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martedì 14 ottobre 2025
venerdì 10 ottobre 2025
Scacco matto
Stati Uniti, 1959 / Eric Ambler
La Checkmate Inc. è un'agenzia investigativa di San Francisco coordinata dal criminologo Cari Hyatt (Sebastian Cabot) e formata da Dan Corey (Tony George) e Jed Sills (Doug McClure), ai quali si aggiungerà in seguito Chris Devlin (Frank Betts). Variamente assortiti, i quattro cercano non solo di risolvere i crimini, ma anche di prevenirli.
Le trame, scritte da Eric Ambler, famoso soprattutto per i suoi romanzi di spionaggio, erano elementari ma piacevoli, mentre la musica composta da John William, che in seguito firmerà quella di film come Guerre stellari (Star Wars) ed
E. T., era davvero accattivante.
Può essere curioso ricordare che in Checkmate, questo il titolo originale della serie (andata in onda per settanta episodi da 50 minuti dal 10 settembre 1959 al 19 settembre 1962), facevano di tanto in tanto capolino attori del calibro di Charles
Laughton, Peter Lorre, James Coburn, Lee Marvin e Mickey Rooney.
giovedì 9 ottobre 2025
Pat La Rocca
Damiano Damiani è stato uno sceneggiatore e regista italiano, noto per classici degli anni '60 come "L'Isola di Arturo" (1962), "El Chuncho, Quien Sabe?" (1966) e "Mafia", alias "Il Giorno della Civetta" (1968). È stato anche il regista dell'acclamata serie TV "La Piovra". Damiani ha iniziato la sua carriera come fumettista, nell'ambito del cosiddetto "Gruppo di Venezia", associato alla rivista di fumetti Asso di Picche. Damiano Damiani rimane uno dei pochi celebri registi di film live-action ad aver disegnato fumetti nella sua carriera.
Damiano Damiani nacque nel 1922 a Pasiano di Pordenone, in Friuli, e studiò all'Accademia di Brera a Milano. Iniziò la sua carriera di fumettista a metà degli anni '40, al fianco di artisti come Hugo Pratt , Dino Battaglia , Paul Campani e Fernando Carcupino . Il gruppo produsse la rivista a fumetti sul vigilante mascherato "Asso di Picche" (1945-1949), scritta da Mario Faustinelli e Alberto Ongaro. Damiani contribuì anche alla serie poliziesca noir "Hogart il Giustiziere". La storia fu ristampata come "Bogart il Giustiziere" nel fumetto Sgt. Kirk nel 1968-1969.
Damiani disegnò anche la serie a fumetti "Mike Lazy" (1946), di cui due volumi furono pubblicati nella collana "Albo Dinamite" delle Edizioni Il Carro di Milano. Fu l'autore unico del fumetto gangsteristico "Pat La Rocca" (1946), di cui due albi apparvero nella collana "Collana Gialli Film" delle Edizioni Il Carro. Un terzo volume fu pubblicizzato, ma non uscì mai.
Nello sfogliabile troverete la sequenza finale del fumetto L'uomo di gomma.
URANIA n.57 - Cyril Judd: L'ordine e le stelle
Questo romanzo ci trasporta in un mondo dove regna il più perfetto ordine e ci narra la storia e le esperienze di un uomo, condizionato dall'educazione speciale avuta a diventare un perfetto Armigero: Cade. Cade è un Soldato virtuoso, dalle abitudini spartane, che ha un solo Dio: l'Imperatore, e una sola cosa sacra: la sua arma per i quali deve combattere, uccidere e morire. Per una serie di avventure appassionanti, narrate con chiara, logica, psicologica successione, l'Armigero cade incontra una ragazza che cospira contro l'Ordine costituito per raggiungere l'ideale di una umanità non più statica e decadente nella sua perfezione, ma in evoluzione nel tempo. Il castissimo Armigero Cade si innamora della ragazza: prima per ritrovarla e poi per difenderla, l'Armigero Cade rinnega tutto ciò in cui ha creduto, perchè tutto ciò in cui ha creduto gli ha vietato di conoscere l'amore. Per amore l'Armigero Cade ridiventerà uomo, adoprerà il suo coraggio e la sua intelligenza, la sua forza e la sua volontà in favore della grande causa dei Marziani, per la quale la ragazza che gli ha svelato l'amore combatte.
