sabato 2 settembre 2023

Anonimo: Il morto di Varley Grange, 1978


— Salve, Jack! Dove stai andando? A casa dei tuoi per Natale?
Jack Darent, che era nel mio vecchio reggimento, calzava i suoi guanti di pelle di cane il ventitré dicembre di due anni fa. Indossava un lungo ulster e cilindro, e lo aspettava una carrozza, già carica di una cassa di fucili e di una valigia armadio. Era alto e robusto, aveva un bel viso fresco, e gli occhi azzurri più belli del mondo. Teneva una sigaretta tra le labbra, e, per quanto inoltrata fosse la stagione, portava un fiore all’occhiello. Quando mai non ho visto il bel Jack Darent ben vestito, ben nutrito ed elegante? Mentre salivo gli scalini del Club lui si voltò e scoppiò in un’allegra risata.
— Mio caro, ho forse l’aria di quello che si sta recando al sacrificio di una riunione di famiglia di Natale? Sai come vanno le cose? Tre zie zitelle e uno zio scapolo, mio fratello maggiore e la sua insipida moglie e tutti i sei rumorosi figli di mia sorella a cena. Chiesa due volte al giorno e giochi tra una portata e l’altra! No, grazie! Sono molto affezionato ai miei vecchi, ma non ho nessuna intenzione di prendere parte a quella specie di festival nazionale!
— Sei una canaglia irriverente! — replicai ridendo. — Ah, se solo fossi sposato...
— Ah, se fossi sposato! — disse il capitano Darent sospirando, poi, abbassando il tono della voce, si affrettò a chiedermi: — Come sta la signorina Lester, Fred?
— Mia sorella sta piuttosto bene, grazie — risposi con giusto contegno; e non fu senza un pizzico di malizia che aggiunsi: — Va a numerosi balli e si diverte molto.
Il capitano Darent assunse un’aria profondamente infelice.
— Non vedo come un povero diavolo di un reggimento di cavalleria leggera, inoltre figlio minore, con nessuna prospettiva per il futuro, possa mai sposarsi oggigiorno — ribatté piuttosto furente — quando per di più le ragazze sono abituate a così tanti lussi e stravaganze che non possono fame a meno. Il matrimonio è arrivato a un punto morto in questo secolo. Fred, ciò è attribuibile in gran parte al prezzo della carne fresca e dei cappellini. Tra cinquant’anni nessuno si sposerà più e il paese sarà spopolato. Ma devo andare, vecchio mio, altrimenti perdo il treno.
— Non mi hai ancora detto dove stai andando, Jack.
— Oh, vado dal vecchio Henderson, nel Westernshire; ha affittato, per un anno, una casa ammobiliata con una riserva di caccia di fagiani di primo ordine. Siamo in sette invitati, tutti scapoli, e tutti anime gemelle. Andremo a caccia tutto il giorno e fumeremo fino a notte fonda. Pensa cosa ti sei perso, vecchio mio, a diventare uno sposino!
— Nel Westernshire, è così? — domandai. — Dove si trova questo posto, e come si chiama? Sono originario del Westernshire, e conosco ogni posto della contea.
— Oh, credo si tratti di una specie di vecchia casa cadente — rispose Jack distrattamente. — Tetti a due spioventi e camini spiraliforme all’esterno, e scomodi mobili dalle gambe lunghe e sottili all’interno... sai quel genere di cose... ma, a detta di Henderson, la caccia è superlativa, e dobbiamo accontentarci dell’alloggio. Si è portato appresso il suo cuoco francese, e ha riempito la casa di liquori, perciò dubito che moriremo di fame.
— Bene, ma come si chiama il posto? — insistetti, con interesse.
— Lasciami vedere — disse alludendo alla lettera che estrasse dalla tasca. — Oh, ecco qui: Varley Grange.
— Varley Grange! — ripetei sbalordito. — Ma come... è disabitata da anni.
— Non credo — replicò Jack con indifferenza. — La riserva di caccia è stata affittata separatamente; ma Henderson si è invaghito anche della casa e ha pensato che faceva al caso suo, arredamento e tutto il resto, così com’era. Mio caro Fred, perché mai mi fissi con un’aria così severa?
