lunedì 22 settembre 2025

Ruth Rendell: La nuova amica



—Ricordi quello che abbiamo fatto l’altra volta?
Da settimane lei aspettava di sentire quelle parole. — Sì?
— Mi domandavo se ti piacerebbe farlo di nuovo.
Ne aveva una gran voglia ma non voleva farlo capire. — Perché no?
— Ti andrebbe per venerdì pomeriggio, allora? Ho la giornata libera e Angie va sempre da sua sorella, il venerdì.
— Non sempre, David, — rise lei.
Rise un poco anche lui. — Questa settimana ci va. Possiamo usare la tua, di auto? La nostra la prenderà Angie.
— Certo. Vengo a prenderti verso le due, d’accordo?
— Lascerò aperte le porte del garage, così potrai addirittura entrarci, senza scendere dalla macchina. Ah, Chris, puoi sistemare le cose in modo da rientrare un po’ più tardi? Mi piacerebbe poter passare insieme l’intera serata.
— Farò il possibile, — promise lei, e poi: — Sì, penso che ci riuscirò. A Graham dirò che devo uscire con la mia nuova amica.
Lui la salutò e le disse arrivederci a venerdì. Christine abbassò il ricevitore. Aveva quasi rinunciato ad aspettarsi una chiamata da lui. Ma un granellino di speranza doveva ancora esserci, in lei, perché non aveva mai lasciato il ricevitore staccato, come usava fare di solito.
L’ultima volta che l’aveva fatto era stato un giovedì di circa tre settimane prima, il giorno in cui era andata da Angie e vi aveva trovato David, solo. Christine aveva preso l’abitudine di staccare il ricevitore durante le ore d’ufficio, per evitare di ricevere telefonate da parte dei clienti della Midland Bank. Il suo numero e quello della Midland Bank differivano per un’unica cifra. Così, verso le nove e mezzo lei staccava il ricevitore e lo rimetteva a posto verso le tre e mezzo. Spesso il giovedì pomeriggio andava a trovare Angie, e senza preoccuparsi di telefonarle prima.
Christine conosceva benissimo il marito di Angie. Se il giovedì si tratteneva un po’ più a lungo, lo vedeva quando lui rincasava dal lavoro. A volte, lei, Graham, Angie e David uscivano insieme. Sapeva che David, come Graham, si occupava di vendite, e dallo stile di vita dell’amica intuiva che David doveva guadagnare meglio. Non lo aveva mai trovato molto attraente, perché sebbene fosse molto alto, aveva qualcosa di femmineo nell’aspetto, e i capelli ondulati e molto biondi.
Graham era di corporatura solida, molto bruno e con la pelle olivastra. Doveva radersi due volte al giorno. Christine aveva cominciato a uscire con lui quando aveva quindici anni, e il giorno del suo diciottesimo compleanno si erano sposati. In sostanza non aveva mai conosciuto altro uomo intimamente, e ora, se le capitava di trovarsi sola con un uomo, si sentiva impacciata e a disagio. Temeva, ecco la verità, che un uomo potesse prendersi delle libertà con lei, e quel pensiero la spaventava immensamente. Per molto tempo si era portata un temperino nella borsetta, per l’eventualità di doversi difendere. Una sera, dopo che erano stati fuori con un collega di Graham e avevano bevuto un po’ più del solito, aveva confidato a Graham quel suo timore.
Lui le aveva dato della sciocchina, ma era parso piuttosto compiaciuto.
— Quando ti sei allontanato per parlare con quelle persone e io sono rimasta sola con John, mi sono sentita così. Terribilmente nervosa. Non sapevo di che cosa parlare.
Graham era scoppiato a ridere. — Non dirmi che pensavi che il povero John facesse qualche approccio nel bel mezzo di un ristorante affollato.
— Non lo so, — aveva risposto Christine. — Non so mai quello che faranno.
— Fin quando non hai paura di quello che posso fare io, — aveva detto Graham, cominciando a baciarla, — il resto non ha importanza.