mercoledì 8 ottobre 2025
Jerzy Gablenz
(Cracovia, 23 gennaio 1888 – Kolo, 11 novembre 1937)
Era un compositore polacco dimenticato, conosciuto soltanto da pochi studiosi, Jerzy Gablenz è autore di musica sinfonica, cameristica e per il teatro; direttore di una piccola azienda, scrive musica nel tempo libero, appassionato di tecnologia, costruisce apparecchi radio. Muore tragicamente in un incidente di volo.
Jerzy Gablenz nasce a Cracovia. Suo nonno materno era violinista (un alunno del Conservatorio di Vienna che divenne uno dei direttori dell'Accademia di Musica di Cracovia), suo zio era un affermato violista e suo padre un eccellente pianista. Crebbe in una casa "satura di musica" e fin da piccolo studiò pianoforte, flauto (di cui sarebbe diventato un virtuoso), organo e violoncello.
Nonostante dimostrasse un tale talento musicale, al ragazzo non fu concesso di assecondare il suo desiderio di intraprendere una professione musicale studiando a Berlino, Parigi o Vienna. A Cracovia frequenta la scuola “J. Sobieski” e successivamente la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Jagellonica.
Si esibisce occasionalmente con alcune orchestre della città. Come compositore si forma sotto la guida di Władysław Żeleński e Feliks Nowowiejski.
Si laurea nel 1913 e inizia a lavorare nell’azienda di prodotti alimentari del padre, ampliandola e gestendola direttamente dal 1930, morto il genitore. Uno dei suoi obiettivi, a quanto pare, era quello di garantire un reddito al suo unico figlio. Poco dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, i genitori e le due sorelle di Jerzy partirono per Vienna, lasciandolo a gestire l'attività. Nonostante questa responsabilità, trovò comunque il tempo di suonare il flauto in un'orchestra locale e l'organo nella cattedrale. Nel 1917 sposò Małgorzata (Margaret) Schoenówna, conosciuta un decennio prima. Fu in quel periodo che furono scritte le sue prime composizioni (brani per pianoforte, canzoni e una suite per orchestra d'archi), sebbene la maggior parte non sia sopravvissuta.
Le prime composizioni di Gablenz risalgono agli inizi del XX secolo, si tratta di studi, brevi pezzi per pianoforte e per voce e pianoforte; di questi lavori Gablenz non compila alcun catalogo ritenendoli poco significativi, soltanto dopo la fine della prima guerra mondiale tiene un elenco delle sue opere. Gli anni ’20 sono il suo periodo più fecondo; tra le composizioni più importanti figurano alcuni poemi sinfonici scritti tra il 1923 e il 1925, tra cui “Campi soleggiati”, “Pellegrino” e “Nelle montagne”. Del 1926 è il Concerto per pianoforte Op. 25, oggetto della registrazione della Radio polacca in occasione del centenario della nascita. Gablenz non è un compositore innovativo e la sua musica, dopo la seconda guerra mondiale, raramente viene eseguita.
Gablenz era dotato di un eccezionale talento compositivo, dedicandosi in parte alla gestione dell'azienda di famiglia e allo studio di legge, riuscì comunque a scrivere, tra gli altri, un'opera, poesie sinfoniche, un concerto per pianoforte e soprattutto 86 canzoni, che erano la sua forma di espressione preferita, e una monumentale sonata per violoncello.
