In quel caldo pomeriggio estivo la Casa Rossa faceva la sua siesta. Le api ronzavano pigramente sulle aiuole fiorite, i piccioni tubavano soavemente sulla cima degli olmi, da lontano veniva il ronzio di una falciatrice, il più riposante fra tutti i rumori della campagna, quello che rende l'ozio più dolce, rammentandoci che altri in quel momento lavorano.
Era l'ora nella quale anche coloro che hanno il dovere di vegliare sul benessere altrui trovano un momento di tempo da dedicare a se stessi.
Nella stanzetta della governante Anne Stevens, la graziosa cameriera di casa, era tutta intenta a guarnirsi il cappello buono, chiacchierando intanto con la zia, cuoca e governante di Mark Ablett, il ricco scapolo proprietario della Casa Rossa.
- È per Joseph? - domandò placidamente la zia, guardando il cappello.
Anne accennò di sì, poi si tolse uno spillo di bocca, lo appuntò sul cappello e soggiunse:
- Gli piace un po' di rosa.
- Non è il solo; anche a me non dispiace un po' di rosa.
- Non è un colore che stia bene a tutti - disse Anne, stendendo il braccio
per ammirare il cappello. - È elegante, non ti pare?
- Oh! ti starà bene di certo, e sarebbe stato bene anche a me quando avevo la tua età. Ora sarebbe troppo vistoso per me, per quanto non porti male i miei anni. Io, però, non sono mai stata una di quelle che si vogliono ringiovanire. Se ho cinquantacinque anni, dico che ne ho cinquantacinque e tutti interi.
- Cinquantotto, eh, zia?
- Facevo per portare un esempio - replicò dignitosamente la cuoca.
Anne infilò l'ago, aprì un momento la mano per guardarsi le unghie e si mise a cucire.
- Curiosa la storia del fratello del signor Mark. Pensa un po', non rivedere il proprio fratello per quindici anni! Come farei io, per esempio, a stare quindici anni senza rivedere Joseph? - soggiunse con un lieve sorriso.
- Per me, te l'ho detto fin da stamane: da cinque anni che sono qui, è questa la prima volta che sento parlare di fratelli. Lo potrei giurare davanti a chiunque, se anche fossi in punto di morte. Da quando sono in questa casa, non ho mai visto fratelli.
- Sono rimasta di sasso stamani, quando il padrone ne ha parlato a colazione. Non so cosa avessero detto prima, naturalmente, ma quando sono entrata nella stanza, non so più a che fare, parlavano tutti di questo fratello e il signor Mark si è voltato verso di me e mi ha detto: "Anne, oggi deve venire mio fratello; lo aspetto verso le
tre; fallo passare nello studio".
"Sissignore", dico io, calma calma, ma dentro di me sono rimasta di stucco, non avendo mai saputo che avesse un fratello. " Mio fratello che viene dall'Australia", dice allora lui, "mi ero scordato di dirtelo; mio fratello d'Australia".
- Può darsi che fosse in Australia, io questo non lo posso sapere, non essendo mai stata da quelle parti - disse la zia col tono di un oracolo. -
Quello che dico però è che in tutto il tempo che sono stata qui io, lui non ci ha mai messo piede e sono ormai cinque anni che ci sono.
- Ma se sono quindici anni che non ritorna in patria, zia! Ho sentito quando il signor Mark l'ha detto al signor Cayley. "Quindici anni", ha risposto quando il signor Cayley gli ha domandato da quanto tempo non fosse più stato in Inghilterra. Il signor Cayley lo deve conoscere, capisci; ho sentito quando l'ha detto al signor Beverley; soltanto non sapeva da quanto tempo non fosse più stato qui, e per questo l'ha domandato al signor Mark.
- Non so nulla di quindici anni fa, Anne. Io posso parlare soltanto di quello che so, vale a dire di cinque anni a Pentecoste, e se questo signore è stato quindici anni in Australia, come dici, vuol dire che avrà avuto le sue buone ragioni.
- Che ragioni?
- Non ti confondere con che ragioni. Ti ho fatto da mamma, Anne, da quando la tua, poverina, morì e ti posso dir questo: quando un signore va in Australia ha le sue buone ragioni, e quando rimane in Australia per quindici anni, come dice il signor Mark, o per cinque anni, come posso testimoniare anch'io, vuol dire che ha le sue buone ragioni. E una ragazza ben educata non domanda altro.
- Avrà commesso qualche sciocchezza - disse Anne con noncuranza.-
Dicevano a colazione che era sempre stato uno scavezzacollo, pieno di debiti. Meno male che Joseph non gli somiglia; ha già messo quindici sterline in banca, te l'avevo detto?
Ma per quel giorno il discorso su Joseph Turner dovette essere abbandonato. Il campanello esterno squillò e Anne, balzata in piedi, andò ad accomodarsi la cuffietta davanti allo specchio.
- Suonano - disse - sarà lui. "Fallo passare nello studio" mi ha detto il signor Mark. Immagino che non vorrà che gli altri lo vedano; Ma già, son tutti fuori a giocare a golf. Chi sa se si trattiene! Potrebbe essere diventato miliardario in Australia: mi piacerebbe sentirlo parlare di quei posti: se c'è da farci fortuna, chi sa se Joseph e io...
- Via, via, spicciati Anne.
- Vado, vado, zia.
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