martedì 25 febbraio 2025

MONDADORI n.25 - Edgar Wallace: Il cerchio rosso



Vale di certo la pena di riflettere sul fatto che, se il 29 di un certo settembre non fosse stato il compleanno del signor Victor Pallion, il mistero del Cerchio Scarlatto non sarebbe mai esistito; una dozzina di uomini, ora morti, sarebbero probabilmente vivi e Thalia Drummond non sarebbe mai stata descritta da un impassibile ispettore di polizia come una "ladra, in combutta con dei ladri".
Il signor Pallion quella sera si era intrattenuto a cena con i suoi tre assistenti al Coq d'Or, a Tolosa, e i quattro avevano trascorso una serata allegra e piacevole. Verso le tre del mattino, quando cominciava ad albeggiare, il signor Pallion si ricordò di essere andato a Tolosa per eseguire la condanna a morte di un malfattore inglese chiamato Lightman.
- Cari amici - disse con solennità ma senza troppa decisione - fra tre ore la "signora rossa" si riunirà.
Così decisero di ritrovarsi davanti alla prigione dove, fin dalla mezzanotte erano stati depositati i pezzi principali della ghigliottina. Con l'abilità nata dalla pratica, essi eressero quella macchina sinistra e sistemarono la lama.
Ma anche l'abilità può essere offuscata dal vino francese e così, quando provarono, la lama non scese.
- La sistemerò io - disse Pallion, piazzando un chiodo nella struttura, in un punto dove un chiodo non andava assolutamente piazzato.
Ma si era emozionato, perché i soldati stavano avvicinandosi... Quattro ore più tardi (c'era abbastanza luce perché i fotografi riuscissero a immortalare da vicino il condannato) portarono un uomo dalla prigione...
- Coraggio! - mormorò il signor Pallion.
- Vai all'inferno! - disse la vittima, mentre la sistemavano alla ghigliottina.
Il signor Pallion azionò una leva e la lama cadde... ma fino all'altezza del chiodo. Provò per tre volte e per tre volte fallì, fino a quando gli spettatori indignati ruppero il cordone formato dai militari e il prigioniero fu ricondotto nella sua cella.
Undici anni più tardi, a causa di quel chiodo, molta gente sarebbe rimasta uccisa.

