Francesco Trocchia, nato a Milano nel 1973, è un compositore, didatta e informatico italiano. Ha studiato pianoforte , organo e composizione organistica.
Sin dai primi anni novanta Trocchia si esprime anche in campo informatico operando su sistemi IBM, Microsoft, BMC, Cisco e Open source. Esperienza e diverse certificazioni professionali lo collocano in particolare come uno fra i più versatili specialisti per quanto riguarda le soluzioni architetturali middleware e di protezione anti-malware. Sviluppa codice informatico prevalentemente procedurale tramite piattaforme J2EE, .NET e linguaggi di programmazione come Lotus e Java Script, Power Shell e Bash Shell.
Questa sua doppia anima – musicale e tecnologica – lo porta ad avere una produzione artistica molto variegata e, se da un lato è possibile rintracciare nelle sue composizioni uno sviluppo musicale secondo processi e algoritmi, dall’altro la profonda conoscenza delle più grande tradizione compositiva lo porta a condensare nella sue opere anche legami con gli aspetti percettivi e di narratività; senza trascurare i vivi contributi del Jazz.
Recast (Kleine Fuge) per orchestra.
- A differenza di Giuseppe Verdi, che diede ordine di bruciare alla sua morte molte carte “segrete” contenenti i propri abbozzi, Ludwig van Beethoven preservò a beneficio dei posteri una mole di album e taccuini alle cui pagine affidava la formulazione di pensieri, appunti, osservazioni, abbozzi e progetti musicali.
In Beethoven-Trocchia RECAST (Kleine Fuge) del 2015, il compositore milanese compie un’operazione di recupero e di elaborazione di un abbozzo di fuga di matrice beethoveniana, rimasto allo stato di frammenti su carte manoscritte che, spentosi Beethoven, passarono di mano in mano. Accattivante è il paragone di RECAST con un altro lavoro di Berio, quello composto a partire dagli schizzi di Franz Schubert per una Decima Sinfonia in re maggiore.
Simile punto di partenza, ma esiti molto diversi nel caso di Beethoven-Trocchia RECAST (Kleine Fuge): diverso è infatti l’approccio nei confronti del testimone, diverso è l’intento poietico. Con i suoi richiami ad epoche, stili e generi differenti, la composizione di Trocchia finisce per diventare una meditazione sul valore attuale di una forma musicale perpetuatasi nel tempo, la fuga. Il compositore si confronta non solo con il problema di leggere Beethoven nella prospettiva storica offerta dal nostro tempo, ma anche con quello, strettamente compositivo, di permettere alla musica di Beethoven di allungare un dito fino a toccare la nostra, instillandovi il suo soffio vitale: quel gesto al centro della michelangiolesca Creazione di Adamo. La lontananza di quei frammenti dalla realtà musicale odierna è chiaramente avvertibile; ma essi, pur incompleti e irrealizzati, sono ancora in grado di ispirare il compositore dei nostri giorni.
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