venerdì 2 maggio 2025

Philip Maitland Hubbard: Manoscritto trovato nello spazio



Il quinto giorno di settembre, dell’anno del Signore 2259, mentre, al comando
dello scafo di Sua Maestà, il “Supersonic”, una fregata di quaranta reattori, quarta di
questo nome nella flotta di Sua Maestà, mi trovavo sopra la base di Venere, il mio
equipaggio si ammutinò abbandonandomi in una scialuppa, con viveri e ossigeno per
dieci giorni, sufficienti a sopravvivere o a perire, a discrezione dello spazio. Si sono
preoccupati poco per me, ed avrebbero ridotto maggiormente le mie scarse provviste
se non fosse stato per l’intercessione del cuciniere di bordo. Un semplice biochimico,
di sangue misto (avendo i capelli verdi e gli occhi telescopici dei TerroMarziani) ha
dimostrato più carità di tutti. Io gli avevo fatto un favore: lo avevo ospitato a bordo
della mia nave salvandolo dalle autorità del suo pianeta (sua madre era marziana,
della Zona del Canale, e suo padre, immagino, uno dei nostri soldati dell’ultima
guerra) che lo avrebbero vaporizzato per aver portato a terra di contrabbando una
bottiglia di latte di mucca, cosa per loro di grande valore, nascondendola nella
bombola di ossigeno del casco.
Un gesto, il mio di allora, che in questo momento sono felice di aver fatto. Ho
vagato otto giorni nello spazio, e durante l’ottava notte, finito quasi completamente
l’ossigeno, e, come si dice tra noi, non avendo né proteine né protoni, ad un tratto ho
sentito lo scafo urtare contro una barriera, e mi sono trovato in un’atmosfera (anche
se non potevo dire di che genere fosse), e subito, essendo lo scafo trascinato in una
forte corrente di gravità, ho capito che stavo per atterrare.
A questo punto lo scafo, non avendo io più carburante per controllarne la caduta, in
balia delle correnti, era destinato a schiantarsi contro il suolo, con me dentro. Così ho
deciso di affidare tutto alla fortuna, e mi sono lanciato nell’aria per, come si dice tra
noi, cadere o volare. L’aria, ho scoperto, era tollerabilmente ossigenata e, con una
leggera regolazione del filtropolmone, abbastanza gradevole da respirare. Si dice che
io sia un ottimo volatore, avendo in gioventù praticato parecchio questo esercizio
(mio padre era pilota dei servizi traghetto con la Luna), e sono sceso al suolo salvo,
con lievi conseguenze per me e qualche danno per il casco e la tuta che indossavo.
Il mondo su cui mi sono trovato è piccolo e di clima sopportabile. Dalle osservazioni
che ho potuto fare (privo come sono di strumenti astrofisici) ho fantasiosamente
stabilito di trovarmi su una sconosciuta luna di Venere. Per questo motivo, poiché da
dopo la guerra, in tutta la regione il traffico è più intenso, posso sperare nel fortuito
atterraggio di qualcuno che mi venga a salvare. 
 
5 dicembre 2259
Sono passati circa tre mesi dal giorno del mio arrivo, da quanto ho potuto
calcolare, ma ancora nessun salvataggio. Comunque, sono stato favorito dalla fortuna
in modo superiore a ogni aspettativa. Gli abitanti di questa sfera (che in un primo
tempo avevo creduto disabitata) sono semplici, cortesi, di aspetto simile a quello dei
venusiani, anche se hanno tre occhi in meno e le antenne leggermente più lunghe, ma
col colore dei marziani, avendo la pelle verde e squamosa, e mi hanno ospitato
generosamente, tributandomi grandi onori. Essi, nella loro ignoranza, non hanno
controllo sulla fissione nucleare, ma riescono a spostarsi nell’aria con grandi
macchine azionate dalla semplice combinazione di gas, come usavano i nostri
antenati. Per di più, ho scoperto in uno dei loro vulcani una gran quantità di peritonium,
l’elemento per cui il nostro pianeta e Marte hanno combattuto la lunga guerra
sanguinosa. Pur possedendo soltanto il ciclotrone tascabile, ed essendo io, lo
confesso, un fisico mediocre (a causa della mia pigrizia di quando andavo a scuola, e
che ora condanno), ho tuttavia eretto fabbriche ed organizzato scambi commerciali, e
mi trovo nelle condizioni, potendo andarmene da questo mondo, di accumulare
immense ricchezze e rendere un grande servizio a Sua Maestà.
 
5 gennaio 2260
Essendo ormai trascorsi quattro mesi, ed essendo ancora nella condizione di naufrago,
ho deciso di affidare queste mie note allo spazio, nella speranza che qualcuno
le trovi e venga a salvarmi. Tuttavia è necessario prima di tutto scoprire dove si trova
il “Supersonic”, scafo di Sua Maestà, ed arrestare l’equipaggio che, nel caso sia
rientrato alla base, deve avere dato indubbiamente un falso rapporto sulla mia
scomparsa nello spazio. Devono essere catturati e vaporizzati, soprattutto i capi
dell’ammutinamento: astro navigatore James Brown, astropilota scelto Lee Pong Ho,
motorista Karl Sokoff ed Alfred Spuil, capo decontaminatore. Chiedo però di
risparmiare Trog, cuciniere dell’astronave, per la cortesia che mi ha reso, come precedentemente
detto.

Datato
5 gennaio 2260

Firmato:
Capitano Julius Kauntz


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