Lei bisbigliò e lui l’ascoltò. La barbona li osservò con la coda dell’occhio: non la stavano assolutamente guardando. Solo una volta la ragazza le lanciò uno sguardo penetrante, ma poi ritornò a conversare con il suo compagno.
Un uomo elegante entrò nella sala d’aspetto della stazione ferroviaria, guardò le tre persone e si mise a sedere. Il piccolo locale era pieno di correnti d’aria e il vento della notte ululava tra le fessure. L’uomo si strinse nel cappotto. La coppia non lo degnò nemmeno di uno sguardo, invece la vecchia si sistemò i guanti strappati e lo scrutò. Lui sperò che non venisse a mendicare e distese il giornale che aveva sotto il braccio. «Mi tufferò nella lettura» pensò «così mi lasciano in pace».
Lesse la prima pagina ed aprì il giornale, completamente assorto nella lettura dell’articolo sotto il titolo di testa. Sentendo il rumore del giornale, la giovane donna lanciò un’occhiata e rimase catturata dal titolo. La vecchia barbona seguì il suo sguardo e lesse: TROVATO TERZO CADAVERE DECAPITATO.
L’uomo dietro il giornale era allibito: l’articolo parlava di un maniaco che nel giro di due mesi aveva fatto fuori tre persone e poi le aveva decapitate. Le vittime erano un uomo e due donne e le loro teste non erano mai state trovate. I loro corpi erano stati rinvenuti in diversi punti della linea ferroviaria di Long Island. L’uomo notò che ognuna delle vittime era uscita di casa per recarsi a New York in treno ed era ripartita a tarda notte da piccole stazioni di Long Island. Come... quella.
Terminò l’articolo, chiuse il giornale e lo appoggiò sulla panchina, accanto a sé. Poi guardò il volto cinereo della ragazza e notò che il suo sguardo era fisso sul giornale. Il giovanotto accanto a lei, invece, stava fissando proprio lui.
Fu a quel punto che si accorse della grossa borsa termica, per terra vicino alla coppia. La cosa lo incuriosì, perché non aveva mai visto nessuno portarsi in giro una borsa termica in un periodo dell’anno così gelido.
— Andate ad una festa? — domandò guardando la borsa e poi il giovane, che però continuava a fissarlo con aria impassibile. — Birra gelata in marzo? — aggiunse sorridendo e rabbrividendo al pensiero.
Il giovane non disse niente e non mostrò nemmeno di averlo sentito. La ragazza abbozzò un sorriso e si chinò verso di lui.
— Magari! — rispose. — Purtroppo è piena di roba da mangiare che mi ha dato mia madre. Ha sempre paura che muoia di fame in città, a fare la modella. Ogni settimana viene a casa mia e mi porta le cose che cucina lei.
L’uomo sorrise e si accorse solo in quel momento dei bei lineamenti e degli occhi profondi della ragazza. Era bellissima. Forse il giovanotto era il suo convivente. Si chiese se avrebbe mai accettato di uscire con un uomo più vecchio di lei, un agente di cambio. Come lui.
La barbona si tirò vicino le sue cose e si mise a frugare in una borsa strapiena di vestiti. L’uomo guardò la borsa: si vedeva della plastica che usciva e sembrava foderata con uno di quei sacchetti che si usano per la spazzatura. Sorrise, pensando alla pubblicità che ne aveva garantito la robustezza e immaginando la bella risata sdentata che si era fatta la vecchia stracciona. Non certo da paragonare al dolce sorriso dell’avvenente modella di fronte a lui...
— Posso dare un’occhiata al suo giornale? — chiese la ragazza. — Strano che con questo titolo la mamma non mi abbia messo mio padre alle calcagna — commentò tamburellando nervosamente sul suo viso con le lunghe dita affusolate.
L’uomo sorrise. Pensò di risponderle che forse sua madre sapeva che girava con una scorta, ma forse i suoi non erano al corrente del fatto che il giovane era con lei... Mentre si allungava per darle il giornale, ne approfittò per guardare l’uomo