sabato 7 ottobre 2023

Barry Norman Malzberg: Ripresa dal vero,1973


Adesso gli stavano infilando i chiodi. Era uno spettacolo crudele, ma avevo imposto a me stesso di assistervi sino alla fine. A ogni buon conto la registrazione era in bianco e nero (non avrei saputo sopportarla a colori), e questo favoriva il necessario distacco. — Perdona loro, Padre — disse lui, — perché non sanno quello che si fanno — eccetera, eccetera, mentre la macchina si spostava a inquadrare il cielo.
Quando l’obiettivo tornò a puntarsi su di lui, eccolo là, nel punto più alto, a soffrire, con il corpo disteso nella posizione classica, e per quanto l’angolazione fosse molto stretta, si riusciva a vedere, sullo sfondo, i due ladroni. Tutto in ordine perfetto, come lo ricordavo. E mentre guardavo lo schermo mi resi conto di aver superato la parte peggiore senza troppe scosse, e che da quel momento in avanti lo spettacolo sarebbe stato più sopportabile. La maggior parte degli svenimenti o degli eccessi di panico, così mi avevano detto, avvenivano durante le prime sequenze. Quelli che riuscivano a superarle trovavano la Crocifissione addirittura banale. — Questa sera sarò con te in Paradiso dice lui, o qualcosa di simile. A questo punto c’è un lungo primo piano della sua faccia, un primo piano che diventa poi una lenta panoramica sul paesaggio, e alla fine l’immagine dissolve. Lo schermo diventò nero davanti ai miei occhi, poco a poco le luci fluorescenti tornarono a illuminare la sala, e io mi alzai lentamente dal mio posto. I sorveglianti non se n’erano andati. Mi erano rimasti vicini per tutto il tempo, a circondare il mio posto nella sala completamente vuota, costretti a guardare il film con me. Pensai vagamente cosa doveva significare assistere alla proiezione di quel film due, tre, quattro volte al giorno, e provai verso di loro una certa comprensione... Ma poi mi resi conto che quello, per loro, era semplicemente un lavoro, e che ormai dovevano essere corazzati sia al film, sia a un sacco di altre cose.
— Venite — disse il più alto e il più forte, quello che doveva essere il capo, e mi sentii afferrare ancora una volta. Una stretta che ormai mi era diventata familiare quanto il suono della mia voce. Venni trascinato fuori dal teatro e lungo un corridoio, fino a una sala dove sedeva l’Inquisitore. Lì di fronte a lui ricordai tutto quanto. Tutto. Come avevo potuto mai dimenticare? Rimasi immobile, domandandomi se sarei stato in grado di sostenere il confronto. — Come l’ha sopportato? — domandò l’Inquisitore.
— Bene — fece il sorvegliante che mi teneva per un braccio. — Ha mostrato un certo nervosismo durante la prima parte però ha guardato gli altri due terzi con calma.
— Non è vero — dissi. — Ero terribilmente scosso. Ero...
— Silenzio! — urlò l’Inquisitore. Poi, in tono più calmo: — Parlerete più tardi. Ha mostrato qualche segno di rimorso? — domandò al sorvegliante.
— No.
— Ha avuto mutamenti visibili di espressione?
— No, per quanto abbiamo visto — disse il sorvegliante, e gli altri fecero un cenno affermativo. Poi fecero tutti e quattro un passo indietro, uno soltanto, s’inchinarono all’Inquisitore, e infine, a un suo cenno, uscirono dalla sala e richiusero la porta. Io rimasi in piedi davanti all’Inquisitore, solo. Poi, a un suo cenno, mi lasciai cadere nella poltrona sistemata accanto alla scrivania. La sola speranza di superare l’Interrogatorio, così avevo saputo da molte fonti, era quella di collaborare completamente, e di mostrare una reazione emotiva nei riguardi del film. Ma come potevo fingere una reazione emotiva che in realtà non c’era stata? Non sono un simulatore. Non riesco a nascondere i miei sentimenti. Questo era il principale motivo per cui mi trovavo in quella situazione.
