domenica che passa il pubblico sembra sempre più numeroso: ci siamo noi tennisti che veniamo ad allenarci apposta, ci sono i vecchietti che sputacchiano e bestemmiano e urlano, ci sono le mogli e le fidanzate dei giocatori, e queste sono di una cattiveria inaudita... assatanate.
Io conosco personalmente il loro portiere, Claudio, Sgarbino per noi del Paradisino, siamo nella stessa parrocchia. Mi piace come gioca, è intuitivo, salta prilla casca si allunga si stende e para quasi tutto. Ormai a forza di venire ho imparato i nomi di altri, Carletto Cavani, uno di quelli ai lati, che è impressionante quanto sia forte a buttarsi, non ha paura di farsi male, piccolo e mingherlino lotta con omoni più grandi di lui, a volte litigandoci pure e dopo sono risse...  Poi ce ne è uno altissimo, Angelo, sembra quasi due metri, non finisce più, con una voce profonda e due baffi da tricheco e il naso schiacciato come un boxeur, incute timore, ma ho visto che non è cattivo, quando si rivolge alla morosa, che è anche la sorella di un altro giocatore di nome Andrea, e che lo segue come un'ombra, è gentile e premuroso. 
Poi ce ne è uno cappellone, magro e veloce, preciso, sembra quasi un lord, ha modi aggraziati, ma è fortissimo, tal Federico Malavasi, ricordo il cognome perchè è lo stesso di un mio compagno di scuola. Poi c'è un certo Dino, che fa rima con mastino, potente, quando gioca non guarda in faccia nessuno, e spinge spinge spinge, sembra voglia sfondare tutti i muri davanti a lui.
Oggi c'è un incontro strano, giocano con una squadra di Roma, una squadra di sordomuti ma che in verità fanno un casino infernale. Non parlando, urlano versi gutturali a tutto spiano creando confusione e infastidendo. Sono fortissimi, forse perchè con tutto quel casino creano scompiglio, gli avversari non riesco  a capire che ordini si diano, che schemi di gioco impostino, sembrano versi tutti uguali, solo loro sanno cosa si dicono. 
Prima dell'inizio un loro dirigente ha cercato di spiegare al "nostro" allenatore che loro avevano le magliette rosse, ma nel loro modo di dire invece di "rosse" si capiva "rotte"; a un certo punto il Dino, che era anche uno dalla battuta facile, salta su e gli urla che se le avevano rotte potevano anche aggiustarle... e così i sordomuti si sono arrabbiati e hanno cominciato un gioco pesante, molto falloso. 

Purtroppo non posso vedere come andrà a finire, durante il gioco hanno perso un sacco di tempo in spintoni e piccole risse, ed ora è appena arrivato il nostro allenatore e ci fa ripartire a correre e a salire su e giù i gradoni delle tribune. 
Terrò comunque l'occhio sempre puntato sulla partita, però, non sono sicuro di poter vedere chi l'ha spunterà... 



martedì 12 dicembre 2023

Capitolo 89: Gli hamburger, Modena, marzo 1970

Oggi sono al settimo cielo, a cena la mia mamma fa gli hamburger. 
Gli hamburger sono i panini con la svizzera, come quelli di Poldo in Braccio di Ferro, come quelli dei film americani con senape, maionese, ketchup, rondelle di cipolla, foglie di lattuga e pomodori a fette.
A me piacciono un sacco, la mia mamma li fa buoni: prende dei panini rotondi al latte, li taglia a metà, li scalda in forno e intanto cuoce la svizzera nel brodo, e a me piace cruda dentro, poi porta tutto a tavola: i panini caldi, le svizzere bollenti, la verdura già tagliata e le salse, la maionese la fa lei con le uova della Natalina, la senape la compra, il ketchup lo fa con la salsa di pomodoro più zucchero e aceto, e noi ci mettiamo dentro quello che ci pare, più ce ne sta e più sono buoni...


