giovedì 5 settembre 2024

URANIA n.5 - Robert A. Heinlein: Il Terrore Dalla Sesta Luna



Il 12 luglio 2007 cominciò troppo presto, col telefono che mi strillava nella
testa. Perché bisogna sapere che il sistema telefonico usato dalla mia Sezione
non è dei tipi normali, ma consiste in un audiorelais inserito chirurgicamente
dietro l'orecchio mediante rimozione parziale della calotta cranica.
— Va bene — borbottai — ti sento.
— È urgente — mi rispose una voce all'orecchio. — Devi presentarti di
persona al Vecchio, e subito.
— Vado — dissi, alzandomi con uno scatto. Entrai nel bagno, mi iniettai nel
braccio un grano di «Gyro», quindi lasciai che il vibratore mi facesse a pezzi,
mentre la droga mi rimetteva insieme. Ne uscii rimesso a nuovo, almeno in
apparenza, e m'infilai la giacca.
C'è una cosa che nessun capo di governo può sapere con sicurezza! Fino a
che punto funziona il suo sistema di spionaggio politico? Di qui l'origine
della nostra Sezione che si potrebbe definire la cintura di sicurezza del paese.
Le Nazioni Unite non sanno neppure chi siamo e cosa facciamo, e così, che
io sappia, il Servizio Segreto Centrale. La sola cosa di cui io stesso sono
realmente a conoscenza è l'addestramento che mi è stato impartito e gli
incarichi che mi sono stati affidati dal Vecchio. Incarichi interessanti purché
non si dia importanza a dove si dorme, a cosa si mangia, a quanto si vive.
Quando entrai negli uffici della nostra Sezione attraverso una porta
dissimulata nella toilette d'una stazione della metropolitana, il Vecchio si alzò
e mi si avvicinò zoppicando. La sua faccia s'illuminò di un sorriso
mefistofelico. Il cranio enorme e calvo e il robusto naso romano lo facevano
sembrare un incrocio tra Satana e Pulcinella. — Benvenuto, Sam — disse.
— Mi dispiace di averti dovuto tirare giù dal letto.
— Ero in licenza — replicai brusco.
— Ah, ma lo sei tuttora. Partiamo appunto per una breve vacanza.
— Così adesso mi chiamo Sam — risposi, ignorando di deliberato proposito
lo spiritoso accenno a una vacanza. — E di cognome?
— Cavanaugh. Io sono tuo zio Charlie... Charlie M. Cavanaugh, pensionato.
E questa è tua sorella Mary. Mi ero reso vagamente conto che nella stanza
c'era qualcun altro, ma quando il Vecchio è presente l'attenzione
dell'interlocutore rimane concentrata esclusivamente sulla sua persona. Diedi
un'occhiata a mia «sorella» e tornai subito a guardarla meglio. Ne valeva la
pena. Alta, snella e piacevolmente femminile. Gambe incredibili, spalle
ampie, per una donna, capelli ondulati, di fiamma, e una struttura cranica
molto elegante. Più che bella, la sua era una faccia interessante. Lei mi
squadrò
come se fossi un mobile.
Mi allungò una mano salda e forte quanto la mia. — Salute, fratello! —
Aveva una voce profonda da contralto, di quelle che piacciono a me.
— Bene. Quando si va? — chiesi al Vecchio.
— Prima sarà meglio passare al Reparto Cosmesi. Hanno già pronta una
faccia nuova per te.
Non mi cambiarono i connotati proprio del tutto ma mi spostarono il telefono
sotto la nuca e poi vi cementarono sopra i capelli. Mi tinsero la chioma dello
stesso colore di quello della mia «sorella» di recente acquisto, mi
candeggiarono la pelle, e trafficarono un po' con i miei zigomi e il mio
mento. Allo specchio, guardandomi i capelli, tentai di ricordare qual era la
loro tinta naturale. Poi pensai alla ragazza e mi augurai che non l'avessero
trasformata troppo radicalmente.

 

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