Ciboure [Pirenei baschi] 7-III-1875 - Parigi 28-XII-1937
Portato ancora lattante a Parigi, iniziò assai presto a studiare pianoforte e nel 1889 entrò al Conservatorio dove studiò tra gli altri con Gedalge e Fauré. Non riesce a vincere il primo Prix de Rome, ma si impone ben presto all'attenzione del pubblico con la novità delle sue composizioni. Nel 1909 fonda con Fauré, Schmitt e altri la Société Musicale Indépendante per la diffusione della musica contemporanea e dal 1910 al '14 svolge anche attività di critico musicale. Si arruola nel 1915 ma due anni dopo viene riformato e da allora si dedica instancabilmente alla composizione, considerato, dopo la morte di Debussy, il maggior compositore francese vivente.
Viaggia molto in Europa e in America, dove nel 1928 tiene un'ampia tournée come pianista e direttore d'orchestra. Nel 1932 è vittima di un incidente automobilistico che inciderà gravemente sulla sua salute, e nel 1933 si manifestano i primi sintomi della malattia cerebrale che lo porterà alla tomba. Tenta di curarsi con viaggi in Svizzera, Spagna e Marocco, ma il 19 dicembre del 1937 deve sottoporsi a un'operazione al cervello: invano, poiché si spegnerà nove giorni dopo.
Ravel ebbe una notevolissima importanza come armonista. Senza mai abbandonare neppure per un istante l'ancoramento tonale, arricchisce l'armonia con l'aggiunta di cromatismi, di appoggiature, ritardi, dissonanze di ogni sorta che contribuiscono in larga parte al sapore particolare della sua
musica. Anche in questo egli rivelò un gusto piuttosto decadente, nel senso che non aspirò a un rinnovamento radicale del linguaggio ma si adattò a quello trasmessogli da Fauré, limitandosi ad arricchirlo e a renderlo più piacevole sul piano del gusto. In Ravel non bisogna certo ricercare l'innovatore, il creatore prepotente di forme e di concezioni nuove: egli dà il meglio di sé nel quadretto di genere, nella breve registrazione pianistica, e anche nei pezzi orchestrali la compattezza della struttura formale tende a disperdersi nell'interesse del particolare, nell'affascinante risultato del dettaglio timbrico, armonico o melodico. Ravel è uno dei maggiori rappresentanti della decadenza musicale del nostro secolo: conscio dei suoi limiti, egli vi ha trovato una dimensione espressiva che è spontanea e sincera e fa di lui un artista comunicativo, ricco di momenti delicati e penetranti.
Bolero (1928)
Scritto su richiesta di Ida Rubinstein, la celebre ballerina, il Bolero era inizialmente destinato alla danza: ma questa popolarissima tra le composizioni di Ravel è rimasta in repertorio soprattutto come pezzo da concerto, e la mancanza della scena non gli fa perdere nulla del suo fascino
segreto che non cessa di prendere l'ascoltatore ad ogni nuova audizione. Il bolero è un ritmo di danza spagnolo nato a fine '700 ed entrato nella musica d'arte con Weber, Chopin e numerosi altri autori del secolo scorso. Ravel ne colse l'essenza ritmica, servendosene per creare uno dei pezzi più sconcertanti
che la storia della musica conosca. Come disse lo stesso autore infatti, qui "non c'è forma propriamente detta, non c'è sviluppo, non c'è o non c'è quasi modulazione": tutta la partitura si basa su una melodia di trentadue battute (divisa in due frasi distinte) che inizia in pianissimo col flauto solo sul ritmo
impercettibile ma sempre pulsante dei tamburi per passare poi a strumenti o a gruppi di strumenti sempre diversi in un crescendo inarrestabile che arriva a una vera e propria ossessione sonora, a un'allucinante tensione melodica e ritmica, fino ad esplodere poco prima della fine in una liberatrice modulazione
al mi maggiore, che allenta l'insopportabile tensione ritornando infine, per concludere, all'originale tonalità di do maggiore.
L'organico impiegato è quello della normale orchestra sinfonica: si osservi però la presenza di un oboe d'amore, di ben tre saxofoni e di un gong.
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