Non c’era scopo di dirgli, ora, con dieci anni di ritardo, che anche questo le faceva paura e gliene aveva sempre fatta. Si sa, aveva finito per abituarcisi, non era più letteralmente atterrita, era rassegnata all’idea e qualche volta perfino contenta. Ma il solo uomo col quale si fosse trovata sola, senza per questo sentirsi in apprensione, era David.
Quella prima volta, quel giovedì in cui Angie era andata da sua sorella e non era riuscita a telefonare a Christine per avvisarla di non venire, era andato tutto bene. E in seguito lei si era sentita felice e spensierata, sebbene il giorno seguente quanto era accaduto con David avesse assunto i colori di un sogno. In effetti, quasi non era credibile. Prima che si salutassero. lui le aveva domandato:
— Lo dirai ad Angie?
— No, se non vuoi che glielo dica.
— Penso che ne rimarrebbe sconvolta, Chris. Potrebbe perfino andarci di mezzo il nostro matrimonio. Vedi... — aveva esitato, — vedi. era la prima volta che io... voglio dire, nessuno era mai... — E l’aveva fissata negli occhi. — Grazie al Cielo eri tu.
Il giovedì seguente, era andata come sempre a trovare Angie. Nel frattempo da David non era venuta neppure una parola. Si era trattenuta fino a tardi, sperando di vederlo, cominciando a provare un senso di disagio e di apprensione e finendo poi con l’avere un forte batticuore quando lui era entrato.
Le era apparso del tutto diverso da com’era stato quando lei lo aveva sorpreso seduto vicino al tavolo, a leggere e con la radio accesa. Ora portava un abito di flanella grigia e una cravatta a righe. Quando Angie era uscita dalla stanza e per un attimo erano rimasti soli. Christine aveva avvertito un guizzo dell’antica diffidenza che per lei era foriera di paura. David stava versandole da bere. Christine aveva alzato gli occhi e, nell’incontrare lo sguardo di lui, si era sentita subito rassicurata. Lui le aveva sorriso, con un’aria d’intesa, e si era messo un dito sulle labbra.
— Ti telefonerò, — le aveva bisbigliato.
Aveva aspettato per altre due settimane. Durante quel tempo era andata due volte da Angie e due volte Angie era venuta da lei. Una sera, erano usciti tutti e quattro insieme, e mentre Graham andava a ordinare e Angie era alla toilette. David l’aveva guardata, le aveva sorriso e, sotto il tavolo, le aveva toccato leggermente il piede con il suo.
— Ti telefonerò, non ho dimenticato.
Era un mercoledì quando finalmente telefonò. Il giorno dopo, Christine disse a Graham d’essersi fatta una nuova amica, una ragazza che aveva conosciuto sul lavoro. Aveva combinato di uscire insieme, il venerdì, e lei non sarebbe rincasata prima delle undici. Temeva che Graham avesse bisogno della macchina – l’auto era di Graham, o meglio della ditta – ma per combinazione lui non si sarebbe mosso dall’ufficio, il venerdì, ragion per cui sarebbe andato col treno. Raccontargli quelle bugie non la faceva sentire affatto in colpa. Non era come se si trattasse di una tresca, era una cosa del tutto diversa.
Quando il venerdì arrivò. Christine si vestì con gran cura. Di norma per fare un salto fino da Angie, avrebbe indossato i jeans e una maglietta con sopra un maglione. Così era vestita, la prima volta che si era trovata sola con David. Indossò una gonna e una camicetta, poi la giacca di velluto nero. Si tolse i bigodini dai capelli e si spazzolò i riccioli giù per le spalle. Non c’era mai molto da spendere per l’abbigliamento. Il mutuo sulla casa si mangiava un terzo di quello che guadagnava Graham e una buona metà di quello che prendeva lei nel suo impiego a mezza giornata. Ma si era concessa un collant nero e velatissimo da indossare con le scarpette nere, le sole che possedesse a tacco alto.
Le porte del garage di David e Angie erano spalancate e, dentro, l’auto non c’era. Christine svoltò nel loro viale, guidò fino al garage, poi chiuse le porte dietro di sé. Una porta sul fondo del garage sbucava nel giardinetto sul retro. Quella della cucina era aperta, come lo era stata quel giovedì di tre settimane prima e sempre lo era nei pomeriggi del giovedì. Christine la spinse ed entrò.
