(Smirne, 24 dicembre 1862 – Ginevra, 11 agosto 1937)
Stephan Elmas, pianista e compositore di origini armene, bambino prodigio, vive a Ginevra dal 1911 ottenendo nel 1925 la cittadinanza onoraria; i suoi nipoti Georges e Grégoire Elmas istituiscono nel 1988 la Fondazione Stephan Elmas, con sede a Courtedoux, allo scopo di conservare e promuovere la sua musica e di sostenere iniziative sanitarie a favore dei bambini armeni malati.
Stephan Elmas nasce in Turchia, a Smirne, in un’agiata famiglia di commercianti. Prestissimo mette in luce le sue innate abilità musicali; studia pianoforte con un pianista del luogo, tale Moseer, inizia a comporre piccoli pezzi per pianoforte e all’età di 13 anni si esibisce in concerto eseguendo brani di Liszt.
Contro il volere dei suoi familiari, ma incoraggiato dal suo maestro, Elmas prosegue i suoi studi in Europa; a Weimar, nel 1879, incontra Franz Liszt che lo consiglia di completare la sua formazione a Vienna sotto la guida del pianista Anton Door e del maestro di composizione Franz Kremm.
Stephan Elmas si dedica completamente al pianoforte; le sue prime opere sono pubblicate dall’editore viennese Wesler. Nel 1881 scrive Sei studi per pianoforte dedicandoli a Franz Liszt; nel 1882 dedica ad Anton Rubinstein il suo primo Concerto per pianoforte e orchestra.
Dopo un breve periodo trascorso a Smirne, nel 1887 Stephan Elmas ritorna a Vienna e fino al 1908 è impegnato in una lunga serie di concerti in tutte le grandi città europee; esegue sue composizioni oltre a brani di Beethoven, Chopin, Schumann.
Dal 1897 Elmas inizia a soffrire di ipoacusia. Nel 1911 si stabilisce definitivamente a Ginevra; continua a comporre e ad insegnare. Nell’estate del 1915 riceve le prime notizie sul genocidio del popolo armeno da parte degli ottomani turchi ed è profondamente sconvolto da questo evento; i suoi familiari, dopo il grande incendio di Smirne del 1922, si rifugiano ad Atene e successivamente lo raggiungeranno in Svizzera. Nell’ultimo periodo della sua vita, afflitto sempre più dalla sordità, Stephan Elmas si isola completamente dal mondo circostante; le sue tribolazioni e i suoi tormenti sono documentati dal ricco epistolario intrattenuto dal 1922 con il giovane giornalista Hagop-Krikor, al quale detterà la sue memorie.
Stephan Elmas lascia molte composizioni per il pianoforte; di maggior successo sono i pezzi da salotto, raffinati ed eleganti. La maggior parte della sua opera, piuttosto che adeguarsi alle tendenze musicali della sua generazione, segue lo stile dei precedenti compositori romantici.
Quasi subito dopo le vigorose battute iniziali e una salva di ottave del solista che preparano la scena al Concerto per pianoforte n. 1 in sol minore, Elmas ci offre un secondo tema di notevole bellezza con inflessioni chopiniane, prima di lanciarsi, piuttosto alla maniera del compositore polacco, in una serie di passaggi rapidi. Questo cede il passo a un secondo tema lirico, poi a un terzo, seguito da ulteriori pagine di semicrome per pianoforte con un supporto orchestrale minimo, alla Chopin. Segue un episodio avvincente, più rubinsteiniano che chopiniano, in cui pianoforte e orchestra si animano sempre di più, conducendo a una cadenza eroica e al ritorno del tema iniziale. Segue una versione appassionata di questo in tonica maggiore con ottave tonanti sottostanti, prima che la musica si plachi ed Elmas torni a quel delizioso secondo tema. Il resto del movimento si diletta nel trattamento variegato del materiale precedente prima di giungere a una conclusione travolgente con un finale non dissimile da quello della ballata in sol minore di Chopin. Alcuni potrebbero pensare che il secondo movimento in larghetto sia il più originale dei tre. Il suo inquietante soggetto principale, una melodia serena e cantilenante, simile alle ballate da salotto dell'epoca, è in La bemolle maggiore, dopodiché i quattro bemolli vengono sostituiti dai quattro diesis di Do diesis minore per un secondo tema. La musica torna alla tonica per un finale sommesso e velato.
Forse il finale potrebbe essere criticato per essere troppo apertamente debitore a Chopin. Non che il soggetto sia privo di fascino o di interesse, ma Elmas si affida ampiamente a figurazioni e schemi ritmici che ricordano da vicino sezioni di entrambi i concerti di Chopin.
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