venerdì 29 aprile 2022

La città degli angeli


La città degli angeli, Stati Uniti, 1976 / Stephen J . Cannel e Philip Deguerre

Ispirata al film Chinatown, diretto nel 1974 da Roman Polanski e interpretato da Jack Nicholson e Faye Dunaway, che ottenne una decina di nominations e un unico
Oscar, assegnato allo sceneggiatore Robert Towne, questa serie è ambientata a Los Angeles a metà degli anni Trenta. Sono gli anni della Grande depressione, e crimine e corruzione sono all'ordine del giorno, tanto che la città ha davvero bisogno di angeli custodi come l'eccentrico investigatore privato Jake Ayminster (Wayne Rogers, proveniente da Mash), coadiuvato dalla fedele segretaria Marsha (Elaine Joyce), dall'avvocato Michael Brimm (Philip Sterling) e dal tenente Murray Quint (Clifton James).



Elegantissimo (non solo dispone di un guardaroba invidiabile, ma cura anche scarpe, cravatte e altri particolari), Jake Ayminster è un vero duro, simpatico e ironico quanto basta.


Peccato che le storie risultassero spesso un po' deboli, dato che i produttori dedicavano maggiore attenzione alla ricostruzione del periodo storico (automobili, cartelli stradali, abbigliamento, telefoni e così via) che alle trame. I tredici telefilm da 50 minuti di Cify of Angels sono andati in onda negli Stati Uniti dal 3 febbraio al 10 agosto 1976.

Levko Mykolaiovych Revutsky


(Irzhavets' 20 February 1889 – Kiev 30 March 1977)

Compositore ucraino, Levko Revutsky lascia un importante, significativo contributo alla musica nazionalista; nel solco tracciato dall’etno-musicologo Mykola Lysenko, tende alla valorizzazione della musica tradizionale della sua terra sia con l’attività d’insegnante, sia con i suoi arrangiamenti, più di un centinaio, di motivi popolari originali.

Levko Revutsky nasce a Irzhavets, Governatorato di Poltava, in una famiglia che gestisce una scuola rurale; la sua predisposizione per la musica viene assecondata dai genitori e sua madre è la sua prima insegnante di pianoforte. All’età di 10 anni Revutsky è già un bravo improvvisatore alla tastiera tanto essere soprannominato “Diapason”. Studia Giurisprudenza all’Università di Kiev e contemporaneamente completa la sua formazione musicale al Conservatorio, diplomandosi nel 1916; è allievo di Mykola Lysenko, Hryhorii Liubomyrsky, Hryhorii Khodorovsky e Reinhold Glière.
Lev Revutsky insegna teoria musicale e composizione all’Istituto “Lysenko” di Kiev poi, alla sua chiusura nel 1934, passa al Conservatorio. Nel corso degli anni ’30 la sua attività di compositore è sempre più intensa, successivamente si dedica alla revisione di lavori precedenti, alle pubblicazioni didattiche e al coordinamento di una edizione completa delle opere di Lysenko; nel decennio 1958-68 è uno dei redattori dell’opera in diciassette volumi Ukraïns’ka radians’ka entsyklopediia.
In occasione del suo ottantesimo compleanno è insignito del titolo di “Eroe del lavoro socialista”.


Levko Revutsky è autore di composizioni per orchestra, per il pianoforte e moltissimi pezzi vocali, originali e arrangiamenti di canzoni folk con accompagnamento di pianoforte; molte opere le ha riviste specialmente per raffinare il colore orchestrale. La seconda sinfonia e il concerto per pianoforte in fa maggiore sono ritenuti i suoi lavori maggiormente rappresentativi.

L'eredità creativa di Revutsky è l'eredità originale nel mondo della musica nazionale, specificatamente selezionata dal background generale della cultura artistica dalla bellezza armonica unica. Standard melodici insuperabili grazie a un'originale combinazione di approccio vivido individuale con intonazione-armonica e strutture ritmiche di canzoni e pensieri lirici popolari e lamenti. L'aspirazione insuperabile di mostrare la propria arte a un livello dei migliori standard europei e classici mondiali, contraddistingue la calligrafia creativa di un grande maestro in tutte le sue imprese. La sua creazione è una profonda ri-comprensione, rivendicazione successiva di ideali artistici.


La prima edizione della sinfonia fu completata nel 1927 e presentata al concorso All-Ukrainian Leontovich Society in occasione del decimo anniversario della "Rivoluzione d'Ottobre". La sinfonia ha condiviso il primo posto con "Fantasy on ucraino" di B. Lyatoshynsky. Secondo i musicologi, la sinfonia combina tendenze come "ucrainizzazione" ed "europeizzazione" e nel tempo è stata riconosciuta come la prima opera nazionale nel genere sinfonico.

Nel 1940 Revutsky eseguì la seconda edizione della sinfonia. Per questa edizione ricevette il Premio di Stato dell'URSS nel 1941. Nel dopoguerra, la seconda Sinfonia di Revutsky fu eseguita in URSS esclusivamente nella seconda edizione, mentre la prima fu considerata perduta per molto tempo. Solo nel 2020 la prima edizione della sinfonia è stata trovata negli archivi della Filarmonica di Leopoli. Nel 2020, la prima edizione della Sinfonia è stata ripubblicata dalla casa editrice "Musical Ukraine" e si è esibita per la prima volta dopo una lunga pausa a Kiev il 22 settembre 2020.

La sinfonia si compone di tre parti. Tutte le parti sono liriche, diverse per generi, immagini e stati d'animo. Il tema principale della prima parte è la canzone primaverile "Oh, spring, vesnitsa", registrata dal compositore nel suo villaggio natale di Irzhavets.


mercoledì 27 aprile 2022

Akira Ifukube


(Kushiro, 31 maggio 1914 – Tokyo, 8 febbraio 2006)

Noto per aver scritto alcune colonne sonore passate alla storia, in particolare quelle di Godzilla. Nato, appunto, il 31 maggio 1914 a Kushiro, nella prefettura dell’Hokkaido, in una famiglia che traccia le sue origini nel VII secolo, sviluppò fin da giovanissimo la passione per la musica, in particolare nei confronti della musica Ainu, dal nome di una popolazione che abita le regioni settentrionali del Giappone. Ma fu all’età di 14 anni che decise di diventare un compositore, quando alla radio sentì per la prima volta La sagra della primavera di Stravinskij, subendo anche l’influenza di compositori come Manuel de Falla e George Copeland.

Formatosi da autodidatta e relegando la composizione al tempo libero, Akira studiò scienze forestali all’Università imperiale di Sapporo e iniziò a lavorare poi come perito forestale nella lavorazione del legno, impiego che tenne fino a dopo la Seconda guerra mondiale, ritirandosi per via di un’eccessiva esposizione alle radiazioni. Nel frattempo, a partire dalla fine degli anni ’30, aveva rese pubbliche delle composizioni, come Piano Suite e Japanese Rhapsody, che ottennero subito riconoscimenti nazionali e internazionali. Fu, però, dal 1946 che abbracciò completamente la carriera musicale, insegnando alla Tokyo University of the Arts e componendo la sua prima colonna sonora, quella del film Le montagne d’argento (1947).


Fu la prima di oltre 250 colonne sonore realizzate durante la sua vita, ma l’apice lo raggiunse soprattutto nel 1954 con la soundtrack divenuta immortale del film Godzilla di Ishirō Honda, incorporando anche il mitico ruggito del mostro acquatico (che realizzò con un guanto coperto di resina passato sulle corde di un contrabbasso). Oltre ai sequel di quella saga, si distinse anche per le colonne sonore di titoli come L’arpa birmana, Frankenstein alla conquista della Terra e molti altri. L’ultima che gli è stata attribuita in ordine di tempo è quella di Shin Godzilla del 2016, che utilizza sue musiche di repertorio proprio nell’anno in cui è morto all’età di 91 anni. Nella sua carriera Akira contribuì alla formazione di una nuova generazione di musicisti, come Toshiro Mayuzumi, Teizo Matsumura, Kaoru Wada, e molti altri.