— Sei tu, Chris?
La voce suonava molto maschile. Chris sentì il bisogno d’essere rassicurata dalla vista di lui. Passò dalla cucina in corridoio, mentre David stava scendendo le scale.
— Come sei elegante, — disse lui.
— Anche tu.
David indossava un abito intero. Era di seta blu scuro con un disegno a fiori bianchi e rosa. La gonna era molto corta, la vita era stretta da un’alta cintura di pelle blu. I lunghi capelli biondi gli arrivavano quasi alle spalle. Era truccatissimo e stavolta si era dato lo smalto alle unghie. Sembrava assai più bello di come le era parso la volta precedente.
Quell’altra volta, tre settimane prima, quando l’alto volume della radio aveva coperto il suono dei suoi passi, era capitata alle spalle di una ragazza seduta presso il tavolo a leggere Vogue. Per un attimo, aveva pensato che si trattasse della sorella di David. Non ricordava d’aver saputo da Angie che David era figlio unico. La ragazza aveva lunghi capelli biondi e indossava un abitino estivo rosso a pallini bianchi, con sandali bianchi e collana bianca. Quando Christine si era resa conto che non era una ragazza ma lo stesso David, lì per lì non aveva saputo che fare.
Lui l’aveva fissata in silenzio e senza battere ciglio, poi aveva spento la radio. Christine aveva fatto l’osservazione più sciocca e più irrilevante. — Come mai sei a casa a quest’ora?
Quell’uscita l’aveva fatto sorridere. — Avevo sbrigato tutto, così mi sono preso un pomeriggio di permesso. Avrei dovuto chiudere a chiave la porta di cucina. Ormai che sei qui, tanto vale che ti siedi.
Si era messa a sedere. Non riusciva a staccare gli occhi da lui. Non sembrava un uomo vestito da donna, sembrava una donna: e una donna molto più graziosa di lei o di Angie. — Angie lo sa?
Lui aveva scosso la testa.
— Ma perché lo fai? — non aveva saputo trattenersi dal domandare, e intanto si guardava attorno, nel piccolo soggiorno piuttosto disordinato di Angie, osservava la radio, la rivista Vogue. — Che gusto ci provi? — Le tornava in mente qualcosa che aveva letto in un articolo. — Tua madre ti vestiva da bambina quand’eri piccolo?
— Non lo so, — aveva risposto lui. — Può darsi. Non me ne ricordo. Non voglio essere una donna. Voglio soltanto vestirmi da donna, ogni tanto.
Il primo choc era passato, ormai, e lei cominciava a sentirsi più a suo agio. Non era come se, nell’aspetto di lui, vi fosse stato qualcosa di grottesco. L’ultima cosa che le ricordava era un travestito. Un pensiero curioso le si era insinuato nella mente: che fosse più gradevole, in un certo senso più civile, essere una donna, e che se tutti gli uomini fossero stati molto più simili alle donne... Questo era sciocco, naturalmente, non stava né in cielo né in terra.
— E ti basta di startene qui per conto tuo. tutto agghindato?
Lui era rimasto silenzioso, per un po’. — Visto che vuoi sapere, quello che mi piacerebbe sarebbe di uscire vestito così e... — si era interrotto, fissandola, — ... ed essere visto da una quantità di gente, ecco che cosa mi piacerebbe. Ma non ne ho mai avuto il coraggio.
L’audace idea si era espressa da sé senza che lei dovesse dedicarle un minimo di riflessione. Voleva farlo. Stava quasi tremando per l’esaltazione.
— Andiamo fuori, allora, tu e io. Usciamo ora. Porto la macchina fin dentro il garage. così potrai entrarci senza che i vicini ti vedano, e poi andremo da qualche parte. Facciamolo, David, vuoi?
Si era domandata, in seguito, perché mai si fosse divertita tanto. Di che cosa si era trattato, alla fin fine, per quel che ne sapevano gli altri, se non di due ragazze che andavano a spasso per Hampstead Heath? Se Angie avesse proposto di farla loro due, una cosa del genere, lo avrebbe giudicato un modo ben stupido di passare il pomeriggio. Ma con David... Non le era dispiaciuto nemmeno che, dei due, fosse di gran lunga lui il più elegante, il più alto, il più attraente, il più aggraziato. Né le dispiaceva ora, mentre David scendeva le scale e le si fermava di fronte.
