Antonio Smareglia (Pola, 5 maggio 1854 – Grado, 15 aprile 1929) autore di alcune opere di notevole successo tra Ottocento e Novecento. A partire da un'iniziale tendenza wagneriana, mitigata dal riferimento delle ultime opere di Verdi, si mosse verso un dramma più astratto, simbolico. Nel 1871 si iscrisse presso il Conservatorio di Milano avendo come insegnante il celebre direttore d'orchestra Franco Faccio. Nella seconda metà degli anni settanta dell'Ottocento entrò in rapporti con Arrigo Boito e con gli ambienti della scapigliatura milanese. Il suo debutto avvenne al Teatro dal Verme di Milano nel 1879 con l'opera Preziosa, cui fece seguito Bianca da Cervia (1882). Queste sue prime creazioni ricevettero una discreta accoglienza sia da parte della critica che del pubblico italiano del tempo, pur senza riuscire ad inserirsi nel grande repertorio lirico. Il Re Nala, invece, presentato per la prima volta alla Teatro La Fenice di Venezia nel 1887, crollò e venne sonoramente fischiato dagli spettatori presenti. Il fiasco fu certamente preparato da Giulio Ricordi, con cui Smareglia aveva avuto grandi contrasti, sia di natura musicale che sentimentale. Smareglia poi distrusse la partitura, adattando i brani di notevole valore nei Pittori fiamminghi e nelle altre opere.
Il suo primo, grande successo, Smareglia lo otterrà nel 1889 a Vienna, con "Il vassallo di Szigeth", su libretto di Luigi Illica e Francesco Pozza, tradotto in tedesco da Max Kalbeck. L'opera venne acclamata in molti teatri europei ed anche al Teatro Metropolitan di New York, dove venne rappresentata, in tedesco, nel 1890.
Smareglia non ebbe in seguito una gran fortuna con le sue opere: a parte l'isolamento culturale, di cui si è detto, e la scomparsa del bacino di utenza dell'Impero austro-ungarico, che lo rese in pratica "straniero in patria" data l'evidente connotazione mitteleuropea della sua musica, enormemente contribuì al suo isolamento la calunnia del "portare scalogna" lanciata con diabolica astuzia a Milano, dopo l'esecuzione di Oceàna. Nel 1900 a causa di una mal riuscita operazione di cataratta perse completamente la vista. Le sue due ultime opere vennero così composte sotto dettatura alla moglie, al figlio Mario e ai suoi studenti.
Vi propongo Overtures e intermezzi che comprende:
- Preludi dei tre atti da Cornelius Schut: su libretto di Luigi Illica. Fu rappresentata per la prima volta al Teatro Nazionale di Praga il 20 maggio 1893 in una traduzione ceca di Václav Juda Novotný. Il successivo 6 giugno fu rappresentata a Dresda alla Hofoper. Entrambe le rappresentazioni ebbero un grande successo. La prima rappresentazione in italiano ebbe luogo al Teatro Comunale di Trieste il 17 febbraio 1900 ed ebbe «successo splendido, con innumerevoli chiamate ad ogni atto». L'opera in seguito venne rivista e nel 1928 andò in scena col titolo Pittori fiamminghi. L'azione ha luogo ad Anversa e dintorni tra il 1600 e il 1630, ed è incentrata sul personaggio del titolo, un pittore che vuole raggiungere la gloria eterna con la sua arte.
- Overture e Musiche dal balletto ungherese da Il vassallo di Szigeth: su libretto di Luigi Illica e Francesco Pozza. Fu rappresentata per la prima volta alla Hofoper (Staatsoper) di Vienna il 4 ottobre 1889, su una traduzione tedesca (Der Vasall von Szigeth) di Max Kalbeck. Altre fonti riportano il 18 giugno come possibile data della prima rappresentazione. Tuttavia la data del 4 ottobre pare corretta perché essendo l'onomastico imperiale era la giornata inaugurale della stagione lirica, e infatti In occasione della première (assistette l'imperatore austriaco Francesco Giuseppe. L'opera venne giudicata «molto drammatica e bene istrumentata»; il lavoro fu apprezzato da Johannes Brahms. La prima rappresentazione in lingua italiana ebbe luogo al Teatro Ciscutti di Pola il 4 ottobre 1930. L'azione ha luogo in Ungheria nel 1200. Andor e Milos, fratelli e figli dell'antico signore di Szigeth, sono entrambi innamorati di Naja. Gli intrighi del perfido vassallo Rolf causeranno la morte di Naja, avvelenata, e di Andor, ucciso dal fratello.