Questo è il primo lavoro orchestrale di Ifukube. Nella tarda adolescenza, progettò questo lavoro come un concerto per violino solista e orchestra di percussioni. Ma dal momento che il suo amico di penna direttore d'orchestra che vive negli Stati Uniti, Fabien Sevitzky (nipote di Sergei Koussevizky), ha richiesto un nuovo lavoro orchestrale, Ifukube ha cambiato il suo concetto iniziale e ha iniziato a comporre un'opera in tre movimenti per un'intera orchestra (legni in - alti) utilizzando 9 percussionisti.
Durante questo periodo, sono stati annunciati i requisiti per la domanda per il Premio Tcherepnin e Ifukube ha deciso di utilizzare questo lavoro come pezzo di ingresso. Dopo il suo completamento nel 1935, la partitura fu inviata sia a Sevitzky che a Tcherepnin. (Tuttavia, rispettando il limite di tempo di esecuzione indicato nelle regole di iscrizione del premio, il primo movimento dell'originale è stato tagliato). Di conseguenza, "Japanese Rhapsody" vinse il primo premio del Tcherepnin Award e nel 1936 fu eseguito per la prima volta dalla Boston People's Symphony Orchestra diretta da Sevitzky. Successivamente anche il lavoro fu eseguito in vari luoghi in Europa e negli Stati Uniti, portando Ifukube il suo primo successo internazionale. I giudici del Premio Tcherepnin erano A. Roussel, A. Honegger, J. Ibert, A. Tansman, T. Harsányi, P.O. Ferroud, H. Gil-Marchex e H. Prunière.
L'opera si compone di due parti: "Nocturne" e "Fête".

Il primo movimento, "Nocturne", è un tema di canto rustico presentato da un assolo di viola ed è accompagnato dall'ostinato ritmico degli strumenti a percussione, che viene suonato continuamente. Dopo la sezione centrale che esprime la densa oscurità e solitudine della notte, riappare il tema della prima canzone.

Il secondo movimento, "Fête", sostiene l'atmosfera di un festival chiassoso. Al momento della valutazione del Tcherepnin Award, Roussel descrisse questo movimento come "meraviglioso, ma le percussioni sono troppo forti" e si dice che Ifukube spiegò a Tcherepnin, che aveva trasmesso il commento precedente, "Questo movimento ha semplicemente le percussioni come dominante e ad esso si unisce l'accompagnamento melodico dell'orchestra." In altre parole, il punto principale di questo movimento non è la modellazione organica dell'incantevole melodia popolare suonata ripetutamente, ma più il massimo rilascio della vitalità ritmica da parte delle percussioni, usando quelle melodie rigorosamente come decorazione.

Questo lavoro è dedicato a Sevitzky, il primo direttore d'orchestra.
 

lunedì 25 aprile 2022

Julie Ann Giroux


(Fairhaven 12 dicembre 1961)

Julie Ann Giroux ha iniziato a suonare il pianoforte in tenera età e all'età di 8 anni ha iniziato a comporre. Ha composto il suo primo lavoro per banda da concerto in terza media all'età di 13 anni. Ha frequentato la Ouachita Parish High School di Monroe, in Louisiana, dove si è diplomata nel 1979. Ha suonato il corno francese nelle bande scolastiche e ha suonato il piano per il coro per tutto il tempo comporre vari tipi di musica, comprese opere per pianoforte, opere per banda, opere strumentali soliste e opere vocali. Julie Giroux ha frequentato la Louisiana State University ottenendo una laurea in performance musicale. Nello stesso periodo iniziò anche a comporre commercialmente. Nel 1981 pubblica il suo primo lavoro per band. Letteralmente giorni dopo la laurea, Julie Giroux ha avuto l'opportunità di organizzare e condurre diversi arrangiamenti per una trasmissione ESPN in diretta per il National Sportsfest tenutosi a Baton Rouge, in Louisiana. Anche il compositore Bill Conti era stato assunto per comporre e dirigere musica per lo stesso evento. 

Poco dopo, il signor Conti ha invitato Julie Giroux a Hollywood per lavorare alla miniserie "North and South". Julie Giroux ha continuato a comporre e orchestrare musica per molti programmi televisivi e film e ha ricevuto la sua prima di tre nomination agli Emmy nel 1989-1990. Nel 1991-1992, Julie Giroux ha vinto un Emmy Award per "Outstanding Individual Achievement in Music Direction" per la 64a edizione degli Academy Awards, ABC. È membro dell'American Bandmasters Association e dell'American Society of Composers, Authors, and Publishers (ASCAP). Tra le sue opere principali, molti brani per banda e ensemble di fiati, e diverse opere per orchestra: «Moorish Piano Concerto» (1988), « Fort McHenry Suite », « Arcus IX », « La Mezquita de Cordoba ».

A. Pete Giroux, mio ​​padre è morto nel 1988 all'età di 51 anni. Mia madre Jeannie aveva 47 anni, mio ​​fratello Peter 25 e io 27. Eravamo tutti troppo giovani. Alcuni giorni dopo sprofondai in una grave depressione, mi chiusi in casa e mi componevo per 4 giorni e 3 notti senza fermarmi per mangiare o dormire. Il risultato è stato il mio 2° Concerto per pianoforte e orchestra in 4 movimenti della durata di 45 minuti. È stato il mio tributo e addio per lui pieno di rabbia, negazione, amore e dolore.

Negli anni che seguirono, occasionalmente suonavo la parte del pianoforte, ma anche solo ascoltarla era emotivamente travolgente. Ora, 20 anni dopo, ho potuto vedere e lavorare con il pezzo, scrivendone una piccola parte (per lo più dal 1° Movimento) per Concert Band con l'aggiunta di nuovo materiale. Mio padre è stato di stanza per un breve periodo in Spagna mentre era nell'USAF e ha sempre parlato di quanto lo amasse lì, specialmente la musica, motivo per cui questo pezzo è di natura spagnola.

"Verso la fine del lavoro nella cadenza, il pianoforte suona finalmente la vera melodia, il tema su cui si basa l'intero lavoro per la prima e unica volta. Musicalmente afferma: "Mi manchi e ti amo. "

venerdì 22 aprile 2022

Città controluce


Città controluce, Stati Uniti, 1958 / L . Sterling Silliphant

Introdotta da una frase diventata famosa («Ci sono otto milioni di storie nella città controluce; questa è una di queste»). Città controluce, una delle migliori serie poliziesche americane degli anni Cinquanta, era interamente girata a New York e direttamente ispirata all'omonimo film di Mark Helhnger, Naked City (1948).



Raccontava storie piccole e grandi: dal delitto inspiegabile al caso umano, dalla rapina sanguinosa al tentato suicidio. Tra gli interpreti spiccavano James Franciscus nei panni del detective Jim Halloran, John Mcinire in quelli del tenente
Dan Muldoon, il suo diretto superiore (in seguito sostituito da Horace McMahon come tenente Mike Parker) e Harry Bellaver in quelli del sergente Frank Arcare, mentre tra i numerosissimi ospiti di singoli episodi possiamo ricordare Walter
Matthau, Peter Falk, Gene Hawkman, James Coburn, Abbe Lane, George Segai e George C. Scott.



Considerata una pietra miliare della produzione televisiva americana, questa serie con episodi dai titoli pazzeschi (ecco qualche esempio: La termite ben vestita. Il giorno che quasi affondò l'isola. La notte in cui il santo perse l'aureola. Lasciami morire prima di svegliarmi...) è andata in onda dal 30 settembre 1958 al 29 settembre 1959, con episodi da 25 minuti, e, dopo una stagione di assenza, dal 12 ottobre 1960 all'11 settembre 1963 con episodi da 50 minuti.