 

lunedì 11 dicembre 2023

Capitolo 88: La cioccolata calda, Modena, febbraio 1970

Oggi, come tanti altri giorni, quando non piove, vado a studiare dal mio compagno di classe Fabrizio Fregni in bicicletta, in Via Ganaceto, stiamo preparando l’esame di terza media. Io e Fabrizio ci conosciamo da tanto, abbiamo fatto le elementari nella stessa classe, e poi anche le medie; se veniamo promossi andiamo pure allo stesso liceo, speriamo di finire ancora nella stessa classe. Anche Piero Cavallini è stato con noi alle elementari e alle medie e, forse, verrà nello stesso liceo pure lui, ma con lui studio poche volte. Vado da Fabrizio perché a casa sua non c’è nessuno che ci disturbi e stiamo lì tutto il pomeriggio. E' sera, è circa l’ora della merenda, quindi andiamo a trovare sua madre in Piazza XX Settembre, in bici o a piedi. Lei ha un chiosco e vende borsette, borse, valige, portafogli e ombrelli, come per altro un sacco di suoi colleghi nella stessa piazza. Mi sono sempre chiesto dov’è la differenza tra un venditore e l’altro, la roba viene comprata nello stesso magazzino e i prezzi sono praticamente identici, mah… Da Via Ganaceto, prendiamo la Via Emilia verso il Duomo e all’altezza di Piazzetta della Torre, attraversiamo Piazza Grande e raggiungiamo Piazza XX Settembre. Un saluto doveroso alla Maria e poi ce ne andiamo nella latteria, quella a fianco di Careghin, il negozio delle sementi. 
In latteria ci sediamo a un tavolino e prendiamo la cioccolata calda. Mentre fuori c’è il profumo di caffè che viene dal bar all’angolo, dentro invece c’è profumo di latte e di cioccolato. Arriva la tazza, fumante, col suo bel denso liquido vellutato marrone; verso un paio di cucchiaini di bianchi granellini di zucchero che contrastano con il colore scuro; li osservo mentre lentamente si fanno strada attraverso la pellicola che si è creata sulla superficie. Poi con il cucchiaino mescolo, amalgamo tutti gli ingredienti. Quando ho miscelato bene, posiziono il cucchiaino al centro del liquido, e lo lascio lì, in piedi, metà dentro e metà fuori, non casca, non si muove, lo osservo e godo al pensiero che fra poco ingollerò questo dolce nettare...

 

sabato 9 dicembre 2023

Robin Cook: Epidemia


Prologo

L'alba del 12 giugno 1991 annunciò una giornata di tarda pri­mavera quasi perfetta, mentre i raggi del sole lambivano le co­ste orientali del continente nordamericano. Stati Uniti, Canada e Messico si aspettavano cieli limpidi e sereni. Le uniche va­riazioni annunciate dal servizio meteorologico erano una serie di temporali che potevano estendersi dalle pianure verso la val­lata del Tennessee e qualche scroscio di pioggia in arrivo dallo Stretto di Bering sulla Penisola Seward, in Alaska.
Sotto quasi tutti gli aspetti, quel dodici giugno era simile a tutti gli altri dodici giugno, tranne per un fenomeno curioso. Accaddero tre avvenimenti del tutto privi di collegamento che però avrebbero fatto intrecciare tragicamente fra loro le vite di tre delle persone coinvolte.
 
Ore 11.36 - Deadhorse, Alaska
 
«Ehi, Dick! Di qua!» gridò Ron Halverton. Agitò un brac­cio, frenetico, per attirare l'attenzione del suo ex compagno di stanza. Non si fidava a lasciare la jeep nel caos del minuscolo aeroporto. Era appena atterrato il 737 del mattino proveniente da Anchorage e gli addetti alla sicurezza erano severi riguardo ai veicoli lasciati incustoditi nella zona delle operazioni di cari­co. Autobus e furgoni aspettavano i turisti e il personale della compagnia petrolifera che tornava al lavoro.
Udendo il proprio nome e riconoscendo Ron, Dick agitò a sua volta un braccio e iniziò a farsi largo verso di lui attraverso la folla che gli turbinava attorno.
Ron lo guardò avvicinarsi. Non lo vedeva da quando si era­no diplomati al college l'anno precedente, ma Dick aveva il suo solito aspetto: era l'immagine della normalità con la sua camicia Ralph Lauren e la giacca a vento, i jeans Guess e uno zainetto che gli pendeva da una spalla. Eppure Ron conosceva il vero Dick: l'ambizioso aspirante microbiologo che non ci pensava due volte a farsi un volo da Atlanta all'Alaska nella speranza di scoprire un nuovo microbo. Ecco qua un tipo che adorava i batteri e i virus. Li collezionava come gli altri colle­zionano le figurine del baseball. Ron sorrise e scosse la testa nel ricordarsi di come Dick tenesse le capsule di Petri con i microbi nel frigorifero comune, all'università del Colorado.

