mercoledì 5 aprile 2023

Giorgio Federico Ghedini: Partita per orchestra (1926)


Cuneo 11-VII-1892 - Nervi 25-III-1965

Studiò a Torino violoncello e composizione, diplomandosi nel 1911. Fu poi per qualche anno maestro sostituto al Teatro Regio e dal 1918 insegnante alla Scuola municipale di canto corale di Torino, passando più tardi alla cattedra di composizione di quel Conservatorio. Dal 1941 insegnò al Conservatorio di Milano, di cui fu direttore dal 1951 al '62.

Partita per orchestra (1926) - Nella musica italiana dei primi decenni del secolo la forma della partita ebbe una fortuna sorprendente. Nella ricerca, comune a tutti i musicisti delle recenti generazioni, di un allacciamento con la tradizione musicale italiana, questa forma dovette sembrare la più adatta a
racchiudere un modo di espressione profondamente italiano e insieme avvertito dei più recenti sviluppi della musica. Di fatto, nella generale tendenza alla classicità, questa forma strumentale si prestò particolarmente bene all'operazione di "ricupero" di una tradizione strumentale, che era stata interrotta per quasi due secoli dall'imporsi dell'opera lirica. La serie delle
partite fu inaugurata da Casella nel 1925, poi venne questa di Ghedini, nel 1932 quelle di Petrassi e Dallapiccola.
La Partita è una composizione tipica del periodo "barocco" e costruttivista di Ghedini, intessuta di ritmi vigorosi, di un contrappunto sanguigno e sapiente, assai elaborata anche nel trattamento orchestrale, non aliena da aspri urti armonici ma ispirata a una chiara linearità di discorso. È scritta per normale orchestra sinfonica e comprende i seguenti temi: "Entrata" ('Allegro gagliardo'), "Corrente" ('Sereno, dolce e primaverile'), "Siciliana" ('Lento, pensoso e mesto'), "Bourrée I e II," "Giga," dove non sembrerebbe errato scorgere un certo influsso
hindemithiano (l'indicazione di tempo è 'Velato e grigio').

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