Naked City, questo il titolo originale della popolare serie, è tornata sul piccolo schermo alla fine degli anni Sessanta. Accanto a Harry Bellaver e a Horace McMahon troviamo questa volta Paul Burke nei panni del detective Adam Flint e Nancy Malone in quella della sua ragazza, mentre tra le stelle ospiti figurano attori famosi come Robert Redford, Dustin Hoffman, Peter Fonda e John Voight.


Antonio Lucio Vivaldi


(Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741)

Sacerdote, pur non potendo celebrare la messa per motivi di salute, era detto "il Prete rosso" per il colore dei capelli. Fu uno dei violinisti più virtuosi del suo tempo e uno dei più grandi compositori di musica barocca. Considerato il più importante, influente e originale musicista italiano della sua epoca, Vivaldi contribuì significativamente allo sviluppo del concerto, soprattutto solistico (un genere iniziato da Giuseppe Torelli), e della tecnica del violino e dell'orchestrazione. Non trascurò inoltre l'opera in musica e la sua opera compositiva vastissima comprende inoltre numerosi concerti, sonate e brani di musica sacra.

Gianbattista Vivaldi, violinista e padre di Antonio Vivaldi, lo introdusse nel mondo della musica. Nel 1704, quando aveva 25 anni, fu ordinato sacerdote ma non ha mai lasciato la sua vera vocazione: la musica. In questo stesso anno, ha iniziato a lavorare presso l’ “Ospedale della Pietá”, un Conservatorio per ragazze orfane, dove ha lavorato come direttore musicale fino al 1740. Oltre a dedicare il suo tempo all’insegnamento, ha composto una grande parte del suo lavoro durante questo periodo, compresa la sua opera più conosciuta: Le quattro stagioni.
“Il prete rosso” ha trascorso la fine della sua vita componendo lavori per la nobiltà e le Case Reali di tutta Europa.
Morì in Austria il 28 luglio 1741 a 63 anni di età a causa di un’infezione, nel periodo in cui lavorava alla corte di Carlo VI a Vienna.
Il violino è stato al centro delle sue composizioni in più di 770 opere. Dei suoi concerti, 221 sono per un violino solista e orchestra. Ha anche composto per una varietà di strumenti solisti, tra cui flauto, clarinetto, tromba e mandolino.

Antonio Vivaldi è stato uno dei compositori di maggior successo dell'era barocca, noto soprattutto per i suoi iconici concerti per violino, Le quattro stagioni. L'Estro Armonico Op.3 è tra le più importanti edizioni a stampa dei concerti di Vivaldi; le opere riscossero subito grandi consensi dopo la loro pubblicazione nel 1711. Si tratta infatti della prima raccolta di concerti pubblicata con un titolo, a dimostrazione della consapevolezza dello stesso compositore della natura di questo evento straordinario. L'opera era originariamente dedicata al principe Ferdinando de' Medici, figlio ed erede di Cosimo III, Granduca di Toscana. L'Arte dell'Arco è un ensemble di fama internazionale che ha ottenuto grandi consensi attraverso esibizioni e registrazioni. Dopo l'iconica "Le Quattro Stagioni", la raccolta di 12 concerti per violino op. 3, "L'Estro Armonico" è la più popolare e nota di tutte le opere di Vivaldi. È un Vivaldi vintage: allegri vivaci, esuberanti e brillanti, cantilene spun‐out in stile "belcanto" italiano e una sensazione generale di passione e buon umore italiani. Il violinista Federico Guglielmo è uno dei più importanti violinisti italiani, un pioniere della pratica dell'esecuzione di musica antica, un bon vivant che comprende i segreti del linguaggio di Vivaldi come pochi altri. 
 

mercoledì 20 aprile 2022

Aarre Merikanto


(Helsinki 29 June 1893 – 28 September 1958) 


Aarre Merikanto è considerato il principale rappresentante del modernismo finlandese nel corso degli anni ’20, periodo in cui, secondo gli studiosi, scrive le sue opere più importanti. Il suo stile, simile a quello di Skrjabin, non è molto apprezzato in patria e spesso le sue opere più innovative sono rifiutate dagli ambienti musicali; ciò è frustrante per la sua vena creativa, pertanto si conforma a un approccio più accademico e distrugge o rimaneggia alcuni suoi lavori.

Nato a Helsinki, Aarre Merikanto è il figlio del compositore Oskar Merikanto che cura la sua prima formazione musicale; dal 1912 al 1914 studia al Conservatorio di Lipsia, allievo di Stephan Krehl e Max Reger. È già autore di alcune composizioni, tra cui il melodramma Helena che poi sarà distrutto. Nel 1916 si perfeziona a Mosca sotto la guida di Sergej Vasilenko; conosce la musica di Skrjabin di cui ammira tonalità e armonie.

Nella prima parte della sua carriera di compositore Aarre Merikanto mostra un forte attaccamento al modernismo, influenzato dalla polifonia cromatica, dal misticismo russo e dai ritmi della danza popolare finlandese. Successivamente il suo stile si modifica radicalmente in seguito alla fredda accoglienza riservata alle sue opere, avvicinandosi al romanticismo nazionale; il poema sinfonico “Il rapimento di Kyllikki”, completato nel 1935, segna il definitivo punto di svolta. Alcuni lavori del suo primo periodo verranno eseguiti soltanto postumi, come, ad esempio, la sua unica opera “Juha”, composta nel 1922 e messa in scena per la prima volta nel 1963, ben cinque anni dopo la sua morte.

Una "sinfonia di guerra" con una differenza: invece di musica cupa, martellante e minacciosa che rappresenta l'invasione, la lotta, la resistenza e la vittoria finale, la sinfonia di Merikanto del 1918 è la sinfonia di un vincitore quasi dall'inizio. C'è qualche lotta nell'Allegro energico di apertura, ma lo scherzo successivo è per lo più allegro e leggero. Il Largo non è desolato; guarda infatti al periodo successivo di Merikanto, armonicamente influenzato dalle avanguardie russe dell'epoca mentre il finale è decisamente positivo. Ma poi, mentre il resto dell'Europa sanguinava copiosamente alla fine della prima guerra mondiale, i finlandesi festeggiavano la loro indipendenza appena conquistata! Ekho è una poesia vocale di dieci minuti del 1922, costruita sulle audaci armonie del lento movimento della sinfonia e alludendo all'impressionismo francese.

lunedì 18 aprile 2022

Ahn Eak-tai


(Pyongyang December 5, 1906 – Maiorca September 16, 1965)


Ha diretto numerose importanti orchestre in tutta Europa, tra cui l'Orchestra Filarmonica di Vienna, l'Orchestra Filarmonica di Berlino e l'Orchestra Filarmonica di Roma. Ahn ha composto "Aegukga", una canzone meglio conosciuta come l'inno nazionale della Corea del Sud, danza coreana, Nongae, e il Symphonic Fantasy Corea. Le sue opere inedite, alcune delle quali scoperte di recente, includono Poema Sinfonico "Maiorca", Lo Pi Formentor, e La morte dell'imperatore Gojong. Ahn Eak-tai è nato nella parte settentrionale della penisola coreana poco prima dell'era coloniale e ha frequentato una scuola gestita da missionari cattolici. Lì sviluppò un interesse per la musica mentre suonava una tromba nell'orchestra della scuola. Ha ricevuto la sua istruzione superiore alla Kunitachi Music School in Giappone, all'Università di Cincinnati e al Curtis Institute of Music negli Stati Uniti durante la Grande Depressione. 


Ahn continuò i suoi studi a Vienna con Bernhard Paumgartner e con Zoltán Kodály all'Università Eötvös Loránd in Ungheria. Durante una seconda visita a Vienna, Ahn ha ricevuto l'assistenza di Richard Strauss per portare Symphonic Fantasy Korea quasi al completamento. Cominciando con un concerto a Budapest, Ahn trascorse i successivi cinque anni dirigendo in Europa. L'escalation della seconda guerra mondiale portò Ahn in Spagna, dove incontrò Lolita Talavera, la sua futura moglie. Dopo il loro matrimonio nel 1946, i due si trasferirono negli Stati Uniti, dove Ahn diresse la Philadelphia Orchestra. Quindi, nel 1955, Ahn tornò in Corea del Sud e diresse la Seoul Philharmonic fino alla sua morte. 