L'oscurità di Jerzy Gablenz potrebbe essere in parte dovuta a una litania di opere rimaste incomplete o mai eseguite. Il concerto per pianoforte, ad esempio, completato il 20 settembre 1926, non fu eseguito fino al 1977 in un concerto a Santo Domingo (con il pianista Józef Stompel come solista), dove Thomas Gablenz, uno dei figli di Jerzy, aveva preso dimora. Gablenz utilizza uno stile post-romantico, pieno di slancio e cambiamenti di umore. Qui si possono trovare echi dell'opera dei suoi professori, Zelenski e Nowowiejski, ma anche di Rachmaninoff. La forma estesa e la trama densa sono una sfida per gli artisti.
martedì 7 ottobre 2025
MONDADORI n.57 - Edgar Wallace: La compagnia dei ranocchi
Cos'è la Compagnia dei Ranocchi? Una misteriosa setta religiosa? Una banda criminale? Che rapporti ha con la Compagnia il proprietario della Bliss General Hardware Corporation, che viene aggredito e ridotto quasi in fin di vita in nome della misteriosa associazione? E perché successivamente si verificano altre aggressioni analoghe? La risposta a tanti interrogativi dovrà darla l'ispettore Elk di Scotland Yard, dopo una serie di colpi di scena che fanno di questo romanzo una delle opere più riuscite di Edgar Wallace.
lunedì 6 ottobre 2025
William Bankier: Ritorno a casa
Il bigliettaio era un giovanotto, portava la macchinetta dei biglietti fissata al petto per mezzo di cinghie, come una fisarmonica. Steve Taylor gli chiese un biglietto da cinquanta pence. Dopo sei settimane di continui percorsi sull’autobus Numero 11 dal Westminster Hospital a Chelsea, Taylor sapeva che il prezzo della corsa era di cinquanta pence. Il giovane prese la moneta, regolò il dispositivo della macchinetta distributrice, girò la manovella per far uscire il talloncino che staccò e consegnò al passeggero brizzolato di capelli ma con la faccia da bambino. Poi, con passo barcollante, se ne tornò verso il fondo del veicolo.
Alle otto e mezzo di sera, l’autobus aveva un percorso abbastanza sgombro davanti a sé e poteva perfino saltare alcune fermate completamente deserte. Taylor sedeva in uno stato di semi-ipnosi mentre veniva trasportato oltre Vittoria Station, lungo Pimlico Road e fino a Sloane Square. Stavano percorrendo la King’s Road quando gli capitò di gettare un’occhiata al biglietto. Il codice stampato mostrava la lettera C. Taylor sapeva che la C indicava una corsa da trenta pence. Lui ne aveva pagati cinquanta: la lettera corrispondente era la E.
Provò solo un lieve senso di irritazione. Poteva darsi che il bigliettaio avesse fatto un errore involontario, nel battere la lettera. Più probabilmente, lo aveva fatto di proposito, mettendo venti pence della corsa di Taylor in un’altra tasca. Perché preoccuparsene? Taylor non ne aveva avuto alcun danno, era quasi a destinazione, ormai. L’unico imbarazzo poteva venirgli dal fatto che un controllore salisse sull’autobus e volesse vedere tutti i biglietti, ma era poco probabile, a quell’ora tarda. No, la sola a rimetterci era l’Azienda dei Trasporti di Londra, e perché mai Taylor doveva curarsene?
— Ma che cosa te ne importa? — disse Flora Corrigan, seduta dall’altra parte del tavolo, al Roebuck. Dopo tre settimane, Taylor aveva fatto l’orecchio all’accento di Glasgow e ora capiva quasi tutto quello che lei diceva.
— Il furto mi dà fastidio. È sempre stato così. — Mandò giù qualche sorso di birra. — Da noi a Montreal, anni fa, c’erano degli esattori a riscuotere il pedaggio dagli automobilisti, sul ponte Jacques Cartier. Poi il sistema venne modernizzato, vennero installate le macchine, sai?... quei cesti dove si getta dentro la moneta e la barriera si alza...
— Ah, sì — disse Flora.
— Nel primo mese, le macchine incamerarono quarantamila dollari in più di ogni altro mese precedente. Gli esattori facevano sparire in media la bellezza di quarantamila dollari: risultò che erano tutti proprietari di immobili.
