domenica 27 marzo 2022

25/02/2022: Mi accompagni nella notte, di Giuseppe Fiengo


Il poeta Giuseppe Fiengo fin da giovanissimo ha avuto la passione per la poesia. Ora ha raggiunto una formazione poetica personale, aprendo il cuore e la fantasia.  Nelle sue liriche si avverte un velato dolore che lo aiuta a guardarsi dentro. Nei suoi versi c’è anche luce e calore sapendo però che la porta della malinconia rimane sempre aperta: “… partire lontano, dove nessuno mi può trovare.”
Poi il poeta scrive d’amore, un amore che lascia impronte, rendendo il cammino verso il domani contornato di speranza. Comunque, il poeta pianta una traccia indelebile nei cuori dei lettori perché la sua poesia parla il linguaggio dell’amore, delle passioni, del dolore: “Ti ho cercato nelle pagine ingiallite di ieri…”
Torna ancora la tristezza ma anche la speranza di un domani assieme all’amata, e con semplicità e grandezza interiore, ci regala una poesia che profuma di un’aria fatta di ricordi e di speranza nel futuro. La poesia di Fiengo a volte può sembrare semplice e giovanile, ma questo non è un difetto anzi cosparge di purezza il suo cammino, tra i tanti che non sognano mai. Nel poeta primeggia il desiderio di far capire le sue emozioni attraverso la poesia e come un canto medioevale fatto da un menestrello che non finisce mai di alzare gli occhi al cielo, e nelle stelle il poeta avverte il vero significato della vita. I versi di Giuseppe Fiengo, in sostanza, hanno forti contenuti umani dalle tinte dense di realtà e ricordi.

Elio Caterina
(poeta, scrittore, artista)


Giuseppe Fiengo, nato a Massa di Somma (Napoli), il 26/09/1996, dopo i primi tre mesi di vita, si trasferisce con i genitori e la sorella maggiore a Castelfranco Emilia (Modena), dove ancora attualmente risiede. Si diploma nel 2017 in Economia Aziendale all'Istituto "Carlo Cattaneo" di Modena. Scopre la passione per la poesia all'età di 12 anni. Da allora, partecipa a vari concorsi nazionali ed internazionali, ottenendo vari piazzamenti e riconoscimenti. In questo suo primo libro, l'autore tratta varie tematiche e ci guida alla scoperta della sua poetica e della sua anima.

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Ho incontrato Giuseppe per la prima volta nel 2008 a Ferrara durante la cerimonia di premiazione di un concorso letterario. Io sul podio, Giuseppe nella sezione dei giovani poeti, ma i versi della sua poesia mi hanno emozionato subito.
Oggi Giuseppe continua a impegnarsi nel campo poetico e partecipa ai concorsi ottenendo sempre risultati lusinghieri. Anche nel Concorso Letterario “Parole e Poesia” da me fondato e presieduto fin dal 2009, si è sempre distinto e nel 2020 gli è stato attribuito il primo premio nella sezione “Poeti Modenesi”.

Antonio Maglio
(Cavaliere dell’Ordine di Cipro)

venerdì 25 marzo 2022

Charlie's Angels



Charlie's Angels, Stati Uniti, 1976 / Ivan Goff e Ben Roberts

Assunte dalla Townsend Organisation, l'agenzia investigativa di Charles Townsend, un tizio che non si fa mai vedere da nessuno, neppure dai telespettatori, ma si limita a comunicare con loro per interfono o per telefono, affidando di volta in volta i vari incarichi, coordinando le loro azioni e ascoltando i loro rapporti, le interpreti di questa serie, comunemente note come le Charlie's Angels, gli Angeli di Charlie, sono tre splendide ragazze diplomate all'accademia di polizia. 


Inizialmente interpretate dalla modella Farrah Fawcett (moglie di Lee Majors, protagonista de L'uomo da sei milioni di dollari, un altro popolare telefilm della ABC, in seguito sostituita da Cheryl Ladd, che risultava essere sua sorella, anche lei proveniente dall'accademia di polizia), Kate Jackson (che dopo la terza stagione lasciò il posto a Shelley Hack, che l'anno dopo sarebbe stata sostituita da Tanya Roberts) e da Jaclyn Smith (l'unica ad aver "retto" per l'intera serie), le Charlie's Angels erano decisamente in gamba, e trame avvincenti e spettacolari, insieme alla loro bellezza, decretarono il successo di questa serie di telefilm, uno dei piìi popolari programmi della stagione televisiva americana 1976-1977, con un indice di ascolto molto alto nonostante andasse in onda alle dieci di sera.


Successo che continuò anche in seguito, nonostante le numerose sostituzioni prima ricordate. La serie è durata dal 22 settembre 1976 al 19 agosto 1981 per complessivi 109 episodi (115, secondo altre fonti) da 50 minuti, alcuni dei quali sono anche stati ridotti a fumetti. 


Può essere infine curioso ricordare che in alcuni episodi di questa serie sono
comparsi Timothy Dalton (futuro James Bond, l'agente segreto 007), Tom Selleck (che in seguito sarebbe diventato popolarissimo come Magnum) e Dirk Benedict (che avrebbe preso il posto di Tim Dunigan accanto a George Peppard e a Mr.T in A Team). 


Adolf Friedrich Hesse


(Wroclaw 30 August 1809 – 5 August 1863)

Hesse nacque e morì a Breslavia. Studiò nella sua città natale con gli organisti Friedrich Wilhelm Berner e Ernst Köhler (1799–1847). Gli fu insegnato all'interno della tradizione bachiana della Slesia. Nella sua prima tournée di concerti in Germania conobbe l'organista Christian Heinrich Rinck, con il quale tornò a studiare per sei mesi nel 1828-1829: Rinck fu allievo di Johann Christian Kittel, che a sua volta fu allievo di Johann Sebastian Bach. 

Nel 1831 divenne il principale organista della Bernhardinerkirche a Breslavia. Considerato uno degli organisti più importanti in Germania, il suo modo di suonare virtuosistico e l'agile pedalata abbagliarono il pubblico a Parigi, dove suonò un programma tutto Bach - una novità in Francia - per l'inaugurazione dell'organo a Saint-Eustache nel 1844; e a Londra, dove suonò al Crystal Palace durante la Grande Esposizione del 1851. Tornato a Breslavia, diresse i concerti sinfonici dell'Opera Orchestra della città. Uno degli allievi di Hesse fu l'organista belga Jacques-Nicolas Lemmens, che in seguito insegnò ad Alexandre Guilmant e Charles-Marie Widor.


La fantasia d'organo o Fantasia era uno stile libero popolare di composizione d'organo nel 1800. La fantasia in mi minore di Adolph Hesse inizia con una drammatica dichiarazione di apertura che porta a un movimento Andante più riflessivo. Un breve drammatico passaggio ponte collega la Fuga finale segnata moderato. Forse l'Hesse ci prepara bene per le composizioni per organo dei successivi compositori romantici come Gustav Merkel e Joseph Rheinberger.

mercoledì 23 marzo 2022

Adolphe-Charles Adam

 

(Parigi, 24 luglio 1803 – 3 maggio 1856)

Autore prolifico di composizioni per l'opera e il balletto, è famoso per i balletti Giselle (1844) e Le Corsaire (1856), le opere Le postillon de Lonjumeau (1836) e Les Toréadors (nota anche con il titolo di Le toréador ou L'accord parfait (1849), nonché la canzone di Natale Minuit chrétiens (1847).
Adolphe-Charles Adam era figlio di Johann Ludwig, professore di pianoforte al Conservatorio di Parigi. Non fu in un primo tempo destinato dai suoi genitori allo studio della musica, ma venne inviato molto giovane in un pensionato di Belleville per cominciare gli studi letterari e per diversi anni frequentò il liceo "Napoleone". In questo periodo frequentò in segreto, contro il volere paterno, l'amico compositore Ferdinand Hérold, apprendendo le basi della musica.
Poco amante dello studio, fece pochi progressi e non andò al di là della quarta classe. Dietro le sue insistenti e reiterate richieste, suo padre acconsentì infine a ritirarlo dal collegio e a concedergli un maestro di musica, a patto che la composizione rimanesse per lui solo un hobby e non una professione. Anche il maestro ebbe a lagnarsi di lui.
Musicista d'istinto, gli sembrava più facile indovinare il meccanismo dell'arte che apprenderlo, d'altronde, poco sorvegliato nel suo studio, godeva di una grande libertà.
In capo a qualche anno si trovò nella condizione di poter suonare abbastanza bene il pianoforte e di improvvisare con facilità sugli organi di più chiese di Parigi, senza aver fatto molto per pervenire a questo risultato e senza essere in grado di leggere speditamente una sola lezione di solfeggio.
Aveva ricevuto qualche lezione di armonia da Jacques Widerkehr e, poco dopo (1817) entrò al Conservatorio, luogo in cui non perse le sue cattive abitudini, ma dove infine, grazie all'organizzazione della scuola, perse la sua indolenza.