venerdì 8 dicembre 2023

Capitolo 87: Volo in bici, Modena, settembre 1969

E adesso a mia madre come glielo dico?
Sono completamente spolto, bagnato dalla testa ai piedi, zuppo.
Vediamo, una scusa, ma quale?
A Modena per bagnarsi così bisogna cadere vestiti nella vasca da bagno, e io più o meno...
Allora le racconto la verità, mi darà del deficiente, però, c'è una ragione.
"Mi dispiace mamma, io non volevo, non doveva succedere. E’ colpa di Bruno, se non avesse aperto le bocchette nei garage per far scorrere via l’acqua non sarebbe successo niente. Lo so che il mio era un gioco pericoloso, ma tanto non girava nessuno oggi, i garage erano tutti allagati...
Lo avevo fatto già un sacco di volte, ma mi piace fiondarmi giù per la discesa, piombare nel corridoio di sinistra allagato e percorrerlo tutto fino in fondo a gambe all’aria fendendo l’acqua.
Come ti dicevo però Bruno ha aperto le bocchette e io non lo sapevo.
Mi sono lasciato andare giù, stavo percorrendo il corridoio con due spanne d'acqua perfettamente al centro, gambe aperte così non mi bagnavo. All’improvviso ho sentito uno strattone e ho visto l’acqua venire verso di me, veramente sono stato gettato in avanti e disarcionato dalla mia cavalcatura. Ho fatto un tuffo di testa. Quando mi sono tirato su la mia bici era ancora appesa là, a metà corridoio, in piedi.
La ruota davanti era infilata e incastrata nella bocchetta rettangolare aperta, il telaio aveva fatto da leva e si era alzato a catapulta, di scatto, e poi il parafango di dietro si è incastrato sul soffitto e io sono stato appunto catapultato in avanti...
Dopo poco l’acqua è sparita tutta, sono stato fortunato mamma, se mi succedeva due minuti dopo non mi tuffavo nell’acqua, ma sull’asfalto e mi facevo forse molto male, stai tranquilla, non lo faccio più..."



 

La magia del Natale



Il Natale è alle porte!
Nelle città strade negozi
tutto è già pronto
luci alberi oggetti natalizi
Colori predominanti
bianco rosso e verde
come la nostra bandiera
Nelle case si rispolverano i cartoni
le stanze vengono inondate da
festoni luccicanti e palle multicolori
omini grandi e piccoli
pecore di tutte le taglie
fili di luci intermittenti
abeti tradizionalmente verdi
veri o finti
alti o bassi
pieni o radi

Osservo mia moglie seduta per terra
tra i rami dell'albero da comporre
occhi sgranati e punta della lingua fuori
di traverso
pare prendere la mira
mentre solleva cautamente i pezzi
Concluso il montaggio
gioiosa apre una scatola
si perde tra le palle colorate 
come quando era bambina
La vedo rimpicciolirsi e ringiovanire
sento la sua vocina da bimba
si parla da sola 
si consiglia da sola 
e sceglie da sola
le palle più belle
le mette da parte
I suoi occhi brillano di felicità infantile
con le manine veloci le prende
con cura le appende
si allontana
osserva la sua opera
sorride compiaciuta

La guardo librarsi
veloce e leggera
in mezzo allo sfacelo
delle scatole rovesciate
Poi all'improvviso un urlo
agghiacciante
un isterico calpestio di piedi…
ha rotto una palla
una delle sue preferite
ora è disperata
La guardo sorridendo
inarco le sopracciglia
allargo le braccia per accoglierla
Lei corre da me
mi strige forte
il corpo scosso dai singulti del pianto
le asciugo le lacrime
la bacio delicatamente
le passo le dita fra i capelli arruffati
le accarezzo le guance
le sussurro… dolcemente
che non è la fine del mondo
che domani gliela ricompro
E la tristezza d'improvviso
scompare dal suo volto
nuovamente felice
mi lascia e torna saltellante
tra palle e festoni

