(Siegendorf, 25 September 1902 – Eisenstadt, 14 November 2005)
Musicista longevo, spentosi alla veneranda età di 103 anni, Jenö Takács incorpora nella sua musica elementi nazionalistici dell’Austria e dell’Ungheria, recepisce inoltre, viaggiando per quasi tutta la sua vita, idee e impressioni di altri paesi, quali Egitto, Filippine, Giappone e Cina. Compositore prolifico, è conosciuto soprattutto come valente insegnante di pianoforte e attraverso le sue pubblicazioni didattiche.
Jenö Takács nasce nel piccolo villaggio di Siegendorf, a sud di Vienna, ungherese (Cinfalva) fino al 1921. Ancor prima dei vent’anni è già attivo come pianista eseguendo concerti in Germania, Ungheria e Jugoslavia. Le sue prime composizioni risentono dell’impressionismo francese. Tra il 1921 e il 1926 Jenö Takács risiede a Vienna dove completa la sua formazione all’Accademia di Musica e Arti drammatiche, allievo di Joseph Marx per la composizione e di Paul Weingarten per il pianoforte; all’Università studia con Guido Adler, il padre della musicologia moderna.
Nel 1927 Jenö Takács si reca in Egitto per insegnare pianoforte al Conservatorio del Cairo; vi rimane cinque anni che impiega anche nelle ricerche sulla musica araba. Si trasferisce poi a Manila, dove per due anni insegna pianoforte e composizione all’Università delle Filippine; nel contempo programma una serie di concerti in Cina, Giappone e Hong Kong. Jenö Takács ritorna al Cairo nel 1934, poi, nel 1938, si stabilisce in Austria. In reazione alla politica culturale nazista, Takács si trasferisce in Ungheria rinunciando alla cittadinanza austriaca. Nel 1942 ottiene la nomina a direttore del Conservatorio di Pécs; nel 1948 fugge dalla dittatura comunista e si trasferisce a Grundlsee in Stiria. Dal 1949 Jenö Takács si divide tra Europa e Stati Uniti effettuando concerti e insegnando; nel 1952 gli viene offerta la cattedra di pianoforte e composizione presso l’Università di Cincinnati in Ohio. Messo in pensione nel 1970, Jenö Takács ritorna a Siegendorf rimanendovi per il resto della sua vita.
La sua lunga attività compositiva mette in luce una sorprendente pluralità stilistica. I primi lavori di Jenö Takács sono ricchi di colori impressionistici e mostrano l’influenza della musica folcloristica ungherese; le ricerche sulla musica arabo-egiziana e sulla musica popolare filippina ispirano molte composizioni di quel periodo, come, ad esempio, la Suite Araba per due pianoforti Op. 15 (1929) e Goumbri per violino e pianoforte Op. 20 (1931). Negli anni ’40 Jenö Takács prende spunto da melodie e danze antiche ungheresi rielaborandole per essere eseguite con strumenti moderni; dopo il 1949 ritorna a forme classiche scrivendo numerose Partite e Toccate. La musica degli ultimi anni è praticamente una sintesi di elementi dei periodi precedenti.
Negli anni '60 Takács si allontanò ulteriormente dalla tonalità tradizionale e mostrò un interesse più pronunciato per i metodi dell'allora avanguardia: Dialoghi per violino e chitarra, Op. 77 (1963), includono effetti sonori e segni di espressione non musicale; Saggi in Suono per clarinetto e pianoforte, Op. 84 (1967), contiene cluster ed elementi indeterminati. Ma non perse mai di vista il fatto che la musica deve coinvolgere il suo pubblico e, anche durante i suoi periodi più avventurosi, scriveva musica con un appello molto diretto, e compose nuovamente arrangiamenti di musica popolare e folk antica, ad esempio Serenata su Antiche Danze Contadine di Graz per orchestra, Op. 83 (1966), orchestrata per una varietà di forze per garantire un massimo di esecuzioni. Durante questo periodo compose anche opere pedagogiche.
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