contatto: grogfisio@gmail.com - YouTube: Roberto Roganti Grog # FaceBook: Roberto Roganti # Instagram: roberto.roganti.57
mercoledì 30 ottobre 2024
André Jolivet
lunedì 28 ottobre 2024
Sergio Rendine
domenica 27 ottobre 2024
Guido Gozzano (1883-1916)
venerdì 25 ottobre 2024
Judge Parker
URANIA n.9 - William F. Temple: ll Triangolo Quadrilatero
L’idea era troppo colossale perché la mente potesse, al primo tentativo,afferrarne tutte le implicazioni. Ma quando l’afferravi e lasciavi che lafantasia divagasse inseguendo tutte le possibilità...!C’erano al mondo sei sole firme autentiche di William Shakespeare.Adesso potrebbero essere sedici, sessantasei, seimila e sei.C’era una sola Monna Lisa. Una sola Venere di Milo. Però adesso ilsorriso della Gioconda correva il pericolo di perdere l’unicità. «Unico» erauna parola che in quegli ultimi cinque minuti era stata privata all’improvvisodel suo significato essenziale.Potevano esserci cinquanta Monne Lise, cento Veneri... anzi, non c’eranessun limite alla molteplicità di quelle due femmine così interessanti... eciascuna Monna Lisa e ciascuna Venere potevano rivendicare di esseregenuine quanto quella che aveva sentito il pennello di Leonardo o lo scalpellod’un ignoto greco. La stessissima tela e il colore, il marmo identico,esattamente come le seimila e sei firme potevano rivendicare di essere fattecon l’inchiostro fluito dalla penna d’oca del poeta.Voltai le spalle dal risultato solido del miracolo che avevo visto operarsidavanti ai miei occhi e dissi, con la voce turbata dallo sbalordimento edall’incertezza:«Suppongo... suppongo che sarebbe addirittura possibile far esistereun’altra Cappella Sistina, in questo modo?»«Completa fino all’ultimo pelo dell’ultima barba dell’ultimo profeta, se cimettessimo al lavoro su scala abbastanza enorme», disse Rob, con un sorrisodal quale si sforzava di escludere l’indulgenza.«Io, non essendo più studente di anatomia e non credendo alle Porte delParadiso, preferisco le decorazioni del supercinema locale», osservò Bill.«Ma se ci tieni ad avere qualcosa di simile come regalo di compleanno,vedremo che cosa possiamo fare.»Oh, quell’inguaribile abitudine inglese, fingere di trattare come unoscherzo le idee e i fatti strani e nuovi; e più importante l’argomento, piùleggero il tono! Senza dubbio una risata è meglio di un urlo di rabbia e dipaura, d’una profezia di calamità e di rovina, ma non è un’accoglienza piùutile, e solo il Signore sa quante ispirazioni genuine sono intristite e mortesotto la garbata ma tremenda ilarità anglosassone. C’è solo una cosaperdonabile: spesso è di un’autodepressione disarmante, anche se non è moltoragionevole. E in questo caso gli individui derisi erano gli stessi che avevanoprodotto quel miracolo con l’ingegno e la fatica, gli stessi che possedevano lacapacità di eguagliare Michelangelo e di creare una nuova Cappella Sistina.Per collocare il miracolo al posto giusto nella strana storia del triangoloquadrilatero è necessario tornare indietro d’una dozzina d’anni, a quelpiovoso pomeriggio, quando uno scolaretto dai capelli rossi s’era presentatoal mio ambulatorio chirurgico, stringendo tranquillamente il polso sinistrofratturato con la mano destra.Portava un jersey verde spaventosamente liso e rammendato, i calzini gliricadevano intorno alle caviglie, i calzoni erano stati malamente ricavati daun paio più grande e di seconda mano, e la violenza del colore dei capelli eraeguagliato