giovedì 25 novembre 2021

La pietra di luna di Wilkie Collins

 

Nel Regno Unito Wilkie William Collins (1824-1889) è un monumento, insieme al suo grande amico Charles Dickens (tra parentesi: e c'hanno anche ragione questi spocchiosi inglesi: in Italia c'erano solo Manzoni e Nievo; per non parlare di Francia e Russia, coi loro Balzac, Flaubert, Gogol, Tolstoj, Dostoëvskij).

Chesterton scrisse che quei due «Erano due uomini che nessuno può superare nello scrivere storie di fantasmi».
E nell'olimpo dei padri fondatori del poliziesco Collins ha un posto di tutto riguardo: alcuni dei fondamentali del genere si devono a lui e alla sua capacità di traghettare la gothic novel in una zona letterariamente più plausibile.


La pietra di luna (The Moonstone, 1868), il suo romanzo più celebre, è ancora intriso di elementi gotici fra i più classici, ma già contiene i tratti del poliziesco a cui faranno riferimento generazioni di scrittori. Da notare che anche sul piano stilistico questo romanzo fu decisamente innovativo, perché la narrazione non è condotta in prima o in terza persona, ma in modo quasi corale, lasciando di volta in volta la parola ai personaggi principali.
Le opere di Collins segnano dunque la transizione verso il moderno poliziesco, e infatti numerosi lavori contengono sia decisivi spunti di innovazione sia elementi tipici della letteratura ottocentesca "a sensazione".

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