— Che cosa ti aspetti, tu, dalla gente? — domandò Flora. Aveva occhi ridenti, di un azzurro chiarissimo, e una massa di capelli nerissimi che le incorniciavano
domenica 5 ottobre 2025
venerdì 3 ottobre 2025
Kerstin Backman: Lo sconosciuto
Era la vigilia di Natale, vent’anni fa, il primo Natale che avremmo trascorso nella nostra piccola casa di campagna di legno rosso, ai margini di una foresta nel nord della Svezia. La costruzione era molto vecchia e arredata con mobili altrettanto vecchi, ma così a buon mercato che potemmo permetterci di comprarla. C’era anche una piccola stalla dove era possibile tenere pochi cavalli e due piccoli campi nei quali gli animali potevano correre. Uno stretto viottolo conduceva alla strada principale. Eravamo così lontani dalla città più vicina che la nostra era sempre una delle ultime strade che venivano sgombrate dalla neve.
Questo Natale ci sembrava magico. La nostra famiglia non aveva mai vissuto prima in campagna.
La neve era caduta per giorni e tutto il mondo era bianco e soffice sotto quella morbida coltre. Il paesaggio tutt’intorno assomigliava a un mare ghiacciato costellato di gigantesche onde gelate. Più tardi, quello stesso giorno, la neve smise di cadere e le nuvole lentamente svanirono. Una pallida luce proveniente dal sole al tramonto si rifletté in scintillanti cascate sulla neve.
Le betulle e i pini nella foresta sembravano coperti di una pelliccia di neve.
Era come vivere in una di quelle cartoline natalizie e noi, in mezzo a quel bianco silenzio, eravamo felici come bambini. Quell’inverno sembrava un regalo speciale concepito apposta per noi. Accanto a mio marito e ai miei bambini sentivo che quello era un Natale in cui tutto avrebbe potuto accadere.
Consumammo la tradizionale cena della vigilia raccolti attorno al vecchio tavolo della cucina. Era una cena tradizionale svedese: un grosso prosciutto, costolette, cavolo e piselli serviti con pane, formaggi e ogni tipo di salsicce. Dopo ci sedemmo a chiacchierare alla luce tremolante delle candele nel piccolo salotto, ignorando le pile di piatti sporchi in cucina.
Proprio allora, alle dieci di una scurissima notte di Natale, qualcuno bussò alla porta principale.
Ci guardammo l’un l’altro. Non conoscevamo ancora nessuno dei nostri vicini e quale dei nostri amici avrebbe potuto venire a farci visita, considerato che abitavamo così lontano dalla città?
Di nuovo ci fu un colpo alla porta. Io mi alzai e andai a vedere chi era.
Lì, in mezzo alla neve, solo e con alle spalle un cielo che riluceva di stelle, c’era un
Commissario Sartori
Italia, 1971 / Franco Enna
Figlio di un maresciallo dei carabinieri - come lo stesso autore, tanto che secondo Loris Rambelli in un brano de La bambola di gomma potrebbe essere adombrato un suo ricordo d'infanzia, attribuito al protagonista: «E si rivide bambino, poi
ragazzo, nelle tante caserme di carabinieri dov'era cresciuto al fianco di suo padre maresciallo, tra uomini in uniforme che lo coccolavano, scalpiti di cavalli nelle scuderie e tintinnare di sciabole e di speroni» -, che gli ha insegnato soprattutto a
capire gli uomini e «a essere prima uomo e poi poliziotto», Federico Sartori (Fefè, per la moglie Teresina, siciliana come lui , che non si è mai del tutto abituata alla vita nella capitale) è commissario di pubblica sicurezza della sezione omicidi di
Roma.
Calmo e riflessivo, abita nel quartiere popolare di Centocelle, ha due figli, Tina e Carlo, e si sposta con una Ford Capri GT. Spesso lavora con il brigadiere Corona, un compaesano un po' pingue e dalla faccia rotonda con il quale si intende a colpo d'occhio. I romanzi di Franco Enna con il commissario Sartori sono stati pubblicati
da Longanesi.
giovedì 2 ottobre 2025
Rosco & Sonny
Rosco e Sonny sono una coppia di personaggi dei fumetti ispirati a Starsky e Hutch dell'omonimo telefilm e creati nel 1981 dallo sceneggiatore Claudio Nizzi con i disegni dapprima di Giancarlo Alessandrini e in seguito di Rodolfo Torti, il quale continuerà sui testi di Rudy Salvagnini. La serie è stata pubblicata sulla rivista Il Giornalino, con cadenza periodica a partire dal n. 46 del 22 novembre 1981 fino al n. 19 del 6 maggio 2012.
