giovedì 18 novembre 2021

Jules Maigret vs Georges Simenon



Poche date contano nella storia della narrativa poliziesca tradizionale o no come il 1929. Quell'anno, infatti, mentre con Il falcone maltese l'americano Sam Spade di Dashiell Hammett diventò un vero e proprio eroe di romanzo, iniziò la sua carriera, con Pietr le Letton, un altro grande investigatore di carta: il francese commissario Maigret - concepito durante una crociera sul cutter Ostrogoth - di Georges Simenon.
È davvero una coincidenza straordinaria, ma le coincidenze in letteratura - perché di buona letteratura si tratta a proposito di Hammett o Simenon, letteratura superiore anche a quella di Chesterton, di Collins e persino del Poe, delle tre storie di Dupin - non sono mai troppo occasionali, troppo fortuite: il genere, pur logorandosi, aveva raggiunto una diffusione enorme, prima o poi, come in tutti i generi, doveva-imporsi il poeta, capace di riscattare gli schemi con il tocco della vita, di umiliare l'artificiosità davanti alla naturalezza.
Di naturalezza, appunto, non di naturalismo, si deve parlare per i libri polizieschi di Simenon: una naturalezza più naturale del naturale stesso, l'attrazione di un'opera che pare non voler conoscere costrizioni di misura ed entità, che ha continuato a espandersi, trionfo e insieme minaccia di fine per l'avventura d'una narrativa che i suoi stessi creatori avevano concepito meccanica e gli sfruttatori avevano fatto diventare assurda, una specie di vizio più o meno - più meno che più - intellettuale.

È anche uno dei rari investigatori della storia della narrativa poliziesca di cui si conosca a fondo la vita privata. È forse l'unico (fa eccezione Nero Wolfe, ma per ragioni tutte sue), che vediamo muoversi dentro le mura di casa sua, dove vive, opera, domina l'altro personaggio di Simenon, la signora Maigret. Inscindibile dal marito. Henriette Maigret, che donna è?
La signora Maigret non è un'aristocratica, è una donna semplice, dall'aria dimessa. È però dotata, e questo lo si deduce dalla lettura dei vari romanzi, di bontà d'animo eccezionale e di una altrettanto eccezionale pazienza. Inoltre è una cuoca perfetta, (e come se no, visto che per Maigret il cibo è una delle poche consolazioni della vita?), una encomiabile donna di casa, metodica ordinata, pulita. È insomma la moglie ideale, forse per qualsiasi tipo di uomo, ma soprattutto per Maigret, un uomo senza orari, disordinato, poco loquace, spesso con la luna per traverso, irritabile e nervoso quando non ha un lavoro che lo interessa, ancor più irritabile e nervoso quando ha per le mani un caso che non riesce a sbrogliare. Un uomo sempre immerso nel fumo, e nella cenere, della sua pipa, anzi delle sue pipe.
Povera signora Maigret! Appena sposata, ci racconta Simenon, rideva, rideva per ogni minima cosa. Col passare degli anni si limita a sorridere e prende la vita con quella infinita saggezza che poi è diventata una delle sue principali caratteristiche. Senza figli, ha riversato sul suo marito-orso tutto l'affetto di cui è capace. Lo aspetta paziente, lo accudisce, lo vizia (la birra fresca sempre pronta, mai un rimprovero), e ogni tanto, seduta in poltrona a sferruzzare gli parla mentre lui distratto armeggia con la pipa tra un sorso e l'altro di calvados. E infine lo aiuta. Sì, lo aiuta, a chiarirsi le idee, con qualche frase buttata lì a caso, con qualche intuizione geniale e con tanti pettegolezzi. Un po' alla Miss Marple, insomma.


Georges Joseph Christian Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903 – Losanna, 4 settembre 1989).
Tra i più prolifici scrittori del XX secolo, Simenon era in grado di produrre fino a ottanta pagine al giorno. A lui si devono centinaia di romanzi e racconti, molti dei quali pubblicati sotto diversi pseudonimi. La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta Paesi, supera i settecento milioni di copie.
Lo stile di scrittura di Simenon è caratterizzato, nonostante il vocabolario scarno e la rinuncia a qualsiasi finezza letteraria, da atmosfere molto dense. Il suo lavoro arriva, nelle sue stesse parole, dal "popolo nudo", dall'uomo che viene alla luce dietro tutte le possibili maschere. 
La narrativa di Simenon è caratterizzata da storie nelle quali i personaggi, quasi sempre umili o appartenenti alla piccola borghesia, ma anche ricchi e rinomati, si trovano coinvolti in vicende drammatiche. Pur utilizzando uno stile narrativo asciutto e poco incline a estetismi letterari, le sue opere dimostrano una notevole capacità di ritrarre con arguta psicologia vicende dal sapore profondamente umano. Con Simenon si giunge alla borghesizzazione del racconto giallo: piccoli uomini spersi nelle traversie della vita passano sotto la lente di un osservatore attento e analitico, che nelle sue opere non si dilunga in descrizioni favolistiche di luoghi e persone, ma anzi ad esse dedica spesso poche e asciutte, anche se esaustive, righe. Tutto è crudo e brutalmente trasparente, tutto è nuda realtà.

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