soltanto dalla violenza del loro disordine. Ancora a ventisei anni,quando incominciò a compiere miracoli, i suoi capelli erano un empio intrico,perché aveva l’abitudine di passarci in mezzo le dita, in tutte le direzioni,quando pensava... cioè quasi sempre.Allora, in quel pomeriggio umido, pensai che sua madre fosse una donnatrascurata, o non avesse una madre. E poi, individuando nel ragazzetto ilfiglio del poco simpatico Fred Leggett che abitava nella zona più povera delpaesotto, ricordai che Mrs. Leggett era una paziente che, circa dieci anniprima, si era spenta rapidamente nonostante le mie cure. Già era una donninapallida, e un’inspiegabile anemia l’aveva svuotata come se sanguisugheinvisibili si fossero attaccate al suo corpo, e prima che si potesse pensare allacura più indicata, il suo pallore era diventato il pallore della morte.Il ragazzetto aveva la stessa faccia bianca, sebbene giudicassi, dalle suecondizioni e da una certa conoscenza del carattere di suo padre, che quelpallore fosse dovuto assai più alla denutrizione che all’anemia. Eppure, comeavrei scoperto, non mancava certo di vitalità.«Ehilà, ragazzo mio», dissi. «Che cosa hai fatto a quel polso?»«Stavo facendo un esperimento, dottore.»«Un esperimento?» ripetei, esaminando il polso. «Un doppio saltomortale o che altro?»«No, dottore. Provavo la tensione necessaria per rompere una fune.L’avevo attaccata a un albero e vi avevo caricato più pesi di quelli cheavrebbero dovuto spezzarla, secondo le somme che avevo fatto io.Meccanica, sa? Ma non si rompeva e allora mi sono arrabbiato e sono andatoad aggrapparmi e a dondolare. Così si è rotta.E si è rotto anche il mio polso.»«Non credo che sia rotto, ragazzo. Forse è solo una lussazione.»«No, una lussazione si sarebbe gonfiata di più. Credo che sia una fratturasemplice.Probabilmente una frattura di Colles. Non credo che occorrerà neppureridurla.»A questo punto lo guardai attento. Non era il tipo di discorso che c’era daaspettarsi da un quattordicenne delle elementari. La faccia pallida era tuttaseria, senza l’orgoglio della precocità. Pensai che doveva aver leggiucchiato imanuali del pronto soccorso.«È va bene», dissi. «Ti porterò al Cottage Hospital e vedremo che cosadicono i raggi X.»Lui era incantato dall’idea di farsi radiografare. Durante il percorso inmacchina scoprii che quello non era solo un ragazzino che leggiucchiava imanuali di pronto soccorso. Perché ero un dottore, un vecchio dottore con icapelli grigi, il ragazzetto pensava che dovevo sapere tutto dei raggi X, laloro storia e la loro natura, e cercava di farsi dare informazioni da me.
mercoledì 23 ottobre 2024
Ludovico Einaudi
martedì 22 ottobre 2024
MONDADORI n.9 - Edgar Wallace: L'inafferrabile
lunedì 21 ottobre 2024
Roberto Cacciapaglia
domenica 20 ottobre 2024
Eugenio Montale (1896-1981)
venerdì 18 ottobre 2024
Nigel Strangeways
giovedì 17 ottobre 2024
URANIA n.8 - Alfred E. Van Vogt.: ll Segreto Degli Slan