1.
L'iniziazione

Era l'ora in cui tutti i rispettabili cittadini si preparano ad andare a letto e in cui le finestre dei secondi piani delle vecchie case della piazza si illuminano, riflettendo contro i vetri gli alberi spogli che si agitano. Quella sera tirava un fortissimo vento che si insinuava negli angoli più protetti e remoti.
L'uomo che passeggiava lungo i binari rabbrividì, nonostante avesse dei vestiti molto pesanti; uno sconosciuto gli aveva dato un appuntamento in un luogo così esposto alla violenza del temporale.
Le foglie autunnali compivano fantasiosi giri intorno ai suoi piedi e altre scendevano secche e contorte dagli alberi, mentre lui fissava con invidia le finestre illuminate di una casa dove, se avesse bussato, sarebbe stato ricevuto come gradito ospite. L'orologio batté le undici e stavano ancora risuonando gli ultimi colpi quando una macchina arrivò veloce e silenziosa nella piazza e gli si fermò accanto. I due fari si spensero, e la macchina rimase avvolta nelle tenebre. Dopo un attimo di esitazione, l'uomo le si avvicinò, aprì la portiera ed entrò. Riusciva solo a intravedere il profilo dell'autista e, rendendosi conto dell'importanza del passo compiuto, sentì un tuffo al cuore. La macchina non si mosse e l'uomo al volante rimase immobile. Per qualche attimo ci fu un silenzio di tomba, poi il passeggero parlò.
- Ebbene? - chiese nervoso, quasi irritato.
- Avete deciso? - chiese l'autista.
- Sarei qui se non avessi deciso? - domandò il passeggero. - Credete che sia venuto per curiosità? Cosa volete da me? Ditemelo e io vi dirò cosa voglio da voi.
- Io so già cosa volete da me - disse l'autista. La sua voce sembrava soffocata, come contraffatta.
Quando gli occhi del passeggero si furono abituati alle tenebre, intravide un cappuccio di seta nera che copriva la testa dell'uomo al volante.
- Voi siete sull'orlo della bancarotta - continuò l'autista. - Avete speso dei soldi che non erano vostri e state pensando al suicidio. E non è la vostra insolvenza che vi ha fatto pensare a questa soluzione. Avete un nemico che ha scoperto qualcosa che getterebbe del discredito su di voi, qualcosa che vi porterebbe diritto in prigione. Tre giorni fa avete ottenuto da una ditta di prodotti chimici, dove lavora un vostro amico, un veleno mortale, che non avreste mai potuto comprare in farmacia. Avete passato una settimana a studiarne gli effetti ed è vostra intenzione, a meno che non succeda qualcosa che vi salvi dalla rovina, porre fine alla vostra vita sabato o domenica. Credo domenica.
Sentì che l'altro trasaliva e ridacchiò.
- Ora, signore - disse l'autista - siete pronto per agire per me?
- Cosa volete che faccia? - chiese con trepidazione l'uomo sul sedile posteriore.
- Non vi chiedo altro che di seguire le mie istruzioni. Vi assicuro che non correrete rischi e che sarete ben pagato. Sono pronto a consegnarvi una grossa somma di denaro che vi darà la possibilità di far fronte ai debiti più pressanti. In cambio voglio che voi mettiate in circolazione tutti i soldi che vi manderò, che facciate tutti i cambi di valuta, per eludere la polizia che conosce i numeri delle banconote e degli assegni. Voglio inoltre che trattiate dei titoli che io non posso trattare e in generale che siate un mio agente... - si interruppe e poi aggiunse, significativamente - e che facciate quello che chiedo.
L'uomo dietro di lui non rispose subito e poi gli domandò, con una punta di petulanza: - Che cos'è il Cerchio Scarlatto?
- Voi - fu la sbalorditiva risposta.
- Io? - balbettò l'uomo.
- Voi siete il Cerchio Scarlatto - disse l'altro. - Voi e un centinaio di altri, che non conoscerete mai e che non vi conosceranno mai.
- E voi?
- Io invece conosco tutti - rispose. - Siete d'accordo?
- Sono d'accordo - disse l'altro, dopo una pausa.
L'autista si voltò, porgendogli la mano. - Prendete questo - ordinò. "Questo" era una voluminosa busta che il nuovo membro del Cerchio Scarlatto si affrettò a mettersi in tasca.

- E ora andatevene - tagliò corto l'autista; l'uomo ubbidì senza fare domande.
Chiuse la portiera e si protese in avanti; era molto curioso di sapere con chi aveva avuto a che fare.
- Non accendete qui il sigaro - disse l'altro - altrimenti potrei pensare che si tratti di una scusa per fare un po' di luce. E ricordatevi, amico, che chi viene a conoscenza della mia identità, si porta questa scoperta all'inferno.
Prima che l'altro potesse replicare, la macchina si avviò e l'uomo con la busta rimase a guardare i fanali posteriori che si allontanavano.
Era scosso da brividi dalla testa ai piedi e quando si accese il sigaro tra le labbra tremanti, si accorse che la mano non era ferma.
- È fatta - si disse, attraversando la strada, per sparire dietro una curva. Aveva appena svoltato, quando una figura uscì dalla porta di una casa buia e lo seguì. Era un uomo alto e robusto, che camminava con difficoltà, perché gli mancava il fiato. Aveva fatto un centinaio di passi quando si accorse di avere ancora in mano il binocolo con il quale aveva osservato la scena. Quando arrivò sulla strada principale, la sua preda era sparita. Se lo aspettava e quindi non rimase turbato. Sapeva dove trovarlo. Ma chi c'era in quella macchina? Aveva preso nota del numero di targa e avrebbe controllato la mattina dopo. Il signor Felix Marl sogghignò. Se avesse indovinato il contenuto della conversazione, non sarebbe stato di certo divertito. Uomini più forti di lui erano rimasti paralizzati dalla paura quando avevano avuto a che fare con il Cerchio Scarlatto.

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