Mi siedo in un angolo
contento...
...contento 
perché anche quest'anno
ho rivissuto la magia del Natale
ho trascorso un pomeriggio
con quel figlio
che non ho mai avuto...
 

giovedì 7 dicembre 2023

Capitolo 86: La partita di pallone, Milano Marittima (RA), agosto 1969

Sono in posizione, sguardo attento, le mani sulle ginocchia leggermente piegate.
Controllo il gioco davanti a me, là, al centro del campo decine di piccole gambe nude si contendono una palla di plastica bianca e nera. Sono ancora lontani, ma prima o poi arriveranno, e io renderò loro pan per focaccia.
Butto lo sguardo a destra e a sinistra.
Le magliette sopra le ciabatte sono al loro posto.
Poi all'improvviso una sirena.
All'altoparlante la voce del bagnino:
"Ragazzi, ragazzi, è ora, su presto, a fare il bagno!"
La palla resta lì, sola, sulla sabbia, davanti alla mia porta, noi tutti in mare...


 

mercoledì 6 dicembre 2023

Capitolo 85: Alex Burnet, Milano Marittima (RA), Agosto 1969

Lo osservo, magro, moro, lentigginoso, la pelle bianca arrossata dal sole, si vede che è la prima volta che viene al mare.
Sta seduto da solo sotto l'ombrellone con lo sguardo tra le gambe, le mani affogate nella sabbia.
Ha uno sguardo tristissimo, non conosce nessuno, quasi come me, allora mi avvicino e proviamo a parlare, ma ci capiamo solo a gesti, io sono italiano e lui è straniero, francese
Scherziamo, giochiamo e a fine giornata siamo amici, e inseparabili...

Spero di rivederlo il prossimo anno, spero che in mia e nostra compagnia passi una bella estate, perché non ho mai visto i suoi occhi sorridere...


 

martedì 5 dicembre 2023

Capitolo 84: Milano Marittima, Milano Marittima (RA), agosto 1969

Sono quasi due settimane che siamo qui, e qui, la prima cosa che ho notato, è stata la spiaggia.

Lunga, profonda, senza sassi...
Qui c'è la sabbia...
Qui ci si sente liberi...
Liberi di correre a piedi nudi!
Liberi di cadere senza farsi male!
Liberi di rotolarsi per terra!
Liberi di nuotare nel mare aperto!

Sono felice del cambiamento, sento che qui mi divertirò...



lunedì 4 dicembre 2023

Capitolo 83: I coralli, Milano Marittima (RA), luglio 1969

Ieri c'è stata burrasca, ma noi non siamo venuti alla spiaggia, qui è diverso, non c'è il muretto e l'odore del mare si sente molto meno.
Camminiamo sulla riva adesso, è finita, ora l'acqua è calma e sporca.
Tengo gli occhi puntati a terra per scovare i tesori che il mare immancabilmente restituisce, ma non trovo quello che cerco.
Nell'altro mare c'erano i coralli, li vedevi subito anche se nascosti tra i sassi, spiccava il loro rosso vivace, ma qui i colori non esistono, tutto, gusci di conchiglia spugne pezzi di legno pescetti morti granchietti, tutto è grigio, tutto è triste, come me oggi, sulla riva di un mare che non conosco ancora.


 

Anthony Morton - Un dono per il barone, 1947




sabato 2 dicembre 2023

Carmen Rita Gullotto: Stultitia 72


Il relatore fa un cenno e le luci si abbassano. Resta solamente lo spot discreto che illumina lui, Laslo Bicicovic, seduto a una piccola scrivania su un lato del palco. È un esperto mondiale del genere horror e quest’anno tiene una serie di conferenze in tutte le città dell’Italia del nord. Un mega impegno, ma pare che la comunità europea lo abbia foraggiato ben bene. Poi, dopo il Covid, la popolazione è più che ben rodata.
«Il genere horror è uno dei generi più apprezzati del cinema. Quando parliamo di horror, parliamo di film capaci di generare una sensazione di orrore, un mix di paura, inquietudine e ribrezzo. Si caratterizzano per la presenza di personaggi immaginari e mostruosi, situazioni macabre, irrazionali o di origine soprannaturale e con atmosfere da brivido.»