Dopo aver seguito un corso di armonia sotto Antonín Reicha, si mise a scrivere arie, duetti, scene intere, poco notevoli dal punto di vista della correttezza dello stile, ma in cui si trovavano delle facili melodie. François-Adrien Boieldieu, che ebbe occasione di vedere questi saggi, credette di scorgervi il germe del talento. Prese Adam con sé nel suo corso di composizione e da questo momento il gusto dello studio si risvegliò nel giovane musicista. C'era, tra il maestro ed il discepolo, una singolare analogia di spirito e di passione per l'arte, fatta salva la differenza di talento. Tutti e due erano melodisti, tutti e due avevano per qualità dominante l'istinto dell'espressione della parola cantata e l'intelligenza scenica.
Decorato con la croce della Legion d'Onore, uomo amabile e di spirito, Adam si era fatto molti amici che seppe conservare anche quando iniziò l'attività di critico per i giornali. Ottenne inoltre nel 1844 di poter succedere a Berton alla guida della sezione di musica, ma non mancavano accanto a questi riconoscimenti, diverse questioni atte a gettare tristezza nel suo animo.
Non nascondeva a sé stesso che i successi ottenuti a teatro erano effimeri perché basati sull'esperienza pratica, piuttosto che ispirati. Mancava loro la distinzione e la qualità delle idee, e sentiva che, pur avendo composto cinquantatré opere e una quantità di altre composizioni, questo non bastava per la sua gloria.
Questo fardello potrebbe aver contribuito ad affrettarne la morte, avvenuta improvvisamente a soli 52 anni, senza alcuna avvisaglia di sofferenza. Quel giorno aveva assistito al debutto di una cantante all'Opera e alle dieci si ritirò a casa sua. Al mattino seguente fu rinvenuto cadavere nel suo letto.

Giselle è un balletto romantico in due atti del 1841; caposaldo fondamentale del repertorio della danza mondiale, riassume in sé tutti gli elementi stilistici, tecnici ed espressivi del balletto classico-romantico.
Giselle nacque dall'idea dello scrittore Théophile Gautier e venne poi musicato, in brevissimo tempo, non appena la stesura del libretto fu terminata, da Adolphe-Charles Adam, celebre compositore di musiche di opere liriche e per balletto. La coreografia fu affidata a Jean Coralli; i passi della prima ballerina furono invece curati da Jules Perrot.
Il balletto è composto da due atti: il primo riguarda la vicenda di Giselle che culmina nella sua morte; il secondo atto invece riguarda la leggenda delle Villi e l'amore di Giselle per Albrecht che culmina nella volontà di salvargli la vita, anche se egli è stato la principale causa della sua morte.
L'importanza attribuita a questo balletto classico è dovuta soprattutto alla sua originalità musicale. I balletti rappresentati prima di Giselle non presentano quasi nessun elemento composto su misura: molti sono orchestrati con brani simili ad altri o addirittura presi in prestito. Le musiche di questo balletto invece sono tessute rispettando l'intenzione e la creatività del coreografo e dell'autore e mostrano ben poche somiglianze dirette con la musica del tempo. Gli unici brevi passaggi non scritti da Adam sono otto battute prese da una canzone di Löise Puget e tre battute tratte dall'Euryanthe di Carl Maria von Weber. Giselle è inoltre il primo balletto in cui l'autore introduce il leit motiv specificatamente come elemento di narrazione.
Ci sono sette temi principali nel balletto: quattro di questo appartengono al popolo: i mietitori, i cacciatori, le Villi e Hilarion. Tre di questi sono meno specifici: il tema della danza e due leit motiv d'amore.

lunedì 21 marzo 2022

Adalbert Gyrowetz


(České Budějovice 20 February 1763 – Vienna 19 March 1850)

Compositore austro-boemo. Figlio di un maestro di cappella locale, fu mandato a Praga per studiare musica e legge. Nel 1785 arrivò a Vienna, anche se un anno dopo partì per l'Italia alle dipendenze del principe Ruspoli. Per i successivi sei anni viaggiò in tutta Europa, ottenendo elogi per le sue composizioni in Italia e in Francia. Nel 1791 era arrivato a Londra, dove fece amicizia con Joseph Haydn. Ritornato a Vienna, divenne maestro di cappella all'Hoftheater nel 1804. Sebbene fosse meglio conosciuto durante la sua prima carriera come compositore di sinfonie la cui struttura progressiva, buon senso della melodia e un'interessante orchestrazione furono lodati, la sua carriera successiva dopo il 1800 coinvolse il palcoscenico, per il quale compose opere nazionaliste come Hans Sachs. La sua musica comprende 28 opere, 17 balletti, 11 messe, due vespri, numerose altre opere sacre brevi, circa 60 sinfonie (di cui 40 pubblicate), due concerti per tastiera e tre sinfonie concertanti, tre quartetti di flauto, circa 60 quartetti d'archi, 30 trii, 40 sonate per violino, 47 Lieder e altre opere da camera più piccole.

“Il 19 marzo 1850 morì a Vienna all'età di 87 anni un musicista così oscuro che il mondo non se ne accorse quasi per niente. Egli stesso sarebbe stato il primo a concordare con un biografo che in seguito scrisse: “E' sopravvissuto a intere epoche della storia della musica e alla fine è rimasto solo in mezzo a sviluppi artistici che non riusciva più a comprendere e di cui non si prendeva atto dei risultati della propria attività”. Quattro anni prima della sua morte aveva osservato a un visitatore: "Che sensazione particolare è rimanere in vita e tuttavia rendersi conto di essere già spiritualmente morti". 

La sua prolifica produzione non aveva impedito al mondo di dimenticare l'uomo e tutta la sua musica. Gyrowetz appartiene chiaramente alla moltitudine di compositori che sono completamente ignorati dai posteri, e le sue opere sono tali che questo verdetto dovrà essere accettato come definitivo. Ma nel 1846 L. A. Frankl, scrittore e poeta viennese, fece in modo che l'ottantenne scrivesse l'unica cosa che doveva dargli un minimo di immortalità: lo persuase a scrivere la storia della sua vita. "Chi sarà interessato al passato di un uomo molto vecchio?" Gyrowetz aveva risposto; tuttavia le memorie furono scritte e apparse due anni dopo.

L'opera che vi propongo offre una deliziosa sorpresa e caratteristiche degne di nota, è suonata con grazia e calore e vale la pena ascoltarla.


domenica 20 marzo 2022

18/09/2022: Morte al PalaMolza, di Roberto Roganti

La nuova avventura dei cinqueperunosei (5x1_6), monchi di un elemento sostituito da un valido rincalzo: Francesco Folloni. La solita indagine, il commissario Guicciardi deve sbrigare una matassa assai ingarbugliata e si rivolge agli amici, nonostante i nuovi rincalzi tra le sue fila: Massimo Ghigi dall'antidroga, Vienna Rao dal comando di Pescara e Manuela Fontenova dalla capitale. In una corsa contro il tempo ambientata nel mondo della pallamano locale, gli amici si sguinzagliano e cercano indizi a tutto spiano. Grogghino, colui che dà voce ai morti, verrà accorpato al nuovo medico legale Dott. Pavoncello come collaboratore esterno e ... beh... non facciamo spoiler, dovete leggerlo. A pallamano si corre per 60 minuti, su e giù per il campo, qui sarete comodi e seduti, ma correrete per arrivare alla parola FINE.

 

Roberto Roganti è nato nel 1957, modenese, ex fisioterapista.

Ha cominciato scrivendo recensioni di ristoranti per un sito dedicato alla cucina  nel  2007; in corso d’opera ha abbracciato la poesia, prima in lingua e poi in vernacolo. Negli ultimi anni ha abbandonato la poesia e si è dedicato alla letteratura gialla.

Nel 2010 ha partecipato alla II edizione del Premio Provinciale di Poesia Dialettale “La Gratusa d’Or” con riconoscimento d’onore;
  • nel 2011 ha partecipato alla XVII Edizione del Concorso “Tra Secchia e Panaro” e nella sezione Poesia dialettale ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria classificandosi al settimo posto;
  • nel 2016 ha partecipato alla VIII edizione del Concorso Parole e Poesie, piazzando ben due poesie al 4° posto;
  • ha fatto parte di giurie in vari concorsi nazionali;
  • fondatore de I Poetineranti, gruppo che si dedica alla lettura dei propri testi in pubblico, in lingua e in vernacolo;
  • organizza spettacoli musico-poetici in lingua e vernacolo, sospesi per Covid;
  • è stato uno dei direttori artistici del Festival della Canzone Dialettale Modenese, sospeso per Covid;
  • assistente volontario della Collana Editoriale Indipendente Senza Scarpe;
  • ex speaker web radio;
   
Le sue pubblicazioni:
 
