Non era certo una notte che la gente normale avrebbe scelto per una passeggiata a Putney Common. Era una notte di vento, di nevischio e di un freddo così pungente che penetrava sotto i guanti fradici. Era talmente buio che nonostante i lampioni fossero accesi ogni tanto lungo la via, Larry Graeme fu costretto a usare la torcia elettrica per vedere se arrivava a un incrocio o se rischiava di inciampare sul marciapiede.
Era così imbottito, con la lunga giacca impermeabile e le soprascarpe di gomma, che il grande ombrello era superfluo. Infatti, quando una folata di vento lo piegò, Graeme lo chiuse. Un po' di pioggerellina sul viso faceva bene alla pelle, si disse allegro.
Guardò il disco illuminato del suo orologio da polso. Mancavano pochi minuti alla mezza e il Grande Amico era puntuale come al solito. Spregevole, ma puntuale. Larry aveva già avuto a che fare con il Grande Amico, e aveva giurato di non ripetere più l'esperienza. Portava avanti grossi affari rischiosi, ma aveva il denaro e questo riduceva al minimo i pericoli. Questa volta avrebbe dovuto pagare il prezzo intero; non c'erano né se, né ma riguardo all'esatto valore dei diamanti Rissik. I giornali avevano dato ampio spazio alla rapina; li avevano catalogati con precisione, con fotografie che non lasciavano dubbi e con tutti i prezzi che le singole pietre avrebbero avuto sul mercato. Proprio per l'importanza del caso, Larry aveva fatto pubblicare il solito annuncio, in codice.
Smarrita a Putney Common (in direzione Wimbledon), alle 10.30 di martedì, una piccola borsa gialla contenente cinque lettere che non hanno valore per nessuno, tranne che per il proprietario.
Le parole "una piccola borsa gialla contenente cinque lettere" indicavano al Grande Amico che si trattava di gioielli. "Borsa marrone" stava per pellicce, "borsa bianca" annunciava che l'inserzionista aveva del denaro di cui disporre. "Cinque lettere" indicava che il valore della merce era di cinque numeri.
Erano le 10.30 di martedì notte e Larry stava aspettando sulla Richmond Road. Il vento portò il suono del campanile della chiesa che batteva la mezz'ora.
- Puntuale - mormorò.
Sulla strada comparvero due deboli luci, che si distanziarono man mano che la macchina si avvicinava. All'improvviso le luci si fecero più forti e l'uomo che aspettava sul marciapiede ne fu abbagliato.
La macchina rallentò; il lungo cofano grondante d'acqua lo superò e si fermò. Dal buio interno della coupé arrivò una voce, un po' rauca e leggermente lamentosa.
- Allora?
- Buonasera, capo.
Larry socchiuse gli occhi per cercare di vedere la figura all'interno della macchina. Immaginò che puntare la torcia al finestrino sarebbe stato non solo scortese, ma anche inutile. Il Grande Amico avrebbe avuto di certo il volto coperto. Ma...
La mano posata sul bordo del finestrino era senza guanti e il medio aveva un'unghia spezzata e una cicatrice bianca sulla prima nocca; la mano si ritrasse all'improvviso, come se l'uomo si fosse reso conto dell'esame.
- Ho della merce; roba buona. Hai visto i giornali? - I diamanti Rissik?
- L'hai detto. Valgono trentaduemila sterline... centosessantamila dollari. Ed è tutta roba facile da smerciare. Quella donna, la Rissik, ha investito tutto il suo denaro nelle pietre, non come quelle francesi che guardano al taglio del diamante, cosicché poi non è più possibile piazzarlo. Penso che il prezzo di base sia cinquemila...
- Milleduecento - disse la voce in tono definitivo - e sono duecento sterline più di quanto avevo deciso.
Larry respirò più forte.
- Io sono una persona ragionevole... - cominciò.
- Hai qui la roba?
- Non ho qui la roba. - Dall'enfasi che aveva messo nelle parole, l'uomo nella macchina capì che stava mentendo. - Non porterò mai la roba qui, fino a quando la trattativa non sarà conclusa. C'è un uomo a Maida Vale che mi ha offerto tremila sterline e che è disposto a metterne altre mille. Ma io preferisco trattare con te... sei più affidabile. Capisci cosa intendo dire?
- Posso arrivare a millecinquecento e questa è la mia ultima offerta - disse l'occupante della coupé. - Ho qui i soldi e sarebbe saggio da parte tua prenderli.
Larry scosse la testa. - Ti sto facendo perdere tempo - disse.
- Non tratterai?
- Stiamo entrambi perdendo tempo - disse Larry, e prima che avesse finito di parlare la macchina si avviò a tutta velocità, svanendo nella tormenta prima che lui potesse leggere il numero di targa.
Larry si accese un sigaro e andò alla ricerca della piccola auto che aveva parcheggiato poco distante.
Meno di una settimana più tardi Larry Graeme usciva dal ristorante Fiesoli sulla Oxford Street e nessuno, osservandolo, avrebbe detto che fosse qualcosa di diverso da quel che sembrava: un brillante uomo di società, vicino alla mezza età, conoscitore della buona cucina e delle comodità della vita.
La gardenia che portava all'occhiello della giacca era simbolo della gioia di vivere che aveva nell'anima; e aveva ben ragione di sentirsi allegro, perché i gioielli della signora van Rissik erano stati venduti bene; e nessuno in tutta Londra avrebbe potuto sapere della sua impresa, perché lui agiva da solo.
Mentre era sul marciapiede ad aspettare un taxi, un uomo alto e magro gli si avvicinò, prendendolo sottobraccio con un gesto affettuoso.
- Salve Larry!
Il lungo cono di cenere grigia che si era formato all'estremità del sigaro di Larry cadde senza una ragione: fu l'unico segnale di un breve attimo d'agitazione.
- Salve, ispettore! - esclamò con il suo bel sorriso. - Felice di rivedervi. Non lo era davvero, ma il momento richiedeva le solite, cortesi formalità. Il suo sguardo attento gli rivelò la presenza di altri tre gentiluomini, che esercitavano la stessa professione dell'ispettore Elford. Accettò con filosofia il proprio destino, entrò nella macchina con i tre investigatori, fumò e chiacchierò con grande calma, fino a quando il taxi entrò dall'ingresso secondario di Scotland Yard e si fermò davanti alla stazione di polizia di Cannon Row.
I preliminari furono molto brevi.
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