Riassunto 1° capitolo: il commissario Bertini e il suo fido agente Peppino scoprono il cadavere di un Procio morto sulla spiaggia di Itaca, in Grecia, mentre sono in vacanza. Bertini accetta di collaborare con l’ispettore greco Van Fakoulis per lo svolgimento delle indagini di rito.
2° CAPITOLO
All’Hotel “Hellas”
All’Hotel “Hellas”
L’hotel Hellas era un tre stelle. La clientela era per la maggior parte italiana. C’erano però due danesi, due dalmati, qualche russo, un macedone. I clienti italiani stavano assediando uno scrittore di romanzi gialli che evidentemente doveva essere famoso. Pretendevano la firma dell’autore in cambio dell’acquisto di un libro, ‘Morte al villaggio Giardino’, desiderosi di andarlo a leggere in spiaggia. Bertini non conosceva l’autore, tale Roberto Roganti, ma comprese dai vari discorsi estrapolati che aveva uno pseudonimo, Grog; ‘è un soprannome bizzarro’, pensò, ‘chissà a cosa è collegato’. L’intuito lo indirizzò verso il nuovo personaggio perché in una indagine quando il colpevole non è certo tutti possono essere indiziati. Dovette pazientare almeno mezz’ora prima di presentarsi, c’era troppa fila per gli autografi di rito. Lo scrittore di professione aveva fatto il becchino e quindi era esperto in autopsie. “Nella mia carriera ne ho viste di tutti i colori, tanto che la mia teoria è che parlano più i morti che i vivi in una indagine che si rispetti. Commissario, posso regalarle una copia del mio romanzo ‘Morte al villaggio Giardino?’ Mi farebbe piacere se lei potesse leggerlo durante il soggiorno a Itaca.” Bertini si schernì. “Grazie, è un pensiero gentile ma non vorrei privarla di una copia. Mi consenta almeno di poter pagare il libro…” “Non se ne parla neanche! Ne ho scritti altri due di questa serie, ‘Morte al Lido delle Nazioni’ e ‘Morte al PalaMolza.’ Fanno parte della collana ‘Senza Scarpe’.” “Questa collana la conosco! E’ diffusa in tutto il nord Italia perché è specifica per i gialli e per i noir e a noi della giudiziaria è utile per trarre spunti a volte risolutivi nel corso delle nostre indagini.” “Ha letto ‘Evanishing’?” “Sì.” “E il numero due, ‘L’ombra del Signore?” “Sì, è il capolavoro di Mauro Sighicelli, è geniale. E’ un testo che utilizziamo alla scuola di polizia locale. Mi perdoni, signor Grog, ma potrei chiederle il favore di esaminare un cadavere greco?” Lo scrittore sembrò disponibile e Bertini lo accompagnò all’obitorio perché non era convinto delle argomentazioni edotte dall’ispettore locale. Grog fece un’accurata visita al corpo morto ma non eseguì l’autopsia non essendo autorizzato. “Comunque non occorre sezionare il cadavere. Ho abbastanza elementi per affermare con sicurezza che sia un procio morto.” “Perché?” Chiese Bertini. “Perché la pancia è piena. Quest’uomo ha mangiato tanto e i proci sono gli unici che mangiano a sazietà, mentre i greci si limitano nel desinare a causa della crisi. C’è un debito pubblico in questa nazione che fa paura. Un altro elemento che depone a favore della mia tesi è: ‘una faccia una razza’. Gli italiani e i greci infatti hanno la stessa faccia, quindi appartengono alla stessa razza.” “Questo non lo accetto!” ribadì stizzito Bertini “non esistono differenze di razza su questo pianeta, non siamo affatto divisi tra bianchi e neri! Al mondo esiste una sola razza, quella umana!” “Bravo commissario!” Lo incoraggiò Van Fakoulis “anch’io la penso così. Almeno, signor becchino, è in grado di risalire all’ora della morte?” Grog toccò il procio morto. “Il corpo è freddo. E’ morto stanotte, quando faceva freddo.” Bertini scrutò l’ispettore greco. “Quindi è presumibile ritenere che sia stato ucciso prima dell’alba. Dove alloggiano i proci?” “Al castello del re. Raggiungiamo quindi la reggia di Penelope e scopriremo l’identità del procio morto.” Il commissario annuì, si accomiatarono dal signor Grog e si avviarono senza indugi verso il maniero della regina dell’isola.
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