Attimi..., 2009, poesie; RISTAMPA 2020
Illusionista, 2009, poesie; RISTAMPA 2020
Famiglia, 2010, poesie;
Groggologia, 2010, poesie e racconti;
GnaM Anno 1, 2011, eno-gastro-chiacchiere;
GnaM Anno 2, 2013, eno-gastro-chiacchiere;
Appunti poetici di un fornicatore di anime, 2013, poesie;
Rac...corti in scatola, 2013, racconti;
GnaM Anno 3, 2015, eno-gastro-chiacchiere.
Dal seggiolone al liceo in 100 passi, 2016, autobiografico
Morte al Villaggio Giardino, 2018, giallo
Al mê SLANG ed Módna, 2019, poesie in vernacolo
Morte al Lido delle Nazioni, 2019, giallo
Morte al PalaMolza, 2020, giallo
Capsicum, le poesie della sofferenza, 2020, poesie
Morte al volo, 2021, giallo
Morte dei 5x1_6, 2021, giallo
 
Suoi racconti e poesie in italiano e vernacolo sono presenti in diverse antologie, curate da lui stesso o come ospite.
 
https://poetineranti.blogspot.com/
https://www.youtube.com/channel/UC-Skn1vxPNeG39qumJxCtMw
https://hearthis.at/pilastro-qt/
https://hearthis.at/roberto-roganti/
https://www.facebook.com/roberto.roganti.52/
https://www.instagram.com/roberto.roganti.57/



venerdì 18 marzo 2022

Charlie Chan

 

Charlie Chan, Stati Uniti, 1925 / Earl Derr Biggers

«I cinesi sinistri e crudeli sono stupidi e fuori moda. Ma non ci si è mai serviti di un cinese simpatico al servizio della legge e dell'ordine».
Partendo da questa semplice riflessione e operando un ribaltamento dell'abitudine, allora dilagante in letteratura, di presentare cinesi e orientali in genere come individui sinistri e perversi, per tentare di offrire una visione più serena ed equilibrata della mentalità di quei popoli, il giornalista e critico teatrale Earl Derr Biggers' crea in Charlie Chan e la casa senza chiave (The house without a key, 1925) il detective Charlie Chan, sergente e in un secondo tempo ispettore della polizia di Honolulu. 



Pur senza avere il fisico dell'eroe, questo personaggio (che si ispirava almeno in parte a un poliziotto cinese realmente esistito, il sergente Chang Opara) è riuscito subito simpatico ai lettori. Amabilissimo conversatore, Charlie Chan veste all'occidentale, parla un inglese ricercato e pomposo, pieno di aforismi e di massime orientali ed è quasi sempre un "intruso", capitato per caso sul luogo del delitto.



Le sue avventure sono concertate con una lentezza spesso addirittura esasperante, con rare impennate o balenanti esplosioni drammatiche. Del resto, al pari di molte delle avventure che Georges Simenon ha dedicato al commissario Maigret, i romanzi di Earl Derr Biggers sono soprattutto lo studio di un carattere.
Secondo il critico francese Francis Lacassin, per Charlie Chan il crimine è un avvenimento da non seguire con morbosa ed eccitante attrazione, e l'autore aderisce a questo dato di fondo improntando la sua scrittura a un insistito senso di pudore e di moderazione.



Caso piuttosto singolare e accostabile forse unicamente al Perry Mason di Erle Stanley Gardner, il celebre investigatore cinese Charlie Chan deve la sua enorme popolarità non tanto ai sei romanzi che lo scrittore Earl Derr Biggers ha dedicato
alle sue avventure (pubblicati in Italia da Mondadori), quanto alla ricca filmografia, circa cinquanta film, che il cinema hollywoodiano gli ha dedicato a partire dal 1926, appena un anno dopo la sua "nascita" letteraria. 
Le avventure di Charlie Chan sono infatti state portate numerosissime volte sugli
schermi - tranne l'ultima, Charlie Chan e il canto del cigno (Keeper of the keys, 1932) - anche dopo la morte di Biggers, utilizzando soggetti e sceneggiature originali. La prima riduzione risale al 1926 ed è un serial cinematografico basato sul primo dei sei romanzi dello scrittore statunitense: il ruolo di Charlie Chan, notevolmente ridimensionato rispetto a quello svolto nel romanzo originale, era interpretato dal giapponese George Kuwa.



Nel 1931, dopo che il detective cinese era stato brevemente interpretato da altri due attori, la Fox ne affidò il ruolo all'attore svedese Warner Oland, che fu interprete di sedici film oltre che il più popolare Charlie Chan dello schermo. Nel 1938, dopo
la morte di Oland, il ruolo passa a Sidney Toler, che a sua volta è protagonista
di numerosi film fino al 1946. Dal 1947 al 1949 le consegne passano a Ronald Winters. 


Il popolare personaggio resterà nel dimenticatoio fino al 1981, quando sarà interpretato da Peter Ustinov nel film Charlie Chan e la maledizione della regina Drago (Charlie Chan and the curse of the Dragon queen). Fra i registi che hanno diretto questi film meritano di essere ricordati almeno George Hadden, Norman Foster, PhiI Rosen e Clive Donner.


Il personaggio di Charlie Chan è stato inoltre ripreso numerose volte in serie radiofoniche (a partire dal 1932) e televisive (a partire dal 1957), e in una serie di disegni animati televisivi nel 1972. 


Ispirandosi fisicamente all'attore svedese Warner Oland, lo statunitense Alfred Andriola ha realizzato dal 1938 al 1942 un fumetto con Charlie Chan. All'inizio di ogni tavola c'era un florilegio degli aforismi e delle massime orientali periodicamente utilizzate dal simpatico detective.



Earl Derr Biggers (26 agosto 1884-5 aprile 1933).


Figlio di Robert J. ed Emma E. (Derr) Biggers, Earl Derr Biggers è nato a Warren, Ohio , e si è laureato all'Università di Harvard nel 1907, dove era membro di The Lampoon. Lavorò brevemente come giornalista per The Plain Dealer nel 1907, e poi per il Boston Traveller fino al 1912, prima di dedicarsi alla narrativa. Molte delle sue opere teatrali e dei suoi romanzi sono state trasformate in film. Il suo primo romanzo, Seven Keys to Baldpate, divenne popolare nel 1913 e George M. Cohan adattò rapidamente il romanzo come una commedia teatrale di successo con lo stesso nome. Cohan ha recitato nella versione cinematografica del 1917, una delle sette versioni cinematografiche dell'opera teatrale e in un revival del 1935. Il romanzo è stato anche adattato in due film con titoli diversi, House of the Long Shadows e Haunted Honeymoon, ma avevano trame sostanzialmente equivalenti.
Più di 10 anni dopo Baldpate , Biggers ebbe un successo ancora maggiore con la sua serie di romanzi polizieschi di Charlie Chan. 

Biggers ha vissuto a San Marino, in California, ed è morto in un ospedale di Pasadena dopo aver subito un infarto a Palm Springs. Aveva 48 anni.

Mihály Mosonyi


(Boldogasszony 4 September 1815 - Budapest 31 October 1870)

Compositore, insegnante e scrittore ungherese di musica. Come Liszt, nacque nella regione di confine tra Ungheria e Austria, punto di incontro di diverse culture. Il suo nome era originariamente Michael Brand, lo stesso di suo padre e suo nonno, e la sua prima lingua era il tedesco. Quarto di 11 figli in una famiglia di pellicciai, imparò i soliti strumenti a fiato della vita contadina. Boldogasszonyfalva era un famoso luogo di pellegrinaggio e nella sua chiesa, costruita dal principe Pál Esterházy, ebbe l'opportunità di praticare l'organo e, tra i 10 ei 12 anni, di sostituire il cantore. Nel 1829 lasciò la casa per lavorare come ufficiale della chiesa a Magyaróvár, dove insegnò musica da autodidatta copiando il manuale di esercizi per pianoforte di Hummel. Intorno al 1832 si trasferì a Pozsony (l'attuale Bratislava), a quel tempo capitale del regno ungherese. La sua vita culturale fu dominata dalla vicina città imperiale di Vienna, conobbe le grandi opere dei maestri viennesi e decise di dedicarsi alla musica. Si guadagnava da vivere insegnando calligrafia, copiando musica e lavorando come strillone, poi tipografo per una tipografia, mentre studiava pianoforte e teoria musicale con Károly Turányi, che in seguito divenne maestro di cappella ad Aquisgrana. Turányi e un altro mecenate, il conte Károly Keglevich, ottennero per Mosonyi un posto come insegnante di pianoforte presso la residenza del conte Péter Pejachevich nel villaggio slavo di Rétfalu. Lì trascorse sette anni (1835-42), diventando un affermato pianista e, con l'aiuto delle opere teoriche di Reicha, un compositore. Le composizioni che ha terminato in Rétfalu rivelano un allievo diligente dello stile classico. Nel 1842 si trasferì a Pest, dove lavorò fino alla morte. Non ricoprì mai un incarico pubblico, comunale o ecclesiastico, né fu al servizio di un teatro, di un istituto di insegnamento o di una casa aristocratica. Uno dei primi musicisti indipendenti in Ungheria a guadagnarsi da vivere insegnando pianoforte e composizione, i suoi allievi più famosi furono Kornél Ábrányi (il maggiore), Gyula e Sándor Erkel (figli di Ferenc), Sándor Bertha e il futuro direttore del Accademia di musica di Budapest, Ödön Mihalovich. Fu incoraggiato a comporre dalla stimolante atmosfera intellettuale a Pest nel decennio prima della guerra d'indipendenza ungherese (1848-49). Il 3 ottobre 1846 sposò Paulina Weber, sorella del famoso ritrattista Henrik Weber. Nello stesso anno iniziò a scrivere la sua Seconda Sinfonia, che fu eseguita solo dieci anni dopo. Ha preso parte alla Guerra d'Indipendenza come membro della Guardia Nazionale. Nel 1849 scrisse una messa (la sua terza) in memoria del suo benefattore e padrino Peter Piller. La morte prematura della moglie (13 luglio 1851) provocò una crisi emotiva, che gli rese impossibile comporre per due anni. Il lirismo elegiaco autunnale delle canzoni tedesche (1853-54), che furono pubblicate da Breitkopf & Härtel, riflettono il suo dolore e gli mostrano un romantico a tutti gli effetti. Nel 1857, in occasione della prima visita in Ungheria dell'imperatrice (poi regina) Elisabetta, compose un pezzo per pianoforte in stile ungherese, Pusztai élet ("Puszta Life"). Un intero anno di attività compositiva seguì la sua favorevole accoglienza e dal 1859 circa scrisse una serie di nuove opere in stile nazionale. Per dare un gesto esteriore della sua trasformazione stilistica, nel 1859 assunse il nome ungherese di Mosonyi, dal suo luogo di nascita (la contea di Moson). Nel 1865 si recò a Monaco per assistere alla prima rappresentazione di Tristano e Isotta. Nello stesso anno ha suonato il contrabbasso nella prima rappresentazione in Pest di Legende der heiligen Elisabeth di Liszt. Negli ultimi anni ha composto canzoni e ballate d'arte ungheresi degne di nota e una serie di opere corali e cantate di minore importanza. Nel 1870, pochi mesi prima della sua morte, fu nominato membro del comitato di selezione del programma del Teatro Nazionale di Pest e fu anche membro del comitato per la preparazione del festival ungherese del centenario di Beethoven. Morì con molte ambiziose speranze per una musica nazionale ungherese.

