Londra 1659 - ivi 21-XI-1695
Di famiglia musicale, fu fanciullo cantore alla cappella reale iniziando giovanissimo l'attività di compositore, con musica di scena e pezzi vocali di vario genere. Compositore per i violini del re dal 1677, dal 1679 fu organista dell'abbazia di Westminster, e dal 1682 organista della cappella reale, procurandosi larga notorietà anche come compositore. Dal 1683 fu conservatore degli strumenti del re, e visse gli ultimi anni circondato dalla più viva ammirazione dei contemporanei, incessantemente sollecitato a comporre
pezzi per le più varie occasioni: per la chiesa, per il teatro, per concerti privati, per festività solenni. L'ultimo periodo della sua breve esistenza fu pervaso da una febbrile ansia eli scrivere, paragonabile solo a quella di un Mozart o di uno Schubert; proprio l'eccessivo, intenso lavoro fu forse la causa principale della sua improvvisa scomparsa. Fu il primo musicista sepolto nell'abbazia eli Westminster.
Compositore di incredibile versatilità (anche in questo il paragone con Mozart è tutt'altro che fuori luogo) seppe fondere l'imperante gusto italiano con quello grandioso e un po' esteriore dei francesi, poggiando però su un terreno solidamente inglese, nutrito dalla ricca tradizione dei madrigalisti e dei virginalisti rinascimentali e dal canto popolare, che egli sfruttò in più di una composizione. I tratti caratteristici della sua musica, sia vocale sia strumentale, stanno in una eleganza e tenerezza di tocco, in una sensibilità sottile che predilige le zone un poco ombrose e velate del sentimento, quasi preludendo ai voli fantastici dei grandi poeti romantici inglesi. In questo senso Purcell fu un accorto ricercatore di elementi nuovi: ebbe assai marcato il gusto della dissonanza, delle sonorità accuratamente dosate, di un uso particolarmente saporoso delle scale moderne e dei modi liturgici. La sua produzione strumentale comprende alcune decine di ouvertures e sinfonie tratte da musiche di scena e cantate, diverse deliziose Fantasie per archi e gran numero di danze in massima parte ispirate al patrimonio popolaresco inglese.
Anche per Purcell, come per molti altri compositori del '600 e '700 non è possibile fare neppure una scelta limitata nella massa sterminata di composizioni strumentali. Nell'opera di Purcell non si incontrano concerti o concerti grossi: egli fu estraneo alla tradizione italiana, e coltivò un genere tutto inglese, non legato a precisi schemi formali, estremamente poetico e fantasioso. Capita cosi di ascoltare suites di danze e di arie strumentali tratte dalla musica di scena, ouvertures e sinfonie tratte dalla vastissima produzione teatrale e sacra.
Fantasie per archi (1860)
Tra le composizioni di Purcell puramente strumentali citeremo le Fantasie. Si tratta di alcune serie di pezzi per soli archi (complessivamente 15 brani), da 3 a 7 voci, tutte caratterizzate da una grande dolcezza melodica e da un colorito tutto interiore e quasi preromantico. La forma vi è sempre estremamente libera, e le Fantasie costituiscono insomma uno dei frutti più personali e saporiti che Purcell abbia dato alla musica.
Segnaliamo soprattutto la Fantasia su una nota in fa maggiore, dove attorno a una nota (il do), che rimane tenuta per tutto il pezzo, gli altri strumenti svolgono un discorso estremamente vario, molto ricco e assai ardito specialmente dal punto di vista armonico.
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