A Filadelfia completò quello che resta il suo lavoro più importante, la "Symphonic Fantasia Korea", una composizione per orchestra tipicamente occidentale, che rispecchia lo stile delle composizioni americane del suo periodo, ben poco "coreana" anche se contiene vari temi presi dalla musica popolare della Corea. Nella "Fantasia sinfonica" si sentono anche tracce delle sinfonie di Beethoven e, nel finale, si trova quello che è attualmente l’inno nazionale coreano.
Una "prima" della "Fantasia" con la New York Philharmonic Orchestra sotto la sua direzione, finì nel caos per la sua incapacità di controllare l’orchestra. Infuriato gettò la bacchetta e abbandonò il podio lasciando incompiuta l’esecuzione. Nonostante questo inizio sconfortante, la sinfonia ha poi riscosso un discreto successo. 


venerdì 15 aprile 2022

Ispettore Christopher McKee

 


Ispettore Christopher McKee, Stati Uniti, 1930 / Helen Reilly

Individuo dai modi severi ma mai bruschi, Christopher McKee ha incominciato a lavorare come ispettore nel dipartimento di polizia di New York dopo essere stato congedato alla fine della Prima guerra mondiale e ben presto, grazie al suo impegno costante e alla sua abilità, si troverà a dirigere la squadra omicidi di
Manhattan. 



Nutre un odio implacabile per i criminali, soprattutto per i ricattatori e gli assassini, ed è completamente dedito al suo lavoro. Tanto che una volta, preso dalle indagini
relative a un caso molto complesso, è riuscito persino a dimenticarsi della ricorrenza del Natale!



Nonostante la sua indiscutibile abilità, non gode però di grandi simpatie tra i colleghi. Forse perché, come dice una volta l'ispettore Todhunter, suo assistente e amico, «possiede il dono di essere troppo spesso dalla parte della ragione».



Helen Reilly (New York, 1891 – 1962), nata da una famiglia benestante, iniziò a scrivere gialli su suggerimento di un amico di famiglia, lo scrittore William McFee. La Reilly divenne nota per i romanzi aventi come protagonista l'ispettore scozzese Christopher McKee. Tra questi, il romanzo che la consacrò al successo fu McKee of Centre Street (1934). 



In tutto, la Reilly scrisse 38 romanzi, di cui 3 pubblicati con lo pseudonimo di Kieran Abbey. Nel 1953 fu presidente dei Mystery Writers of America. La Reilly ebbe inoltre quattro figlie, due delle quali (Mary McMullen e Ursula Curtiss) sono divenute anch'esse note scrittrici di romanzi gialli.

Ahmed Adnan Saygun


(Smirne 7 September 1907 – Istanbul 6 January 1991)


Ahmed Adnan Saygun nasce a Smirne in un periodo di estremi cambiamenti per la nazione turca; una repubblica secolare va a sostituire l’antico impero ottomano, le riforme introdotte da Mustafa Kemal Atatürk, il primo presidente della neonata repubblica, riguardano anche il settore culturale che vuole sia allineato ai canoni del mondo occidentale.
La formazione musicale di Ahmed Saygun include anche lezioni sui modi e ritmi della musica ottomana e degli strumenti tradizionali come l’Oud; lo studio del pianoforte gli permette di assimilare le strutture armoniche della musica europea. Nel 1928 gli viene assegnata una borsa di studio triennale per completare la sua formazione a Parigi. Approfondisce le cognizioni sulla musica europea tardo-romantica e sull’impressionismo francese; studia alla Schola Cantorum, composizione con Vincend d’Indy e armonia e contrappunto con Eugène Borrel. In questo periodo scrive la sua prima opera importante, il Divertimento per orchestra Op. 1 che, sebbene mostri la forte influenza delle forme e delle tecniche apprese nella capitale francese, denota la volontà di sperimentare gli elementi modali della sua terra natia.
Dopo il suo ritorno in Turchia, Saygun si dedica alla ricerca e alla trascrizione di canzoni popolari delle varie regioni dell’Anatolia; dalle danze e dalle melodie dai ritmi irregolari trae spunti per le sue composizioni, sviluppando così un linguaggio musicale unico e uno stile, evocativo dell’appartenza nazionale, conforme alle intenzioni di Ataturk.


Nel 1934 compone la prima opera turca, Özsoy, nella quale si celebra la nascita della nazione turca e l’amicizia con la nazione iraniana; la sua prima esecuzione è del 19 giugno 1934 alla presenza di Kemal Atatürk e Reza Pahlavi.
Ahmed Saygun s’impone all’attenzione internazionale con l’Oratorio Yunus Emre, eseguito ad Ankara e Parigi nel 1947, e nel 1958 a New York sotto la direzione di Leopold Stokowski; in questo lavoro sono ben riconoscibili gli elementi della musica orientale tradizionale che Saygun utilizzerà negli anni a venire in composizioni più lunghe e complesse.
L’attività didattica di Saygun, iniziata a Smirne, prosegue al Conservatorio di Ankara e poi a Istanbul, dove insegna composizione ed etno-musicologia; partecipa allo sviluppo musicale del suo Paese anche come membro del Consiglio Nazionale dell’Educazione dal 1960 al 1965 e del Consiglio della Radiotelevisione di Stato dal 1972 al 1978.
Ahmed Adnan Saygun è un compositore prolifico; della sua produzione fanno parte cinque opere, cinque sinfonie, tre quartetti d’archi, cinque concerti e molta musica cameristica.
L'artista è morto di cancro al pancreas il 6 gennaio 1991.

Durante il suo soggiorno a Parigi, nel 1930 compose il "Divertimento per orchestra" Op.1 dove utilizzò il sassofono e la darbuka, un tipo di tamburo ad una testa a forma di coppa tradizionale nei paesi arabi. Nel 1931 con Henri Defossé, il direttore della Cemal Reşit Rey Orchestra, come presidente della giuria, quest'opera vinse un premio di composizione a Parigi.



mercoledì 13 aprile 2022

Agustín Pio Barrios Mangoré


(San Juan Bautista de las Misiones, 5 maggio 1885 – San Salvador, 7 agosto 1944)


E' uno dei grandi maestri storici della chitarra. La sua figura si colloca, nel panorama generale dell'arte latino-americana, accanto a quella dei massimi musicisti, scrittori e poeti che seppero riunire, nella loro opera, l'eredità della tradizione europea e gli aspetti vitali delle culture originarie dei paesi in cui erano nati e nel caso di Barrios di tutto il continente.

Concertista acclamato e discusso, esaltato e denigrato, Barrios trascorse una vita errabonda, percorrendo tutto il sud e il centro America senza mai stabilirsi definitivamente in alcun luogo, salvo che a San Salvador, la capitale di El Salvador, durante i suoi ultimi anni di vita, quando la sua salute declinava irrimediabilmente. Per un certo periodo si presentò in pubblico, pur seguitando a eseguire il repertorio classico della chitarra e le sue composizioni, abbigliandosi in costume guarani, con il capo adorno di piume ed il nome d'arte di Mangoré, un cacicco indio che aveva fieramente avversato la colonizzazione. Fu anche, brevemente, in Europa nel 1935 e suonò al Conservatorio di Bruxelles, in abiti normali e con il suo vero nome, ma ritornò quasi subito in Sud America dove, nonostante la celebrità leggendaria a cui era assurto, la sua arte non fu mai pienamente compresa e apprezzata nel suo reale valore.