Il Concerto per pianoforte in mi minore del 1844, è un'opera mai eseguita in vita del compositore. Il manoscritto del concerto è stato ritrovato nel 1950, durante un rifacimento della biblioteca musicale di Budapest. La prima esecuzione fu eseguita 109 anni dopo la data di composizione, nel 1953, con il pianista Károly Váczi e l'Orchestra Sinfonica della Radio Ungherese, sotto la direzione di Frigyes Sándor. L'opera segue la tradizione classica e barocca viennese, con romantici giri di melodia e armonia. La strumentazione segue la tecnica di Beethoven, con parti orchestrali che rendono il lavoro accessibile da un'orchestra giovanile. I tre movimenti si susseguono senza interruzione. Il tema principale del primo movimento è introdotto dal fagotto, ripreso da tutta l'orchestra dopo aver risposto al materiale dell'oboe. Come in molti concerti classici viennesi, lo strumento solista non ha alcun ruolo nell'introduzione dei temi principali, l'ultimo dei quali è un familiare motivo di corno. Dopo un tremolo di timpani, il pianoforte solista inizia con un breve passaggio cadenzato, per questo simile a quello di Liszt Totentanz. Nonostante il carattere molto diverso della musica, ci sono somiglianze strutturali tra le due opere, suggerendo la possibilità che Liszt, che scrisse il suo Totentanz cinque anni dopo, avesse visto una copia del concerto di Mosonyi. Le sezioni del secondo soggetto in sol maggiore, suonate dall'orchestra, sono collegate da brevi intermezzi pianistici in dialogo. Come i ruoli di ogni cambiamento, ci sono variazioni colorate del tema nel pianoforte, che portano a un secondo passaggio simile a una cadenza, con lo stesso motivo di corno. Questa sezione diventa più lenta, preparando la strada al successivo Adagio in do maggiore.

La bella melodia della scala discendente del movimento lento si sente in un nuovo dialogo che coinvolge il corno francese e il pianoforte. Come nel primo movimento, questo scambio porta a una discussione orchestrale completa del materiale. Il materiale è variato dal pianoforte e dall'oboe in mi bemolle maggiore, passando improvvisamente alla tonalità minore. Come nella ciaccona barocca, il movimento ritmico diventa più elaborato, mentre la ricapitolazione porta un nuovo suono con le note pizzicate delle corde. La coda offre nuovo materiale, con una linea cromatica ascendente in contrasto con la scala tematica diatonica discendente, suggerendo qualcosa di nuovo, mentre la musica avanza fino all'ultimo movimento.

Il tema principale dell'Allegro in mi maggioresi basa su un metro interessante e in continua evoluzione. Impulsi irregolari e anche metrici si alternano in una sorta di ritmo asimmetrico. Gli elementi sequenziali portano a un secondo tema, tutte le sezioni del quale iniziano non accentate dopo una breve pausa, fornendo un contrasto con le asimmetrie accentate del primo tema. Ripetizioni sequenziali si verificano nel secondo tema, in un modo che suggerisce Bach, con una variazione più lunga la terza volta. Un elemento importante dell'intero concerto è l'uso frequente dell'unisono nella parte solista, facendo del pianoforte uno strumento melodico a linea singola, qualcosa di insolito nello stile romantico. La vera cadenza del solista è introdotta da un lungo tremolo di timpani, con l'accordo che precede la cadenza di una settima dominante piena, caratteristica insolita. 

mercoledì 16 marzo 2022

Tommaso Banchieri


(Bologna, 3 settembre 1568 – 1634)

Tomaso Banchieri, Adriano da quando entra nell’ordine dei benedettini, svolge tutta la sua attività presso il monastero di San Michele in Bosco a Bologna. Qui fonda, nel 1615, l’Accademia dei Floridi che più avanti diventerà l’Accademia Filarmonica, tuttora esistente e nota anche per avere ospitato il giovanissimo Mozart.
Adriano Banchieri è una figura poliedrica di musicista, studioso e scrittore. Introduce l’uso delle stanghette divisorie delle battute musicali nelle partiture e inventa, insieme con Orazio Vecchi, il Madrigale Drammatico o Commedia Harmonica; una sequenza di madrigali che raccontano una storia, i primi accenni, con il “recitar cantando”, a quella che sarà l’opera lirica.

Ricordiamo a tal proposito “Il Zabaione musicale” del 1604, il primo libro di madrigali a cinque voci di Banchieri. La storia è di ambientazione pastorale ed i personaggi sono ninfe, pastori, figure mitologiche; le cinque voci sono usate per descrivere o mettere in caricatura le diverse figure, oppure per imitare il suono del liuto, del chitarrino e della ghironda.
Adriano Banchieri oltre ad essere attivo come organista e studioso di teoria musicale, svolge anche un’intensa attività didattica e di scrittore. Il suo interesse per la letteratura burlesca e vernacolare lo spinge a pubblicare racconti e commedie in dialetto bolognese e, in questi casi, non è il monaco Adriano Banchieri a scrivere, bensì Camillo Scaligeri della Fratta o Attabalippa del Perù.

L'organo suonarino

Entro il quale si pratica quanto occorrer suole à gli Suonatori d'Organo, per alternar Corista à gli Canti fermi in tutte le feste, e solennità dell'anno.

Hora per dar principio à questo ORGANO SVONARINO, senza altri discorsi musicali essendo di poco giouamento al nostro concerto, volendo solamente con breuità & facilità trattare il modo di rispondere con alternatiua corista à gli canti fermi di tutto l'anno, prima trattaremo della Santissima Messa.
Tre variationi di Messe càtate ritrouansi aprobate entro il Messale Romano le quali s'alternano tra il choro, l'organo in tutte le feste, le solenità dell'anno.
La prima si nomina Kyrie della Madonna, gli quali si sogliono càtare in tutte le feste, la solennità di essa, in quelle del Signore, delle Vergini.
La Seconda si nomina Kyrie della Dominica, che seruono alle proprie Dominiche fra l'anno, non impedite da feste particolari, e doppie.
La terza sono Kyrie Apostolorum, che seruono à essi, nella Santissima Pentecoste, nelle feste de Martiri, e nei Confessori.
Le Dominiche dell'Aduento, Quadragesima, giorno degli Innocenti (pur che non sia giorno di Dominica) in molti luoghi sono introdotti Kyrie particolari, gli quali poneremo al suo Inoco, se bene per il più si cantano gli Dominicali, senza però la gloria in excelsis.
Hauendo inteso che le Messe alternate con l'Organo sono di tre variationi, hora per procedere ordinatamente in questo primo Registro; si vdirà vn Basso sicurissima guida nell'Organo cò le finali del Choro, in quelle Chiese (se ue ne sono) dove fosse in vso rispondere à gli secondi versi, potrà l'accorto Organista seruirsi degli primi lasciando la voce nelle finali de gli secondi; auertendo in tutte le Messe, che la repetitione dell'introitoseruirà per il primo Kyrie.
 

lunedì 14 marzo 2022

Ādolfs Skulte


(Kiev, October 28, 1909 – Riga, March 20, 2000)

