venerdì 12 dicembre 2025

Sherlock Holmes


Gran Bretagna, 1887 / Arthur Conan Doyle

Nato il 6 gennaio del 1854 (è un Capricorno con ascendente Scorpione), Sherlock Holmes è ancora oggi uno dei detective letterari più noti se non addirittura "il" detective per antonomasia. «Eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, dev'essere la verità» è una delle sue frasi celebri. E ancora: «Dicono che il genio consiste in un'illimitata capacità di curare i particolari. È una pessima definizione, ma si applica al lavoro dell'investigatore». 



Dopo aver risolto il suo primo "caso" quando era ancora studente a Oxford (uno studio in rosso), a 27 anni incontra il dottor Watson, suo futuro amico e biografo, e vanno a vivere insieme, per risparmiare sull'affitto, al 221-B di Baker Street, a Londra, dove ancora oggi molti fan continuano a scrivergli e dove da qualche anno c'è la sua casa-museo.



Alto e magro, dal volto «affilato, vivace, incorniciato dai copri orecchi del suo berretto da viaggio» e dalle lunghe mani «sensitive e nervose», Sherlock Holmes è molto suscettibile e capace di fanciulleschi entusiasmi, è dotato di una notevole intelligenza analitica (interessandosi più al particolare che al tutto) e gli piace stupire e meravigliare grazie al suo eloquio brillante e alla sua logica implacabile. Il suo maggior difetto, «Se pur difetto può chiamarsi, fu sempre una e trema ripugnanza a comunicare i propri progetti agli altri prima che il momento dell'azione fosse venuto». Riserbo «che va in parte attribuito al suo carattere dominatore, poco proclive ad ascoltare osservazioni o consigli, nonché a una certa passione per i colpi di scena stupefacenti e improvvisi dalla quale non aveva mai saputo liberarsi».



A parlare così di Sherlock Holmes è naturalmente il dottor Watson, che in un 'altra occasione così descrive il suo ineffabile amico: «Il suo fisico, di per se stesso, era tale da attirare l'attenzione dell'osservatore più superficiale. La statura di Holmes superava il metro e ottanta, era tanto magro da parere più alto. Aveva gli occhi acuti e penetranti, salvo in quei periodi di torpore di cui ho fatto cenno; il naso affilato e un poco adunco conferiva alla sua faccia un'espressione vigilante e decisa. Anche il mento, quadrato e pronunciato denotava in lui una salda volontà. Aveva le mani sempre macchiate d'inchiostro e di sostanze chimiche, eppure possedeva una straordinaria delicatezza di tatto, come avevo osservato vedendolo
manipolare i suoi fragili strumenti».



Dopo diversi giorni di convivenza e di studio sul suo nuovo coinquilino, il dottor Watson scopre che Sherlock Holmes è uno strano miscuglio di straordinaria sapienza e di ignoranza totale. Prova a elencare queste cognizioni - «l. Letteratura: zero; 2. Filosofia: zero; 3. Astronomia: zero; 4. Politica: scarse; 5. Botanica: variabili. Conosce a fondo caratteristiche e applicazioni della belladonna, dell'oppio e dei veleni in generale. Non sa nulla di giardinaggio e di orticultura; 6. Geologia: pratiche ma limitate. Riconosce a prima vista le diverse qualità di terra. Dopo una passeggiata, mi ha mostrato certe macchie sui suoi pantaloni indicando,
in base al loro colore e alla loro consistenza, in qual parte di Londra avesse raccolto il fango dell'una o dell'altra; 7. Chimica: profonde; 8. Anatomia: esatte, ma poco sistematiche; 9. Letteratura sensazionale: illimitate. A quanto pare, conosce i particolari di tutti gli orrori perpetrati nel nostro secolo ; 10. Suona bene il violino; 11. E abilissimo nel pugilato e nella scherma; 12. È dotato di buone nozioni pratiche in fatto di legge inglese» -, ma poi, scoraggiato, decide di lasciar perdere,
dato che non riesce a trarre nessuna considerazione da dati così contrastanti, e butta la sua lista nel fuoco.