— Jack, permetti che ti implori di non andare in quel posto — così dicendo, appoggiai la mia mano sul suo braccio.
— Non andare! Lester, sei ammattito! Perché diavolo non dovrei andarci?
— Circolano delle voci... delle voci sgradevoli sul conto di quella casa. — Non ebbi il coraggio morale di dire: È abitata dai fantasmi, e mi resi conto di quanto debole e infantile fosse il mio tentativo di dissuaderlo di andarvi; solo che... sapevo tutto su Varley Grange.
Immagino che il bel Jack Darent pensasse nel suo intimo che ero fuori di testa, perché sono sicuro di avere assunto un’aria inspiegabilmente sconvolta e sgomenta a sentire nominare il nome della casa che il signor Henderson aveva affittato.
— Presumo che sia fredda e piena di correnti d’aria e infestata di ratti e topi — disse il capitano sogghignando — e non ho dubbi sul fatto che gli agi non saranno pari a quelli di Queen’s Gate. A ogni modo ho promesso che sarei andato, e devo partire immediatamente, perciò non ho tempo, vecchio mio, di farti domande sul motivo del tuo curioso avvertimento. Arrivederci, e... e porta i miei saluti alle ragazze.
Scese gli scalini e saltò a bordo della carrozza.
— Scrivimi se hai tempo — gli urlai mentre si allontanava; ma dubito che lo sferragliare della carrozza in partenza gli abbia permesso di udirmi. Jack annuì, mi sorrise e scomparve velocemente dal campo visivo.
Quanto a me, mi incamminai lentamente verso la mia confortevole casa in Queen’s Gate. C’era mia moglie che preparava il tavolino da tè delle cinque del pomeriggio, i nostri due grassi e bianchi e rosei figli che ruzzolavano sul tappeto davanti al camino tra bambole e mattoni e due locomotive rovinate e consumate; e mia sorella Bella, che, detto tra noi, era la ragazza più graziosa e la più amata di tutta Londra, seduta per terra con il suo bel vestito di velluto marrone, gentilmente rassegnata a essere calpestata dai cani, e a farsi tirare i capelli dai bambini.
— Come mai, Fred, hai l’aria di colui che ha appena appreso una brutta notizia? —
chiese mia moglie, squadrandomi ansiosa mentre entravo in casa.
— Non so di nessuna brutta notizia; ho appena visto Jack Darent che partiva per le vacanze di Natale — risposi, girandomi istintivamente verso mia sorella. Darent era un tipo umile e un figlio minore e naturalmente un pessimo partito per la bella signorina Lester, ma ciononostante avevo il sentore che Bella non fosse del tutto indifferente al mio amico.
— Oh! — disse quell’ipocrita. — Posso darti una tazza di tè, Fred?
È magnifico come le donne siano capaci di controllare le loro espressioni e pretendano di fare finta di nulla quando sentono nominare il nome del loro amato. Penso che Bella avesse esagerato, aveva un’aria estremamente indifferente.
— Dove diavolo credi stia andando a passare le vacanze, Bella?
— Chi? Oh, il capitano Darent! Perché mai dovrei saperlo? Archie, cocco di mamma, per favore non cacciare la testa della bambola nella gola di Ponto; la staccherà con un morso se lo fai.
Questa ultima osservazione era indirizzata a mio figlio ed erede. — Bene, penso che ti sorprenderà saperlo: sta andando nel Westernshire, e alloggerà a Varley Grange.
— Cosa! — Ora era fuori d’ogni dubbio il suo interessamento per l’argomento. La signorina Lester divenne bianca come il colletto del suo vestito e saltò in piedi di scatto, gettando giù dalla gonna e in tutte le direzioni cani, bambini e giocattoli.
— Non puoi dire sul serio, Fred! Varley Grange, ma come... è disabitata da dieci anni, e l’ultima volta... Oh, ti ricordi quei poveretti che l’avevano affittata? Che storia terribile ha quella casa! — così dicendo Bella rabbrividì.
— Bene, ora è stata affittata — dissi — da un tipo che conosco, si chiama Henderson... uno scapolo. Ha riunito un gruppo di amici per una settimana di caccia, e Jack Darent è uno di loro.
— Santo Cielo, impediscigli di andare! — gridò Bella, stringendosi le mani.
— Mia cara, è partito!