I due simpatici poliziotti sono in servizio al Quindicesimo Distretto di Mallaby Street, in una città molto simile a New York. Il loro capo è il capitano O'Connel.
Rosco Malloy è biondo e ha i baffi, indossa sempre giacca e cravatta ed è un tipo serio. Nel primo episodio ha 40 anni, è scapolo e vive solo.
Sonny Rizzo è ricciolo e coi capelli rossi, veste camicia, giubbotto, jeans e scarpe da ginnastica ed è un giovane spigliato. Nel primo episodio si viene a sapere che ha 27 anni, che è scapolo, che vive con la sorella Lydia e che anche suo padre era un poliziotto.
Nelle avventure non c'è mai troppa violenza e il lieto fine è sempre assicurato, visto che Il Giornalino, della Edizioni San Paolo, si indirizza a un pubblico anche molto giovane. In tempi più recenti i due amici sono aiutati da un computer portatile che dà loro molti suggerimenti.
L'ultima storia, intitolata Missione finale, li vede cambiare lavoro: Rosco annuncia che farà lo scrittore e Sonny annuncia che si dedicherà al baseball per allenare i giovani. Il capitano O'Connel, allora, li congeda così: «Comunque la Polizia sarà sempre pronta ad accogliervi! E se avrò bisogno di voi... voglio proprio vedere se avrete il coraggio di dirmi di no!», a cui Sonny risponde: «Quello mai, capo!» e ciò lascia aperto uno spiraglio per possibili nuovi episodi.
URANIA n.56 - John Windham: Le onde del Sahara
Decine e decine di persone scompaiono ogni anno nel deserto del Sahara. I loro corpi non vengono quasi mai ritrovati e si pensa che le sabbie del deserto li abbiano inghiottiti o le fiere se ne siano nutrite... L'autore immagina - e questa fantasia potrebbe realizzarsi negli anni a venire, perchè è stato il sogno di parecchi grandi costruttori - che parte del deserto del Sahara sia stata artificialmente inondata e sia stato così creato il "Mare Nuovo", il mare del deserto. I protagonisti di questo racconto - due giovani innamorati - sorvolano questo grande lago chiamato il Mare Nuovo, ma il loro apparecchio ha un guasto e si inabissa in un vortice formato da una depressione del fondo. L'apparecchio viene risucchiato e trasportato lentamente su una corrente nelle caverne del sottosuolo. In queste caverne sotto il Sahara vivono prigionieri, molti uomini scomparsi nel deserto, di ogni razza e nazionalità. Il racconto è la storia di questi uomini, della loro lotta per tornare nel mondo, per sottrarsi alla tirannide del popolo segreto, strani esseri che, sepolti nelle loro caverne, non hanno mai visto la luce del sole.
mercoledì 1 ottobre 2025
Miriam Beatrice Hyde
(Adelaide, 15 January 1913 – Sydney, 11 January 2005)
Miriam Beatrice Hyde è stata una compositrice australiana, principalmente di musica classica, pianista, insegnante di musica e poetessa.
Nacque ad Adelaide nel 1913. La musica era una parte importante della sua vita familiare: sua madre, Muriel, suonava e insegnava pianoforte; sua zia, Clarice Gmeiner, suonava violino, viola e arpa con la South Australian Symphony Orchestra; e sua sorella minore, Pauline, suonava violino e cantava. Le sue prime lezioni di musica furono impartite dalla madre, ma nel 1925 vinse una borsa di studio per frequentare l'Elder Conservatorium of Music di Adelaide.
Dopo aver conseguito la laurea in Musica nel 1931, vinse una borsa di studio Elder per il Royal College of Music di Londra, che frequentò dal 1932 al 1935. I suoi insegnanti furono R. O. Morris e Gordon Jacob per la composizione, e Howard Hadley e Arthur Benjamin per il pianoforte. Durante gli studi al College vinse diversi premi di composizione, tra cui il Premio Cobbett. Tuttavia, durante questo periodo subì anche un crollo nervoso e sua madre andò in Inghilterra per starle accanto.