La mano di sua madre, che stringeva la sua, sembrava di ghiaccio. Mentrecamminavano di buon passo per la strada, la paura che lei provava sitrasformava in una soffocata ma rapida pulsazione che dalla sua mente sitrasferiva a quella di lui. Centinaia di altri pensieri battevano alla suacoscienza, provenendo dalla folla che scorreva da una parte e dall'altra, edall'interno degli edifici che costeggiavano. Ma solo i pensieri di sua madreerano chiari e coerenti... e pieni di timore.«Ci stanno seguendo, Jommy», trasmetteva il suo cervello. «Non sono deltutto sicuri, ma sospettano qualcosa. Abbiamo rischiato una volta di troppo avenire nella Capitale, anche se speravo che questa volta avrei potuto fartivedere come facevano gli Slan a entrare nei sotterranei dov'è nascosto ilsegreto di tuo padre. Jommy, se succede il peggio, sai quel che devi fare.Abbiamo fatto le prove tante volte. E, Jommy, non ti spaventare e non tiagitare. Anche se hai solo nove anni, sei intelligente quanto un ragazzoumano di quindici.»Non ti spaventare! Facile da dirsi, pensò Jommy, ma le nascose il propriopensiero. A lei non piaceva che glielo nascondesse, che frapponesse fra diloro quello schermo deformante. Ma c'erano dei pensieri che bisognavanascondere. Lei non doveva sapere che anche lui aveva paura. Era anche unacosa nuova ed eccitante. Si sentiva eccitato ogni volta che arrivava nel cuoredi Centropoli dalla tranquilla periferia dove vivevano. I grandi parchi, ichilometri di grattacieli, il tumulto della folla, gli sembravano sempre piùbelli di come glieli dipingeva la sua immaginazione: ma bisognavaaspettarselo che nella Capitale del mondo tutto fosse grande. Lìc'era la sede del Governo. Lì, da qualche parte, viveva Kier Gray, il Dittatoreassoluto dell'intero pianeta. Tanto tempo prima — secoli prima — gli Slanerano stati padroni di Centropoli, durante il breve periodo del loro dominio.«Jommy, senti la loro ostilità? Senti ancora le cose da lontano?»Lui divenne teso. L'onda continua di indeterminazione che proveniva dallafolla che li circondava divenne un vortice di clamore mentale. Da qualcheparte gli giunse l'eco di un pensiero:«Dicono che ci siano ancora degli Slan che vivono in questa città, malgradotutte le precauzioni e l'ordine di sparare a vista».«Ma non è pericoloso?» Ecco un altro pensiero, certamente una domandafatta ad alta voce, sebbene Jommy ne ricevesse solo l'immagine mentale.«Voglio dire che potrebbe essere uccisa per errore una persona assolutamenteinnocente.»«Per quello di rado sparano a vista. Cercano di prenderli e di studiarli. I loroorgani interni sono diversi dai nostri, sai, e sulla testa hanno...»«Jommy, riesci a sentirli, un isolato dietro a noi? Sono in una grandemacchina! Aspettano dei rinforzi per accerchiarci. Vanno svelti! Riesci adafferrare i loro pensieri, Jommy?»Non ci riusciva! Per quanto tendesse la mente e si sforzasse, addiritturasudando per lo sforzo. Quello era il punto in cui i poteri adulti di leisuperavano l'istinto precoce di lui. Lei riusciva a superare le distanze e aconcretizzare vibrazioni lontane in immagini coerenti. Avrebbe voluto girarsie guardare, ma non ne aveva il coraggio. Le sue gambe infantili, anche selunghe, si piegavano sotto di lui mentre quasi correva per tenere dietro con ilpasso all'impazienza di sua madre. Era terribile essere piccoli, deboli einesperti, mentre la loro vita richiedeva la forza della maturità, la prontezzadegli Slan adulti.I pensieri di sua madre si aprirono una via nelle sue riflessioni:«Ce n'è qualcuno davanti a noi, Jommy, e degli altri stanno attraversando lastrada. Devi andare, tesoro. Non dimenticare quello che ti ho detto. Devivivere per un solo scopo: per fare in modo che gli Slan possano vivere dellevite normali. Penso che dovrai uccidere il nostro grande nemico, Kier Gray,anche se dovrai entrare nel suo immenso palazzo. Ricordati: ci saranno gridae confusione, ma tu tieni la testa a posto. Buona fortuna, Jommy!».