Nato a Kiev nel 1909 nella famiglia dello skipper lettone Peter Skulte (1875–1967) e di sua moglie Victoria, nata Rizzolatti. Il padre di sua madre era lo scultore italiano Pietro Ricolati, fratello maggiore del compositore Bruno Skulte (1905-1976). Dopo la fine della guerra civile russa nel 1922, la sua famiglia si trasferì in Lettonia. Studiò al Riga 1st Gymnasium, dove si laureò nel 1928 e iniziò a studiare presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università della Lettonia.
Nel 1930 iniziò a studiare composizione al Conservatorio di Lettonia e nel 1931 smise di studiare all'Università della Lettonia. Nel 1933 lavorò come insegnante di musica al Balvi Gymnasium, dove diresse il coro misto degli studenti e il dipartimento di pianoforte dell'Università popolare di Balvi. Nel 1934, il poema sinfonico di Skulte "Vilnius" vinse un premio al concorso di opere sinfoniche indetto dalla Riga Radio , per il quale Skulte ricevette un premio di 500 lats. Dopo essersi diplomato alla classe pratica di composizione nel 1936, Jāzeps Vītols lo invitò ad insegnare composizione e materie teoriche al Conservatorio di Lettonia. Adolf Skulte si sposò nel 1937 e nel 1939 nacque un figlio, Guido Skulte, nella famiglia di Adolf e Helena Skult, che in seguito divenne direttore della fotografia.

Durante la seconda guerra mondiale nel 1944, i suoi genitori e fratelli fuggirono in Germania come rifugiati, ma Adolf Skulte e la sua famiglia rimasero in Lettonia. Skulte ha diretto a lungo il Dipartimento di Composizione del Conservatorio (1948–1955, 1957–1972). Nel 1952 fu eletto professore al conservatorio. Dal 1952 al 1956, Skulte è stato presidente dell'Unione dei compositori lettoni. Fu anche deputato del Consiglio Supremo della RSLS.
Morto nel 2000, è stato sepolto nel cimitero forestale dell'ospedale clinico universitario Pauls Stradiņš il 20 marzo 2006. 

Il lavoro in tre movimenti ha un collegamento con le forme sinfoniche tradizionali, ma si estende con una brutalità fantastica e bellissima. L'inizio di Lento è calmo, aspetta lentamente il suo tempo, costruendo, crescendo e facendo un uso profondo della sua oscurità. La tavolozza orchestrale è vasta e mostra davvero un compositore che lancia tutto ciò che ha ora che ha la libertà di farlo. Le splendide melodie degli archi giustapposte a oscuri accordi monolitici negli ottoni rendono l'esperienza intensa. I parallelismi con Honnegger sono particolarmente accurati, le somiglianze tra questa sinfonia e la Symphonie Liturgique di Honnegger  ci sono, ma mai in maniera pastiche.

L'Allegro con brio vola. Non ci sono altre parole per questo. La pura energia e la spinta nel lavoro non si fermano mai davvero. È una sorpresa che il direttore d'orchestra non abbia un punto o uno sforzo ripetitivo da questo passaggio. Tuttavia finisce probabilmente nel modo più sfacciato che potresti immaginare.
Il finale, Lento - Vivo, è ricco e potente. Si erge come il movimento più grande dell'opera, ma potrebbe anche essere visto come due movimenti speronati insieme poiché il direttore d'orchestra ha notato che il Lento e il Vivo dovrebbero essere eseguiti senza interruzioni. Questo secondo Lento inizia con una gloriosa foschia di colore. L'accumulo dell'accordo ricorda il concerto per violino di Berg, ma a modo suo è ugualmente denso e delizioso; come una cioccolata calda davvero magistrale. L'assolo di sassofono è inquietante e semplicemente divino. L'accumulo è intenso e solo cose gloriose di cui le orecchie possono testimoniare. Il momento in cui suona la campana tubolare è magnifico e le armonie che rispondono mi stordiscono. Il Vivo inizia in maniera fugace, con voci che entrano una ad una, e come l' Allegro con brio loro volano. Skulte ha una magnifica abilità nello scrivere musica veloce, un'arte scomparsa nel secolo precedente. Il finale ha una vera sensazione di una forma rondò, con i suoi segmenti di ritorno e il modo in cui il movimento danza elegantemente tra di loro è semplicemente magistrale. E la ricapitolazione della melodia al culmine del movimento è tanto gloriosa quanto terrificante.
La sinfonia è semplicemente magnifica, non c'è dubbio. L'ampiezza e la grandezza all'interno di un'opera sinfonica è sbalorditiva, per non parlare delle altre otto sinfonie. Questo è un compositore che ha semplicemente bisogno di essere ascoltato di più.

domenica 13 marzo 2022

11/03/2022: La donna perfetta, di Mauro Sighicelli


Un parroco della periferia di Modena, Don Paolo, apprende, nel segreto del confessionale, la strana storia di una gravidanza da parte di una ragazza russa, Svetlana. Il presunto padre, Pietro Abeti, appena uscito da un coma, scopre di essere entrato in possesso di nuove doti taumaturgiche che lo rendono un famoso guaritore, anche se non ricorda nulla del suo passato, se non episodi sporadici che riaffiorano periodicamente nella sua memoria. Il marito di Svetlana, Francesco Auricchio, prega il guaritore di aiutare un suo amico in difficoltà, mentre il parroco richiede l’intervento di un esorcista per alleviare dalle sue pene Pietro Abeti, per nulla soddisfatto dei suoi occulti poteri.  Assieme ad altri picareschi personaggi, il gruppo si trasferisce presso una casa vacanze montana, dove, durante una serie di assurde vicissitudini, Svetlana riuscirà a dare alla luce il frutto del suo peccato.


Mauro Sighicelli è nato e vive a Modena, in Italia, dal 1957. 

  • Nel 2012 ottiene il secondo posto, con una parte del romanzo “Insieme a te non ci sto più”, al premio letterario “Parole dal caos”, edito dalla casa editrice Caosfera, su circa 78 partecipanti, il cui racconto viene pubblicato su un booklet offerto in omaggio a tutti i clienti della casa editrice.
  • Nel giugno 2013, lo stesso racconto viene selezionato tra i primi trenta del concorso letterario “True stories – verità dal terzo millennio” e pubblicato in una antologia dallo stesso titolo a cura della casa editrice Autori lettori, con la seguente recensione critica dell’autore Bruno Elpis: “In Insieme a te non ci sto più Mauro Sighicelli trasferisce l’incipit di una canzone del secondo millennio (della mitica Caterina Caselli) nelle avventure surreali di un uomo afflitto da manie e turbe, che la moglie cerca invano di neutralizzare”. 
  • Sempre nel giugno 2013, vene premiato al 2° concorso letterario Campagnano di Roma 2013 con il racconto “Il cielo in una zucca”, tratto dall’omonimo romanzo, con la menzione speciale per l’impianto narrativo e la caratterizzazione dei personaggi; nello stesso mese lo stesso racconto viene inserito nella IX raccolta antologica Les cahiers du Troskji Cafè MES AMIS, di cui risulta finalista al concorso di Monterotondo (Roma).
  • Nel novembre 2013 il racconto “Loro non sanno che è Natale” viene selezionato dalla rivista Writer’s Magazine per l’antologia “365 racconti di Natale” edito dalla casa editrice Atlantide@ Delos Books.
  • Nel dicembre 2013, il racconto “In viaggio”, tratto dal romanzo L’ombra del Signore, viene premiato in  due diversi concorsi letterari e viene pubblicato sulle loro antologie, “Sulla strada” (Montegrappa Edizioni) e “Premio Sé-stanti” (Matisklo edizioni).
  • Nel dicembre 2013 pubblica con la casa editrice EgoEdizioni  di David and Matthaus il libro “Insieme a te non ci sto più”. Il libro contiene anche due racconti gialli, “Judok Dan” e “Evanishing”.
  • Nel dicembre 2013 si classifica al secondo posto al concorso letterario “Natale ribaltato!”  indetto dalla casa editrice Mangiastorie, con il racconto “La vaccinazione antiinfluenzale”.
  • Nel febbraio 2014 viene assegnata la menzione d’onore, con proposta di pubblicazione, al concorso letterario “Narrando per passione”  indetta dall’Archeoclub d’Italia sede di Patti (ME) di nuovo con il racconto “Il cielo in una zucca”.
  • Nel luglio 2014 il racconto “Punti di vista” viene selezionato dalla rivista Writer’s Magazine per l’antologia “365 racconti d’estate” edito dalla casa editrice Atlantide@Delos Books.
  • Nell’ottobre 2014 pubblica “Il più grande spettacolo dopo Pelè” con Artea parte di Guastalla.
  • Nel febbraio 2015 pubblica il libro “Il cielo in una zucca” con la casa editrice Il villaggio ribelle. Il libro contiene anche i racconti “La lunga e polverosa pista” (western), e tre brevi gialli.
  • Nel febbraio 2018 pubblica il romanzo “Alla deriva” che contiene anche altri 11 racconti (esaurito).
  • Nel mese di giugno 2018 pubblica “Stanze di un mezzofondista” per la collana Senza  Scarpe numero 1.
  • Nel febbraio 2019 pubblica “L’ombra del Signore”  per la collana Senza  Scarpe numero 2.
  • Nel febbraio 2019 pubblica “L’ombra del Signore due – seconda parte” ” per la collana Senza  Scarpe numero 7.
  • Nel febbraio 2019 pubblica il libro “Anna e Fabio” ” per la collana Senza  Scarpe numero  8.
  • Nel febbraio 2019 pubblica il romanzo “Radio Etruria 33” ” per la collana Senza  Scarpe numero 9.
  • Nel febbraio 2019 pubblica il libro “Tutti morti dietro Maurino” per la collana Senza Scarpe numero 10.
  • Nel febbraio 2019 pubblica un romanzo storico, “Maciste contro i proci” per la collana Senza scarpe numero 11.
  • Nel gennaio 2020 pubblica il numero 19 della collana Senza Scarpe “Ultime lettere di O.P.”, nel settembre 2020  il numero 21 “Stella Rossa” e il numero 22 “Sole giallo, sole nero”, poi il numero 25 “Il cammello con tre gobbe”.
  • Nel mese di febbraio 2022 pubblica con la casa editrice “L’erudita” di Roma il romanzo di narrativa contemporanea “La donna perfetta”.
  • Nel marzo 2022 pubblica “L’inutile delitto” a conclusione della saga del commissario Bertini.