— Oh, allora scrivigli, telegrafagli... e digli di tornare indietro! — lo esortò ansante.
—Temo che non serva a nulla — replicai con dura voce. — Non tornerebbe indietro; non mi crederebbe. Penserebbe che sono ammattito.
— Gli hai detto qualcosa? — mi domandò con voce fievole.
— No, non ne ho avuto il tempo. Ho tentato di dire qualcosa, ma lui è scoppiato a ridere.
— Sì, è sempre così — disse Bella distratta. — La gente ride e prende alla leggera tutta la faccenda, poi va là e verifica di persona, ed è troppo tardi!
Bella era così sconvolta che lasciò la stanza. Mia moglie si voltò a guardarmi sbalordita; non essendo del Westernshire, non era perfettamente a conoscenza delle tradizioni della venerabile contea.
— Cosa diavolo significa tutto ciò, Fred? — mi domandò attonita. — Cosa è successo a Bella, e perché è così angosciata per il fatto che il capitano Darent va a trascorrere un periodo in quella casa in particolare?
— Si dice che sia frequentata dai fantasmi, e...
— Non vorrai dire che credi a queste “sciocchezze”, Fred? — mi interruppe mia
moglie severamente, mentre lanciava un’occhiata preoccupata al nostro primogenito, che, inutile dire, stava accanto a noi, tutt’occhi e tutt’orecchi, a bersi ogni parola della conversazione dei suoi genitori.
— Non ho mai saputo a cosa credo e a cosa non credo — risposi con tono solenne. — Tutto quello che posso dire è che quella casa ha delle tradizioni particolari; e che molti testimoni credibili hanno visto accadere una strana cosa; e che molti guai sono capitati alle persone che hanno visto.
— Cosa hanno visto, Fred? Ti prego di raccontarmi la storia! Aspetta, penso sia meglio mandare via i bambini.
Mia moglie suonò il campanello per chiamare la governante, e non appena i bambini furono allontanati dalla stanza mia moglie si voltò verso di me.
— Non credo neanche un po’ ai fantasmi né a tale sciocchezze, ma vorrei sentire la tua storia.
— La storia è piuttosto vaga — dissi di rimando.
— Ai vecchi tempi Varley Grange era di proprietà di una vecchia famiglia di Varley, ora completamente estinta. C’era, un centinaio d’anni fa, una figlia, rinomata per la sua bellezza e il suo fascino. Voleva sposare un signorotto di campagna senza un soldo, che l’amava fedelmente. Suo fratello, Dennis Varley, il nuovo proprietario di Varley Grange, si rifiutò di darle il consenso e rinchiuse la sorella nel convento che allora era fuori dei cancelli del parco... ci sono ancora le rovine. La povera monaca ruppe i voti e nella notte fuggì con il suo amato. Ma il fratello la inseguì e la portò indietro con lui. L’innamorato fuggì, ma Lord Varley uccise la sorella sotto il suo proprio tetto, giurando che nessun discendente della sua stirpe avrebbe disonorato e recato onta al vecchio nome della sua famiglia.
«Da allora lo spirito di Dennis Varley non può restare nella sua tomba... di notte gironzola attorno alla vecchia casa, e numerose sono le persone che lo hanno visto. Di tanto in tanto la figura pallida e indistinta di una monaca volteggia nella vecchia entrata, o per i bui corridoi, e quando si vedono entrambe le figure allo stesso tempo disgrazia e malattia, e persino morte perseguitano, con spietata crudeltà, lo sfortunato spettatore.
— Mi domando se credi a queste sciocchezze — disse mia moglie alla fine del mio racconto.
Scrollai le spalle e non risposi nulla, perché chi è così ostinato che si rifiuta di credere a ogni cosa, non può capire.

* * *

Un pomeriggio di una settimana più tardi stavo passeggiando per Pall Mall, quando mi imbattei all’improvviso in Jack Darent che camminava nella mia direzione.
— Salve, Jack! Di ritorno? Diamine, vecchio mio, hai un’aria insolita!
Mi resi immediatamente conto che nel mio amico si era verificato un cambiamento. Il suo viso aperto e spensierato appariva confuso e ansioso, e il bel sorriso era scomparso dal suo volto.