mercoledì 16 ottobre 2024
Boris Blacher
martedì 15 ottobre 2024
MONDADORI n.8 - Marie Belloc Lowndes: La dama di compagnia
Era un buio pomeriggio dei primi di dicembre, non però tanto buio che non si potessero leggere i sommari dei giornali della sera, stampati a lettere di scatola:
LA TRAGEDIA DI SWANMERE
STRAORDINARIE RIVELAZIONI
SUL MISTERIOSO AFFARE RAYDON
Coloro che scorrevano con gli occhi i sommari, si sarebbero potuti dividere in due categorie: la più numerosa era quella composta di persone avide di conoscere tutti i particolari di un fatto di cronaca certamente annoverabile fra i delitti più misteriosi del ventesimo secolo. L'altra categoria, infinitamente più piccola, comprendeva quanti erano seccati e disgustati di vedere che anche il loro giornale preferito favoriva una curiosità a detta loro morbosa. Ma anche questa seconda categoria doveva onestamente ammettere che l'affare Raydon conteneva tutti gli elementi atti a formare una causa celebre.
Una cosa sola mancava in tutta quella faccenda, ma una cosa importantissima agli occhi di coloro che si atteggiano a giudici nei delitti; vale a dire che, nonostante i titoli dei giornali che parlavano del mistero di Raydon, del mistero ve ne era proprio poco.
Tutto il fascino di quella faccenda consisteva nella spietata rivelazione di certi segreti, fatta durante quel processo, condotto con la più rigorosa giustizia, ma anche con la più grande crudeltà; segreti che di solito sono tenuti nascosti alle orecchie avide di sapere e agli occhi curiosi di conoscere, nei più profondi recessi della nostra misera natura umana.
Non bisogna però credere che il pubblico s'interessasse poco del processo, perché conosceva o credeva di conoscere tutta la trama di quel sinistro complotto, nato in parte dalla passione e in parte da uno sfrenato amore del denaro e dall'imperiosa necessità di possederne ad ogni costo; tratti salienti, questi, della nostra civiltà moderna.
Per quanto i personaggi del dramma fossero parecchi, tre di loro, due uomini e una donna, assorbivano tutta l'attenzione del pubblico.
Il primo era l'assassinato, Battista Raydon, descritto nell'atto di accusa del Procuratore Generale come un tipico inglese dell'alta borghesia, studente esemplare prima della guerra e considerato più tardi, con suo gran rincrescimento, come troppo utile al paese per poter essere mandato al fronte. E il ritratto che era stato fatto del povero Raydon era indubbiamente attraente: lavoratore, coscienzioso, ragionevolmente appassionato di sport e di esercizi all'aria aperta, non aveva avuto nella sua vita che una sola poesia: il suo intenso amore per la giovane e bellissima moglie.
Il secondo personaggio del dramma era l'amante della moglie, Giacomo Mintlaw. Costui era una figura veramente romantica. Al principio della guerra aveva abbandonato la sua proficua occupazione nel Canadà, per tornare in patria ad arruolarsi come volontario nella Guardia, e a guerra finita si era ritirato dall'esercito col grado di colonnello e con tutte le decorazioni possibili e immaginabili, britanniche e francesi.
Mintlaw nelle sue rare e brevi licenze a Londra aveva assiduamente frequentato, appassionatamente amato e ardentemente desiderato di sposare - era una circostanza pacifica - l'allora vedova di guerra, destinata a diventare più tardi la signora Raydon. E ora si trovava involto in quella terribile storia, per lo strano fatto di essere tornato senza un soldo, dopo la guerra, nel Canadà, dove era diventato amico e socio di un individuo ricchissimo, il quale, morendo improvvisamente, lo aveva lasciato erede di tutte le sue sostanze. Orbene, questa apparente buona fortuna era finita per essere causa della più grave disgrazia. Giacomo Mintlaw era tornato in Europa, ma soltanto per venire a sapere che la bella vedova, da lui sempre amata, aveva ripreso marito. Nondimeno una settimana non era ancora trascorsa dal suo ritorno in Inghilterra, che egli già aveva riannodato la sua conoscenza con lei; pochi giorni dopo essa era riuscita a carpirgli uno chèque di tremila sterline. Era proprio per quel dono, secondo lui, puramente amichevole, che Giacomo Mintlaw si trovava coinvolto nel così detto mistero di Raydon.
