martedì 18 ottobre 2022

Anna Bon + Six Sonata Op. 1 (1756)


(Bologna, 1738 – dopo il 1767)

Anna Bon, di Venezia, come lei stessa amava definirsi, appare come una meteora nel panorama musicale del XVIII secolo.

Di essa si hanno poche e frammentarie notizie. La sua unica biografia si evince dai frontespizi e dalle dediche apposte nelle tre opere da lei pubblicate, tra il 1756 ed il 1759, presso la casa editrice “Vedova di Baltas Schmidt” di Norimberga.
Figlia di Girolamo Bon, architetto di origine veneziana, e di Rosa Ruvinetti, cantante bolognese, molto legati alla corte prussiana, Anna Bon, all’età di quattro anni, viene ammessa al coro dell’Ospedale della Pietà di Venezia; successivamente studia sotto la guida di Candida della Pietà, una maestra di viola.
Nel 1756, Anna Bon è attiva come virtuosa di musica da camera a Potsdam, alla corte di Federico il Grande; al re di Prussia dedica la sua prima raccolta di “Sonate da Camera per flauto e cembalo”, pubblicate da un editore di Norimberga. Tra il 1757 e il 1759 pubblica altre due raccolte,”Sei sonate per cembalo” e “Sei divertimenti per due flauti e cembalo”, dedicandole, rispettivamente, ad Augusta Sofia, principessa di Sassonia-Weimar, e a Carlo Teodoro, elettore di Baviera.
Dopo il matrimonio con il tenore Mongeri, alcune fonti documentano la sua presenza a Hildburghausen in Turingia, ma dal 1767 di Anna Bon sparisce ogni traccia; molti studiosi, pertanto, ritengono che quello possa essere l’anno della sua morte.
Delle sue composizioni, soltanto le tre raccolte citate sono pervenute fino a noi; da queste si denota uno stile caratterizzato da toni molto espressivi, chiari e melodici.

Ben poco si conosce sulla formazione musicale di Anna Bon, ma diversi storici citano un registro parrocchiale dove indica la sua ammissione all’Ospedale della Pietà di Venezia a soli 4 anni.
Gli “ospedali”, comunemente chiamati anche “conservatori”, in origine erano luoghi di accoglienza per le trovatelle ma finirono con il diventare istituti di formazione anche per le ragazze di buona famiglia che aspiravano ad essere musiciste.
Quando Anna Bon entrò da studentessa all’Ospedale, fu registrata come “figlia in educazione”, termine che si applicava ai paganti e non agli orfani residenti.
La musica alla Pietà era soprattutto musica sacra e grandi maestri come Antonio Vivaldi visse e lavorò tra il 1704 e il 1740.
Anna Bon fu allieva di Candida della Pietà, maestra di viola che, a sua volta, fu allieva dello stesso Vivaldi. Un documento dell’Ospedale del 1743 afferma che la professoressa Candida dalla viola “ha il privilegio di dare lezioni ad Anna Giovanna Lucia Bon in questo luogo pio”.


Anna Bon utilizza, nelle composizioni del periodo di Bayreuth, elementi di “Empfinsamkeit” ovvero lo “stile della sensibilità”. Essi sono una variante allo “stile galante” di matrice squisitamente illuministica che voleva esprimere, nel corso di una composizione musicale, non più la descrizione di un solo “affetto” ma una molteplicità di stati emotivi capaci di alternarsi nello sviluppo dell’opera creativa.
La compositrice, nella sua dedica a Federico margravio di Brandeburg, tiene a precisare che “se però si incontrano alcuni passi non molto comodi per il Flauto, perdonerà l’Altezza Vostra Serenissima, mentre essendo il mio Istrumento il Cembalo, non mi sono per anche cognite le finezze ed il facile portamento di questo […]”.
Anna quindi dichiara di non essere flautista ma clavicembalista e chiede scusa in anticipo se il suo Signore troverà difficoltà nell’esecuzione delle sue sonate.



Le 6 Sonate op.1 della Bon sono tutte in tre movimenti, quattro dei quali seguono il modello lento-veloce-veloce e due seguono la forma più comune veloce-lento-veloce.
Le Sonate contengono caratteristiche anche tipicamente italiane, una cantabilità che si può far risalire agli anni trascorsi a Venezia e l’influenza di autori, primo fra tutti Platti, con le sue sonate per flauto traversiere pubblicate anch’esse a Norimberga nel 1743.
Nell’analizzare le varie Sonate si possono trovare idiomi sia del primo periodo classico che del tardo barocco. La forma di queste sonate sono tutte in 3 movimenti e lo stile è tipicamente associabile al primo periodo classico. Tutti i movimenti di ogni sonata sono nella stessa tonalità, una tradizione tipica della suite da ballo barocca.
I fraseggi non sono estesi ed ogni movimento è tematicamente indipendente. La gamma delle sue melodie è mantenuta entro un’ottava e spesso i contorni degli accordi sono usati come materiale melodico.
Armonicamente, la maggior parte dei movimenti segue la pratica standard di modulazione alla dominante se proveniente da una tonalità maggiore oppure segue la modulazione alla relativa maggiore se proviene da una tonalità minore. Le sue modulazioni sono logiche e chiare e si riaffermano i principi dell’architettura tonale.
Una copia manoscritta dell’op.1 di Anna Bon si trova a Copenaghen e appare essere una copia dell’edizione stampata originale. 

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