— Vieni al Club, Fred — disse, prendendomi per il braccio. — Devo raccontarti
qualcosa.
Mi condusse in un angolo del fumoir del Club.
— Avevi ragione. Cosa darei per non essere mai andato in quella casa!
— Alludi al fatto che... hai visto qualcosa? — domandai incuriosito.
— Ho visto ogni cosa — rispose rabbrividendo. — Dicono che si muore entro un anno...
— Mio caro, non essere così turbato — lo interruppi; mi addolorò molto vedere il totale cambiamento del capitano.
— Lascia che ti racconti, Fred.
Avvicinò la sua sedia alla mia e mi raccontò la sua storia, pressappoco in questi termini.
— Ti ricordi che il giorno che sono partito mi hai trattenuto sulla porta del Club a parlare; e io ero di corsa perché dovevo prendere il treno? Ad ogni modo, ce l’ho fatta. Ho trovato gli altri amici che mi aspettavano. C’erano Charlie Wells, i due Harford, il vecchio colonnello Riddell, che ha un tiro formidabile, due tipi della Guardia Nazionale, entrambi piuttosto corretti, uno era un certo Thompson, e l’altro avvocato, Henderson e il sottoscritto: in totale eravamo in otto. Abbiamo avuto un viaggio notevolmente vivace, come puoi bene immaginare, e abbiamo raggiunto Varley Grange di ottimo umore. Quella notte abbiamo tutti dormito come ghiri.
«L’indomani mattina siamo usciti a caccia dalle undici fino al tramonto, ed è stato il miglior giorno di caccia della mia vita, gli uccelli si muovevano a frotte nel vero senso della parola. Abbiamo preso quasi centotrenta coppie. Eravamo piuttosto stanchi quando abbiamo fatto ritorno a casa, e abbiamo reso onore all’eccellente pasto e al Pierre-Jouet di prim’ordine. Dopo la cena ci siamo riuniti nella sala d’ingresso a fumare. La sala d’ingresso è la caratteristica della casa. È grande e luminosa, rivestita per metà di vecchio e scuro legno di quercia, con il soffitto coperto da una volta in travi di legno di quercia intagliate. In fondo alla sala si stende una galleria, sulla quale si affacciava la porta della mia camera da letto, separata alle due estremità dal resto dei corridoi da una porta a vento.
«Be’, noi tutti ci siamo seduti lì a fumare e bere un bicchiere di brandy e soda e a chiacchierare, sai, come sono soliti fare gli uomini quando si ritrovano da soli, di sport di ogni genere, di caccia e di pesca al salmone; e ti assicuro che tutti noi non pensavamo altro che a un magnifico episodio di un’impresa rischiosa con il quale dare dei punti alle esperienze dell’ultimo oratore. Ricordo che stavamo ascoltando una lunga storia del vecchio colonnello, sulle sue esperienze tra i bisonti del Cachemire, quando tutto a un tratto uno di noi, non riesco a ricordare chi sia stato, ha lanciato una specie di urlo ed è balzato in piedi, dirigendosi verso la galleria alle nostre spalle. Ci siamo voltati tutti, e là... ti do la mia parola d’onore, Lester... alla ringhiera della galleria c’era un uomo che si sporgeva, e guardava verso il basso nella nostra direzione.
«L’abbiamo visto tutti quanti. Ognuno di noi. Ti ricordo che eravamo in otto. L’uomo è rimasto lì per buoni dieci secondi a guardarci con orribili occhi scintillanti. Aveva una lunga barba color bruno fulvo, e le sue mani, che erano incrociate davanti a lui, erano solo pelle e ossa. Tuttavia era il suo viso a essere così inspiegabilmente spaventoso. Era livido... il viso di un morto!»
— Com’era vestito?
— Non sono riuscito a vederlo. Indossava una sorta di mantello nero sulle spalle, penso, a ogni modo la parte inferiore della sua figura rimaneva nascosta dalla ringhiera. Be’, siamo rimasti tutti perfettamente muti per, come ho detto, dieci secondi; e poi la figura si è mossa, indietreggiando poco alla volta verso la porta alle sue spalle, che era aperta. Era la porta della mia camera da letto! Non appena è sparito siamo rinsaviti. Siamo corsi tutti alla scalinata e, come puoi bene immaginare, abbiamo perquisito tutta la casa, senza saltare nemmeno un angolo; e abbiamo passato al setaccio, in particolare, la mia camera da letto. Ma è stato tutto invano; non abbiamo trovato la benché minima traccia di un essere vivente. Come puoi immaginare, nessuno di noi ha dormito quella notte. Abbiamo acceso ogni candela e lampada su cui abbiamo potuto mettere mano e siamo rimasti alzati fino all’alba, ma non abbiamo visto nient’altro.