Le precedenti indagini del commissario Bertini, creato da Mauro Sighicelli, si possono trovare nei seguenti libri: Il cielo in una zucca (David and Matthaus young, 2016), Evanishing (Collana Senza Scarpe numero 3, 2018), Maciste contro i proci (Collana Senza Scarpe numero 11, 2019), Stella rossa (Collana Senza Scarpe numero 21, 2020), Sole giallo, sole nero (Collana Senza Scarpe numero 22, 2020), Il cammello con tre gobbe (Collana Senza Scarpe numero 25, 2020), Otto giorni (feuilleton di O.P. numero 4), A volte ritornano (feuilleton di O.P.numero 6),I racconti del commissario Bertini (luglio 2021, gratuitamente sulla pagina e sul profilo face book dell’autore), L’inutile delitto (marzo 2022).

Circa quaranta dei suoi  tanti racconti sono pubblicati in antologie di vari editori.              

venerdì 11 marzo 2022

Charles Paris


Charles Paris, Gran Bretagna, 1977 / Simon Brett

Attore di mezza età e investigatore dilettante a tempo perso, con un matrimonio fallito alle spalle («aveva lasciato Frances per sfuggire ai legami di una relazione fissa»), Charles Paris cerca evidentemente compensazioni alla precarietà della propria professione e della propria vita nel bere (preferibilmente whisky Bell's) e nelle donne. «Per quel che lo riguardava - osserva una volta amaramente, - la preoccupazione di riuscire a tirare avanti un giorno dopo l'altro bastava a tenergli
occupato tutto il suo tempo».



Ma in realtà non è proprio vero ed è sempre disposto a darsi da fare quando gli si offre l'occasione. Charles Paris si muove in un mondo pieno di attori presuntuosi o alle prime armi, agenti teatrali logorroici, registi ambiziosi e tecnici invidiosi ed è perfettamente a suo agio tanto sulle scene quanto dietro le quinte di teatrini di provincia o di studi radiofonici e televisivi, anche se la televisione non gli piace né come attore né come spettatore. Tutti ambienti ben noti a Simon Brett, che li descrive realisticamente e con grande precisione. 



"Charles Paris" è una serie drammatica e commedia poliziesca dalla penna dell'autore - ed ex presidente della Agatha Christie Society - Simon Brett. In Charles Paris, Simon Brett ha creato un personaggio attore cinico davvero meraviglioso che è amato da migliaia di lettori. Attraverso la sua percezione itterica del mondo e spesso contro il suo miglior giudizio, Charles combatte l'ingiustizia, i cattivi registi e i tempi di chiusura anticipati. Charles è anche il peggior nemico di se stesso, un affascinante lussureggiante che può resistere a tutto tranne che alla tentazione, specialmente sotto forma di donne e alcol.



Deluso dal suo inutile ma adorabile agente Maurice Skellern e come attore che lavora in un lavoro noioso o poco impegnativo, Charles ha più che abbastanza tempo a disposizione per risolvere strani misteri di omicidio. Sfortunatamente disaccoppiato, ma non divorziato, viene coinvolto in ogni tipo di crimine in cui viene scelto per il ruolo di un detective dilettante riluttante.


Ci sono 20 libri attualmente nella serie (una selezione è già stata adattata per Radio 4 con Charles interpretato da Bill Nighy). Simon Brett si adatterà per il pilot dello schermo. I romanzi con Charles Paris sono pubbHcati in Italia da Mondadori.

Alfred Garryevich Schnittke


(Ėngel's, 24 novembre 1934 – Amburgo, 3 agosto 1998)

E' stato un compositore e pianista russo. Suo padre nacque a Francoforte da una famiglia di origini ebraiche che si trasferì poi in Unione Sovietica nel 1926 e sua madre era una tedesca del Volga, nata in Russia.
Alfred nacque ad Ėngel's nella Repubblica del Volga della federazione Russa, nell'Unione Sovietica. Iniziò gli studi musicali nel 1946 a Vienna dove suo padre, giornalista e traduttore, era stato inviato. Nel 1948 la famiglia si trasferì a Mosca. Si diplomò in composizione al Conservatorio di Mosca nel 1961 e vi insegnò dal 1962 al 1972. In seguito si guadagnò da vivere prevalentemente grazie alla composizione di colonne sonore cinematografiche. Schnittke si convertì al cristianesimo, e la sua fede fu caratterizzata da un profondo misticismo che influenzò la sua musica. Negli anni sessanta studiò al Conservatorio di Mosca dove, tra i suoi insegnanti di composizione, ci fu Evgeny Golubev.
Schnittke fu spesso oggetto di attenzione da parte della burocrazia sovietica. La sua prima sinfonia fu messa al bando dal Sindacato dei compositori e inoltre, dopo la sua astensione da un voto all'interno del sindacato stesso nel 1980, gli venne impedito di uscire dall'Unione Sovietica. Nel 1985, Schnittke ebbe un ictus che lo lasciò in coma per un certo periodo. In diverse occasioni fu vicino alla morte, ma recuperò e continuò a comporre. Nel 1990 Schnittke lasciò l'Unione Sovietica e si stabilì ad Amburgo dove morì il 3 agosto 1998 dopo anni di grossi problemi di salute e diversi attacchi apoplettici.

La Sinfonia n. 1 (in realtà non la sua prima) fu composta lentamente tra il 1969-72. Le autorità non hanno permesso la sua esibizione a Mosca fino a vent'anni dopo la caduta dell'Unione Sovietica. La reazione alla prima esibizione è stata estremamente entusiasta. Per molti musicisti e amanti della musica è stato uno shock stimolante. Non avevano mai sentito niente del genere prima.

La sinfonia è nata nello stesso momento in cui Schnittke scriveva la musica per il film di Mikhail Romm "E comunque credo". Il compositore ha detto: "Guardando attraverso migliaia di metri di pellicola, si è formata gradualmente nella mia mente una cronaca apparentemente caotica ma allo stesso tempo ordinata del XX secolo. La mia sinfonia non ha programma. Ma se la tragica e incredibile cronaca del nostro tempo avesse avuto non è stato impresso nella mia coscienza non avrei potuto scrivere questa musica ".

Il primo movimento si apre con un solo giocatore in vista e nessun conduttore da vedere. È, nelle parole di Schnittke, un "inizio irreale", nel senso che le campane che suonano indicano una sfera oltre ciò che è noto. Nasce così immediatamente un'angoscia in relazione allo spazio. Arriva un trombettista improvvisando. In poco tempo, gli altri musicisti orchestrali si precipitano sulla piattaforma. Il collage sonoro viene arrestato solo quando arriva il direttore d'orchestra. Il primo movimento vero e proprio inizia con le tensioni tra la nota C suonata all'unisono, gruppi di dodici toni; poi un foxtrot all'interno di un Allegro barocco.

Il pile-up e una dispersione di ciò che è convergente lasciano il posto a una cadenza libera per trombone solo. In una sezione Andante si intravede la musica del "caos" all'inizio dell'ultimo movimento del Nono di Beethoven. Dal seguente crescendo di vento nasce il tema emergente che segue la transizione nell'ultimo movimento della Quinta di Beethoven. Questo viene improvvisamente silurato. Il movimento si conclude con un materiale tematico che si dispiega lentamente, che sarebbe diventato una caratteristica cruciale della musica di Schnittke più di vent'anni dopo. La tromba ritorna, ora minacciosa nel suo intento.

