lunedì 5 maggio 2025

Julian Symons: Il merito va a Shakespeare



— Non ci siamo, — osservò in tono acidulo il critico teatrale Edgar Burin, rivolgendosi all’investigatore privato Francis Quarles. — La verità è che questo giovane regista tende un po’ a strafare. Non può prendersi delle confidenze con un capolavoro come Amleto.
Burin storceva la faccia scarna con aria di disapprovazione, mentre il sipario si alzava sull’Atto V.
Quella “prima” di Amleto rivestiva interesse perché la regia era di Jack Golding, un giovane ancora al di sotto dei trent’anni che già si era creato una reputazione perché era eccentrico ma ingegnoso. Interessante era anche per i nomi degli interpreti. Golding aveva scelto per il suo Amleto un divo della commedia brillante di nome Giles Shoreham. Il suo Laerte, John Farrimond, aveva avuto la parte in forza dell’intuito di Goldings, dato che aveva interpretato soltanto una particina secondaria in un teatro del West End.
Olivia Marston, la Regina, e Roger Peters, il Re, erano due noti attori shakespeariani, ma la loro scelta era degna di nota per altre ragioni. Infatti il nome di Olivia Marson, personalità di spicco sulla scena e molto “chiacchierata” nella vita privata, era stato collegato dai pettegoli bene informati con quelli di Peters, di Farrimond e dello stesso Jack Golding. Ma erano soltanto voci. Il fatto certo era che Olivia, una bella donna alta di più di quarant’anni, aveva sposato alcune settimane prima Giles Shoreman, che ne aveva quindici di meno.
Questo retroscena amabilmente scandaloso era noto a gran parte del pubblico della prima, che seguiva attentamente lo spettacolo, sperando di cogliere eventuali segni di tensione tra gli attori principali. Finora, tuttavia, gli spettatori erano rimasti delusi, perché la sola nota particolare era la tendenza da parte di Giles Shoreham a prendere papere.
Al quinto atto, il pubblico si era ormai adattato all’idea che, tutto sommato, quella fosse una delle tante rappresentazioni dell’Amleto, caratterizzata dal brusco cambiamento di atmosfera tra una scena e l’altra e dall’insistenza del regista nel dare risalto al rapporto tra Amleto e la Regina.
Il sipario, come dicevamo, si stava alzando sull’Atto Quinto. Golding si era preso libertà insolite con il testo, e Burin non nascondeva la sua disapprovazione perché, nella scena iniziale, mancava il Secondo Becchino.
Seguì poi il corteo funebre e lo scontro tra Amleto e Laerte sulla tomba di Ofelia. A questo punto, qualcuno tra il pubblico si fece più attento, credendo d’avere colto un’insolita aria di realtà nella lotta tra Shoreham e Farrimond, mentre Roger Peters, nella parte del Re, cercava di separarli e Olivia Marston restava a guardare. Quarles rifletteva tra sé che Shoreham aveva acquistato incisività, via via che il dramma si svolgeva. Con Osric era stato splendidamente ironico, e all’inizio della scena del duello era lui che dominava la scena, nonostante la sua persona minuta, a paragone dell’altezza e dell’ampiezza di spalle di Farrimond...
Quella scena veniva interpretata a ritmo più serrato del solito, e Quarles notò che erano stati apportati dei tagli. Ecco che stava per cominciare il duello. Laerte sceglieva la sua lama avvelenata; la coppa con il veleno veniva portata in scena e posata su un tavolo laterale. Ora le lame balenavano, Amleto mandava a segno una stoccata, prendeva la coppa per bere e la posava senza farlo.
Il duello ricominciava, poi la Regina si avvicinava ad Amleto per, asciugargli la fronte, prendeva la coppa e beveva. Laerte feriva Amleto con la sua lama avvelenata e Amleto gliela strappava di mano e feriva Laerte. La Regina, con un grido, si accasciava nel ritornare verso il trono, e subito si creava ressa attorno a lei. Anche il Re risaliva la scena, andando in quella direzione.
— Come sta la Regina? — domandava Amleto, e il Re pronunciava la battuta prevista: — Sviene nel vederli sanguinare.
Seguì poi una pausa. Ma la Regina non avrebbe dovuto dire qualcosa? Quarles frugava nella memoria mentre, accanto a lui, Burin sbuffava, spazientito.
— Come sta la Regina? — ripeté Amleto, e andò a inginocchiarlesi accanto.
Questa volta, la pausa fu più lunga.
Poi Amleto rialzò la testa, e sulla sua faccia c’era un’indimenticabile espressione mista di incertezza e di angoscia. Moveva le labbra, ma sembrava nell’impossibilità di parlare. Quando le parole gli uscirono, risonarono quasi, grottesche, dopo le battute shakespeariane.