«L’indomani mattina, alla prima colazione, Henderson, che sembrava molto seccato dell’intera faccenda, ci ha implorato di non parlarne più. Ha detto che aveva saputo, prima di affittare la casa, che il posto era frequentato da fantasmi: ma, non credendo a storie così infantili, non aveva quasi prestato attenzione ai pettegolezzi. A ogni modo, non voleva che se ne parlasse, a causa della servitù, che è così facilmente impressionabile. Era più che certo, aveva detto, che la figura che avevamo visto la notte precedente era qualcuno mascherato con l’intento di tirarci un brutto scherzo, e ci aveva raccomandato di portare con noi le nostre armi cariche dopo la cena, ma, nel frattempo, di dimenticare la strabiliante apparizione per quel che potevamo.
«Noi, naturalmente, abbiamo subito acconsentito a fare come desiderava, sebbene io sia dell’opinione che nessuno di noi ha pensato per un solo minuto che esistesse una maschera in grado dì simulare il tremendo volto che noi tutti abbiamo visto così chiaramente. Ci sarebbero voluti un Hare o un Arthur Cecil, con tutti i congegni teatrali che conoscono solo questi due attori di talento, per ottenere un “trucco” simile sul viso: quello di un cadavere, nel vero senso della parola. Una persona di quel genere non poteva trovarsi tra di noi, davvero in casa, a nostra insaputa.
«Abbiamo trascorso un’altra buona giornata di caccia e poco alla volta l’aria fresca, l’esercizio, e l’eccitazione dello sport hanno cancellato dalla memoria di gran parte di noi il ricordo di quello che avevamo visto in qualche modo. Quella sera, dopo cena, abbiamo fatto la nostra apparizione nella sala d’ingresso con le pistole caricate accanto a noi; ma, sebbene io sia rimasto alzato fino a tarda notte e abbia spesso guardato verso la galleria in fondo alla sala, assolutamente nessuno ci ha disturbati quella notte.
«Sono trascorse altre due notti senza che comparisse il gentiluomo dalla barba color bruno fulvo. Così la buona compagnia, l’allegria e i fagiani ci avevano fatto quasi dimenticare l’accaduto.
«La terza notte eravamo seduti come di solito, con le nostre pipe e i nostri sigari; un piacevole bagliore del legno ardente del fuoco nel grande camino illuminava la vecchia sala, diffondendo un mite calore attorno a noi; quando all’improvviso ho avuto la sensazione che dalle mie spalle arrivasse una folata di freddo, un’aria gelida, come quella che si sente quando si scende in un sotterraneo o in una cantina fredda e umida.
«Un brivido mi ha attraversato da testa ai piedi. Prima ancora di vederlo sapevo che era lì.
«Si sporgeva dalla ringhiera della galleria e guardava in basso nella nostra direzione come aveva fatto la volta precedente. Non aveva cambiato comportamento, nessun mutamento nello sguardo fisso e maligno di quegli occhi ostili e inanimati; nessun movimento in quel viso bianco ed esangue. Di sotto, tra noi otto lì riuniti, cresceva il panico, il terrore. Otto forti, sani, istruiti inglesi del diciannovesimo secolo, eppure non mi vergogno a dirlo, paralizzati dalla paura. Infine uno di noi, che si era ripreso più velocemente degli altri, ha preso la sua pistola appoggiata sul sedile del largo camino, e ha sparato.
«La sala era piena di fumo, ma non appena si è alzato ciascuno di noi ha potuto vedere la figura del nostro ospite soprannaturale indietreggiare lentamente, come aveva fatto la volta precedente, verso la camera alle sue spalle, con una specie di ghigno sardonico e sdegnoso sul viso orribile e cadaverico.