Il secondo movimento si apre con una danza barocca. Ma presto inizia a deformarsi. Una marcia militare viene evocata all'interno di un'onda di marea tematica, in cui temi classici sono mescolati con musica atonale e marce popolari. Si sentono anche i corni wagneriani con la marcia delle Valchirie. Al centro irrompe improvvisamente una lunga cadenza e libera improvvisazione per violino e duo pianistico (il manoscritto recita: Cadenza libera della Vittoria dell'incondizionato). Continua con note sostenute che tornano alle citazioni e alle improvvisazioni dall'inizio. Il movimento si conclude rappresentando una totale discordia dei musicisti. Wood e Brass lasciano la scena, abbandonando da soli gli archi e le percussioni in un passaggio alla parte successiva.

Il terzo movimento inizia in silenzio, con interruzioni del piano e del vibrafono. Gli archi iniziano un lungo e lento crescendo, affiancato dalle percussioni nella parte finale. La musica acquista un carattere aereo, quasi spettrale, tornando alla calma iniziale. Il mondo sonoro di Schnittke ricorda la triade di mi bemolle maggiore all'inizio di "Das Rheingold". Ma la relazione delle cadenze tra loro è inequivocabilmente tragica, si muove verso un E all'unisono e, senza sosta, nel movimento finale.

Il quarto movimento inizia con il ritorno dei suonatori di vento che introducono dolcemente una discordante marcia funebre. Si prosegue con una sezione di musica aleatoria, interrotta da accordi forti e improvvisazioni di percussioni. Viene presentato un amalgama di citazioni, tra cui la Quinta Sinfonia di Mahler, il Primo Concerto per pianoforte di Tchaikovsky e persino un valzer di Strauss. Appare un crescendo da incubo, in cui il motivo Dies Irae emerge dai suoni apparentemente anarchici. Si forma una fila di dodici toni, ma Schnittke vi percepisce una soffocante tirannia: si risolve con una citazione jazzata di quello che all'epoca era un "hit" attuale, e che è nato da due note del Dies Irae.

mercoledì 9 marzo 2022

Adrien-François Servais


(Halle, 6 giugno 1807 – 26 novembre 1866)

Servais studiò inizialmente il violino, prima di iniziare a studiare violoncello, Conosciuto dai suoi contemporanei per il virtuosismo e l'uso eccessivo del vibrato, divenne proprietario di un violoncello Stradivari del 1701, che oggi porta il suo nome, lo Stradivari Servais. Divenne noto anche per essere stato fra i primi violoncellisti ad adottare l'uso del puntale, probabilmente a causa delle dimensioni maggiori del suo strumento; sebbene l'uso del puntale divenne popolare solo nel XX secolo. Ha composto numerose composizioni per il suo strumento, fra cui quattro concerti per violoncello e circa venti duetti per due violoncelli o per violino e violoncello e le sue composizioni sono ancora parte del repertorio violoncellistico. Hector Berlioz si riferiva a lui come al "Niccolò Paganini del violoncello".

Alcuni anni dopo la sua morte nel 1866, fu onorato dalla sua città natale Halle, dove fu posta una statua nel suo centro storico dal figliastro di Servais, lo scultore Cyprian Godebski.
Questa performance ha lanciato la sua carriera internazionale come violoncellista. Per 33 anni ha girato tutta Europa e ha suonato per quasi tutte le corti reali. Ha suonato con orchestre famose come la Wiener Philharmoniker e quella della Royal Philharmonic Society, e con virtuosi come Franz Liszt, Anton Rubinstein, Felix Mendelssohn, Henri Vieuxtemps e Clara Schumann.

Il suo violoncello del 1701, chiamato "Servais Strad", è esposto allo Smithsonian Institute, a Washington. Il violoncellista finlandese Seeli Toivio (che suonò questo concerto a Bruxelles e ad Anversa l'8 e 9 novembre 2007, accompagnato dall'orchestra deFilharmonie diretta da Paul Watkins) ha scritto dell'opera 5 di Servais: "Questo concerto è impegnativo per il violoncellista con le sue varie difficoltà per la tecnica della mano sinistra. Tra gli altri, quelli sono ottave, salti alti e doppie fermate. I passaggi difficili richiedono una tecnica molto fluente con la mano sinistra. 

Quando le difficoltà vengono superate, il brano si apre per il violoncellista come un concerto felice, vivace e bellissimo. Secondo la mia esperienza, la cosa più difficile di questo concerto è il primo movimento. Questo per via dei passaggi veloci soprattutto a metà movimento, e anche per i doppi arresti duri verso la fine del movimento. Ci sono anche alcuni passaggi di trilli alti che ho trovato moderatamente impegnativi ma anche esilaranti da suonare. Il secondo movimento è sorprendentemente bello. Il finale dell'ultimo movimento è abbastanza veloce per la mano destra e può causare problemi se il movimento viene avviato con un tempo molto veloce.'


lunedì 7 marzo 2022

Aaron Copland


(New York, 14 novembre 1900 – 2 dicembre 1990)

Copland nacque a New York nel 1900, quinto figlio di immigrati ebrei di origine lituana. Si avvicinò alla musica quando era già un adolescente, frequentando corsi di armonia e contrappunto, guidati tra gli altri da Robin Goldmark. Nel 1921 coronò il suo desiderio di studiare in Francia, diventando il primo allievo americano della famosa insegnante e organista Nadia Boulanger, grazie alla quale imparò ad apprezzare compositori antichi, come Monteverdi e Bach, e moderni, come Ravel. In occasione dei concerti della Boulanger negli Stati Uniti Copland scrisse uno dei suoi primi lavori, una sinfonia per organo e orchestra.
Nel 1924, tornò in America e cominciò una fase compositiva influenzata dal jazz. In questo periodo compose Music for the Theater e Concerto per Pianoforte. Nel 1925, insieme ad altri 14 artisti emergenti e meritevoli, ricevette il "Guggenheim Fellowship". In questi anni compose musica in uno stile più astratto, per poi avere un drastico cambiamento alla metà degli anni Trenta, quando compose musica più accessibile a un grande pubblico.
Con l'amico Roger Sessions fondò, all'incirca trentenne, la Copland-Sessions Concert, che in seguito si trasformerà in un festival chiamato American Festival of Contemporary Music.
Dal 1936 al 1946 compose una serie di brani che sono da annoverare tra le sue composizioni più famose: El Salon Mexico, An Outdoor Overture, Billy the Kid, Quiet City, Sonata per Pianoforte, Danzon Cubano, Rodeo, A Lincoln Portrait, Sonata per Violino, Appalachian Spring e la Terza Sinfonia. Questo periodo particolarmente prolifico verrà premiato nel 1945 con il "Premio Pulitzer" per la Musica.

Amico e spesso mentore di grandi figure della musica, come Leonard Bernstein, Lukas Foss e Seiji Ozawa, fu un grande sostenitore dei giovani compositori e dei loro lavori, anche come insegnante al Berkshire Music Festival di Tanglewood.
Nella sua lunga carriera fu insignito di oltre 30 lauree onorarie e di innumerovoli premi.

A differenza di molti uomini della sua generazione, Copland non fu mai tormentato dalla propria omosessualità. Si accettò come omosessuale già da giovane e per tutta la vita ebbe rapporti abbastanza duraturi con altri uomini. Fu amante e allo stesso tempo mentore di Leonard Bernstein, ed ebbe relazioni anche con il ballerino Erik Johns e con il fotografo Victor Kraft.
Seppe creare un proprio stile compositivo, delineato e ben riconoscibile, che risentiva di varie influenze: la musica classica, la musica contemporanea e il jazz, con un'importante componente folklorica puramente americana.

Copland morì nel 1990, a 90 anni, per le complicazioni della malattia di Alzheimer.

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Buckaroo Holiday - Allegro con spirito
Corral Nocturne - Moderato
Saturday Night Waltz - Slow Waltz
Hoe Down - Allegro

Il balletto Rodeo fu commissionato alla coreografa Agnes de Mille e ad Aaron Copland dal Ballet Russe di Montecarlo per la stagione 1942-43. Il balletto è ambientato nel Sud-ovest degli Stati Uniti dove il rodeo del sabato pomeriggio rappresenta una tradizione. Nei ranches più lontani come nei centri commerciali e nelle città, i cowboys si riuniscono per mostrare la loro abilità nell'usare il lasso, nel cavalcare, nell'atterrare il bestiame e nel marchiarlo. Spesso, nei ranches più isolati, il rodeo si tiene per un pubblico esiguo, formato da un gruppetto di compagni di lavoro, da donne, e da quei vicini più prossimi che si sono fatti magari un'ottantina di miglia per parteciparvi. Lo spettacolo del pomeriggio è seguito solitamente da un sabato notte in cui si danza nella fattoria del ranch. Il balletto ha come soggetto un tema fondamentale, che ha interessato tutte le donne americane nel corso di tutta la storia del paese, dai più remoti tempi dei pionieri: come conquistare l'uomo ideale. Dal balletto Copland estrasse poi una suite che comprende quattro danze. Come già per Billy the Kid, il compositore ha utilizzato diversi temi popolari per ambientare musicalmente la vicenda, traendoli dalle raccolte Our Singing Country di Alan Lomax e Traditional Music of America di Ira Ford. Nel primo episodio, Buckaroo Holiday, ricorrono If he'd be a buckaroo by bis trade e Sis Joe, mentre nell'ultimo, Hoe-Down, il tema principale deriva da una melodia di "square-dance" (danza di strada) intitolata Bonyparte. I due brani centrali, Corral Nocturne ed il valzer lento di Saturday night waltz fungono da intermezzi lirico-sentimentali ai due scatenati pannelli esterni, la cui verve è esaltata dall'incandescente orchestrazione. La prima esecuzione fu diretta il 28 maggio 1943 da A. Fiedler a capo della Boston Pops Orchestra.