- Overture da Oceana: fu rappresentata per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano il 22 gennaio 1903 diretta da Arturo Toscanini alla presenza di Gabriele D'Annunzio. La prima esecuzione destò alcune perplessità, che diminuirono nelle recite seguenti. La critica moderna individua uno dei punti di forza dell'opera nella capacità di Smareglia di elaborare ampi e descrittivi movimenti lirici, che conferiscono alla musica il potere evocativo richiesto dalle visioni fantastiche create dal librettista, cosicché un peso particolare hanno in questo lavoro gli squarci sinfonici e le parti orchestrali in generale. L'opera è ambientata in Siria. Una giovane e bella ragazza, Nersa, è corteggiata dal più anziano Vadar. Nersa rimane affascinata quando Ers, uno spirito del mare, le narra misteriosi racconti sulla vita nei mari e la parla di Init, il dio delle acque. Quando i suoi compaesani decidono di punirla per avere tentato di abbandonare il villaggio, Uls (un altro spirito del mare nelle vesti di un vecchio) suggerisce che la punizione consista nel farle trascorrere da sola tre giorni e tre notti sulla riva del mare. Quando Nersa viene lasciata sulla costa compare Init, accompagnato da ninfe e sirene, e corteggia Nersa, dandole il nome di Oceàna. Vadar e suo fratello, Hareb, giungono su una barca. Init ordina alle sirene di fare impazzire i due uomini. Quando Hareb comincia a dare segni di follia, Nersa riluttante dà l'addio al mare e torna al villaggio con Vadar. Anche se acconsente a sposare Vadar, Nersa sogna ancora di Init. Il giorno delle nozze tra Nersa e Vadar, Init compare e convince Nersa a fuggire con lui. Vadar li sorprende abbracciati e decide di liberare Nersa dall'impegno al matrimonio, chiedendo solo che il dio curi Hareb dalla follia e faccia invece impazzire lui stesso. Per Vadar, la vita non ha più senso senza l'amata Nersa.
- Preludio da Preziosa: su libretto di Angelo Zanardini. Fu rappresentata per la prima volta al Teatro Dal Verme di Milano il 20 novembre 1879. Tra gli interpreti della première il soprano Giulia Valda (Preziosa), il tenore Luigi Maurelli e il baritono Enrico Serbolini. L'opera, che comunque ebbe una buona accoglienza, è, insieme a Bianca da Cervia, una prova giovanile molto convenzionale di Smareglia, in cui è fortissima l'imitazione dello stile delle opere più popolari di Giuseppe Verdi. L'azione ha luogo in Spagna nel XVII secolo. I primi due atti si svolgono a Madrid, il terzo a Guadarrama.
- Marcia funebre da Bianca da Cervia: su libretto di Francesco Pozza (sotto lo pseudonimo di Fulvio Fulgonio). Fu rappresentata per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano il 7 febbraio 1882. La première ebbe «splendida riuscita»; qualche perplessità dovuta all'interpretazione del personaggio di Hannak fu superata nelle recite successive grazie a una nuova cantante, Amalia Stahl. L'opera, che comunque ebbe una buona accoglienza, è, insieme a Preziosa, una prova giovanile molto convenzionale di Smareglia, in cui è fortissima l'imitazione dello stile delle opere più popolari di Giuseppe Verdi. Più tardi Smareglia avrebbe rinnegato questi due lavori, considerandoli «spregevoli assurdità». La scena ha luogo in Ravenna e dintorni nel XIV secolo.
- Atto I: Il Marchese ha promesso in sposa la figlia Renata ad Aldo, ma Renata è innamorata di Odrisio. Odrisio è stato assente alcuni anni, per conquistare la gloria in Francia come militare e diventare così degno di Renata. Odrisio fa ritorno proprio il giorno in cui Renata dovrebbe promettersi ad Aldo, ma Renata, alla vista di Odrisio, non trova la forza di dichiarare un falso amore.
- Atto II: Aldo e Odrisio si sono dati convegno, per sfidarsi a duello, in un luogo selvaggio. Prima di Odrisio giunge Bianca, la sorella di Renata segretamente innamorata di Aldo, al quale riesce finalmente a confessare i propri sentimenti. Aldo però aspetta con ansia Odrisio. Quando quest'ultimo giunge appare, attratta dalle voci, Hannak, una vecchia che vive in solitudine in un antro. Hannak riconosce in Odrisio il giovane che alcuni anni prima ha sedotto e abbandonato sua figlia, spingendola al suicidio, e lo maledice. Il duello ha inizio ma a Odrisio appare lo spettro della figlia di Hannak e fugge in preda al rimorso.
- Atto III: Renata è stata rinchiusa dal Marchese in uno sperduto castello, dove però lei e Odrisio riescono ad incontrarsi. Con l'aiuto di Hannak Aldo trova la dimora di Renata e riesce ad uccidere Odrisio tendendogli un agguato mentre lui e la giovane progettano una fuga.
- Atto IV: Aldo viene condannato a morte, ma è salvato da Bianca che dichiara di essere stata sedotta da lui e resa madre. Una legge dell'epoca (chiamata "Legge di Matilde") prescrive che in questo caso la pena di morte venga commutata in esilio per entrambi. Bianca però si è pure avvelenata, voleva solo salvarlo e muore. Aldo rifiuta il suo intervento in quanto poco onorevole per lui e si consegna al boia.
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