«Il fatto del tutto singolare è che l’indomani mattina quattro di noi hanno ricevuto con la posta del mattino, così hanno dichiarato, importanti lettere che li invitavano a tornare in città con il primo treno! La madre di uno era ammalata, un altro doveva consultare il suo avvocato, mentre gli ultimi due erano richiamati in città da pressanti impegni che non potevano delegare a nessuno.
«Quel giorno siamo rimasti in casa solo in quattro: Wells, Bob Harford, il nostro padrone di casa e il sottoscritto. Una sorta di caparbia determinazione che non voleva vederci sopraffatti da una paura di quel genere ci aveva trattenuti in quella casa. La luce del mattino ci aveva riportato il buonsenso e l’innato coraggio. Riuscivamo a ridere sulle ultime notti di terrore mentre mangiavamo di gusto bacon e fagioli e bevevamo caffè caldo, durante la tardiva prima colazione nel piacevole soggiorno, e il sole penetrava allegramente attraverso le finestre dai vetri a rombi.
«— Deve essere una fissazione delle nostri menti — dissi.
«— Lo champagne del nostro padrone di casa — suggerì un altro.
«— Uno scherzo bene organizzato — opinò un terzo.
«— Vi dirò io cosa faremo — disse il nostro padrone di casa. — Ora che gli altri se ne sono andati, e suppongo che nessuno di noi creda a quelle elaborate ragioni di famiglia che li hanno inspiegabilmente allontanati di qui... noi quattro sederemo regolarmente notte dopo notte e osserveremo questa cosa, qualunque essa sia. Non credo nei fantasmi. A ogni modo, questa mattina mi sono dato la pena di uscire prima della colazione per incontrare il Pastore di questa parrocchia: un vecchio gentiluomo che conosce molto bene le tradizioni della zona; e da lui sono venuto a conoscenza dell’intera presunta storia del nostro amico dalla barba color bruno fulvo, che, se volete, vi racconto.
«Henderson ha quindi, proseguito raccontandoci la tradizione su Dennis Varley che ha ucciso la sorella, la monaca... una storia che non vi ripeterò, Lester, poiché vedo che la conoscete già.
«Il pastore gli aveva inoltre detto che talvolta nella medesima galleria veniva vista la figura della monaca assassinata, ma ciò accadeva molto di rado. Quando sia l’assassino che la sua vittima venivano visti insieme delle terribili disgrazie avrebbero di certo colpito lo sfortunato spettatore; e se compariva il viso della monaca, lo sfortunato testimone sarebbe morto nel giro di un anno.
«— Naturalmente — concluse il nostro padrone di casa — considero tutte queste storie delle vere e proprie sciocchezze. Allo stesso tempo, non posso evitare di pensare che esseri viventi, forse una banda di ladri o scassinatori, siano al lavoro, e che probabilmente saremmo in grado di portare alla luce un disonesto e organizzato sistema, attraverso il quale i malviventi, contando sulla credulità di coloro che hanno abitato nella casa, sono stati in grado di introdursi nella villa senza pericoli, tra passaggi segreti e stanze nascoste, saccheggiando così la casa senza essere scoperti e sospettati. Ora, tutti voi mi aiuterete a chiarire questo mistero?
«Noialtri abbiamo immediatamente promesso di aiutarlo. È sorprendente come ci sentivamo coraggiosi alle undici di mattina; quanto fegato e coraggio ciascuno di noi professava di avere; come scherzavamo sul vecchio con la barba, e quante battute lanciavamo nei confronti della monaca assassinata!
«Avrebbe dovuto farsi vedere più spesso se era così bella. Non c’era pericolo che si mostrasse a Bob Harford, era troppo brutto. Era Jack Darent il migliore del gruppo; sarebbe andata diritta da lui se solo avesse potuto, le donne gli erano sempre corso dietro, e così via, finché non siamo scoppiati tutti in una sonora e sincera risata per le nostre spiritosaggini. Erano le undici del mattino.
«Alle undici di sera avremmo potuto fornire un diverso resoconto dei nostri stati d’animo.
«Alle undici, in solenne silenzio e piuttosto scoraggiati, ciascuno ha preso il posto stabilitogli.
