domenica 19 novembre 2023

Franz Schubert + Symphony No.8 "Unfinished" in B minor D 759 (1822)

Liechtenthal [Vienna] 31-1-1797 - Vienna 19-XI-1828

Figlio di un povero maestro di scuola, dodicesimo di diciannove fratelli, passò l'infanzia in condizioni economiche estremamente precarie ma in una famiglia di spiccate attitudini musicali (ben presto suonerà in quartetto col padre e due fratelli). Incomincia a studiar musica col locale maestro di coro e a undici anni è cantore nel convitto reale a Vienna, dove può proseguire gli studi avendo a insegnante, tra gli altri, il Salieri. Nel 1813, uscito dal convitto, deve studiare da maestro per obbedire alla volontà paterna, e nel 1814 diviene assistente del padre nella di lui scuola. Qui rimane ben tre anni, ma infine rompe decisamente col padre e con la scuola e si stabilisce a Vienna, contando sull'appoggio di una cerchia di amici affezionati che lo aiuteranno per tutta la vita. Nel 1818 trascorre un breve periodo presso il conte di Esterhazy in Ungheria, dove ritorna nel 1824, ma per il resto rimane quasi sempre a Vienna, febbrilmente dedito alla composizione al punto da cominciare verso il 1822 a
soffrire di nervi. Fa qualche tournée di concerti in Austria col cantante Vogl, trovando ottima accoglienza coi Lieder, ma la sua produzione non riesce ad oltrepassare una cerchia ristretta, sì che gli mancherà praticamente del tutto l'appoggio economico degli editori. Solo nel 1828 un suo concerto a Vienna incontra un successo entusiastico: ma la sua salute, da tempo minata, non lo sorregge più, e muore in seguito a un attacco di tifo. Verrà sepolto accanto a Beethoven. 
Si può dire che per decenni dopo la sua morte le migliori sinfonie di Schubert siano rimaste sconosciute al mondo. Per questo egli venne etichettato dai contemporanei, e da gran parte della posteriore storiografia musicale, come il "liederista" per antonomasia, come il creatore di un genere musicale perfetto di raccolta intimità cameristica, dall'insuperabile perfezione formale e dalla inesauribile ricchezza fantastica.


Symphony No.8 "Unfinished" in B minor D 759 (1822)
La partitura di questa Sinfonia venne trovata solo 37 anni dopo la morte del suo autore: essa divenne ben presto la composizione più popolare e più eseguita del musicista viennese, ed è a causa di questo tardo ritrovamento che le fu assegnato il numero otto, anche se fu scritta sei anni prima della precedente (essa è poi in realtà la decima concepita da Schubert, tenendo
conto delle tre rimaste allo stato di frammento).
Quattro anni separano questa Sinfonia dalla Sesta, quattro anni in cui il musicista definì una volta per tutte il suo stile con una gran quantità di liriche e di musica da camera di alto valore. Restano di questi quattro anni pure gli schizzi di due sinfonie: ma solo con l"' Incompiuta " Schubert ritornò decisamente al genere sinfonico, anche se nemmeno qui ebbe la forza di arrivare fino alla fine. L'Ottava si distacca nettamente dalla precedente produzione sinfonica del musicista per l'intenso colore drammatico che la pervade, specie nel primo tempo, per certe arditezze formali e armoniche, per la linea delle melodie che non deve più nulla alla tradizione mozart-beethoveniana e rimane creazione inconfondibilmente schubertiana.
I temi principali del primo tempo dell"'Incompiuta" sono tra le intuizioni più pure e più belle che mai artista abbia realizzato: incredibilmente alta l'arte con cui Schubert sa farli entrare in reciproco contrasto, determinando atmosfere ora trepide e incalzanti, ora dolorosamente dissonanti, in un'elaborazione sinfonica che non ha nulla da invidiare a quelle del migliore Beethoven. Il secondo tempo - "Andante con moto" - è anche l'ultimo della Sinfonia, che manca dello Scherzo e del Finale. Qui l'atmosfera è inizialmente più pacata e distesa nella tonalità di mi maggiore, ma ben presto si insinuano
episodi irrequieti, zone d'ombra che generano un clima singolare, oscillante tra un denso pathos e un più raccolto lirismo.
Del terzo tempo rimangono nove battute strumentate dallo stesso Schubert e poi un breve schizzo pianistico: dopo i due altissimi voli precedenti della fantasia, forse la mano del musicista tremò al pensiero di non saper concludere degnamente l'opera. Essa rimane un frammento dal punto di vista formale, ma è in realtà una delle composizioni più mature e compiute del grande musicista viennese.

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