La sua prima percezione fu una voce d'uomo che diceva nell'oscurità:
«Avevo sentito parlare di simili ferite, dottore, ma questa è la prima che
vedo.»
Solo allora si rese conto che il proiettile sparatogli a bruciapelo, là nei
pressi del viale, doveva averlo ferito solamente, non ucciso. Dunque era
ancora vivo! La sua gioia si sciolse come neve al sole allorché si accorse che
il sonno stava per vincerlo di nuovo.
Quando riprese coscienza senti una donna che diceva:
«Tanahill... Arthur Tannahill di Almirante, California.»
«Ne siete sicura?»
«Sono la segretaria di suo zio.»
Per la prima volta seppe di avere un nome, un luogo d'origine e si sentì
rinfrancato.
Improvvisamente udì un tramestio attorno a lui.
«Siamo pronti», sussurrò una voce, «calatelo dalla finestra.»
Nell'oscurità gli parve di ondeggiare dolcemente in su e in giù. Qualcuno
rideva sommesso e una donna diceva:
«Se il razzo non sarà pronto io...»
Ebbe l'impressione di essere spinto in avanti, e nel medesimo tempo udì un
rumore sordo, intenso, una specie di rombo che faceva vibrare l'aria. Un
istante dopo, tutto era silenzio.
Una voce d'uomo disse:
«Naturalmente, i funerali dovranno essere imponenti. È necessario che tutti
lo credano morto, anche gli inservienti...»
Fece un disperato tentativo per ribellarsi a quell'incubo orrendo, ma una
paralisi agghiacciante lo teneva immobile come in una morsa, mentre una
musica in lontananza attaccava le prime note di una marcia funebre.
Né i suoi sforzi sovrumani gli valsero a fare il benché minimo movimento
o ad emettere il più piccolo suono nel tragico momento in cui il coperchio fu
inchiodato sulla bara.
Avvertì il tonfo secco della cassa di legno in cui era rinchiusa la bara,
quando toccò il fondo della tomba.
Una nebbia greve ed opprimente gli avvolgeva il cervello, ma qualcosa
dentro di lui continuava a lottare disperatamente.
All'improvviso ebbe la terribile percezione del suo lungo sonno.
Era tuttora rinchiuso nella bara, ma una corrente di aria fresca gli inondava
il viso. Nell'oscurità, Tannahill alzò una mano e cominciò a tastare qua e là,
incontrando ovunque una soffice imbottitura di seta. Un attimo dopo un altro
flusso d'aria fresca gli salì per le narici.
Inorridito per la tragica situazione in cui si trovava, cominciò a contorcersi
e ad annaspare disperatamente, quando gli parve di avvertire dei rumori,
come se qualcuno stesse scavando al di sopra di lui.
Stavano infatti per scoperchiare la tomba.
Sentì una voce maschile che ordinava:
«Tirate su la cassa e togliete immediatamente la bara. Il razzo è pronto.»
La reazione fu troppo violenta per essere sopportata.
Quando riprese i sensi, era in un letto d'ospedale.
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