«Il piano d’azione era stato attentamente organizzato dal nostro padrone di casa. Ognuno di noi prendeva una posizione isolata e a una trentina di metri dal suo vicino, cosicché nessuna illusione ottica, come l’effetto del fuoco sul rivestimento in quercia, o il riflesso dello specchio circolare sul camino, potessero ingannare qualcuno di noi. Il nostro padrone di casa si mise al centro della sala d’ingresso, dalla parte opposta della galleria; Wells prese posto a meta della breve e diritta rampa di scala; Harford era in cima alle scale nella galleria stessa; io ero di fronte a lui all’estremità opposta. In questa maniera, semmai la figura, fantasma o ladro, fosse apparsa, doveva necessariamente trovarsi tra due di noi, ed essere vista da entrambe le parti, da destra e sinistra. Eravamo pronti a credere che uno di noi potesse essere ingannato dai suoi stati d’animo o dalla sua immaginazione, ma era chiaro che due persone non potessero vedere lo stesso oggetto da un differente punto di osservazione ed essere entrambe ingannate da un effetto della luce o da un’allucinazione ottica. Ognuno di noi era provvisto di una rivoltella carica, un bicchiere di brandy e soda e un numero sufficiente di pipe o sigari che gli durassero tutta la notte. Abbiamo preso i nostri posti alle undici precise e abbiamo aspettato.
«Dapprincipio noi quattro eravamo molto silenziosi e, come ho detto in precedenza, un poco scoraggiati; ma a mano a mano che le ore trascorrevano e non succedeva nulla abbiamo cominciato a rivolgerci la parola. Conversare, comunque, era piuttosto difficile. Tanto per cominciare dovevamo gridare; perlomeno noialtri che eravamo in galleria dovevamo urlare a Henderson, giù nella sala d’ingresso. Sebbene Harford e Wells potessero conversare facilmente, io, non essendo in grado di vedere quest’ultimo dall’estremità della galleria in cui mi trovavo, dovevo fargli pervenire le mie osservazioni passando attraverso la bocca di Harford, che si divertiva a falsare ogni mia osservazione intelligente; in aggiunta a tutto ciò esistevano impedimenti naturali al “flusso dell’anima”, elementi questi adatti a creare un tale frastuono senza che quella conversazione fosse resa un lavoro ancor più difficile.
«Non ricordo di avere mai vissuto una notte di questo genere in vita mia. La pioggia cadeva torrenziale; il vento ululava e urlava furioso tra gli alti comignoli e gli spogli olmi. Di tanto in tanto c’era la quiete, e poi, a più riprese, un lungo lamento turbinava intorno alla casa: sembrava in tutto e per tutto il grido di un essere umano in agonia. Bastò una notte a farci rabbrividire, e grazie al Cielo ci trovavamo sotto un tetto.
«Ciascuno di noi è rimasto seduto al proprio posto, ora dopo ora, ad ascoltare il vento e a conversare di tanto in tanto; ma a mano a mano che il tempo passava senza il minimo cambiamento percettibile, diventavamo sempre meno loquaci, e una sorta di depressione scendeva su di noi.
«Alla fine siamo ricaduti in un profondo silenzio; ma tutto a un tratto abbiamo sentito quella stessa folata d’aria gelida, del tutto simile a quella di un ossario, che avevamo sentito la volta precedente, e quasi simultaneamente un grido rauco uscì, dalla bocca di Henderson al centro della sala d’ingresso, e da quella di Wells a metà scalinata.
«Harford e io siamo balzati in piedi e pure noi lo abbiamo visto.
«Il morto stava salendo lentamente le scale. È passato in silenzio con una sorta di movimento calmo e furtivo, a pochi centimetri del povero Wells, che, bianco in viso per il terrore, arretrava verso il muro. Henderson salì precipitosamente le scale, all’inseguimento del morto, mentre Harford e io, su in galleria, indietreggiavamo a mano a mano che la figura si avvicinava.
«Passò in mezzo a noi.
«Abbiamo visto il luccichio dei suoi occhi privi di vista, la pelle raggrinzita sul viso avvizzito, la bocca che si ritirava come quella di un cadavere, sotto la sua barba color bruno fulvo. Abbiamo sentito la ventata d’aria fredda e mortale che lo accompagnava e la tremenda paura della sua presenza. Ah! Potrò mai dimenticare?»