— Dove possiamo andare?
— Cambiamo, stavolta, — disse lui. — Andiamo a fare spese.
David si comprò una camicetta in uno dei grandi magazzini. Christine entrò con lui nel camerino, quando se la provò. Andarono a passeggiare in Hyde Park. Più tardi cenarono, e Christine notò che erano le sole due donne, nel ristorante, che cenassero insieme.
— Ti sono molto grato, — disse David. Posò la mano su quella di lei, sulla tavola.
— Mi diverto un mondo, — disse lei. — È così... assurdo. Mi piace davvero. Sarà meglio che togli quella mano, ti pare? C’è un tizio, là, che ci sta osservando in modo strano.
— Le donne si tengono per mano, — disse lui.
— Solo quel genere di donne. David, potremmo far questo ogni venerdì in cui non hai da lavorare?
— Perché no? — rispose lui.
Non c’era motivo di sentirsi in colpa. Lei non faceva del male ad Angie né era infedele nei confronti di Graham. Tutto quel che faceva era di uscire innocentemente con un’altra ragazza. Graham non si interessava della sua nuova amica, non aveva voluto neppure saperne il nome. Christine cominciò ad aspettare con ansia quei venerdì, in particolare il momento in cui entrava in casa di Angie e vedeva David venire giù dalle scale, o il momento in cui scendeva dalla macchina in qualche luogo pubblico e i primi sguardi si posavano si lui. Andarono in Holland Park, andarono allo zoo, ai Kew Gardens. Andarono al cinema, e un uomo seduto accanto a David gli posò una mano sul ginocchio. A David la cosa piacque, per lui era un trionfo, ma Christine bisbigliò che conveniva cambiare posto e lui l’accontentò.
Quanto si salutavano, al termine di una serata, lui la baciava lievemente sulla labbra. Odorava di Alliage o di Je Reviens o di Opium. Durante il pomeriggio, di solito, entravano in uno dei grandi magazzini e s’inondavano di profumo, servendosi delle boccette di campione.
La madre di Angie viveva nel nord dell’Inghilterra. Avendo subìto un intervento, doveva fare un periodo di convalescenza e Angie partì subito per andare a occuparsi di lei. Calcolava di rimanere assente un paio di settimane, e durante il secondo weekend della sua assenza anche Graham dovette recarsi a Bruxelles con il direttore della ditta.
— Potremmo andare da qualche parte per il weekend, — propose David.
— Graham telefonerà di certo, — obiettò Christine.
— Resteremo via una notte sola, allora. Soltanto il sabato notte. A lui puoi dire che devi uscire con quella tua nuova amica e che farai molto tardi.
— Va bene.
La preoccupava il fatto di non avere bei vestiti da mettere. David aveva un piccolo ma squisito guardaroba di abiti da giorno e da sera, scarpe, stole e biancheria bellissima. Teneva il tutto in un armadio dell’ufficio di cui soltanto lui aveva la chiave e, di nascosto, portava avanti e indietro da casa, nella cartella, i capi che gli servivano. Christine mal sopportava l’idea di dover star via due giorni sempre con la gonna di flanella grigia, la camicetta di seta bianca e la giacca di velluto nero, mentre David avrebbe indossato un abito di Zandra Rhodes. In un momento di follia, spese la paga di ben due settimane per un abito di lino.
Partirono con l’auto di David. Aveva fatto lui la prenotazione e Christine si aspettava che avrebbero soggiornato in un motel a una trentina di chilometri da Londra. Era convinta che a David non importasse molto la scelta del posto dove andare. Ma lui la lasciò sorpresa, fissando un albergo sulla costa del Suffolk, albergo che era un edificio del seicento autentico.
