Per anni ho pensato che le graphic novel fossero solo fumetti per bambini o per nerd. Libricini leggeri, senza troppo spessore. Poi ne ho letto una che mi ha scosso dentro più di qualsiasi romanzo. Le graphic novel sono veri romanzi illustrati, capaci di arrivarti dritti al cuore con le parole e con le immagini insieme. Parlano di emozioni, di fragilità, di sogni e paure. Ti fanno piangere, ridere, riflettere. Io qui vi parlo di quelle che mi hanno davvero cambiato la vita
La prima volta con Zerocalcare
Quando ho preso in mano Un polpo alla gola di Zerocalcare non avevo grandi aspettative, pensavo a un fumetto divertente, qualcosa di leggero per staccare un po’ la testa e passare qualche ora senza pensarci troppo. Invece è stato come aprire un cassetto della memoria che non sapevo di avere e lasciar uscire tutto quello che era rimasto lì dentro a marcire per anni. All’inizio sembra davvero una storia semplice, quasi quotidiana, con un gruppo di ragazzi e le loro estati senza fine, le strade di quartiere, le prime paure e quella sensazione di invincibilità che si prova quando sei piccolo e non immagini ancora che la vita possa farti male. Leggevo e mi sembrava di riconoscere quei volti, quelle dinamiche che tutti, in un modo o nell’altro, hanno vissuto. Poi piano piano il tono cambia, e quello che sembrava un racconto leggero inizia a riempirsi di ombre, e quelle ombre le senti anche sulla pelle.
Il peso invisibile delle cose non dette
Quello che mi ha spaccato davvero dentro di questa storia è stato vedere come i non detti possano cambiare tutto. Perché è questo il cuore del libro: parole mai pronunciate, momenti che non abbiamo mai avuto il coraggio di affrontare e che rimangono lì come fantasmi silenziosi. Cresci, vai avanti, sembri sereno, ma poi basta poco e quei fantasmi tornano e ti stringono la gola come il polpo del titolo. E leggendo ti accorgi che non parla solo dei personaggi, parla di noi, delle nostre paure, delle nostre convinzioni sbagliate che ci portiamo dietro per anni. Mi sono rivisto in quelle pagine perché anch’io ho passato una vita convinto di sapere cosa gli altri pensavano di me, convinto che certe reazioni fossero colpa mia, e invece col tempo ho capito che spesso le persone hanno il loro dolore e non c’entriamo niente. Ma intanto quella convinzione sbagliata si è infilata dentro di me e mi ha cambiato.
Il libro ti costringe a guardarti dentro
Una delle cose che ho capito leggendo è che la vita è piena di film mentali che ci costruiamo senza accorgercene. Pensiamo di essere il centro delle reazioni altrui e ci puniamo per questo. Un polpo alla gola ti fa capire che la verità, quasi sempre, è diversa. Quelle persone magari non ce l’hanno con te. Magari stavano solo affrontando i loro traumi, i loro dolori, e tu non c’entravi niente. Questa presa di coscienza è una botta fortissima perché ti rendi conto di quante energie hai buttato a darti colpe che non avevi. Io stesso, mentre leggevo, ho ripercorso anni di amicizie finite, silenzi lunghi, rapporti interrotti per paura di affrontare le cose. E mi sono chiesto quante di quelle fratture si sarebbero potute evitare se avessi avuto il coraggio di parlare invece di immaginare.
Le immagini che non ti lasciano scappare
C’è poi la potenza della forma. Non è un romanzo: le immagini ti obbligano a fermarti. Non puoi correre e saltare. Devi guardarle. Zerocalcare riesce a disegnare delle tavole che parlano più delle parole. Non sono solo illustrazioni, sono veri pugni nello stomaco. Ti mostrano il peso che i personaggi portano, ti fanno sentire l’ansia di quel polpo che stringe, e quando le guardi è impossibile far finta di niente. Non puoi evitare una vignetta come puoi evitare una frase, ti resta negli occhi e ti costringe a fare i conti con le tue stesse immagini interiori. È un modo di raccontare che ti inchioda.
I piccoli traumi che non se ne vanno
Un’altra cosa che il libro mette a nudo è come certe ferite siano minuscole all’inizio eppure continuano a vivere dentro di te. Non servono grandi tragedie per lasciare cicatrici profonde. Basta un litigio da ragazzi, una frase detta nel momento sbagliato, una persona che se ne va senza spiegazioni, e ti sembra di superarlo ma poi anni dopo ti ritrovi lì, nello stesso punto. Questo è il vero cuore del polpo: ciò che non affronti si accumula e cresce, e anche se lo nascondi torna sempre.
La mia reazione dopo averlo finito
Quando sono arrivato all’ultima pagina sono rimasto fermo con il libro in mano a guardare nel vuoto. Non avevo voglia di alzarmi né di fare niente. Era come se il libro avesse scoperchiato una parte di me che avevo lasciato dormire troppo a lungo. Mi è venuta voglia di chiamare certe persone e dire quello che non ho mai detto, anche solo per liberarmi del peso che mi sono trascinato da anni. Non perché tutto si possa sistemare, alcune cose rimangono come sono, ma almeno non voglio più portarmi dietro fantasmi che non esistono.
Oggi quando guardo Un polpo alla gola nello scaffale non lo vedo come un fumetto. È un compagno silenzioso che mi ricorda che non tutto quello che crediamo è vero, che le persone vivono battaglie invisibili e che le parole vanno dette prima che sia troppo tardi. Questa graphic novel mi ha insegnato a guardare gli altri con più rispetto e me stesso con un po’ più di comprensione. Non è solo una storia, è un modo di fare pace.
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