— Un dottore, — gridò. — C’è un dottore in teatro?
Gli altri attori lo guardavano, costernati. Il sipario venne abbassato precipitosamente. Cinque minuti dopo, Roger Peters apparve alla ribalta e informò gli spettatori in ansia che Olivia Marston aveva avuto un grave incidente.
Quando Burin e Quarles arrivarono sul palcoscenico, gli attori erano riuniti tutti da un lato, in piccoli gruppi silenziosi. Soltanto Giles Shoreham sedeva appartato nel suo rosso costume di scena, la testa tra le mani.
Un signore chino su Olivia Marston si raddrizzò e salutò Quarles, il quale lo riconobbe subito come Sir Charles Palquist, il ben noto patologo.
— È morta, — disse Palquist, e appariva molto serio. — Ha ingerito del cianuro, e non c’è alcun dubbio che lo abbia bevuto da quella coppa. Qualcuno ha rovesciato la coppa, per cui ora è vuota, ma l’odore è ancora bene avvertibile.
Chi mai sarà stato a rovesciarla, mi domanda, — mormorò Quarles. Ma la sua meditazione su quel punto venne interrotta dall’arrivo del suo vecchio amico, il maturo, sbrigativo ispettore Leeds.
L’ispettore aveva una capacità straordinaria nel raccogliere e ordinare i fatti. Come un cane che metta in riga le sue numerose pecore, ora estraeva una versione da ciascuno degli attori presenti sul palcoscenico, mentre Quarles si teneva un po’ in disparte e ascoltava.
Quando l’ispettore ebbe finito, ecco qual era il risultato. La coppa da cui Olivia Marston aveva bevuto era stata riempita di vino rosso allungato con acqua. Per un certo tempo era rimasta pronta là tra le quinte, e sarebbe stato perciò facilissimo per l’intera compagnia lasciarvi cadere il veleno di nascosto.
Quanto a ciò che si era svolto sulla scena, tutta la parte del duello era stata recitata in maniera fedele al testo, fino al punto in cui il Re, ossia Peters, diceva: «Sviene nel vederli sanguinare». Qui la Regina avrebbe dovuto rispondere, e poiché non l’aveva fatto si era verificata quella pausa più che evidente.
Shoreham, ossia Amleto, aveva allora improvvisato, ripetendo la domanda, «Come sta la Regina?», e si era inginocchiato vicino a lei per osservarla, ritenendo che non si sentisse bene. Ma nel vedere la faccia di Olivia, cianotica e stravolta, mezzo girata verso il pavimento, aveva capito che stava accadendo qualcosa di veramente grave. A questo punto, si era trovato a dover risolvere un difficile problema.
Pallido, tormentandosi nervosamente le mani, Shoreham spiegò all’ispettore: — Avrei potuto rialzarmi e continuare come se niente fosse – in fin dei conti, nel dramma la Regina era morta – e nel giro di dieci minuti la rappresentazione sarebbe terminata. In questo modo, avremmo portato a termine lo spettacolo. — I grandi occhi di Shoreham guardarono, supplichevoli, verso gli altri componenti del cast. — Ma come potevo farlo? Non me la sentivo di lasciarla là in terra... proprio non ho potuto.
— Visto che la povera donna era morta, non avrebbe fatto alcuna differenza, — disse l’ispettore, con il suo tono scorbutico. — Ora, questa donna era diventata la signora Shoreham alcune settimane fa. Esatto? Ed era, immagino, una donna piuttosto ricca.
Giles Shoreham rialzò subito la testa. — Cosa vorreste insinuare...?
— Non sto insinuando, egregio signore: mi limito a esporre un fatto.
Quarles tossì. — Penso, ispettore, che possano esserci altri moventi, in questo caso.
Prese da parte l’ispettore e gli disse delle voci che collegavano i nomi di Farrimond, Peters e Golding con Olivia Marston. L’ispettore ascoltava e la sua faccia si faceva via via più scura.
— Ma questo significa che ciascuno dei quattro poteva avere una ragione per uccidere.
— Se era mosso da un sentimento abbastanza intenso, sì. Voi quale scegliereste?
Lo sguardo dell’ispettore passò da Farrimond, grosso e imbronciato, al dignitoso, brizzolato, composto Peters e infine al giovane regista Jack Golding, che appariva un po’ fuori posto con le sue lenti cerchiate di corno e i suoi panni moderni in mezzo a quella folla di elisabettiani. — Mi venga un accidenti se lo so.
