venerdì 21 aprile 2023

Paul Hindemith + Sinfonia Serena del 1946


Hanau [Francoforte s.M] 16-XI-1895 - Francoforte 28-XII-1963

Abile violinista fin da fanciullo, entra nel 1909 nel Conservatorio Hoch di Francoforte, ma ben presto si dà all'attività musicale pratica, suonando in orchestrine e divenendo nel 1915 primo violino all'Opera di Francoforte.
Passa poi alla viola e nel 1921 entra nel Quartetto Amar, lasciando dopo due anni il posto di Francoforte. Attivo anche come solista e direttore d'orchestra, interpreta musiche di autori contemporanei e ben presto si fa conoscere anche come compositore, con una serie di opere che destano non poco rumore. Collabora attivamente alla fondazione del Festival di Musica Contemporanea di Donaueschingen e dal 1927 al '34 insegna alla Hochschule di Berlino.
I nazisti, appena saliti al potere, scatenano contro di lui una violenta campagna, che lo costringe a lasciare la Germania: dal 1935 al '37 è incaricato
dal governo della Turchia di riorganizzare la vita musicale in quel paese, nel 1938 si stabilisce in Svizzera e nel 1940 si trasferisce negli Stati Uniti come insegnante a Tanglewood e alla Yale University di New Haven.
Continua intanto l'attività di violista e direttore d'orchestra, finché nel 1947 rientra in Europa, stabilendosi definitivamente qualche anno più tardi a Zurigo, dove dal 1951 ha insegnato all'Università.

SINFONIA SERENA (1946)
Come dice il titolo, Hindemith ha inteso scrivere un brano improntato a una profonda e interiore serenità. Tale stato d'animo è assai bene espresso nel
corso pacato e cantabile del primo tempo ("Moderatamente lento") dalle tipiche figurazioni barocche, mentre il secondo tempo ("Piuttosto rapido") è una parodia di una marcia beethoveniana affidata ai soli fiati, celesta e percussione, e propone un'atmosfera rude e angolosa che fa pensare all'Hindemith giovane, con la sua sonorità parodistica e i suoi ritmi pesanti. Nel successivo "Colloquio" ('Tranquillo') l'autore si serve dei soli archi divisi in due sezioni: il discorso vi è pacato e " sereno," caratterizzato da lunghi assoli del violino, della viola e del violoncello alternati con un divertente episodio pizzicato (affidato al secondo gruppo degli archi: la seconda volta esso viene affiancato dal primo gruppo che sovrappone alla ripetizione del pizzicato la parte iniziale del "Colloquio"). Il Finale ("Gaio"), vede nuovamente all'opera l'intera orchestra, in una pagina briosa e fortemente ritmata che fa luogo improvvisamente a un episodio in pianissimo poco prima della fine.

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