— Una morte immediata attende la prima mucca che guida una rivoltacontro la mungitura — disse pensieroso il professor Peder Bjornsen. Era unaprospettiva nuova, e molto sgradevole, nata da fatti spaventosi. Bjornsen sipassò le lunghe dita sottili tra i capelli precocemente incanutiti e guardò dallafinestra dello studio, affacciata al terzo piano sopra il traffico intensodell'Hötorget di Stoccolma. Ma i suoi occhi non vedevano il traffico.— E c'è uno scacciamosche che aspetta la prima ape decisa a protestarecontro il furto del miele — aggiunse. Stoccolma rombava e ronzava: una cittàignara delle proprie catene. Il professore continuò a tenere gli occhispalancati in una contemplazione impaurita e taciturna. Poi all'improvviso isuoi occhi si levarono, spalancandosi in un lampo d'apprensione. Si scostòdalla finestra, adagio, con riluttanza, muovendosi come se per pura forza divolontà si costringesse a staccarsi da un orrore, che chiamava, chiamavainvisibilmente.Alzò le mani e spinse, spinse inutilmente l'aria. Gli occhi stralunati,ancora innaturalmente freddi e duri e tuttavia accesi da qualcosa che stava aldilà della paura, seguirono affascinati un punto informe e incolore inmovimento dalla finestra al soffitto. Si voltò con uno sforzo immane e corsevia a bocca aperta, esalando tacito il fiato.Non aveva percorso metà della distanza che lo separava dalla portaquando lanciò un breve gemito, incespicò, cadde. La mano convulsa afferròsulla scrivania l'agenda a fogli mobili e la trascinò giù sul tappeto. Bjornsensi portò le mani al cuore, singultando, e restò immoto. La scintilla che l'avevaanimato si estinse. Il foglietto superiore dell'agenda svolazzò, mosso da unastrana brezza inesplicabile venuta dal nulla. La data era il 17 maggio 2015.Bjornsen era morto da cinque ore, quando arrivò la polizia.Imperturbabile, il medico legale diagnosticò un collasso cardiaco e lasciòperdere. Curiosando irrequieto, il tenente Baeker trovò sulla scrivania delprofessore un biglietto: un messaggio dall'aldilà.«Una conoscenza limitata è pericolosa. Mi è umanamente impossibiletenere a freno i pensieri in ogni minuto della giornata, dominare i sogniinvolontari a ogni ora della notte. È inevitabile che presto io venga trovato morto, nel qual caso dovrete...»— Dovrete che cosa? — domandò Baeker. Non vi fu risposta. La voceche, rispondendo, avrebbe potuto sconvolgerlo, taceva per sempre. Baekerascoltò il referto del medico, e poi bruciò il biglietto. Il professore, pensò,come altri suoi colleghi, invecchiando era divenuto eccentrico, oberatocom'era da un'erudizione troppo astrusa. Era collasso cardiaco, praticamente eufficialmente.Il 30 maggio il dottor Guthrie Sheridan, con i passi lenti e sussultanti diun automa, percorreva Charing Cross Road, a Londra. Teneva fissi al cielogli occhi lucidi e gelidi, mentre le gambe si muovevano meccanicamente:aveva l'aspetto bizzarro di un cieco che segue un percorso ben noto.Jim Leacock lo vide procedere in quel modo assorto, e non notò niente dianormale. Si avvicinò, esclamò «Ehi, Sherry!», e si accinse a dargli unacordiale pacca sulla schiena. Si fermò, sgomento.Guthrie girò verso di lui il volto pallido e tirato, dagli occhi chebrillavano come ghiaccioli visti in un crepuscolo azzurrognolo, eafferrandogli un braccio esclamò: — Jim!Santo cielo, come sono contento di vederti! — Il respiro era concitato, lavoce incalzante. — Jim, devo parlare con qualcuno... se no diventerò pazzo.Ho appena scoperto la cosa più incredibile in tutta la storia dell'umanità. Èdavvero qualcosa da non credere: eppure spiega mille cose che avevamo amalapena intuito, o ignorato completamente.— Di che si tratta? — domandò Leacock, scettico. Studiò il volto alteratodell'altro.— Jim, posso dirti che l'uomo non è e non è mai stato il padrone delproprio destino, il signore della propria anima. Oh, perfino le bestie... —S'interruppe, afferrò l'interlocutore. La sua voce salì di due toni,raggiungendo una nota isterica. —L'ho pensato! L'ho pensato, ti dico! — Le ginocchia gli si piegarono. —Sono spacciato! — E si afflosciò sul marciapiede.Prontamente lo sbigottito Leacock si chinò su di lui, gli aprì la camicia,gli posò una mano sul petto. Non sentì nessun battito. Il cuore che poco primapulsava all'impazzata si era fermato per sempre. Sheridan era morto. Collassocardiaco, evidentemente.Alla stessa ora dello stesso giorno, il dottor Hans Luther fece qualcosa dimolto simile. Lanciando alla massima velocità attraverso il laboratorio ilcorpo ingannevolmente grassoccio, scese precipitosamente le scale e tagliòper l'atrio. Fuggì, gettandosi occhiate impaurite alle spalle, e quegli sguardiscaturivano da occhi che parevano d'agata levigata.
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