È questa la prima relazione completa dell'ecatombe dei Greene, ed io sono il solo cui sia stato concesso ufficialmente di render pubblica la tragica vicenda. Sento il dovere di scrivere la verità perché essa ha valore storico, e anche per un senso di doverosa lealtà verso chi seppe risolvere il mistero.
L'uomo che pervenne a chiarire il mostruoso segreto non appartiene alla polizia e il suo nome non venne mai fatto nelle relazioni pubbliche. Eppure è alla sua tenacia e al suo metodo originale d'investigazione, che noi dobbiamo la soluzione dell'odioso intrigo. Il delinquente agì con una tattica così inusitata da sfuggire completamente alla comprensione degli agenti, abilmente sviati da indizi e legati a metodi dogmatici di ricerca.
L'uomo che riuscì, dopo settimane di snervanti e sottili analisi, a scoprire il delinquente, fu il mio amico Philo Vance.
L'assassinio dei Greene avvenne durante il primo anno di ufficio del Procuratore distrettuale Markham, poco dopo il "caso Benson".
Quell'anno l'inverno fu notevolmente precoce. La quantità di neve caduta nel mese di novembre superò tutte le medie locali degli ultimi diciott'anni.
Ricordo questo particolare perché esso fu uno degli elementi importanti nel piano delittuoso. Nessuno tra il pubblico ha mai potuto comprendere o intuire la relazione esistente tra la precoce caduta della neve e la fatale tragedia scatenatasi in casa Greene, perché sul vero e tenebroso svolgimento fu mantenuto un rigoroso segreto.
Non erano ancora le dieci del mattino, quando Vance ed io, dopo essere andati al Palazzo di Giustizia, salimmo al quarto piano, dov'era l'ufficio di Markham.
Scambiata con lui qualche chiacchiera indifferente, Vance osservò:
— Ho visto che i giornali del mattino dedicano tutta la prima pagina ad una specie di "pogrom" nella vecchia casa Greene. Di che si tratta?
— Mi fai venire in mente — rispose Markham gettando una rapida occhiata sull'orologio a muro — che Chester Greene ha insistito per avere un colloquio con me in mattinata, e che gli ho dato appuntamento per le undici. Ho conosciuto Chester Greene, molto tempo fa, al Marylebone Club e credo mi voglia intrattenere su quello che, senza dubbio, è stato un tentativo di mettere le mani sulla famosa argenteria dei Greene.
— Furto con scasso, eh? — continuò Vance soffiando in aria il fumo della sigaretta. — E assassinio di due donne?
— Oh, un bel pasticcio, quanto a questo! Non deve trattarsi di un ladro professionista, ma di un delinquente che, preso dal panico, ha sparato ed è scappato!
— Uno strano modo di procedere, mio caro! — disse Vance, con fare astratto, tornando a sedersi nella larga poltrona. — E l'argenteria è sparita?
— Nulla è stato asportato; il ladro, evidentemente, ha avuto paura...
— Un caso abbastanza singolare: un ladro penetra in una ricca casa, contempla il suo bottino bene esposto in una sala da pranzo, si spaventa, sale le scale, ammazza due donne nelle rispettive camere da letto, e scappa...
Commovente, ma non convince. Di dove è saltata fuori questa strabiliante teoria?
Per quanto seccato, Markham rispose con calma:
— Feathergill era di servizio la notte scorsa, e ha accompagnato la polizia nella prima visita domiciliare. Egli ha pienamente approvato questa conclusione.
— Nondimeno, gradirei molto sapere perché Chester Greene desidera un colloquio con te.
Le labbra di Markham si serrarono in una smorfia significativa. Evidentemente non era di buon umore e il tono un po' canzonatorio di Vance lo irritava. Tuttavia, dopo qualche minuto rispose rudemente:
— Se questo tentato furto t'interessa proprio, puoi, se lo desideri, rimanere qui ad assistere al colloquio.
— Resterò — rispose Vance, togliendosi il soprabito. — È la mia debolezza e non posso resistere ad una conversazione sensazionale. Chi è questo Chester? È parente delle vittime?
— C'è stato un solo assassinio — ribatté Markham. — La sorella maggiore, nubile, di forse quarant'anni, è stata uccisa sul colpo; l'altra sorella, più giovane, potrà essere salvata, spero.
— E Chester?
— Chester è il fratello maggiore, anche lui sulla quarantina o giù di li. È
stato il primo ad accorrere, dopo i due colpi di rivoltella.
— E quali sono gli altri membri della famiglia? Se non mi sbaglio, il vecchio Tobias Greene non è più di questo mondo.
— Sì, il vecchio Tobias Greene è morto dodici anni fa. Ma la vedova, che è paralitica, vive ancora; e ci sono o meglio c'erano, cinque figli: Julie, Chester, Sybil, che non ha ancora trent'anni, Rex, un giovane malato, maniaco e bibliofilo, di un anno, credo, minore di Sybil, e Ada, la più giovane di tutti, una ragazza di ventidue o ventitré anni, ma che è soltanto una figliola adottiva.
— L'uccisa è Julie; e l'altra?
— La più giovane, Ada, la cui stanza mi pare si apra sulla sala centrale, di fronte a quella di Julie. Sembra che il ladro sia entrato nella sua stanza per errore, mentre scappava. Se ho ben capito, il messere, dopo aver sparato contro Julie, è entrato immediatamente nella stanza di Ada, si è accorto dello sbaglio, ha tirato un secondo colpo, ed è fuggito dalle scale uscendo dalla porta principale.