Il terzo personaggio era la graziosa, affascinante e scervellata Eva Raydon in persona. La maggior parte delle centinaia di migliaia di persone che seguivano le fasi del dramma rappresentato in quel momento davanti alla Corte d'Assise, trovava che la migliore descrizione di Eva era stata fatta dalla madre del povero Battista Raydon, la quale dal banco dei testimoni, aveva pronunziato nettamente queste parole: "Egoista, leggera, amante dei divertimenti e prodiga."
Ma, ciò nonostante, vi erano ancora di quelli che, conquistati dalla sua eccezionale bellezza e dalla sua incantevole grazia femminile, trovavano delle attenuanti ai suoi difetti, erigendosi a suoi campioni, malgrado le prove schiaccianti accumulate contro di lei.
Dal punto di vista del pubblico, la signora Raydon madre era di gran lunga il personaggio più importante, fra quanti avevano rappresentato una parte secondaria in quel dramma di segrete passioni. Era stata quasi unicamente la sua ferma convinzione che il figlio non fosse morto di morte naturale, unita alla scoperta di una certa lettera nella stanza funebre, che aveva condotto all'autopsia, in séguito alla quale era stato dichiarato che Battista Raydon era morto per avere ingerito una forte dose di arsenico.
lunedì 14 ottobre 2024
Bruno Maderna
domenica 13 ottobre 2024
Vincenzo Cardarelli (1887-1959)
L'ultima spiaggia
giovedì 10 ottobre 2024
URANIA n.7 - Eric Frank Russell: Schiavi Degli Invisibili
— Una morte immediata attende la prima mucca che guida una rivoltacontro la mungitura — disse pensieroso il professor Peder Bjornsen. Era unaprospettiva nuova, e molto sgradevole, nata da fatti spaventosi. Bjornsen sipassò le lunghe dita sottili tra i capelli precocemente incanutiti e guardò dallafinestra dello studio, affacciata al terzo piano sopra il traffico intensodell'Hötorget di Stoccolma. Ma i suoi occhi non vedevano il traffico.— E c'è uno scacciamosche che aspetta la prima ape decisa a protestarecontro il furto del miele — aggiunse. Stoccolma rombava e ronzava: una cittàignara delle proprie catene. Il professore continuò a tenere gli occhispalancati in una contemplazione impaurita e taciturna. Poi all'improvviso isuoi occhi si levarono, spalancandosi in un lampo d'apprensione. Si scostòdalla finestra, adagio, con riluttanza, muovendosi come se per pura forza divolontà si costringesse a staccarsi da un orrore, che chiamava, chiamavainvisibilmente.Alzò le mani e spinse, spinse inutilmente l'aria. Gli occhi stralunati,ancora innaturalmente freddi e duri e tuttavia accesi da qualcosa che stava aldilà della paura, seguirono affascinati un punto informe e incolore inmovimento dalla finestra al soffitto. Si voltò con uno sforzo immane e corsevia a bocca aperta, esalando tacito il fiato.Non aveva percorso metà della distanza che lo separava dalla portaquando lanciò un breve gemito, incespicò, cadde. La mano convulsa afferròsulla scrivania l'agenda a fogli mobili e la trascinò giù sul tappeto. Bjornsensi portò le mani al cuore, singultando, e restò immoto. La scintilla che l'avevaanimato si estinse. Il foglietto superiore dell'agenda svolazzò, mosso da unastrana brezza inesplicabile venuta dal nulla. La data era il 17 maggio 2015.Bjornsen era morto da cinque ore, quando arrivò la polizia.Imperturbabile, il medico legale diagnosticò un collasso cardiaco e lasciòperdere. Curiosando irrequieto, il tenente Baeker trovò sulla scrivania delprofessore un biglietto: un messaggio dall'aldilà.