venerdì 3 giugno 2022

Niccolò Zingarelli + Symphony No.1 in C Major


o Niccolò o Niccola 
(Napoli, 4 aprile 1752 – Torre del Greco, 5 maggio 1837)


Compositore molto apprezzato dai suoi contemporanei, Nicola (Niccolò) Antonio Zingarelli chiude con grande merito la generosa stagione del ’700 napoletano; autore prolifico, oltre a 38 opere per il teatro e musica strumentale, lascia una cospicua produzione di musica sacra, in buona parte inedita.

Nato a Napoli, Nicola Antonio Zingarelli all’età di sette anni viene ammesso al Conservatorio Santa Maria di Loreto; studia sotto la guida di Alessandro Speranza e Fedele Fenaroli, ha per compagno Domenico Cimarosa. Nel luglio del 1772 ottiene l’incarico di organista presso il Duomo di Torre Annunziata.
Giovanissimo, inizia a dedicarsi alla composizione; ricordiamo l’intermezzo “I quattro pazzi” del 1768.
La sua prima opera, “Montezuma”, presentata il 13 agosto 1781 al Teatro San Carlo di Napoli, riscuote un buon successo di pubblico; seguono altre opere: Alsinda, Ricimero, Armida, Ifigenia in Aulide, Artaserse, che lo pongono all’attenzione dei principali teatri italiani. Nel 1790, all’Académie Royale de Musique di Parigi, si rappresenta Antigone, opera seria su libretto di Jean-François Marmontel.


Nel 1793 Nicola Zingarelli assume l’incarico di maestro di cappella presso il Duomo di Milano, poi l’anno seguente passa al Santuario della Santa Casa di Loreto; la sua produzione operistica inizia a scemare, si dedica principalmente alla composizione di musica sacra. Dal 1804 dirige il Coro della Cappella Sistina.
Nel 1813 Zingarelli viene nominato direttore del Real Collegio di Musica di Napoli (poi Conservatorio di San Pietro a Majella); tra i suoi allievi si ricordano Bellini, Mercadante, Petrella e Piero Maroncelli, il patriota imprigionato con Silvio Pellico nella fortezza dello Spielberg. Nel 1816 succede a Paisiello nella carica di maestro del coro del Duomo di Napoli, incarico che tiene per il resto della sua vita.
Nicola Zingarelli attraversa il periodo di transizione nel quale l’opera seria di stampo metastasiano e di tema mitologico lascia il campo al melodramma ottocentesco, ma rimane sostanzialmente legato alla tradizione settecentesca; i suoi lavori, caratterizzati da cantabilità e da un linguaggio melodico semplice e chiaro, lo indicano come l’ultimo esponente della grande scuola napoletana. La sua opera più riuscita è sicuramente “Giulietta e Romeo”, rappresentata per la prima volta a Milano nel 1796 e con numerose repliche anche in Europa fino al 1830.


La sinfonia in tre movimenti (allegro-adagio-allegro) era ben radicata a Milano ma ha avuto meno successo a Napoli, suggerendo che il compositore utilizzò queste sinfonie per stabilirsi a Milano, capitale dell'arciducato, e datarle entro e non oltre i primi mesi della sua permanenza in quella città (1784-85). 
“Le Sinfonie milanesi sono le uniche sinfonie che Zingarelli scrisse in tre movimenti e in uno stile molto “mitteleuropeo”. La sinfonia in tre movimenti (allegro-adagio-allegro) era ben consolidata a Milano ma ebbe meno successo a Napoli, suggerendo che il compositore utilizzò queste sinfonie per stabilirsi a Milano, capitale dell'arciducato, e datarle non oltre i primi mesi della sua permanenza in quella città (1784-85). Quando Zingarelli arrivò a Milano nel 1784 volle solo dimostrare il suo talento; non era un bambino prodigio invecchiato che richiedeva una breve scossa acuta per rimettersi in sesto. A Milano la musica era meglio organizzata che altrove. La città ha sempre avuto orchestre - non solo la Scala ma anche quelle di lui le chiese principali della città (in particolare la Cattedrale) e quelle più piccole di importanti famiglie, accademie, confraternite e collegi - e spesso si formavano orchestre temporanee che si riunivano in occasioni dispari per un evento o l'altro. Rivaleggiava con Parigi, Londra e Vienna per il suo cosmopolitismo e la sua miscela culturale, vantando un teatro dell'opera che, nonostante la sua recente costruzione, era già il più prestigioso al mondo. Il sogno di ogni compositore era quello di scrivere opere ma, nell'attesa dell'opportunità di farlo, comporre sinfonie per i divertimenti cittadini di Milano era la cosa più ovvia da fare. 

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