sabato 15 febbraio 2025

Roberto Roganti: Misfatto indigesto al Bulldog

 

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Misfatto indigesto al Bulldog
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Nota dell'autore sul personaggio principale 

Come autore mi sento in dovere di dare ai lettori qualche spiegazione, in virtù del fatto che il personaggio principale dei miei racconti si chiama come me e con lo stesso soprannome. Sono già uscito con una prima storia, ma capisco che sia il caso di rivelarvi il perché questa seconda avventura faccia parte di una serie identica ma diversa: La prima avventura dei 5x1_6; La prima avventura di Grogghino.

Confesso di essermi ispirato a I racconti del maresciallo di Mario Soldati, li ricordate? Scritti nel 1967 e poi trasportati in televisione l'anno successivo. Mario Soldati appare in prima persona nei pre-avventura, chiacchiera con il maresciallo Arnaudi in una trattoria, quest'ultimo ogni volta gli racconta un'indagine. Come scrisse tal Cesare Garboli «Si mangia, si beve e si racconta: Soldati intinge brillantemente la sua materia gialla in questa saporosa e cordiale atmosfera di conversazioni familiari». Ecco, questo modus è quello che intendo applicare con il mio personaggio. Le avventure che di volta in volta racconterò salteranno di pala in frasca, non ci sarà una cronologia, ma verranno pubblicate così come vengono rammentate, come se fossero ricordi che affiorano nella mente di volta in volta. Ma preferirei che a parlare di sé stesso fosse proprio lui, il mio alter ego.

«Salve a tutti, mi presento, mi chiamo Roberto Roganti, ma a Modena mi conoscono di più con il soprannome Grog o Grogghino. Il soprannome deriva dai tempi del liceo, quando imperversava il diario di BC e uno dei personaggi era un certo Grog, un cavernicolo, tutta testa e niente gambe, che non sapeva parlare ma emetteva un unico grido: GROG. Siccome mi ero iscritto in prima con un anno di anticipo rispetto a tutti gli altri ed essendo appunto il più giovane, mi dicevano che ero tutte gambe e niente testa, mi dettero quel soprannome perché io avevo adottato proprio quel diario. Gli anni sono passati e io sono diventato vecchio, ora mi diletto a raccontarvi un po' le mie avventure. Ho lavorato per molto tempo presso la Premiata Ditta Della Cassa, agenzia di pompe funebri, dove ho mosso i primi passi vicino ai morti e mi sono specializzato in tanatoestetica, disciplina molto importante del dopo morte, che mi affascinava. Il tanatoestetista è un professionista il cui compito è fare tutto il possibile per presentare la salma nelle migliori condizioni, attenuando i segni lasciati dalla morte, non solo sul viso ma anche sulle mani, che rimangono scoperte. Il defunto, se ben trattato, apparirà pulito, sereno e composto come se stesse semplicemente dormendo. Dopo anni di lavoro sotto padrone, avevo deciso di mettermi in proprio e approfittando di una interessante quanto inattesa eredità, ho potuto realizzare il mio sogno. Tutto accadde in quanto risultai il parente più prossimo di un avo che manco sapevo esistesse, così dalla sera alla mattina la bella villa liberty nella quale viveva, divenne la mia dimora. E lì inserii anche il laboratorio per l'attività di tanatoestetica. Ah, scordavo, nel tempo mi sono pure innamorato e sposato; la mia compagna, poi consorte, è una pianista della filarmonica di Modena, in questo modo molte mie storie si avvalgono degli spostamenti dei musicisti nel mondo per seguire le indagini, insomma una nota musicale e rosa in mezzo a tanta sofferenza e morte.

Una precisazione: per un po' di tempo ho fatto parte di un gruppetto di amici che si dilettava a risolvere casi delittuosi, aiutando l'amico commissario. Finito il giochino e considerate le mia attitudini nei riguardi della morte, anche grazie all'intercessione di un carissimo amico, che nel frattempo si era trasferito a Modena dalla Valle d'Aosta per ricoprire il ruolo di medico legale della polizia, sono stato assunto come collaboratore esterno della Questura di Modena, con particolare attenzione alla medicina legale. Il mio amico, dottor David Pavoncello, alle cui dipendenze ha anche il figliuolo Etienne, mi ha fortemente voluto al suo fianco in quanto, parole sue, nessuno è in grado di parlare ai defunti come Grogghino. E allora eccomi qui, pronto per raccontarvi ogni volta una o più mie avventure, sperando vi piacciano. 

La mia è una vita dedicata alla morte degli altri, per rendere il trapasso meno freddo e più umano. Ogni volta che mi accingo a prestare la mia opera a qualche povera salma, mi vengono in mente le parole di questa canzone, Ma che freddo fa: Hai rubato dal mio viso/quel sorriso che/non tornerà/Cos'è la vita/senza l'amore/è solo un albero/che foglie non ha più/E s'alza il vento/Un vento freddo/come le foglie, le speranze butta giù». 


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