«Una conoscenza limitata è pericolosa. Mi è umanamente impossibiletenere a freno i pensieri in ogni minuto della giornata, dominare i sogniinvolontari a ogni ora della notte. È inevitabile che presto io venga trovato morto, nel qual caso dovrete...»— Dovrete che cosa? — domandò Baeker. Non vi fu risposta. La voceche, rispondendo, avrebbe potuto sconvolgerlo, taceva per sempre. Baekerascoltò il referto del medico, e poi bruciò il biglietto. Il professore, pensò,come altri suoi colleghi, invecchiando era divenuto eccentrico, oberatocom'era da un'erudizione troppo astrusa. Era collasso cardiaco, praticamente eufficialmente.Il 30 maggio il dottor Guthrie Sheridan, con i passi lenti e sussultanti diun automa, percorreva Charing Cross Road, a Londra. Teneva fissi al cielogli occhi lucidi e gelidi, mentre le gambe si muovevano meccanicamente:aveva l'aspetto bizzarro di un cieco che segue un percorso ben noto.Jim Leacock lo vide procedere in quel modo assorto, e non notò niente dianormale. Si avvicinò, esclamò «Ehi, Sherry!», e si accinse a dargli unacordiale pacca sulla schiena. Si fermò, sgomento.Guthrie girò verso di lui il volto pallido e tirato, dagli occhi chebrillavano come ghiaccioli visti in un crepuscolo azzurrognolo, eafferrandogli un braccio esclamò: — Jim!Santo cielo, come sono contento di vederti! — Il respiro era concitato, lavoce incalzante. — Jim, devo parlare con qualcuno... se no diventerò pazzo.Ho appena scoperto la cosa più incredibile in tutta la storia dell'umanità. Èdavvero qualcosa da non credere: eppure spiega mille cose che avevamo amalapena intuito, o ignorato completamente.— Di che si tratta? — domandò Leacock, scettico. Studiò il volto alteratodell'altro.— Jim, posso dirti che l'uomo non è e non è mai stato il padrone delproprio destino, il signore della propria anima. Oh, perfino le bestie... —S'interruppe, afferrò l'interlocutore. La sua voce salì di due toni,raggiungendo una nota isterica. —L'ho pensato! L'ho pensato, ti dico! — Le ginocchia gli si piegarono. —Sono spacciato! — E si afflosciò sul marciapiede.Prontamente lo sbigottito Leacock si chinò su di lui, gli aprì la camicia,gli posò una mano sul petto. Non sentì nessun battito. Il cuore che poco primapulsava all'impazzata si era fermato per sempre. Sheridan era morto. Collassocardiaco, evidentemente.Alla stessa ora dello stesso giorno, il dottor Hans Luther fece qualcosa dimolto simile. Lanciando alla massima velocità attraverso il laboratorio ilcorpo ingannevolmente grassoccio, scese precipitosamente le scale e tagliòper l'atrio. Fuggì, gettandosi occhiate impaurite alle spalle, e quegli sguardiscaturivano da occhi che parevano d'agata levigata.