La sua gloria è legata alle composizioni per chitarra sola che egli scrisse nelle diverse epoche della sua avventurosa esistenza. Molte di esse sono pagine a ispirazione popolaresca, sapientemente depurate e ricche di fascinosi effetti strumentali; altre si rivolgono alla musica romantica e traboccano di invenzioni melodiche e di raffinate armonie; in altri casi il modello di Barrios è nei preludi di Bach, ma non mancano, nella sua opera, pagine di pura e ardita speculazione armonica, come lo splendido "Preludio en do menor", nel quale il compositore si lascia alle spalle le memorie folcloriche e la soggezione ai grandi maestri e si eleva in una solitaria meditazione intrisa di poesia e di spiritualità. Una leggenda che vede lo stesso Barrios, dice: trovandosi fuori ad una cattedrale, sentí un organo suonare, eppure entrandovi non vide alcun suonarlo; e questo ispiró il brano "La Catedral".


Grande importanza assumono, da un punto di vista musicologico, le incisioni su disco delle sue composizioni che Barrios eseguì, a partire dal 1913, per la casa discografica Atlantis/Artigas. Tali incisioni sono considerate le prime registrazioni chitarristiche della storia, e notevole è il contributo di Barrios nello sviluppo della discografia in tale ambito. Esse sono inoltre una importante testimonianza per ricostruire l'evoluzione dello stile esecutivo dal XIX al XX secolo.

lunedì 11 aprile 2022

Agostino Steffani


(Castelfranco Veneto, 25 luglio 1655 – Francoforte sul Meno, 12 febbraio 1728) 


Nacque nel 1655 a Castelfranco, nella Repubblica di Venezia. Formatosi con Francesco Cavalli, divenne cantante del coro di San Marco a Venezia. Ferdinando Maria di Baviera e la sua consorte Enrichetta Adelaide di Savoia che l'ascoltavano a Padova, ne provarono tanto piacere che chiesero al capo coro di poterlo portare alla loro corte Wittelsbach a Monaco di Baviera, promettendo di provvedere ai suoi bisogni e di assicurargli un avvenire.
A Monaco fu affidato al maestro di musica Johann Kaspar Kerll. Nel 1672 fu portato a Roma alle cure di Ercole Bernabei. Sotto un tale maestro, i progressi del ragazzo furono rapidi. Steffani era entrato in seminario dopo avervi fatto i suoi studi, ricevette la tonsura e prese il titolo di abate, che conservò sempre.

Divenuto un distinto compositore, scrisse dapprima per la chiesa, in particolare più messe per la cappella dell'elettore di Baviera a Monaco di cui divenne organista di Corte dal 1675. Non aveva che diciannove anni quando pubblicò una raccolta di salmi a otto voci nei quali si nota già una certa arte di scrivere. Questa raccolta fu seguita da sonate per quattro strumenti e duetti a due voci con basso continuo, opera di più grande merito e che vengono spesso messi in parallelo con quelli di Clari, che li prese a modello. Tutte queste opere, composte per la corte di Monaco, furono più tardi ricompensate dalla nomina ad abate di Lipsia.

Dal 1709 si dedicò alla carriera diplomatica e nel 1710 lasciò il suo posto di maestro di cappella, designando Händel come suo successore. Dopo una lunga assenza dalla sua patria Steffani vi tornò, nel 1720, passando tutto l'inverno di quell'anno a Roma, ospitato spesso dal cardinale Ottoboni che amava far eseguire le sue opere. Eletto membro onorario dell'Academy of Vocal Music di Londra nel 1724, fu invitato a inviare alcune opere e per tale occasione Steffani compose un madrigale, seguito dall'istruzione Segue Madrigale e introdotto dal duetto da camera La canzona che volete, probabilmente ascrivibile a Steffani.
Nel 1727, ritornò in Italia dove incontrò Händel per l'ultima volta, componendo un Dixit Dominus/Stabat mater, opera della maturità e del suo tormentato fervore religioso. Poco tempo dopo fece ritorno ad Hannover e, obbligato a recarsi a Francoforte, si ammalò e morì nel giro di qualche giorno a settantatré anni, nel 1728.
A lui è dedicato il Conservatorio Statale di musica della sua città di origine, Castelfranco Veneto.


Suites Théatrales.
L'opera può essere un peccato? Non ci sarebbero volute le recenti parole di apprezzamento del Papa nei confronti di Giuseppe Verdi per rispondere cordialmente in negativo alla domanda. L'abbate Agostino Steffani aveva già scritto più di una dozzina di colonne sonore d'opera prima di diventare inviato papale nel 1709 e dopo l'opera gli fu permesso di plasmare la storia della chiesa tedesca.
È un peccato, altrimenti ci sarebbe più della sua musica, formulata con precisione in ogni battuta, che ha influenzato in modo udibile Handel e rappresenta una sintesi davvero unica di stili francese e italiano. Un editore di Amsterdam ha pubblicato due suite strumentali dalle sue opere durante la vita di Steffani; gli esperti dei Sonatori de la Gioiosa Marca hanno confrontato queste suite con le partiture originali e hanno aggiunto due aperture come bis.
La Cappella di Hannover Agostino Steffani pubblicò uno spaccato di successo di un'opera principale ("Enrico Leone") con molti dei balli qui registrati dodici anni fa. Ma la nuova registrazione ha una teatralità contagiosa anche senza arie. Il clan storico dell'ensemble è diretto e corposo, i movimenti di danza di influenza francese sono rotondi e fisici. Sembra quasi che i calci dei ballerini si siano mescolati ai ritmi dei tamburi colorati. Non c'è da stupirsi che i produttori si siano lasciati sedurre a far funzionare il piatto del tuono e la macchina del vento da soli.
Per inciso, Steffani ha annotato questi effetti speciali così come il ritornello, che irrompe inaspettatamente nella parte fugata di due aperture. L'uomo è decisamente buono per altre sorprese.

sabato 9 aprile 2022

08/04/2022: I dettagli del male, di Luigi Guicciardi

 

Andrea Previdi, ingegnere geotecnico, è trovato morto dalla moglie, rientrata a casa dopo una serata trascorsa a scuola di danza. Arresto cardiaco, diagnostica il medico: nessun mistero. Senonché alcune cose stonano: il morto aveva poco più di quarant'anni, godeva di buona salute, era nudo nel letto e soprattutto aveva un'assicurazione sulla vita di un milione di euro, non pagabile però in caso di omicidio. Comprensibile, dunque, che il direttore assicurativo, amico del commissario Cataldo, si rivolga a quest'ultimo per vederci più chiaro. Comincia così, col tacito assenso del questore, un'indagine difficile, con molte domande e poche risposte. Era con una prostituta, l'ingegnere? O aveva un'amante, magari sposata? E la bella moglie, insegnante al liceo, è davvero al di sopra di ogni sospetto? Frequentava qualcuno, in particolare, nelle lezioni di ballo? E sul posto di lavoro, tra i colleghi di scuola? O merita d'esser seguita un'altra pista, che porta alla professione di Previdi, incaricato delle perizie sull'abitabilità post sisma nella provincia di Modena, e quindi arbitro di molti interessi di parte? Via via che l'inchiesta si sviluppa, Cataldo deve misurarsi con ambienti e personaggi variegati e inquietanti, tra cronisti free lance, aspiranti modelle e presunti pedofili, cliniche private e palestre alla moda, agenzie di viaggi e murder tours per turisti. Finché – dopo che altri delitti hanno insanguinato la città – la verità verrà a galla, ma sarà ben più amara e sconvolgente di quanto il commissario avrebbe mai immaginato.