— Già che dobbiamo farlo, tanto vale farlo con stile, — le disse. Christine si sentiva perfettamente a suo agio con lui, perfettamente serena. Cercava di immaginare che cosa avrebbe provato se fosse stata in procinto di passare la notte in un albergo con un uomo, un amante. Se la persona seduta accanto a lei non avesse indossato un vestito di seta bianca e nera e una giacca rossa, ma un abito da uomo, con camicia e cravatta. Se la faccia che provava tanto piacere a contemplare non fosse stata incipriata e truccata, ma rude e con la barba che già cominciava a ricrescere. Non riusciva a immaginarlo. O per meglio dire, riusciva a pensare soltanto che, in un caso del genere, sarebbe saltata giù dalla macchina al primo semaforo.
Avevano stanze singole attigue. Le stanze erano molto piccole, ma Christine si rendeva conto che una camera a due letti sarebbe stata imbarazzante per David, il quale a un certo punto – sebbene lei a questo preferisse non pensare affatto – avrebbe dovuto pur radersi e spogliarsi per essere quello che realmente era.
Mentre lei tirava fuori dalla valigia la camicia da notte e un paio di scarpe di ricambio, David entrò e si mise a sedere sul ietto.
Lei assentì, guardandosi nello specchio, ritoccandosi le palpebre con un pennellino. David era così bravo nel truccarsi gli occhi. Si girò e gli sorrise. — Scendiamo a bere qualcosa.
La sala da pranzo, il bar, il salone erano tutte stanze dal soffitto basso a cassettoni con pannelli di legno scolpito alle pareti. C’erano antiche mappe, soggetti di caccia in cornici dorate e coppe di rame riempite di rose. Alte portefinestre si aprivano su una terrazza. Il sole era ancora alto nel cielo e faceva molto caldo. Mentre Christine sedeva sulla terrazza e godersi il sole, David si allontanò per andare a ordinare le bibite. Quando ritornò, aveva un uomo con sé, un uomo robusto e un po’ panciuto sulla quarantina, il quale reggeva un vassoio con quattro bicchieri.
— Questo è Ted, — disse David.
— Piacere di conoscerla, — disse Ted. — Ho detto al mio amico di venire a raggiungerci. Spero che non le dispiaccia.
Christine fu costretta a rispondere di no. David la guardava e, dallo sguardo di lui, era chiaro che aveva agganciato quel Ted di proposito.
— Ma perché l’hai fatto? — gli domandò in seguito. — Che bisogno c’era? M’avevi detto che t’aveva dato fastidio, al cinema, sentire sul ginocchio la mano di quell’uomo.
— Sì, perché c’era il contatto fisico. Ora, invece, è solo per divertirsi un po’. Non crederai che permetterei a quei due di toccarmi, vero?
A cena, Ted e Peter avevano il tavolo accanto al loro. Christine era silenziosa e scostante ma David civettava con tutti e due. Ted continuava a protendersi per sussurrargli qualcosa e lui sorrideva e faceva risatine. Era evidente che si stava divertendo molto. Christine sapeva già che avrebbero chiesto a lei e a David di uscire con loro, dopo cena, e cominciava ad avere paura. E se David si fosse lasciato trasportare dall’euforia, dallo “spasso”, e fosse andato da qualche parte con Ted, lasciandola sola con Peter? Quel Peter aveva un faccione rosso, barba e baffi neri e, sulla guancia sinistra, un grosso neo peloso. Lei e David stavano mangiando una costata e il cameriere aveva portato loro del coltelli per disossare, molto acuminati e affilati. Lei, il suo, non lo aveva usato. La costata era tenerissima, infatti. In un momento in cui nessuno la guardava fece scivolare quel coltello nella borsetta.
Ted e Peter stavano ancora bevendo il caffè e il brandy quando David si alzò e, bruscamente, disse a Christine: — Andiamo?
— Immagino che avrai preso appuntamento per dopo, — disse Christine, non appena ebbero lasciato la sala da pranzo.
David la guardò. Le sue labbra dipinte di un rosso vivo si aprirono a un largo sorriso. Poi rise.
— Ho rifiutato l’invito.
— Davvero?
— Vedevo benissimo che l’idea non ti andava. E poi, vogliamo starcene in pace, vero? Per quanto mi riguarda, voglio rimanere solo con te.
Lei per poco non esclamò forte, «David!» a rischio di farsi sentire da tutti, tanto era grande il sollievo che provava. Si controllò, ma tremava. — Certo, anch’io voglio stare sola con te, — disse.