L'uomo che pervenne a chiarire il mostruoso segreto non appartiene alla polizia e il suo nome non venne mai fatto nelle relazioni pubbliche. Eppure è alla sua tenacia e al suo metodo originale d'investigazione, che noi dobbiamo la soluzione dell'odioso intrigo. Il delinquente agì con una tattica così inusitata da sfuggire completamente alla comprensione degli agenti, abilmente sviati da indizi e legati a metodi dogmatici di ricerca.
L'uomo che riuscì, dopo settimane di snervanti e sottili analisi, a scoprire il delinquente, fu il mio amico Philo Vance.
L'assassinio dei Greene avvenne durante il primo anno di ufficio del Procuratore distrettuale Markham, poco dopo il "caso Benson".
Quell'anno l'inverno fu notevolmente precoce. La quantità di neve caduta nel mese di novembre superò tutte le medie locali degli ultimi diciott'anni.
Ricordo questo particolare perché esso fu uno degli elementi importanti nel piano delittuoso. Nessuno tra il pubblico ha mai potuto comprendere o intuire la relazione esistente tra la precoce caduta della neve e la fatale tragedia scatenatasi in casa Greene, perché sul vero e tenebroso svolgimento fu mantenuto un rigoroso segreto.
Non erano ancora le dieci del mattino, quando Vance ed io, dopo essere andati al Palazzo di Giustizia, salimmo al quarto piano, dov'era l'ufficio di Markham.
Scambiata con lui qualche chiacchiera indifferente, Vance osservò:
— Ho visto che i giornali del mattino dedicano tutta la prima pagina ad una specie di "pogrom" nella vecchia casa Greene. Di che si tratta?
— Mi fai venire in mente — rispose Markham gettando una rapida occhiata sull'orologio a muro — che Chester Greene ha insistito per avere un colloquio con me in mattinata, e che gli ho dato appuntamento per le undici. Ho conosciuto Chester Greene, molto tempo fa, al Marylebone Club e credo mi voglia intrattenere su quello che, senza dubbio, è stato un tentativo di mettere le mani sulla famosa argenteria dei Greene.
— Furto con scasso, eh? — continuò Vance soffiando in aria il fumo della sigaretta. — E assassinio di due donne?
— Oh, un bel pasticcio, quanto a questo! Non deve trattarsi di un ladro professionista, ma di un delinquente che, preso dal panico, ha sparato ed è scappato!
— Uno strano modo di procedere, mio caro! — disse Vance, con fare astratto, tornando a sedersi nella larga poltrona. — E l'argenteria è sparita?
— Nulla è stato asportato; il ladro, evidentemente, ha avuto paura...
— Un caso abbastanza singolare: un ladro penetra in una ricca casa, contempla il suo bottino bene esposto in una sala da pranzo, si spaventa, sale le scale, ammazza due donne nelle rispettive camere da letto, e scappa...
Commovente, ma non convince. Di dove è saltata fuori questa strabiliante teoria?
Per quanto seccato, Markham rispose con calma:
— Feathergill era di servizio la notte scorsa, e ha accompagnato la polizia nella prima visita domiciliare. Egli ha pienamente approvato questa conclusione.
— Nondimeno, gradirei molto sapere perché Chester Greene desidera un colloquio con te.
Le labbra di Markham si serrarono in una smorfia significativa. Evidentemente non era di buon umore e il tono un po' canzonatorio di Vance lo irritava. Tuttavia, dopo qualche minuto rispose rudemente:
— Se questo tentato furto t'interessa proprio, puoi, se lo desideri, rimanere qui ad assistere al colloquio.
— Resterò — rispose Vance, togliendosi il soprabito. — È la mia debolezza e non posso resistere ad una conversazione sensazionale. Chi è questo Chester? È parente delle vittime?
— C'è stato un solo assassinio — ribatté Markham. — La sorella maggiore, nubile, di forse quarant'anni, è stata uccisa sul colpo; l'altra sorella, più giovane, potrà essere salvata, spero.
— E Chester?
— Chester è il fratello maggiore, anche lui sulla quarantina o giù di li. È
stato il primo ad accorrere, dopo i due colpi di rivoltella.
— E quali sono gli altri membri della famiglia? Se non mi sbaglio, il vecchio Tobias Greene non è più di questo mondo.
— Sì, il vecchio Tobias Greene è morto dodici anni fa. Ma la vedova, che è paralitica, vive ancora; e ci sono o meglio c'erano, cinque figli: Julie, Chester, Sybil, che non ha ancora trent'anni, Rex, un giovane malato, maniaco e bibliofilo, di un anno, credo, minore di Sybil, e Ada, la più giovane di tutti, una ragazza di ventidue o ventitré anni, ma che è soltanto una figliola adottiva.
— L'uccisa è Julie; e l'altra?
— La più giovane, Ada, la cui stanza mi pare si apra sulla sala centrale, di fronte a quella di Julie. Sembra che il ladro sia entrato nella sua stanza per errore, mentre scappava. Se ho ben capito, il messere, dopo aver sparato contro Julie, è entrato immediatamente nella stanza di Ada, si è accorto dello sbaglio, ha tirato un secondo colpo, ed è fuggito dalle scale uscendo dalla porta principale.
Nessun commento:
Posta un commento