Modenese di lontane origini siciliane, ex insegnante di Lettere al  liceo, critico letterario e ricercatore di Storia contemporanea, Luigi Guicciardi ha pubblicato all'inizio saggi e articoli su autori dell'Otto/Novecento in miscellanee e su riviste specializzate (“Italianistica”, “Lingua e stile”, “Il Mulino”, “Otto/Novecento”, “Storia contemporanea”, “Studi e problemi di critica testuale”, “Delitti di carta”) e ha curato edizioni critiche ed edizioni scolastiche commentate (A.F. Formiggini, Filosofia del ridere, Bologna, Clueb Universitaria, 1989; A. Manzoni, I promessi sposi, Firenze, Sansoni, 1990). Successivamente s'è dedicato alla narrativa e alla fine degli anni ’90 ha creato il personaggio del commissario Cataldo, poliziotto al centro di una serie di fortunati mystery tradotti anche all'estero: La calda estate del commissario Cataldo (1999; Ein heisser Sommer für Commissario Cataldo, Heyne, München, 2000; Inspector Cataldo’s criminal summer, Hersilia Press, Oxfordshire, 2010), Filastrocca di sangue per il commissario Cataldo (2000; Ein Wiegenlied für Commissario Cataldo, Heyne, München, 2001), Relazioni pericolose per il commissario Cataldo (2001), Un nido di vipere per il commissario Cataldo (2003), Cadaveri diversi (2004) per Piemme; Occhi nel buio (2006), Dipinto nel sangue (2007), Errore di prospettiva (2008), Senza rimorso (2008), La belva (2009), La morte ha mille mani (2010) per Hobby&Work; Una  tranquilla città di paura (2013) per LCF Edizioni; Le stanze segrete (2014), Paesaggio con figure morte (2015), Giorni di dubbio (2016), Una tranquilla disperazione (2017) per Cordero Editore; Nessun posto per nascondersi (2018) e Sporchi delitti (2019) per Frilli Editori; Il caso della camera chiusa, e-book, Oakmond Publishing, Augsburg, Germany (2019); Un conto aperto con il passato (2020) e Ai morti si dice arrivederci (2021) per Damster Editore.

Nel 2021 ha creato un nuova figura di investigatore con I segreti non riposano in pace. Un'indagine del commissario Laudani, Mantova, Gilgamesh Edizioni.

E' anche autore di racconti, pubblicati su riviste e antologie, tra cui Scosse. Scrittori per il terremoto, Pisa, Felici, 2012; GialloModena, Modena, Damster, 2016; Delitti al Museo, Milano, Mondadori, 2019.

Coi suoi racconti e romanzi ha vinto il Premio Geraci (Enna, 1993), il Premio "Trichiana Paese del Libro" (1995), il Premio "Il Racconto" (Rosolini, 1995, per designazione di Vincenzo Consolo), il prestigioso Premio Todaro Faranda (Bologna, 1996), il Premio Molinello (Siena 2000), il Premio Città di Grottammare (presieduto da Franco Loi, 2017), il Premio San Lorenzo (Casumaro, Ferrara 2019), il Premio Giallo Ceresio (2019), il Premio Carlo Vittone (Monza 2021), il Premio Andrea Torresano (Mantova,2021), risultando più volte finalista - nell'ambito più specifico del Giallo - al Mystfest di Cattolica (1995), al Premio Scerbanenco/Noir in Festival (1999, 2000), al Premio Fedeli (2000, 2007, 2008) e al Premio Alberto Tedeschi/Mondadori (2021) e secondo al Premio Renée Reggiani (Roma, 2022).

Sul versante della critica più propriamente in Giallo ha pubblicato inoltre Stile e realtà urbana nei gialli di Antonio Perria, “Narrativa”, Centre de Recherches Italiennes de l’Université Paris X-Nanterre, n. 26, 2004; Ai confini del giallo. Note sul “Pasticciaccio” di Carlo Emilio Gadda, “Delitti di carta”, VIII, 4, mag. 2005, e Sciascia giallista eretico. Annotazioni sul “Contesto”, in AA.VV., Nero su giallo. Leonardo Sciascia eretico del genere poliziesco, Milano, 2005. Dal luglio 2018, infine, pubblica un articolo al mese, nella serie I Maestri del Giallo, su gialloecucina.wordpress.com

venerdì 8 aprile 2022

Christie Opara


Christie Opara, Stati Uniti, 1968 / Dorothy Uhnak

Vedova di un detective di New York ucciso mentre si trovava in servizio, l'affascinante Christie Opara è una donna-poliziotto distaccata presso l'ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan. Ha 26 anni, un cervello prodigioso e un corpo splendido che le crea qualche problema, i capelli biondi e gli occhi verdi e vuole sempre dimostrare a tutti, ma soprattutto a se stessa, di essere all'altezza dei suoi colleghi maschi. E della memoria del marito, che ha sempre un posto molto importante nel suo cuore.



Solo apparentemente fragile e indifesa, è in realtà grintosa e non poco determinata a svolgere nel miglior modo possibile i compiti che le vengono di volta in volta affidati. Anche se la bellezza un po' appariscente le fa spesso comodo nel suo lavoro, vorrebbe essere più anonima e "qualsiasi". 




Vive col figlio Mickey e con la suocera in una tranquilla casetta nel Queens e ha una certa simpatia per il suo capo, con il quale ha un ottimo rapporto di lavoro. Ma lui è sposato e nessuno dei due sembra davvero intenzionato a dar vita a un legame più serio e impegnativo. 



I romanzi di Dorothy Uhnak con Christie Opara sono pubblicati in Italia da Mondadori.


 

Agnes Caroline Thaarup Obel


(Gentofte, 28 ottobre 1980)

Nata a Copenaghen, ha studiato presso l'Università di Roskilde, ma vive a Berlino. Impara a suonare il piano in giovane età. Sua madre suonava Chopin e Bartók al pianoforte. Il suo primo album Philharmonics, uscito il 4 ottobre 2010, è stato riconosciuto in Danimarca cinque volte disco di platino. Inoltre l'artista si è aggiudicata il premio Radio'2 P3 Gold Award per la categoria "Talento", mentre il brano Riverside vince il Premio Robert come "miglior canzone originale" per il film Submarino di Thomas Vinterberg. In Italia il brano Riverside verrà scelto come colonna sonora iniziale per la serie televisiva "Io ti cercherò" nel 2020. Il disco ottiene un ottimo successo anche in Francia (disco di platino), Paesi Bassi (disco d'oro), Belgio (disco di platino) e in buona parte d'Europa. Agnes intraprende quindi un tour in cui suona con I Am Kloot e Jonsi; suona anche al Festival di Berlino, al SXSW negli Stati Uniti ed al Canadian Music Fest in Canada. Nel febbraio 2011 la PIAS Recordings pubblica una versione deluxe di Philharmonics contenente cinque tracce aggiuntive. Nel mese di novembre Agnes vince cinque premi ai Danish Music Awards.

Nell'aprile 2012 inizia a registrare il suo secondo disco a Berlino ed il 30 giugno seguente viene annunciata definitivamente l'uscita di Aventine. Il titolo del disco è un riferimento all'Aventino, uno dei colli di Roma. Anche questo lavoro ha avuto un ottimo successo in Danimarca (#1), Paesi Bassi (#5), Belgio (#1) e Francia (#2).

Nel 2016 a tre anni di distanza dall'ultimo lavoro in studio, la compositrice danese pubblica un nuovo album intitolato "Citizen of Glass" nel quale sperimenta nuovi suoni grazie all'introduzione di strumenti come Celesta, Trautonium, elettronica e ritmiche più consistenti, che accompagnano pianoforte e sezione d'archi. L'album viene accolto positivamente dalla critica e viene presentato con un tour in tutta Europa. Inoltre, un suo brano "Familiar", tratto dall'album "Citizen of Glass", diventa la colonna sonora della serie TV "Cardinal", ed è anche inserito nella colonna sonora della serie TV tedesca "Dark".


Nel 2013, tre anni dopo l’uscita dell’album di debutto, arriva Aventine, un album dalle sonorità sicuramente meno cupe e austere, ma più delicate e incantate. La stessa Agnes Obel racconta che aveva iniziato a delirare il profilo del suo nuovo lavoro già durante il tour di quello precedente, con un particolare focus sul violoncello e sugli altri strumenti a corda, che in effetti sono i protagonisti di Aventine, il cui titolo omaggia il colle Aventino di Roma. 