— Posso fare qualche domanda? — L’ispettore assentì. Quarles andò verso gli attori. — Un punto insignificante, forse, signori miei, ma ci terrei che fosse chiarito.
La coppa è stata trovata rovesciata, e il resto del liquido versato a terra. Chi l’ha urtata?
Silenzio.
Con qualcosa di minaccioso dietro i modi urbani, Quarles disse: — Sta bene. Sentiamo allora le risposte individuali. Signor Shoreham?
Shoreham scosse la testa.
— Signor Farrimond?
— Io non ho toccato niente.
— Signor Peters?
— No.
— Nessuno di voi era sul palco? O ha visto rovesciare la coppa? — Vi fu una serie di dinieghi. — Molto interessante. La signora Marston ha rimesso la coppa sul tavolo e, in seguito, questa è stata rovesciata da un agente ignoto.
L’ispettore cominciava a spazientirsi. — Non vedo dove vogliate arrivare, Quarles. Volete dire che la Marston non aveva bevuto il veleno da lì?
Quarles scosse la testa. — Oh, no, l’ha bevuto e come, povera donna. Signor Shoreham, sapevate d’avere dei rivali, quando avete sposato vostra moglie? E lei vi aveva mai accennato se qualcuno di loro era particolarmente in collera, perché lei aveva deciso di sposare voi?
L’ombra di un sorriso amaro passò sulla faccia pallida di Shoreham. — Una volta disse d’avere trattato malissimo tutti tranne me, e che un giorno o l’altro si sarebbe trovata nei guai. Ma pensai che stesse scherzando.
— Signor Golding? — Il regista trasalì. — Non sono uno studioso di Shakespeare, ma mi pare d’avere notato dei tagli, in questo Amleto, che di solito non si fanno.
— No, — disse Golding. Lo spessore delle lenti mascherava in modo efficace la sua espressione. — Raramente l’Amleto viene dato in versione integrale. Non ho fatto più tagli del solito. Ne ho fatti di diversi, semplicemente.
— In questa particolare scena, per esempio, — continuò Quarles, — avete tagliato quel passaggio in cui il Re beve e manda qualcuno verso Amleto con la coppa.
— Esatto. Mi era sembrata una complicazione inutile.
— E il resto della scena? Era previsto qualche taglio?
— No, nessuno. Dopo quello che avete visto, tutto era aderente alla versione standard.
Quarles allora si piegò tutto in avanti e disse, con enfasi: — Questo non vi suggerisce niente, signor Golding? Tenete presente che la coppa è stata rovesciata e vuotata. Capite?
Sulla faccia di Golding si dipinsero all’improvviso meraviglia e comprensione.
L’ispettore era rimasto ad ascoltare con irritazione crescente. — Che c’entra tutto questo con l’omicidio? Perché diavolo è stata vuotata, quella scodella?
— Perché l’assassino pensava di dover bere da quella stessa coppa. Ripensate a quello che accade dopo che la Regina è morta, gridando che la sua bibita è stata avvelenata. Laerte dice ad Amleto che è stato vittima di un tradimento. Amleto ferisce il Re. E che accade, poi, signor Peters?
Roger Peters, veramente regale nelle sue vesti, sorrideva. — Amleto accosta la coppa col veleno alle labbra del Re e lo costringe a bere.
— Esatto. All’atto pratico, Shoreham ha interrotto la rappresentazione prima che si arrivasse a quel punto. Ma l’assassino non poteva sapere con certezza se in Shoreham non sarebbe prevalso l’istinto dell’attore, ossia di portare avanti la rappresentazione come se niente fosse. E in quel caso, che cosa sarebbe successo? Anche il Re avrebbe dovuto bere dalla coppa avvelenata. Era un rischio che non potevate correre, vero, signor Peters?
Peters si era portato una mano alla bocca. — No. Siete molto perspicace, voi, signor Quarles.
— Perciò, c’era una sola persona che poteva avere un motivo per urtare quella coppa.
— Una sola persona. Ma siete arrivato un po’ in ritardo, signor Quarles. Di capsule ne avevo due, e ho inghiottito la seconda qualche istante fa. Non credo, ad ogni modo, che avrei desiderato continuare a vivere senza Olivia.
Peters parve accasciarsi improvvisamente su se stesso. Farrimond lo afferrò un attimo prima che cadesse.
— Bene, — disse poco più tardi Burin, il critico teatrale, — prove non ne avevate. Quarles, ma è stato un ottimo saggio di deduzione.
— Mi sono limitato a fare da interprete, — rispose Quarles. — Il merito d’avere tessuto la trama e poi d’avere sbrogliato la matassa va a qualcuno assai più famoso di me.
— E chi sarebbe?
— Ma come! William Shakespeare.

 

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