Con un violento tremito Jack Darent affondò il viso nelle mani e per alcuni minuti apparve troppo sopraffatto per poter procedere.
— Mio caro, sei sicuro? — bisbigliai sgomento.
Darent sollevò il capo.
— Scusami, Lester; l’intera faccenda ha scosso i miei nervi e non riesco più a riprendermi. Ma non ti ho ancora raccontato la parte peggiore.
— Santo Cielo... c’è del peggio? — proruppi.
Il capitano Darent annuì.
— Non appena — continuò — questa orribile creatura è passata in mezzo a noi, Harford mi ha afferrato il braccio e ha fatto segno con il dito verso l’altra estremità della galleria.
«— Guardate — gridò con voce rauca — la monaca!
«Si vedevano i lunghi e morbidi vestiti bianchi e neri, il luccichio di un crocifisso appeso al collo, si udiva il suono stridulo del rosario intorno alla sua vita; ma il viso era coperto.
«Fui colto da una specie di disperazione. Con estremo sforzo mi imposi di dirigermi verso questa nuova apparizione.
«— Deve essere uno scherzo — dissi a me stesso, e provai quasi la tentazione di strappare i morbidi indumenti per vedere con i mici occhi chi e cosa fosse. Mi diressi verso la figura e mi fermai a mezzo metro da lei. La monaca ha alzato lentamente la testa... e, Lester... ho visto il suo volto!»
Seguì un momento di silenzio.
— A cosa assomigliava, Jack? — gli domandai tutto a un tratto.
Il capitano Darent scosse la testa.
— Non potrò mai dirlo ad anima viva.
— Era così orribile?
Annuì distrattamente e rabbrividì.
— E cosa è accaduto in seguito?
— Credo di essere svenuto. Non ricordo nient’altro dell’episodio. Il giorno seguente mi hanno portato alla casa parrocchiale. Ero rimasto così colpito dall’intera faccenda che stavo molto male. Non avrei più sopportato di rimanere in quella casa. Mi sono fermato lì tutta la giornata di ieri, e questa mattina ho fatto ritorno in città. Se solo avessi ascoltato il tuo consiglio, vecchio mio, e non fossi andato in quell’orribile casa.
— Avrei voluto che tu mi ascoltassi, Jack — risposi con fervore.
— Lo sai che morirò entro l’anno? — mi domandò all’improvviso.
Cercai di prenderla sullo scherzo.
— Mio caro, cerca di non prendere la faccenda così seriamente. Qualunque possa essere il significato di queste orribili apparizioni, le voci che circolano non sono altro che il frutto dell’immaginazione di qualche donna. Perché diavolo dovresti morire... proprio tu che fra tutti, hai una grande forza e una costituzione di ferro? Non hai affatto l’aria del moribondo!
— Ciononostante io morirò. Non posso rivelarti il motivo della mia certezza... ma so che sarà così — replicò a bassa voce. — E Harford sarà colpito da qualche terribile disgrazia; gli altri due non l’hanno mai vista... siamo lui e io a essere i destinati.

* * *

Passò un anno. La scorsa estate nell’alta società risonava il racconto delle disgrazie del povero Bob Harford. La ragazza con la quale era fidanzato, e alla quale era legato fedelmente, giovane, bella e ricca, era scappata la vigilia delle nozze con un signorotto di campagna ubriaco e imbroglione che era stato espulso per sempre dai molti club e allontanato per anni da ogni uomo rispettabile della città; che si distingueva solamente per il suo bel viso e i suoi modi di fare affascinanti e che a forza di farne sfoggio era riuscito a conquistare il cuore volubile dell’amata fidanzata del povero Bob. Quanto a Harford, vendette tutto e scappò nelle foreste del Canada, e non si sa più niente di lui d’allora.
E cosa ne è di Jack Darent? Povero, il bel Jack, con la sua alta statura, il suo viso allegro e felice, e i bei occhi azzurri che avevano conquistato il cuore di Bella Lester! Ahimè! Nel lontano Sudafrica, il povero Jack Darent giace in una tomba senza nome... trafitto dalla zagaglia di uno zulù sulla fatale piana di Isandula!
E Bella va in giro in abiti di zibellino, con occhi pesanti e prostrata dal dolore. Una vedova nel cuore, e non di nome.

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