La sala è piena, mai e poi mai Grogghino avrebbe immaginato che gli amanti di questo genere fossero così tanti, e qui a Modena. Assieme a lui c’è il commissario Massimo Ghigi, un vero esperto. Lo ha irretito a modo qualche giorno prima; lo aveva convocato nel suo ufficio, con una scusa qualsiasi. 
«Ecco, veramente… ho due biglietti per una conferenza sul cinema horror, mi accompagni? Ho pensato a te in quanto a morti ammazzati e non, sei piuttosto avvezzo. Volevo portarci il dottor Pavoncello, ma è andato qualche giorno a Bordeaux, con il figlio Etienne, per far visita all’ex consorte...»

E così eccoli lì, seduti in platea. Ghigi tutto eccitato, vedere e ascoltare Laslo dal vivo per lui è un vero onore; Grogghino è indifferente, ma solo curioso, non si è mai dedicato all’horror e, tutto sommato, sa che nella vita non si nasce imparati. 

«I film horror affondano le radici nel cinema muto, all’inizio del XX secolo … nella Germania degli anni Dieci … Il rappresentante del movimento è senza dubbio Robert Wiene con Il gabinetto del dottor Caligari (1920) … Ma rispetto all’Espressionismo ‘puro’ di Wiene, Murnau non deforma lo spazio circostante, anzi, gira spesso in esterni e lascia emergere la sensazione di una minaccia incombente tramite inquadrature e contrasti di luce, che rendono la natura e l’ambiente inquietanti...» e mentre Laslo relaziona, sullo schermo vengono proiettate immagini relative ai registi e ai film nominati.

L’esposizione è molto interessante, Grogghino è attento e piacevolmente rilassato. Poi sente tutta una serie di nomi che conosce… Alfred Hitchcock, Alessandro Blasetti, Mario Bava, Dario Argento… «… che iniziarono a produrre film con una dominante componente sovrannaturale e tetra, prediligendo non tanto il soprannaturale o il fantastico, quanto piuttosto una rappresentazione dell’uomo come origine del male, sfociando poi nel thriller…»

Laslo verso la fine della serata parla anche di William Friedkin, il padre de L’esorcista, regista innovatore del cinema dell’orrore, che riuscì a calare in un contesto realistico e quotidiano un male che si annida nei luoghi più inaspettati. Infine un ultimo cenno a Joe D’Amato, considerato il padre putativo del porno horror. E con questo si conclude il simposio con immagini truculente, corpi sventrati, cannibalismo, sesso estremo e tanto, tanto sangue.
La luci si riaccendono, in platea si alza il brusio. Massimo e Grogghino escono scambiandosi le impressioni, uno è esaltato e l’altro perplesso.

 

venerdì 1 dicembre 2023

Capitolo 82: Addio Quercianella, Milano Marittima (RA), 22 luglio 1969

Non so perché, ma oggi mi sono rattristato pensando agli anni trascorsi in quell'altro mare...

Chissà se mai rivedrò
       Luca Checcacci
       gli amici
       la figlia del bagnino
       la pensione Villa Verde
       il viale buio e pauroso
       l'ombra di Belfagor
       le formiche
       la spiaggia con i sassi
       i coralli dopo la tempesta
       le luci di Castiglioncello

Chissà ...



 

giovedì 30 novembre 2023

Capitolo 81: Bagno Milano, Milano Marittima (RA), 21 luglio 1969

Primo giorno al nuovo mare, fino allo scorso anno andavamo sul Tirreno, a Quercianella in provincia di Livorno, da quest'anno  a  Milano Marittima in provincia di Ravenna sul mare Adriatico.
Il mio papà ha prenotato ombrellone, sdraio e cabina al Bagno Milano, lui è venuto qui alcune volte con la mamma in primavera per vedere dove prenotare per il soggiorno e quale stabilimento balneare scegliere.
Questo è grande, bello, tutto gialloblu, come la bandiera del Modena. Qui abbiamo la cabina tutta nostra, l'ombrellone tutto nostro, le sdraio tutte nostre, e c'è tutto, non dobbiamo portare niente da casa...
Il mare è laggiù, in fondo a un'enorme spiaggia di sola sabbia, non dobbiamo mettere i sandalini di plastica per raggiungerlo, possiamo finalmente girare a piedi nudi, una libidine...
Niente scogli di fronte, solo mare aperto e l'acqua è caldissima, in un attimo dimentico Quercianella...


