Riassunto delle puntate precedenti:
1) Il commissario Bertini, assieme al fido scudiero Peppino, si recano a Itaca in vacanza e si trovano invischiati, loro malgrado, in una indagine poliziesca per risolvere un delitto. Scoprono infatti il cadavere di un procio morto sulla spiaggia di Itaca, in Grecia, mentre sono in vacanza. Bertini accetta di collaborare con l’ispettore greco Van Fakoulis per lo svolgimento delle indagini di rito.
2) Per identificare il Procio morto sulla spiaggia Bertini e Van Fakoulis si avvalgono della collaborazione del noto scrittore Roberto Roganti, in arte Grog, autore della trilogia di romanzi “Morte al Villaggio Giardino”, “Morte al Lido delle Nazioni”, “Morte al Palamolza” e in odore di premio Pulitzer 2018 in quanto esperto beccamorto. Quindi si recano alla reggia dove alloggiano i Proci per identificare il cadavere.
3) Grazie a una fotografia scattata con il nuovo cellulare del commissario Bertini, Penelope, regina di Itaca, risale all’identità del Procio morto, Ctisippo. Il nostro eroe e l’ispettore greco decidono di appostarsi per tutta la notte dietro a un divano nella sala della reggia per ricavare ulteriori elementi utili all’indagine. Nel frattempo, “Morte al Lido delle Nazioni” va a ruba in tutte le librerie greche.
4° CAPITOLO
Anfinomo, il più bel procio
Sopraggiunse la notte, buia e tenebrosa. L’ispettore Van Fakoulis e il commissario Bertini si erano nascosti dietro a un divano di stoffa gialla. Il divano era a due posti, molto invitante per dormirci sdraiati. Il commissario aveva l’aria imbronciata. L’ispettore chiese perché. “ … perché … perché … insomma, avrei dovuto dormire all’hotel Hellas, in fin dei conti ho pagato per una camera da letto fino alla fine della vacanza mentre non è certo piacevole stare nascosto qui dietro sveglio tutta la notte mentre gli altri clienti dormono beatamente in hotel.” “Preferisce che ci spostiamo da un’altra parte? Tanto fino ad ora non è ancora passato nessuno.” “E’ un buon nascondiglio, ma non è servito a niente. A questo punto sono davvero tentato di sdraiarmi sul divano per dormire almeno un po’; lei può continuare pure a stare nascosto.” Mentre i due poliziotti, stanchi per l’inutile e dispendioso appuntamento, continuavano a discutere sulla strategia investigativa, un’ombra furtiva apparve repente. Un uomo, vestito solo con una tunica, attraversò la buia stanza e si spostò in tutt’altra direzione. “Seguiamolo!” Bisbigliò l’ispettore. “Certo” confermò il commissario “ha visto com’è vestito?” “Sì. Con una tunica. Dall’abbigliamento presumo si tratti di un procio.” “Anch’io ho fatto lo stesso ragionamento. Inoltre, dato che è un procio che si sposta di notte, ho pensato anche che possa trattarsi del nostro uomo.” “Addirittura l’assassino?” “Sì. Se gira per le stanze stanotte, può essere stato sveglio anche ieri notte, quindi può avere ucciso Ctesippo per poi trasportarlo sulla spiaggia onde confondere le indagini. E’ già indiziato. Ma ora seguiamolo in silenzio per scoprire dove vuole andare.” Di soppiatto, senza fare alcun rumore, i due poliziotti seguirono il procio che furtivo attraversò alcune ali buie della reggia per raggiungere l’unica sala ancora illuminata seppur fiocamente e nascosta tra i meandri del maniero. Van Fakoulis fece segno a Bertini di muoversi con più circospezione e il commissario annuì alzando le braccia in segno di assenso, ma urtò inavvertitamente un comodino che dondolò pericolosamente. L’uomo riuscì per fortuna a fermarlo prima che si rovesciasse, cadde solo un libro al suolo che fece: ‘Toc!’ Il greco lanciò un’occhiata fulminante a Bertini che si affrettò a raccogliere il libro per rimetterlo in ordine. In quella breve frazione di secondi riuscì comunque a leggere il titolo, ‘Morte al Palamolza’, scritto da Roberto Roganti. Ancora un altro testo di quell’autore specializzato in autopsie, il mio intuito di commissario non sbaglia quando dice che tre indizi fanno una prova e che quindi sia opportuno domani sera partecipare alla presentazione del libro ‘Morte al lido delle Nazioni’ in programma nel castello di Penelope, per comprendere come mai ci siano così tanti testi di questo autore in giro per la reggia. Fortunatamente il procio non udì nulla, raggiunse l’unica sala illuminata da una fioca luce e entrò. Non visti, i due poliziotti spiarono all’interno e scorsero Penelope e le sue ancelle fidate impegnate a disfare la tela cucita durante il giorno. Udirono Penelope sospirare: “Finalmente sei arrivato, mio dolce Anfinomo” e si scambiarono subito uno sguardo d’intesa; forse avevano scoperto l’amante segreto della regina. Ma quale fu la loro sorpresa nello scorgere Anfinomo, il più bello, il più assennato, il più cortese e prudente dei proci sedersi vicino a Penelope e alle ancelle e, invece di corteggiare la regina, prendere ago e filo per aiutarle a disfare la tela. Quando poi Anfinomo sospirò raggiante quanto gli piacesse fare i lavori da femmina, i due poliziotti intuirono la verità e Van Fakoulis sbottò: “Ma allora è un procio frocio!” Bertini lo corresse in maniera garbata. “Procio frocio è un termine troppo volgare. Meglio dire gay, omosex.” “In Grecia diciamo pederastra.” “Beh, se è per questo a Napoli si dice ‘ricchione’ e a Milano ‘culattun’. Ma sono termini dispregiativi troppo scurrili che non fanno certo onore a chi li pronuncia.” “Comunque sia è un procio frocio.” “Senza dubbio. Non credo proprio che attenterà all’onore della regina e a questo punto dubito anche che possa trattarsi dell’assassino. Propongo di allontanarci in silenzio, per stanotte abbiamo già raccolto sufficienti indizi. Torneremo domani sera nella reggia quando il becchino Grog presenterà il suo libro. Il mio sesto senso mi dice che tra i presenti potrebbe celarsi l’assassino e quindi la nostra presenza è quanto mai opportuna.” “D’accordo, commissario Bertini. Appuntamento quindi a domani sera, sgattaioliamo via senza farci scoprire e buonanotte.” I due poliziotti uscirono dalla reggia di nascosto e il nostro eroe riuscì così a raggiungere la pensione Hellas prima dell’alba e si concesse un breve riposo prima del sorgere dell’alba.
Questo capitolo è un capolavoro della letteratura italiana.
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