Nonostante gli avesse dato la fama e una certa agiatezza economica, non tutti sanno che Arthur Conan Doyle non amava Sherlock Holmes e nell'aprile del 1893 decise addirittura di farlo morire. «Sono a metà dell'ultimo racconto di Sherlock Holmes - scrisse alla madre,- al termine del quale il gentiluomo scompare per non tornare mai più. Sono stufo anche solo di sentirlo nominare». E così, mentre
lotta con il professor James Moriarty nei pressi delle cascate di Reichenbach, in Svizzera, Arthur Conan Doyle lo fa piombare in un precipizio.



«Non l'avesse mai fatto! - ha ricordato Alberto Tedeschi nell'introduzione a un Omnibus Mondadori. - La reazione del pubblico è unanime, violenta, e l'autore viene subissato da una valanga di lettere di protesta, alcune delle quali lo ingiuriano, accusandolo di 'assassinio'. Cedendo alla pressione popolare, Conan
Doyle pubblica, nel 1902, il suo terzo romanzo, Il mastino dei Baskerville, la cui vicenda, come spiega il narratore Watson, è precedente all'episodio in cui Sherlock Holmes 'ha trovato la morte'. Ma il ripiego non è sufficiente e, ben presto, l'autore è costretto a rivelare che Sherlock Holmes è vivo e vegeto. È uscito miracolosamente incolume dall'avventura in cui 'si credeva che fo se morto'». 



Così le sue imprese continuano con altri romanzi e altri racconti. Tra le numerose versioni teatrali con questo personaggio meritano di essere ricordate almeno Under the dock (1893), recitata in Gran Bretagna da C.H.E. Brookfield, e Sherlock
Holmes (1897), recitata negli Stati Uniti da William Gillette.
Tra i numerosissimi attori che hanno interpretato sullo schermo il detective creato da Arthur Conan Doyle possiamo ricordare John Barrymore, Basil Rathbone
(protagonista anche di un lungo serial televisivo), Christopher Lee, John Neville (in Notti di terrore del 1965, Sherlock Holmes incontra Jack lo Squartatore) e Nicol
Williamson (in Sherlock Holmes: soluzione sette per cento, del 1976, il celebre detective incontra Sigmund Freud).



Raccontate in numerose versioni teatrali, cinematografiche, radiofoniche e televisive, le sue avventure hanno naturalmente ispirato più o meno direttamente anche diversi fumetti. Tra i più interessanti possiamo ricordare una serie di Edith
Meiser e Frank Giacoia negli anni Cinquanta, una di William Barry negli anni Settanta e una di Giancarlo Berardi e Giorgio Trevisan pubblicata su L'Eternauta nel 1986. Numerose anche le versioni umoristiche e satiriche.



Può essere infine curioso ricordare che non solo Sherlock Holmes è uno degli investigatori privati più conosciuti della letteratura poliziesca, ma è addirittura protagonista di racconti e romanzi di molti altri autori. Da John Dickson Carr (Il dossier Conk Singleton) a Esther L. Nasch (L'innamorata di Sherlock), da Ellery Queen (Uno studio in nero) a Nicholas Meyer (La soluzione sette per cento) ad
Alexis Lecaye (Marx e Sherlock Holmes e Einstein e Sherlock Holmes).
Il mito di Sherlock Holmes non conosce limiti. Tanto che Isaac Asimov ha curato un'antologia di racconti di fantascienza, Sherlock Holmes nel tempo e nello
spazio, pubblicata da Mondadori nel 1990, dove lo spirito del popolarissimo
detective si incarna di volta in volta in animali, robot, extraterrestri e così via.



Sempre a titolo di curiosità citiamo anche una serie televisiva americana, Holmes
and Yoyo, una situation comedy andata in onda nel 1976, con un agente investigativo della polizia di Los Angeles, il sergente Alexander Holmes (Richard B. Sbull) e il suo compagno Yoyo (John Schuck), un robot dall'aspetto umano dotato di un cervello (elettronico) analitico all'ennesima potenza. 

Ovviamente ometto di ricordare tutti i film e le fiction degli ultimi trenta anni, ma che ognuno di noi conosce bene.

  

Nessun commento:

Posta un commento