martedì 8 ottobre 2024
MONDADORI n.7 - Alfred Edward Woodley Mason: La casa della freccia
Gli avvocati londinesi Frobisher e Haslitt erano orgogliosi di annoveraretra i loro clienti molte persone che avevano degli interessi in Francia.- Riusciamo così ad avere un posto nella storia - soleva dire il signorGeremy Haslitt. - Fu nel 1806 che il signor James Frobisher, il nostroillustre socio, organizzò la fuga di centinaia di sudditi britannici trattenutiin Francia dall'editto di Napoleone I. Lo studio ricevette i ringraziamentidel governo di Sua Maestà, ed è stato così fortunato da conservarsi lerelazioni contratte in quell'epoca. Mi occupo io stesso di questo ramo deinostri affari!È per questo motivo che nel corriere giornaliero del signor Haslittfiguravano sempre molte lettere coi francobolli azzurri francesi. Ma quellamattina d'aprile non ce n'era che una. L'indirizzo era stato vergato con unacalligrafia minuta e irregolare che il signor Haslitt non conosceva. Mapoiché la busta portava il timbro di Digione, il signor Haslitt si affrettò adaprirla. Aveva una cliente a Digione, una vedova, la signora Harlowe,della cui salute aveva già avuto cattive notizie. La lettera provenivacertamente dalla Maison Grenelle, la dimora della signora Harlowe, manon era stata scritta da lei. Il signor Haslitt guardò la firma.Alfred E. W. Mason 1 1930 - La Casa Della Freccia Rossa- Waberski? - disse, corrugando la fronte. - Boris Waberski? - E poi,ricordandosi esclamò: - Ah! già, già! - Si sedette e cominciò a leggere. Laprima parte della lettera non conteneva che complimenti e gentilezze, ma ametà circa della seconda pagina appariva ben chiaro a che cosa mirasse loscrivente. Mirava a cinquecento sterline. Il vecchio signor Haslitt sorrise eproseguì nella lettera, facendo i suoi commenti ad alta voce.Ho una gran bisogno di quel denaro, scriveva Boris...- Non ne dubito! - mormorò il signor Haslitt.... la mia amata sorella Mary Joan... continuava la lettera.- Cognata! - corresse il signor Haslitt.... non può vivere a lungo nonostante le cure e le attenzioni che ho perlei, proseguiva Boris Waberski. Come voi certamente sapete, lei mi halasciato una buona parte della sua sostanza. Questo denaro è dunque giàmio, non è vero? Lo posso dire senza che le mie parole vengano maleinterpretate. Bisogna guardare la realtà bene in faccia. Speditemi dunqueun po' di quel denaro che è mio, per lettera raccomandata, e ricevete imiei più distinti saluti!Il sorriso del signor Haslitt si tramutò in un risolino di scherno. Luipossedeva una copia del testamento di Mary Joan Harlowe, redatto indebita forma da un notaio francese di Digione, col quale lei lasciava finoall'ultimo centesimo della sua sostanza a Betty Harlowe, nipote di suomarito e sua figlia adottiva. Ripiegò la lettera e fece per stracciarla, ma poicambiò idea.- Meglio di no - si disse. - Con certa gente come Boris Waberski, non sisa mai - e richiuse le lettera nella sua cassaforte privata.Quando, tre settimane dopo, tra gli annunci mortuari del Times, lessequello della signora Harlowe, e ricevette un biglietto listato di nero colquale Betty Harlowe lo invitava ai funerali a Digione, fu ben lieto di averconservato quello scritto. L'invito era puramente formale, perché, anche sefosse partito subito, non avrebbe potuto arrivare in tempo per la cerimonia.Si limitò dunque a scrivere alcune righe di condoglianze alla fanciulla euna lettera al notaio francese per mettere a disposizione di Betty i servizidel proprio studio. Poi attese.- Il nostro Boris non tarderà certamente a farsi vivo! - si disse. Dopopochi giorni, infatti, ricevette un'altra lettera. L'indignazione e l'iraavevano reso ancor più minuta e irregolare la calligrafia, e Waberski avevacreduto opportuno raddoppiare la sua domanda.Alfred E. W. Mason 2 1930 - La Casa Della Freccia RossaÈ incredibile! - scriveva. - Non ha lasciato nulla a me, suo fratello, cheero così premuroso lei. Qui c'è qualcosa che non mi persuade. Mandatemiora mille sterline per lettera raccomandata. - Avete avuto sempre ilmondo contro di voi, mio povero Boris - soleva dire mia cognata con lelacrime agli occhi. - Ma penserò a voi nel mio testamento! - E invecenulla! Naturalmente ho parlato a mia nipote... ah, che donna senza cuore!Mi ha riso in faccia. Pensate! Mille sterline, signore, altrimentinasceranno dei guai! Non si ride in faccia a Boris Waberski impunemente!O mille sterline per lettera raccomandata, oppure... e questa volta BorisWaberski non pregava il signor Haslitt di ricevere i suoi saluti, più o menodistinti, ma si limitava a mettere la sua firma sottolineandola con unsegnaccio che attraversava tutto il foglio.