Prima puntata
Il commissario Bertini, assieme al fido scudiero Peppino, si
recano a Itaca in vacanza e si trovano invischiati, loro malgrado, in una
indagine poliziesca per risolvere un delitto. Scoprono infatti il cadavere di
un procio morto sulla spiaggia di Itaca, in Grecia, mentre sono in vacanza.
Bertini accetta di collaborare con l’ispettore greco Van Fakoulis per lo
svolgimento delle indagini di rito.
1° CAPITOLO
Un procio morto
Un procio morto
Per le vacanze 2018 il commissario Bertini scelse l’isola di Itaca. “Non ci sono mai stato, sarà piacevole fare il bagno sulla spiaggia e poi potrò raccontare di essere stato all’estero.” Non aveva voglia però di viaggiare da solo, così chiese al suo aiutante, l’agente Peppino, di accompagnarlo. “Ognuno paga per sé, anche se poi dimezzeremo la spesa dividendo la camera.” Il buon Peppino non avrebbe mai abbandonato il commissario e fu onorato dell’invito. Così la vacanza ebbe inizio.
Giunti sull’isola, si recarono all’hotel, la pensione Hellas e andarono subito a dormire, stanchi del viaggio. Il primo giorno passeggiarono di buon’ora sulla spiaggia perché Bertini sosteneva che le ore del mattino hanno l’oro in bocca. “Quindi se un delinquente ha le ore in bocca, lo dobbiamo arrestare per furto d’oro?” chiese Peppino al commissario. “No, caro Peppi, è un modo di dire. Rilassati, siamo in vacanza e non dobbiamo arrestare nessuno. Ti piace il mare?” “No. Preferisco la montagna.” Bertini ebbe un moto di disappunto. “E allora perché sei venuto al mare?” “Per stare in sua compagnia, commissario.” “Grazie, è un pensiero gentile. Ora però rientriamo al nostro hotel, perché sono quasi le ore sette, il sole sta salendo e quindi verrà servita la colazione ai clienti.” “La dobbiamo pagare?” “No, è inclusa nel trattamento di mezza pensione. Anche la cena è già pagata. “Allora faccio volentieri colazione anch’io, e anche abbondante.”
Prima di tornare indietro sull’arenile, Bertini scorse un corpo accasciato a riva. “Guarda, Peppi, proprio davanti a noi! Sembra svenuto.” “Potrebbe essere un ubriaco addormentato.” “Ma l’acqua lambisce le gambe. Si sarebbe svegliato. Temo che possa trattarsi di un migrante e potrebbe anche essere morto.” I due poliziotti per sicurezza preferirono controllare. I timori del commissario si rivelarono fondati, sembrava proprio un cadavere. “Ho controllato se respira, ma il cuore si è fermato. Quest’uomo è morto, dovremo avvisare le autorità locali.” “E la colazione?” “Dovrà aspettare. E’ nostro dovere fare intervenire la polizia greca.” Bertini di recente aveva acquistato un nuovo telefonino e compose il numero di pronto soccorso internazionale. Aveva dimestichezza con la lingua greca e riuscì ad attivare i soccorsi. Oltre a una ambulanza per il trasporto della salma, si presentò anche una pattuglia locale di agenti. “Buongiorno, sono l’ispettore Van Fakoulis. E’ lei che ha scoperto il cadavere?” “Sì, sono io. Permetta che mi presenti perché siamo colleghi. Sono il commissario Bertini, della polizia italiana.” “… Bertini … Bertini … questo cognome non mi giunge nuovo. Aspetti, non sarà per caso quel Bertini famoso per aver risolto il caso Inpronti?” Bertini si schernì. “Beh, sì, modestamente sono io!” “Ma è l’unico caso in grammatica italiana dove una enne precede una p! Sono onorato della conoscenza! A questo punto mi permetta di avvalermi della sua consulenza.” “Veramente sono in vacanza, in ferie.” “Allora risulterà in incognito, diciamo in maniera non formale.” “Ma io e il mio aiutante non abbiamo ancora fatto colazione, mi dispiace ma dobbiamo proprio andare.” “Solo qualche istante per esaminare insieme il cadavere, poi non la disturberò più.” Van Fakoulis toccò il corpo. “E’ freddo. Significa che è morto nel cuore della notte.” “Perché?” “Perché di notte fa freddo e di giorno fa caldo. Se il corpo è freddo vuol dire che è morto stanotte.” “Veramente la polizia scientifica si basa su altri parametri per stabilire l’ora del decesso, quali la causa o la perdita di sangue. Comunque sarebbe importante ora risalire all’identità. Chi sarà mai costui?” “Un procio. E’ senz’altro un procio morto.” “Un procio?” chiese Bertini, stupito. “E chi sarebbe un procio?” “Sono pretendenti al ruolo di re dell’isola. Vivono a corte della regina Penelope, la vedova del re Ulisse, mai più tornato da Troia. Mangiano e bevono fino a scoppiare in attesa che lei tessa una tela che servirà per il matrimonio. Fino a quando la tela non sarà ultimata, Penelope non sceglierà il successore e i proci devono aspettare. Vede commissario, quest’uomo è coperto solo da una tunica che è proprio l’abbigliamento caratteristico dei proci. Solo loro indossano ancora un vestito così fuori moda. Per me non ci sono dubbi, è un procio morto.” L’agente Peppino interruppe la conversazione. “Mi scusi, commissario, ma dobbiamo ancora andare a fare colazione.” “Hai ragione. Scusi lei, ispettore, caso mai ci aggiorniamo più tardi.” “Grazie, commissario Bertini. Caricheremo il cadavere del procio morto sull’ambulanza e lo porteremo all’obitorio dove procederemo all’identificazione. Mi dia una mano in quest’indagine, per favore.” Bertini acconsentì, si congedò e si avviò rapidamente verso l’hotel Hellas. Ma all’arrivo notò con disappunto che i cornetti erano finiti e a loro non rimase che fare colazione con le fette biscottate con la marmellata di ciliegie.
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