— Niente rimorso — disse l’Inquisitore. — Il rapporto dice the non avete mostrato rimorso. — Mi trovavo di fronte a un uomo magro, con occhi severi, e lineamenti bruttissimi, ma io cercai di non considerarlo in senso personale. Lui era soltanto l’Inquisitore.
— L’ho avuto — dissi. — L’ho avuto. È impossibile che qualcuno abbia potuto riferire...
— Non ci piace fare questo — disse lui. — La procedura non è forse la più felice, ma è quella che abbiamo elaborato faticosamente in molti decenni come sistema di giudizio. Se ce ne fosse uno migliore, meno crudele, lo avremmo adottato. Ci è costato molto tempo escogitare un esame rigoroso e imparziale come questo, e nonostante tutti gli inconvenienti che comporta non possiamo rinunciare ad esso. Dunque, voi siete stato in grado di guardare fino alla fine.
— Cos’altro avrei potuto fare? — chiesi. — Ero seduto in quella sala da solo, circondato dai sorveglianti. Non avrei potuto fuggire.
— Avete tentato?
— No — dissi dopo una pausa. — Mi è sembrato inutile.
— Vi è sembrato inutile — disse l’Inquisitore. Parve sorridere. — È proprio questo il punto. Non avete nemmeno pensato di tentare una fuga. Voi volevate vedere la fine.
— Io non volevo vedere niente.
— Sì, invece, altrimenti avreste tentato di uscire. O vi sareste coperto gli occhi, o avreste cercato riparo sotto la sedia, o sareste svenuto. Molti svengono.
— Mi è stato detto che dovevo guardare sino alla fine.
— Chi ve l’ha detto? — domandò l’Inquisitore. — Sono stati i vostri soci? — Adesso sorrideva apertamente.
Non sapevo cosa rispondere. Mi lasciai sprofondare nella poltrona, come non avevo potuto fare in teatro, e scossi la testa. — Pensavo di dover guardare fino alla fine.
— No. Non dovevate farlo — disse l’Inquisitore. Girò lo sguardo verso la parete, poi tornò a fissarmi. — È stato questo il vostro sbaglio.
— Non lo sapevo. Non lo sapevo.
— Voi siete un uomo freddo — disse l’Inquisitore. — Un uomo incapace di rimorsi, un uomo privo di sentimenti, un uomo che può assistere al film della Crocifissione senza provare reazioni emotive. Voi sapevate che quello era il film autentico. Non avete idea di quanto ci sia costato mandare le cineprese indietro nel tempo per riprendere l’avvenimento. Avete pensato che fosse una ricostruzione, una recita?
— No.
— No — disse l’Inquisitore. — È logico che non l’abbiate pensato. Era la ripresa autentica, e siete stato in grado di guardarla sino alla fine, e i vostri soci, così affermate, vi avevano detto che questa era la condizione della prova. — Scosse la testa, batté una mano sulla scrivania, poi aprì e richiuse rumorosamente un cassetto. — Adesso sapete cosa vi faremo, vero?
— Sì — dissi. Avevo letto i testi, e lo sapevo perfettamente. Non c’era motivo di negarlo.
— Ci dispiace. Ma noi siamo riusciti ad arrivare fin qui proprio seguendo il testo, e il testo è autentico, e non si possono sfidare i suoi risultati. Mi dispiace — disse l’inquisitore. — Mi dispiace.
— Vi prego — dissi — fatemi vedere il film ancora una volta. Datemi questa possibilità.
— Non ci sono seconde possibilità — disse l’Inquisitore. — Il Nostro Signore non ha mai avuta una seconda possibilità. — Mise una mano sotto il piano della scrivania e premette un pulsante.
Sentii un rumore di macchine nelle pareti, il cigolio di ante che si aprivano, il tetto che si spalancava per fare entrare il sole. Eravamo in cima a un’altura.
— Mi dispiace — ripeté l’Inquisitore. — Mi dispiace veramente. — Poi svanì. Doveva essere anche lui una macchina.
Lasciò dietro di sé soltanto le ultime cose che doveva dirmi, le ultime cose che dovevo sentire: — Ma è soltanto tra quelli come voi che possiamo trovare i veri Eletti.
Poi, come in un sogno, sentii i chiodi penetrarmi nella carne.
E sentii il ronzio delle cineprese.
 

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