Infilò il braccio in quello di lui. Non c’era niente di strano, in fondo, nel fatto che due donne andassero a braccetto. Gli uomini si giravano a guardare David e qualcuno di loro zufolava. Christine sapeva che quell’ammirazione era tutta per David, che sembrava così bello, con i lunghi capelli biondi e i sandali rossi col tacco alto. Camminarono lungomare, sulla passeggiata. Erano le otto e mezzo, ma faceva ancora troppo caldo per portare una giacca. In giro c’era gente ma niente folla. Il posto era troppo elegante perché vi fosse folla. Arrivarono fino al termine della passeggiata a mare. Entrarono a bere qualcosa, prima allo Ship Inn e più tardi al Fishermen’s Arms. Nel secondo locale un tizio tentò di attaccare discorso con David, ma stavolta lui si mostrò freddo e riservato.
— Mi piacerebbe metterti un braccio intorno alla vita, — disse David, mentre tornavano verso l’albergo, — ma immagino che non sia prudente, anche se ormai e buio.
— Meglio di no, — disse Christine. D’improvviso, osservò: — È stata la serata più bella della mia vita.
Lui la guardò. — Dici sul serio?
Lei assentì. — La migliore in senso assoluto.
Entrarono nell’albergo. — Ora dico che ci mandino su qualcosa da bere. In camera mia.
Lei si mise a sedere sul letto. David andò nel bagno. Per rifarsi il trucco, pensò lei, o forse per radersi. prima di mostrarsi al cameriere che avrebbe portato le consumazioni. Infatti, bussavano. Un cameriere entrò con un vassoio sul quale c’erano due bicchieri alti con qualcosa in cui galleggiavano foglie e pezzi di frutta, due tovagliolini rosa, due olive sullo stecchino e due cremisi alla menta avvolti in carta verde.
Christine assaggiò una delle bibite. Mangiò un’oliva. Aprì la borsetta, tirò fuori il portacipria e il rossetto e si ritoccò le labbra. David uscì dal bagno. Si era tolto la parrucca bionda e si era lavato la faccia. Non si era fatto la barba, che cominciava a spuntargli sulle guance e sul mento. Aveva le gambe e i piedi nudi e indossava un accappatoio di spugna blu, molto mascolino. Lei tentò di nascondere il suo disappunto.
— Ti sei cambiato, — osservò, allegramente.
David alzò le spalle. — C’è un limite a tutto.
Levò il bicchiere. Christine lo imitò e lui disse: — A noi! — Christine cominciò ad avvertire un vago senso di panico. All’improvviso, lui era tornato uomo in modo così evidente. Cominciò a spostarsi lungo l’orlo del letto.
— Peccato non avere per noi l’intero weekend.
Christine assentì nervosamente. Si rendeva conto che il suo corpo era in preda a un lieve tremito. Se n’era accorto anche lui. Altre volte aveva notato come l’emozione la facesse tremare.
— Chris, — disse.
Lei sedeva passiva e timorosa.
— Non sono realmente come una donna, Chris. Gioco a far la donna, qualche volta, così, per spasso. Tu lo sai, vero? — La mano che la sfiorava sapeva di acetone. C’erano dei peli, sul polso, che finora lei non aveva mai notato. — Mi sto innamorando di te, — riprese lui. — E a te succede lo stesso, vero?
Le era impossibile parlare. Lui la prese per le spalle. Accostò la bocca alla sua, la circondò con un braccio e cominciò a baciarla. C’era un che di abrasivo, nella pelle di lui, e il corpo emanava un odore mascolino, proprio come quello di Graham. Lei tremava e rabbrividiva. David la spinse giù sul letto e cominciò a spogliarla, senza smettere di baciarla e pesando con tutto il corpo sopra di lei.
Christine brancolò dietro di sé; infilò la mano nella borsetta aperta e tirò fuori il coltello. Poiché sentiva il cuore di lui battere forte contro il suo petto, sapeva dove colpire, e continuò a farlo. Il sangue rosso schizzava vivido sui suoi abiti, sul letto, sui due cremisi alla menta ancora sul vassoio.


 

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