La Fanfara dell'uomo comune e il balletto Hoe Down furono ripresi da uno dei pianisti più noti della storia del rock, Keith Emerson, per il suo gruppo Emerson, Lake & Palmer. Si narra che, quando Copland era ancora vivo, Emerson si presentò da Copland avendo paura che rifiutasse l'arrangiamento progressive da lui proposto, ma egli dimostrò di averlo apprezzato.

domenica 6 marzo 2022

04/03/2022: Se lo dice una donna...!, di Simona Simone


Su Francesco De Gregori si sono scritti migliaia di articoli e numerosi libri, ma in questo si cita semplicemente come ‘Francesco’ o come ‘Capo’. E’ un insieme di racconti di chi ha assistito a un centinaio di suoi concerti, ha cercato di cogliere le sfumature di ciò che lui intende comunicare, ha aspirato a entrare in punta di piedi nel suo entourage e in quel mondo di stelle e brillantini ha conosciuto delle persone stupende, cordiali, simpatiche, generose, talmente modeste da non rendersi conto di quanto fossero uniche e professionalmente capaci. Nel tempo c’è stata anche la possibilità di stringere alcune vere e sincere amicizie e di conoscere ammiratori che vivono sparsi per l’Italia, ma che sono pronti a macinare chilometri pur di incontrarsi per condividere insieme la gioia di ascoltare un concerto di Francesco.
Un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno reso possibili queste serate.
Simona Simone
Modena, 30 settembre 2021


Due righe su Simona Simone

Creativa e fantasiosa, a volte sembra che stia sognando ad occhi aperti ma... affronta “la vita a muso duro”.
Fin da bambina è sempre stata affascinata dai libri. 
Ha frequentato l’Istituto magistrale dove leggeva libri “di nascosto sotto il banco” e contemporaneamente seguiva le lezioni. 
Ha lavorato nelle biblioteche: per alcuni anni in una di materiale moderno,  per un lungo periodo in una di storia dell’arte e architettura. 
Ha deciso di comunicare in alcune pagine la passione della sua vita. 

venerdì 4 marzo 2022

Il cavaliere blu

 

Il cavaliere blu, Stati Uniti, 1975 / E. Jack Newman e Albert Rueben

Direttamente ispirata a un best seller di Joseph Wambaugh incentrato sugli ultimi quattro giorni di servizio di un anziano poliziotto che sta per andare in pensione e si ostina a cercare l'assassino di una prostituta. 



Questa serie è stata preceduta nel 1973 da una miniserie di otto ore (trasmessa per quattro notti consecutive, dal 13 al 16 novembre), interpretata da William Holden nei panni di Bumper Morgan, un poliziotto di pattuglia di Los Angeles. 


Nonostante quella miniserie avesse ottenuto un Emmy, l'Oscar televisivo, come
miglior programma drammatico dell'anno, Holden non era interessato a interpretare dei telefilm e venne quindi scritturato George Kennedy.
Preceduta da un nuovo pilot, andato in onda il 9 maggio 1975, questa serie, originariamente intitolata The Blue Knight, è stata trasmessa per tredici settimane, dal 17 dicembre 1975 al 27 ottobre 1976. La contrapposizione diretta con Charlie's Angels nella programmazione si rivelò del tutto controproducente, ma il ritmo era lento e monotono, le trame non particolarmente entusiasmanti e lo stesso Kennedy, svagato e superficiale, non sembrava molto convinto del suo ruolo. 


Di ben diverso spessore era stata l'interpretazione di William Holden, che aveva dato vita a un personaggio intimista, più sfiduciato riguardo al proprio ruolo e alla stessa società. Due interpretazioni assai diverse dello stesso personaggio, dovute in parte alla sceneggiatura (Albert Rueben era subentrato a E.Jack Newman) ma soprattutto al diverso impegno dei due attori.



Joseph Wambaugh è nato in Pennsylvania nel 1937 e ha conseguito due lauree alla scuola serale della California State College di Los Angeles, una delle quali in Letteratura inglese. Ha prestato servizio nella marina dal 1954 al 1957. Dal 1960 al 1974 ha lavorato nella polizia di Los Angeles, arrivando al grado di sergente investigatore. Nel 1974 si è dimesso dal servizio per dedicarsi alla scrittura.
È stato ideatore e consulente di una celebre serie televisiva, Sulle strade della California.
La Mystery Writers of America nel 1973 gli ha assegnato un premio speciale e nel 2004 gli ha conferito il Grand Master Award.


Ferruccio Busoni


Dante Michelangelo Benvenuto Ferruccio Busoni
(Empoli, 1 aprile 1866 – Berlino, 27 luglio 1924)

Figlio di musicisti, apprese a suonare il pianoforte nella piu tenera età, e a sette anni già si esibiva in pubblico. Stabilitosi a Graz con la famiglia, vi incomincia gli studi di composizione; poi tiene tournées di concerti e nel 1886 si stabilisce a Lipsia, finché due anni dopo è nominato insegnante di pianoforte al Conservatorio di Helsinki. Nel 1890 insegna al Conservatorio di Mosca, poi passa negli Stati Uniti dove dal 1891 al '94 insegna a Boston, mentre la sua fama di concertista si accresce in tutto il mondo; nel 1894 si stabilisce a Berlino (la Germania è diventata la sua seconda patria), dove intorno a lui affluiscono da ogni parte del mondo giovani musicisti desiderosi non solo di apprendere la tecnica pianistica da uno dei maggiori concertisti viventi, ma anche di entrare in contatto con uno degli artisti piu affascinanti e aperti del tempo. Nel 1913 viene nominato direttore del Liceo Musicale di Bologna ma, disgustato dall'ambiente, si reca a Zurigo dove rimane fino al 1920, anno in cui tornerà definitivamente a Berlino. Continua la fervente attività non solo di pianista ma anche di direttore d'orchestra e nel 1924 viene spezzato, in età non ancora inoltrata, da una malattia ai reni. Era insegnante di composizione all'Accademia Musicale: alla sua morte, il suo posto passò ad Arnold Schonberg.

Personalità multiforme, virtuoso d'eccezione, mente vivida e aperta al nuovo, pedagogo di primissimo piano, Busoni dedicò alla composizione gran parte delle sue cure e delle sue energie. In numerosi scritti teorici - tra cui ricordiamo solo il Saggio di una nuova estetica musicale, apparso nel 1907 - dibatté il problema della musica del nostro tempo, formulando idee ardite e novatrici che cercò di applicare nella sua produzione, ponendosi in un certo senso al di fuori delle correnti predominanti nella musica dell'inizio del secolo, per perseguire un proprio ideale di "unità" tra musica e testo, Nella sua aspirazione a creare un "nuovo classicismo " rifugge da certe tendenze della musica contemporanea, e pure tutta la sua produzione risente dei complessi sviluppi e dei problemi che tormentavano la musica del tempo; ispirandosi all'esempio dei classici (Bach fu per lui altissimo maestro di stile e di rigore compositivo) raggiunse un notevole equilibrio espressivo e costruttivo.
Busoni fu autore di opere teatrali ancora oggi eseguite, come Turandot e Dottor Faust (quest'ultima rimasta incompiuta e terminata da Jarnach), di varia musica corale e vocale con orchestra, e di molti pezzi per pianoforte e per due pianoforti. Revisionò inoltre tutte le composizioni pianistiche di Bach, del quale trascrisse magistralmente per pianoforte numerosi brani originali per organo e per violino.


Composta dodici anni prima dell'omonima "fiaba musicale" in due atti pure su testo di Gozzi, questa suite si è imposta da tempo nel repertorio concertistico come una delle partiture piu felici del musicista, anche se solo di rado viene eseguita integralmente ma ne vengono scelti alcuni brani tra i piu significativi.
Non si cerchi in questa musica un facile richiamo esotico alla musica cinese: si tratta di una partitura densa, assai impegnata, dove gli eventuali influssi esterni si fondono in una concezione tutta personale. È una musica che, indubbiamente, oggi dimostra tutti gli anni che ha: ma rimane attraente per la sua concezione coraggiosa, il rifiuto di vecchi moduli in favore di una ricerca nuova sia nella melodia che nella strumentazione e nell'armonia.

I pezzi che formano la suite si intitolano nell'ordine:
l ) "L'esecuzione capitale, la porta della città, l'addio";
2 ) "Truffaldino";
3 ) "Altoum";
4 ) "Turandot";
5 ) "L'appartamento delle dame";
6 ) "Danza e canto";
7) "Valzer notturno";
8 ) "In modo di marcia funebre e finale alla turca".