 

mercoledì 29 novembre 2023

Capitolo 80: L'uomo sulla Luna, Modena, 20 Luglio 1969

Stasera abbiamo cenato presto, più presto del solito, adesso siamo tutti in sala davanti alla TV. Dallo Studio 3 di Via Teulada Tito Stagno sta presentando l’allunaggio, la NASA, agenzia americana, ha mandato una sonda che ha raggiunto la Luna, e stanotte dovrebbe attraccare sulla superficie lunare, poi un astronauta dovrebbe provare a uscire per piantare una bandiera americana e raccogliere reperti...
Dalla televisione in bianco e nero le immagini sono poco chiare, i collegamenti internazionali sono difficoltosi. Tito Stagno è tutto eccitato, quegli occhiali dalla montatura spessa e scura gli vanno su e giù sul naso. 
Dall’America la voce di Ruggero Orlando gracchia nei microfoni.
Noi non vediamo nulla, ma ascoltiamo a bocca aperta, fermi, gli occhi puntati sullo schermo e il pensiero sulla luna. Poi d’improvviso un boato, scoppi di applausi, risate di gioia. Sono atterrati, finalmente. 
Ormai è tardi, dovremmo andare a dormire, domani partiamo per le vacanze estive, non andiamo a Quercianella come tutti gli anni, ma andremo a Milano Marittima, non più in Toscana ma nella riviera romagnola...
Miracolo, dalla Luna arrivano delle immagini, poco nitide, ma possiamo vedere la Luna, da vicino, da sopra la sua crosta ... è incredibile. Entusiasta mi volto, ma il nonno non c’è, strano. Corro nel suo studio, lui è lì, davanti alla sua televisione enorme, vecchia, con cassa in legno. 
Sta dietro ad un cavalletto con sopra la macchina fotografica. Lui è un maniaco, fotografa tutto, e stasera vuole immortalare l’uomo sulla Luna. 
Le immagini non sono chiare, forse troppo scure e vaghe. Si vede un qualcosa che si muove su e giù, incerto, impacciato, sembra un fantasma, invece è Armstrong, colui che dovrebbe mettere per primo un piede sulla Luna. E il nonno è lì pronto ad immortalare l’attimo.
E così è, appena l’astronauta poggia il primo piede lui scatta, e scatta ancora e aspetta, e scatta di nuovo… fino alla fine del rullino. Ha immortalato tutto, e come un bambino che scarta un regalo, corre nel suo bugigattolo e si chiude dentro, nella sua camera oscura.

Sono contento, forse prima di domani potrò rivedere quelle immagini scattate dal nonno e un giorno potrò dire "Io c’ero!"


 

martedì 28 novembre 2023

Capitolo 79: La pista in terrazzo, Modena, luglio 1969

Oggi è sabato e abbiamo deciso di costruire una bella pista per le biglie qui nel terrazzo. Abbiamo trovato un metodo infallibile che ci permette di sfruttare quelle di vetro, quelle piccole, quelle che dentro hanno un'anima colorata e quando ruotano fanno vedere strani colori. Queste di misura sono più piccole di quelle che usavamo nella pista dei giardini pubblici.
Per creare una pista sulle mattonelle del pavimento sfruttiamo le rotaie del trenino elettrico e i pezzi della pista per le macchinine elettriche che non usiamo più, i trabocchetti li costruiamo con il meccano e i lego. 
Quelli con il meccano sono più difficili da fare ma risultano ben superabili, di solito si creano tunnel in salita e discesa, dove le biglie scorrono velocemente, quelli invece con il lego sono facili da costruire e molto difficili da superare, la biglia si sposta di uno spazio per volta, quello che si crea ogni quattro cilindretti, e rallenta moltissimo le biglie, a volte si osa di più ma si rischia di più.
Ci mettiamo una giornata intera, ma la domenica possiamo giocarci. Durante la notte la copriamo con un telo impermeabile perché non si rovini. Ci si può giocare in tanti, basta mettere la biglia al di fuori della posizione di arrivo e chiunque può superarci senza urtarci. 

Giorgio prepara i tratti di rotaie e pista, io mi dedico ai trabocchetti, ormai è quasi buio, sono più di quattro ore che siamo per terra a montare e costruire... 
Domani mattina dopo la messa chiameremo i fratelli Ferrari a giocare con noi.