Agnes Obel dice di aver registrato con tutti gli strumenti vicinissimi tra di loro, come vicinissimi erano i microfoni, in una piccola stanza che ha permesso di avere un suono rado. Pur con elementi di originalità, Aventine si mantiene abbastanza simile, nelle atmosfere, al predecessore Philarmonics. È un lavoro certamente valido, che piace però più se non si conosce Philarmonics. Il secondo lavoro di Agnes Obel ha sì brani unici e originali (come The Curse, Dorian, Fuel To Fire e lo strumentale Tokka) ma contiene anche dei brani forse un po’ poco centrati. 
Anche Aventine, la title track, è un brano da tenere in considerazione, perché è un brano esplosivo ma al contempo magico, sempre ben arricchito dalle note di violino. Tutti questi brani costituiscono la prima parte dell’album, e da qui consegue che il vero punto debole di Aventine è la sua seconda parte, contenente brani non brutti, ma non eccelsi, che si limitano a “fare i compitini”.  Insomma, Aventine non è certamente un album da buttare, ma forse sembra adagiarsi troppo sul successo di Philarmonics di cui costituisce una sorta di seguito, la cui novità sono gli archi, che un cambio di rotta.

mercoledì 6 aprile 2022

Agathe Backer-Grøndahl


(Holmestrand, 1 dicembre 1847 – Ormøya, 4 giugno 1907) 

Agathe Ursula Backer Grøndahl è stata una pianista e compositrice norvegese. Nel 1875 sposò il direttore d'orchestra e insegnante di canto Olaus Andreas Grøndahl ed in seguito fu generalmente nota come Agathe Backer Grøndahl. Anche suo figlio Fridtjof Backer-Grøndahl (1885-1959) è stato pianista e compositore ed ha promosso le composizioni di sua madre nei suoi concerti.
Agathe Ursula Backer nacque a Holmestrand nel 1847, in una famiglia benestante e amante dell'arte, seconda di quattro sorelle, tutte dotate per il disegno e la musica. Nel 1857 si trasferì con la sua famiglia a Christiania, dove studiò con Otto Winther-Hjelm, Halfdan Kjerulf e Ludvig Mathias Lindeman. Tra il 1865 e il 1867 divenne allieva di Theodor Kullak e studiò composizione con Richard Wuerst all'Akademie der Tonkunst di Berlino, dove visse insieme alla sorella Harriet Backer. Lì conquistò la fama con la sua interpretazione del Concerto "Imperatore" di Beethoven. Nel 1868 debuttò con Edvard Grieg, all'età di 26 anni, come direttore della Philharmonic Society. Una raccomandazione di Ole Bull portò a ulteriori studi con Hans von Bülow a Firenze nel 1871. Più tardi nello stesso anno suonò alla Gewandhaus di Lipsia, diventando allievo di Franz Liszt a Weimar nel 1873. Nel 1875 sposò il celebre insegnante di canto Herr Grondahl di Christiania e durante la seconda metà degli anni settanta del Settecento costruì un'eccezionale carriera di pianista con una serie di concerti nei paesi nordici, suonando con un grandissimo successo anche a Londra e Parigi.

Nel 1889 e nel 1890 diede concerti a Londra e Birmingham con un programma ad ampio raggio, incluso il concerto per pianoforte di Grieg. Successivamente fu proclamata uno dei più grandi artisti di pianoforte del secolo da George Bernard Shaw, che sottolineò anche la sensibilità, la simmetria e l'economia artistica delle sue composizioni. Al World Exhibition di Parigi nel 1889 ripeté il suo successo con la sua brillante interpretazione del concerto per pianoforte di Grieg. Fu allora che iniziò a soffrire di problemi nervosi, anche se alla fine riprese la sua carriera artistica come pianista. Più tardi nel 1890 divenne quasi completamente sorda. Diede i suoi ultimi concerti in Svezia e Finlandia nell'autunno del 1901. Poi si ritirò per insegnare.
Morì nella sua casa di Ormøya, fuori Christiania, all'età di 59 anni. Oggi è ricordata principalmente per le sue canzoni e i pezzi per pianoforte.


Opus 20 Suite (1887)
Questa potrebbe essere o meno una risposta alla Holberg Suite di Grieg - tali suite erano allora in voga e questa è per molti aspetti molto diversa da quella di Grieg. Tuttavia, si apre con un GRANDE preludio.

1. Preludio. Allegro non troppo e molto risoluto. Sol minore. Questo si apre con un grande balzo seguito da passaggi di semicroma in esecuzione, uno schema che si ripete ancora e ancora in varie tonalità fino a quando la figurazione di semicroma diventa continua e il salto introduce frasi contromelodiche, che si combinano con la figurazione in un enorme climax esteso. Dopo una breve ricapitolazione, la musica si distende e si chiude opportunamente in una serie di salti.

2. Notturno. Allegretto semplice. Non c'è niente di antico in questo; infatti non è nemmeno Chopinesque ma un moderno notturno con una fluida delicatezza che suggerisce un ambiente acquoso. L'esposizione non ha bassi di cui parlare e si conclude con passaggi cromatici crescenti. Una melodia di basso entra quindi brevemente solo per diventare un basso ostinato per sei battute prima di raggiungere il ritorno dell'apertura. La sezione cromatica è qui sostituita dallo sviluppo in nuove tonalità prima di una coda molto tranquilla e pacifica.

3. Gavotta. Allegretto. La sezione principale è in forma ternaria con coda. Non ci sono ripetizioni e la caratteristica principale sono i giri alti che interrompono il tema. Il trio è molto gradevole, avendo una melodia molto aggraziata con aperture di frasi sincopate; la seconda sezione è ripetuta e contiene un passaggio cromatico ascendente che riflette quello del Notturno.

4. Menuet. Tranquillo. Questo ritorna al solito schema di ripetizioni (a parte la prima sezione del trio). Il tema scorrevole inizia notevolmente sul ritmo piuttosto che sul ottimista. Ancora una volta c'è un trio molto forte in minore, che include una bella sezione culminante.

5. Scherzo.Allegretto giocoso. Sol minore. Questo è uno scherzo staccato leggero, che ricorda Kirchner. Di nuovo è forma ternaria. La chiusura è tranquilla al primo turno ma rumorosa nella conclusione. Tuttavia, non dovrebbe essere preso troppo velocemente perché il trio è segnato L'istesso tempo e non può essere affrettato. Questo trio è un'impresa originale - almeno non so niente di simile. Inizia pianissimo e ha la sensazione di una piccola danza popolare ma il suo ambito si allarga. Diventa più forte e il pedale morbido viene lasciato indietro; la concordanza comincia a scomparire e il ritmo regolare viene interrotto; le dissonanze si intensificano e il volume sale a fff per essere improvvisamente interrotto. Una morbida resa su un basso ostinato si accumula ancora una volta in molto marcato, prima di declinare cromaticamente fino a scomporsi indecisamente; un pianissimo coda si chiude. Una tale concezione merita attenzione per la sua originalità, per non parlare del suo dinamismo avvincente.

lunedì 4 aprile 2022

 Adolf Busch


nato Adolf Georg Wilhelm Busch
(Siegen, 8 agosto 1891 – Guilford 9 giugno 1952)

Busch nacque in Vestfalia e studiò musica al Conservatorio di Colonia con Willy Hess e Bram Eldering. Il suo insegnante di composizione fu Fritz Steinbach ma apprese molto anche dal suo futuro suocero Hugo Grüters a Bonn.
Nel 1912, Busch fondò a Vienna il Konzertverein Quartet, composto dai primi strumentisti della Wiener Symphoniker, che debuttò nel 1913 al Festival di Salisburgo. Dopo la prima guerra mondiale, fondò il Busch Quartet, che dalla stagione 1920 –21 fu composto da Gösta Andreasson (violino), Karl Doktor (viola), e Paul Grümmer (violoncello). Il quartetto esistette, in diverse formazioni, fino al 1951.
Nel 1927, con la presa del potere di Adolf Hitler, Busch decise di non poter rimanere in Germania, non essendo in sintonia con gli ideali nazisti, ed emigrò a Basilea in Svizzera. Busch non era ebreo ed era popolare in Germania, ma si oppose con grande fermezza al nazismo fin dai primi tempi. Il 1º aprile 1933 ripudiò la sua cittadinanza tedesca e nel 1938 boicottò l'Italia fascista. Sul finire della seconda guerra mondiale, Busch emigrò da Basilea negli Stati Uniti, stabilendosi nel Vermont. Li fu uno dei fondatori, assieme a Rudolf Serkin, della Marlboro Music School and Festival.


