domenica 12 novembre 2023

Arnold Schönberg + Chamber Symphony No. 1, Op. 9

 

Vienna 13-IX-1874 - Los Angeles 13-VII-1951

Figlio di un commerciante, Schönberg era destinato a seguire la pro­fessione del padre se fin da fanciullo non fosse stato attratto imperiosamente dalla musica. Incomincia 8 studiare per conto suo il violino, il violoncello e la composizione, perfezionandosi più tardi in quest'ultima disciplina con Alexander Zemlinsky che diventerà nel 1901 suo cognato.
Ma il bisogno lo assilla, e già a diciassette anni deve impiegarsi contro voglia in una banca viennese, lasciando però questo posto dopo pochi anni e dedicandosi alla composizione e alla direzione di una corale; intanto strumenta ed elabora - " arrangia" si direbbe oggi - canzonette e operette per guadagnarsi da vivere. Nel 1901 si trasferisce a Berlino come direttore di musica leggera in un teatro di varietà e come insegnante del Conservatorio Stern, ma nel 1903 ritorna a Vienna dove inizia una proficua attività didattica, accogliendo tra i suoi allievi Alban Berg e Anton Webern: il nucleo della futura "scuola di Vienna" viene cosi a formarsi nei primissimi anni del secolo.
Verso il 1910 incominciano ad essere eseguite le sue più impegnative
composizioni, e nel 1912 il Pierrot Lunaire desta scalpore a Berlino.
Schönberg ha già compiuto una formidabile parabola artistica (e nel 1910 è stato finalmente ammesso all'insegnamento all'Accademia Musicale di Vienna) quando sopraggiunge la prima guerra mondiale: dal 1915 al 1917 è al fronte, e a questo periodo seguono altri sei anni di silenzio creativo, mentre continua l'attività d'insegnante a Vienna. Riprende a scrivere e a pubblicare nel 1923, e intanto dirige, chiamato a eseguire le sue opere, in tutta Europa; nel 1925 si sposta a Berlino, dov'è nominato insegnante all'Accademia Prussiana delle Arti, e qui rimane fino al 19 3 3, quando abbandona la Germania per protesta contro il nazismo. Trascorre allo­ra alcuni mesi a Parigi, poi si trasferisce in America, dove insegna dapprima a Boston e New York e dal 1936 al '44 all'Università di Los Angeles; nel 1946 si ammala gravemente, ma si rimette e riprende con lena il lavoro senza risparmiarsi. Muore dopo cinque anni, circondato dall'ammirazione dei musicisti di tutto il mondo, senza aver potuto realizzare il suo sogno di rimettere piede in Europa, nella cui cultura e civiltà è profondamente radicata tutta la sua opera di musicista e di pensatore.


Chamber Symphony No. 1, Op. 9
Con questa composizione Schönberg imbocca decisamente una via affatto personale: concepita per flauto, oboe, corno inglese, tre clarinetti, fagotto, controfagotto, due corni e cinque archi, essa si presenta come un tutto unico, senza netta suddivisione di tempi, anche se strutturalmente è possibile individuare diversi momenti, all'incirca come in una sinfonia classica. 
Il primo tempo è un movimento rapido preceduto da poche battute in tempo lento. Qui si espongono già i fondamentali elementi costruttivi del pezzo, e cioè il famoso accordo per quarte che è apparso agli occhi di molti come una vera dichiarazione di guerra alla tonalità (si tenga presente che tutta la teoria classica dell'armonia è basata sulla sovrapposizione di terze, e non di quarte), seguito da un tema per toni interi: questi due temi o meglio ancora semplici incisi si espandono poi a tutti i momenti della Sinfonia, divenendone le vere e proprie cellule strutturali. Al primo tempo segue una sorta di "Scherzo" in 3/4 che attraverso ulteriori crescendi dinamici giunge a quello che possiamo
chiamare il " tempo lento" della Sinfonia, che sfocia a sua volta nel "Finale" veloce e pieno di slancio (schwungvoll è il termine impiegato da Schönberg). In questo lavoro l'elaborazione armonica porta già spesso oltre i limiti della tonalità; a sua volta l'intreccio contrappuntistico è uno dei più ricchi e complessi che Schönberg avesse concepito fin'allora, mentre anche il timbro acquista una sua fisionomia particolare: con il voluto squilibrio tra l'esiguo numero degli archi e quello relativamente preponderante dei fiati, con la netta preminenza delle sonorità penetranti dei due corni, sembra che Schönberg
abbia inteso dar vita a un tipo di sonorità abnorme in cui si rispecchiano per la prima volta certe deformazioni emotive dell'espressionismo. Gli archi lottano disperatamente contro gli altri strumenti, e l'accavallarsi dei temi, dei crescendi, dei diminuendi, degli accelerandi e dei rallentandi conferisce al pezzo un clima corrusco, quasi allucinato nelle sue stesse premesse costruttive. È questa già un'opera tipicamente Schönberghiana, da cui si può affermare senza timore che ha preso l'avvio l'evoluzione del musicista nel senso di un rinnovamento radicale del linguaggio, della ricerca di un nuovo ordine compositivo. È peraltro da tener presente che di questa Sinfonia
esiste anche una versione, realizzata dallo stesso autore nel 1935, adatta all'esecuzione nelle grandi sale da concerto.

Nessun commento:

Posta un commento