Hyde tenne il suo primo recital londinese all'Holland Park nel 1933 e nel 1934 il suo Concerto per pianoforte n. 1 in mi bemolle minore fu eseguito dalla London Philharmonic Orchestra, diretta da Leslie Heward, con lei come solista. Nel 1935 eseguì il Concerto per pianoforte n. 4 di Beethoven con Malcolm Sargent e il suo Concerto per pianoforte n. 2 con la London Symphony Orchestra diretta da Constant Lambert. Vide molti dei grandi musicisti dell'epoca, tra cui Rachmaninoff, Stravinsky, Prokofiev, Yehudi Menuhin ed Elisabeth Schumann.
Tornò ad Adelaide nel 1936 e poco dopo si trasferì a Sydney, dove lavorò per diversi decenni come compositrice, recitalista, insegnante, esaminatrice e conferenziere. Fu qui che incontrò anche suo marito, Marcus Edwards, che sposò nel 1939 e dal quale ebbe due figli, Christine (1950) e Robert (1951). Durante gli anni della guerra, mentre il marito era internato come prigioniero di guerra tedesco dopo la cattura a Creta, insegnò ad Adelaide, per poi tornare a Sydney alla fine delle ostilità. La sua monumentale Sonata in sol minore per pianoforte (1941-44) riflette in larga misura gli anni della guerra.
Tra le opere principali del dopoguerra figurano l'Ouverture "Happy Occasion" (1957), l'Ouverture Kelso (1959), la Sonata per clarinetto (1949), il Quartetto per archi in mi minore (1952), la Sonata per flauto (1962) e i suoi due trii per fiati e pianoforte (1948, 1952). Una delle sue opere più famose è il brano per pianoforte "Valley of Rocks" (1975).
Il suo lavoro per l'Australian Music Examinations Board si estese dal 1945 al 1982, incluso il suo prezioso contributo al Comitato Consultivo del Nuovo Galles del Sud. Le sue attività includevano esami, tutoraggio, dimostrazioni e workshop, preparazione/revisione/correzione di prove d'esame e consulenza sui contenuti dei programmi.
Scrisse anche materiale didattico: libri di lettura a prima vista, esempi di forme, test orali per tutti i livelli, manuali di tutoraggio, tra cui uno per principianti adulti.
La sua vita dedicata alla musica fu arricchita dalla poesia. Scrisse quasi 500 poesie, alcune delle quali musicate.
Nel 1981 fu nominata Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico e nel 1991 Ufficiale dell'Ordine d'Australia. Nel 1993 le è stata conferita una laurea honoris causa dalla Macquarie University e nel 2004 ha ricevuto un premio per i suoi illustri servizi alla musica australiana dall'Australasian Performing Right Association e dall'Australian Music Centre Classical Music Awards.
È stata nominata Patrona della Music Teachers' Association of South Australia e ha istituito il Miriam Hyde Award per l'associazione. Dopo aver fatto parte del Consiglio della Music Teachers' Association of New South Wales dal 1960 al 1991, ne è stata nominata patrona.
Nel 1991 è stata pubblicata la sua autobiografia, intitolata Complete Accord.
Ha festeggiato il suo 80° compleanno nel 1993 con una serie di recital in tutto il paese. All'età di 89 anni, ha eseguito per l'ultima volta il suo Concerto per pianoforte n. 2, con la Strathfield Symphony Orchestra diretta da Solomon Bard. Il suo 90° compleanno, nel 2003, è stato celebrato con concerti e trasmissioni in tutta l'Australia. Dalla metà degli anni '90 in poi, e anche dopo la sua morte nel 2005, la Keys Press (a Perth) e la Wirripang Pty Ltd (a Wollongong) hanno pubblicato più di 100 dei suoi manoscritti per pianoforte, musica da camera e canto.
Miriam Hyde è morta nel 2005, pochi giorni prima di quello che sarebbe stato il suo 92° compleanno.
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