Busch fu un grande solista, come anche sopraffino musicista da camera, ed esistono registrazioni dal vivo dei concerti per violino e orchestra di Beethoven, Brahms, Dvořák e Busoni, così come del Doppio concerto di Brahms. In studio registrò concerti di Bach e Mozart, i Concerti brandeburghesi di Bach e i Concerti grossi op. 6 di Georg Friedrich Händel. Possedette una grande sensibilità interpretativa e fra i suoi allievi vi furono Yehudi Menuhin, Dea Forsdyke e Frederick Neumann.
Come compositore, Busch fu influenzato da Max Reger. Fu fra i primi compositori a scrivere un Concerto per Orchestra nel 1929. Diverse sue composizioni sono state registrate, compresi il Concerto per violino, Quintetti e Sestetti per archi, un Quintetto con sassofono ed un Quartetto d'archi.
Fu fratello del direttore d'orchestra Fritz Busch e del violoncellista Hermann Busch, e suocero del pianista Peter Serkin.

domenica 3 aprile 2022

01/04/2022: Ti parlo d'Amore, di Roberto Bigarelli


Ho conosciuto Roberto Bigarelli nel lontano 1982. Era già un professore, ma soprattutto un compagno fedele e leale nello sport e nella vita, ex atleta della Fratellanza Modena tra i più bravi in Italia sui 400 ostacoli. Abbiamo condiviso insieme quel magico momento che ha portato la polisportiva Virtus, alla fine degli anni ottanta, a primeggiare in Italia nel settore della pallamano. Sono stati anni mitici per l’entusiasmo, la passione, il calore umano che ci ha unito in una esperienza che ci ha “segnato dentro” e che ancora oggi ricordiamo con affetto e nostalgia. Negli ultimi anni Roberto ha regalato e deliziato i soci della polisportiva con i corsi di pilates e ginnastica adulti, esempio di competenza e serietà professionale.
Per questo non ho nutrito alcun dubbio quando mi ha chiesto cosa ne pensassi di questo nuovo progetto, un libro di poesie che spero sia solo un punto di partenza per una serie di volumi che seguiranno questa prima esperienza.
Tutto è nato per gioco durante la prima pandemia. Ho pubblicato per sessanta giorni sessanta novelle scritte da me sulla mia pagina facebook. L’idea gli è tanto piaciuta che mi ha chiesto il permesso di imitare l’iniziativa ed è andato ben oltre, continuando ininterrottamente ormai da un anno e mezzo senza sosta, senza soste il sabato o la domenica. Il pubblico lo adora, lo apprezza e lo invita a non cedere, a non togliere loro quei cinque minuti di pura felicità che solo una poesia scritta con il cuore sa dare.
Roberto cavalca sull’onda di un entusiasmo senza soste, spero solo che questo sia il primo libro di una lunga serie sulle perle d’amore che ha saputo decantare.      

Mauro Sighicelli                        


Ho letto con cura le poesie di Roberto Bigarelli e devo dire che nonostante si tratti di un neofita, sono decisamente interessanti. Ammetto che dopo le prime mi è venuto in mente il Fanciullino del Pascoli, ma proseguendo nella lettura ho capito che l'autore è stato letteralmente investito da un colpo di fulmine. Queste righe sono dettate da un amore profondo, verso una donna e verso la vita. Sono il frutto del sentimento più vecchio del mondo e della paura di morire. Nate nel periodo del Covid, sono servite a chi le concepiva "per tirare avanti", per sopperire a quella mancanza del nuovo amore che lo attanagliava e che non poteva soffisfarlo a causa delle restrizioni. Nasce così Ti parlo d'Amore, con la A maiuscola, una A che la dice lunga sui pensieri che hanno fatto compagnia a Roberto durante la pandemia del 2020. La poesia che incontriamo qui non è figlia della metrica, non è figlia di nessun altro registro poetico, è semplicemente il frutto di una mente ispirata che buttato giù i pensieri come gli venivano. Una poesia acerba, giovanile nonostante l'età dell'autore, a volte fin fanciullesca, ma che viene direttamente dal profondo del suo animo, da quel cuore che di colpo ha inizaito a battere per un'altra persona.  

Roberto Roganti                        

venerdì 1 aprile 2022

Chips

 


Chips, Stati Uniti, 1977 / Rick Rosner

Incentrata sulle avventure piccole e grandi di Frank Poncherello (Erik Estrada) e di Jon Baker (Larry Witcox, che all'inizio degli anni Settanta era stato una delle "spalle" di Lassie), due giovani poliziotti motociclisti della California Highway
Patrol (in codice. Chips, la polizia stradale californiana), questa serie, tutto sommato un po' ripetitiva, piaceva soprattutto ai ragazzini, tanto che vennero commercializzati, anche in Italia, numerosi giocattoli e gadgets (pupazzetti snodabili, pistole giocattolo, distintivi, manette e manganelli...). 



Anche se le scene d'azione non mancavano, gli episodi erano spesso privi di mordente e si salvavano per gli inseguimenti in moto e la simpatia dei protagonisti,
soprattutto Erik Estrada, imposto dal creatore della serie, Rick Rosner, che per qualche tempo aveva davvero fatto il poliziotto a Los Angeles e aveva proposto alla MGM di dar vita a una serie on the road, simpatica e dinamica, sulla vita di
tutti i giorni della polizia stradale californiana. 



La serie è andata in onda dal 15 settembre 1977 al 18 luglio 1983 per complessivi 138 episodi da 50 minuti. Può essere curioso ricordare che non troviamo Erik Estrada in molti degli episodi della prima stagione. Il fatto è che non era mai andato in moto prima e un grave incidente lo tenne per qualche tempo lontano
dal set. In quel periodo Jon Baker fu quasi sempre affiancato da Joe Getraer (Robert Pine).


Sebbene le scene più pericolose fossero girate dagli stuntman, Wilcox ed Estrada girarono molte scene con piccole acrobazie. Wilcox non riportò mai infortuni, mentre Estrada subì delle ferite diverse volte nel corso della serie. In particolare, rimase gravemente ferito in un incidente motociclistico durante le riprese di un episodio della terza stagione nell'agosto del 1979, fratturandosi varie costole ed entrambi i polsi. L'incidente e il conseguente ricovero in ospedale di Estrada furono incorporati nella trama della serie.


Prima di essere scelto nei CHiPs Estrada non aveva esperienza con le motociclette, quindi seguì un corso intensivo di otto settimane, imparando a guidare. Nel 2007 è stato rivelato che non possedeva una patente per motocicli al momento in cui la serie era in produzione.


Gli agenti in moto, contrariamente a quello che si può pensare, non erano mai in sella a delle Harley-Davidson. Soprattutto in quegli anni, infatti, la polizia statunitense aveva "tradito" il marchio americano. Le moto utilizzate, particolarmente iconiche della serie, erano infatti delle Kawasaki KZ in forza alla fine degli anni '70 alla polizia autostradale di Los Angeles. Per la cronaca, i due protagonisti della serie erano dotati di KZ 900 nelle prime due stagioni e di KZ 1000 nelle restanti annate del telefilm.