 

Antonio Cechov - Un lavoro artistico, 1929




 

lunedì 27 novembre 2023

Capitolo 78: I cani dello zio Giovanni Culla, Ardenza (LI), giugno 1969

Oggi trasferta ad Ardenza di Livorno.
Partenza da Modena molto presto, io Giorgio e Gabriella stiamo ancora praticamente dormendo. Mio padre ci carica in macchina e via verso Livorno, in autostrada. Se tutto va bene dovremmo arrivare là fra tre orette, il papà non va forte, ma in autostrada va più veloce del solito. Noi continuiamo a dormire, ci sono gallerie e il paesaggio è monotono.
Appena ci avviciniamo alla meta ci riprendiamo subito, ci piace il passaggio attorno a Pisa, la strada costeggia il Camp Darby, la base militare dell'esercito americano in Italia. Possiamo vedere, anche se da lontano, jeep, carri armati, cannoni, mitragliatrici, soldati che corrono e marciano, e aeroplani... tutto tassativamente in verde mimetico con stampata la stella bianca a cinque punte dentro al cerchio bianco. Fa un certo effetto vedere degli stranieri armati a casa propria, il papà dice che con la guerra fredda non c'è da scherzare, che anche noi nel modenese abbiamo la nostra base americana, dentro al Monte Cimone.  Giorgio salta su e dice la sua "Non ti ricordi i militari di colore questo inverno a Sestola, secondo te cosa ci facevano dei neri in inverno e sotto la neve dalle nostre parti..." E in effetti... 
Adesso invece il clima cambia e anche la vegetazione. I pini marittimi, con i loro cappelli enormi e tutto intorno il profumo di resina, e poi quasi a Livorno passiamo vicino a Rosignano Solvay e il profumo cambia, c'è odore di bicarbonato, lo riconosco perché la mamma ce lo dà a volte per buttare giù se abbiamo mangiato troppo, e puzza e ha un cattivo sapore e fa fare i rutti... a noi piace solo per quello, ci divertiamo a inseguirci per casa sparandoci rutti più o meno enormi...  
Ovunque si vede sparsa polvere bianca. Poi finalmente ritornano i pini e il profumo del mare... Livorno. Ci fermiamo a salutare la zia Lia, e poi andiamo dallo zio Mario dove c'è anche la zia Lilli e la cugina Gioia. Verso mezzogiorno ripartiamo e costeggiando il lungomare, bellissimo con quella terrazza balconata, andiamo verso Ardenza, dove la zia Pia e lo zio Giovanni hanno la farmacia.
I soliti baci abbracci e convenevoli, i cugini Carluccio, Lalla e Misa, e poi i tre biondi cuginetti... Dario Roberto e Riccardo, scatenati come non mai. Io e Giorgio siamo più vecchi e non ci facciamo coinvolgere nei loro giochi.

Tutti a tavola, l'Irma, la cuoca della zia, ha preparato le cozze gratinate, le fa da Dio e io e Giorgio ne mangiamo a crepapanza.
Il pranzo è finito, i cinnazzi vanno a giocare in cortile, il papà si appoggia al divano per fare la sua pennichella, la mamma aiuta in cucina, e io seguo lo zio Giovanni di nascosto, ho sentito parlare della leggenda dei suoi cani e sono curioso. Ha una casa piena di anfratti e trabocchetti che mi affascina, ma a un certo punto una porta a vetri smerigliata e chiusa con un chiavistello mi impedisce di andare oltre. Io non capisco quale segreto ci possa essere, poi sento strani rumori, strani scalpiccii, strano modo di respirare, affannato e veloce... 
Cerco di immaginare cosa possa essere poi vedo attraverso il vetro delle grosse ombre nere sfuocate che si muovono veloci per quelle stanze, a carponi e con le corna dritte in testa e facce lunghe e affilate... sono enormi, impressionanti. 
Girano, annusano, frugano dappertutto, poi corrono dove è andato lo zio e spariscono dalla mia vista.
Spaventato torno dagli altri, ma non dico nulla, ho paura di prenderle perché sono andato a spiare. Avevo sentito parlare della leggenda dei cani dello zio Giovanni, ma quelli mi sembravano dei mostri infernali. Zitto, verso sera risalgo in macchina, e giuro a me stesso che non lo dirò mai a nessuno.