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domenica 29 settembre 2024
Salvatore Quasimodo (1901-1968)
giovedì 12 settembre 2024
URANIA n.6 - Jack Williamson: Legione Dello Spazio
«E allora, dottore, qual è il tuo verdetto?»Sedette sul lettino d'osservazione con le lenzuola avvolte intorno al corpopiegato ed elastico e ordinò all'infermiera, con decisione, di riportargli ivestiti, Poi guardò me, gli occhi azzurri e brillanti che senz'altro esprimevanocuriosità, ma non paura: e questo era strano, perché sapevo che si aspettavauna sentenza di morte.«Assoluzione, John» dissi onestamente. «Sei davvero indistruttibile. In formaperfetta, per un uomo della tua età, a parte quel ginocchio. Sarai mio buonpaziente e avversario agli scacchi per altri vent'anni.»Ma il vecchio John Delmar scosse la testa abbronzata.«No, dottore.» Parlava con voce calma e priva d'eccitazione, come se avessevoluto dire che oggi era martedì. «No, dottore, mi restano meno di tresettimane. Da parecchi anni, ormai, so che morirò alle undici e sette mattutinedel 23 marzo 1945.»«Sciocchezze» risposi. «Non c'è la minima probabilità, a meno che non tibutti sotto un camion. Il ginocchio è un po' rigido, e forse resterà così persempre, ma non c'è altro...»«Conosco la data.» La voce antica, sottile, esprimeva una convinzionesemplice e assoluta: «Vedi, l'ho letta sulla mia tomba». Non gli sembravaun'affermazione straordinaria. «Stamattina sono venuto per vedere se riuscivia dirmi di che cosa sarei morto.»Mi sembrava troppo equilibrato e padrone di sé per cadere vittima di stranesuperstizioni.«Te ne puoi scordare» gli assicurai calorosamente. «Sei più sano di tanti chehanno vent'anni di meno. A parte il ginocchio e qualche cicatrice assortita...»«Non credere che metta in dubbio la tua diagnosi: ma sono sicuro del fattomio.» Sembrava che volesse scusarsi ed era stranamente esitante. «Vedi,dottore, ho un curioso... dono, chiamiamolo così. A volte ho pensato diparlartene. Cioè, sempre che ti interessi...»Fece una pausa, diffidente.Il vecchio John Delmar mi aveva sempre incuriosito. Un uomo magro, dritto,sbiadito, con sottili capelli grigi e un paio d'occhi azzurri stranamenteluminosi, stranamente giovani; ancora agile e vitale, nonostante gli anni,zoppicava un po' a causa della ferita al ginocchio, ma conservava un passoleggero.Ci eravamo conosciuti quando era rimpatriato dalla Spagna, alla fine dellaguerra civile: mi aveva cercato per portarmi la notizia della morte di unamico, che non aveva un terzo dei suoi anni e che aveva combattuto come luicontro i franchisti. Mi era sembrato un vecchio soldato solitario, taciturno perquanto riguardava le sue imprese ma come me appassionato di scacchi e tuttosommato di buona compagnia. Possedeva una giovinezza di cuore, unavitalità instancabile e rara in un uomo della sua età; e il mio interesseprofessionale era stimolato dall'eccezionalità del suo corpo.Perché aveva sopportato molte prove.Era sempre stato reticente, anche se in quegli ultimi anni - pacifici suomalgrado - fui l'amico più intimo che avesse. Della sua vita lunga emovimentata mi aveva parlato solo per allusioni: era cresciuto, disse, nelWest della frontiera; quando era solo un ragazzo aveva impugnato la suaprima pistola in una faida per il bestiame, e in seguito era riuscito, non si sacome, ad arruolarsi nei Ranger del Texas senza aver compiuto l'età legale.Più tardi aveva prestato servizio nel famoso reggimento dei Rough Riders,poi aveva combattuto nella guerra boera e sotto Porfirio Díaz. Nel 1914 si eraarruolato nell'esercito inglese: per farsi perdonare, diceva lui, di avercombattuto contro di loro in Sud Africa. Quindi era stato in Cina e nel Rif,nel Gran Chaco e in Spagna. Era stata la permanenza in un campo diprigionia spagnolo a peggiorare le condizioni del ginocchio più debole; ilcorpo temprato da una vita avventurosa aveva cominciato a dare i primi segnidi stanchezza e quand'era rimpatriato era troppo vecchio per combattereancora. Lo avevo conosciuto appunto allora.
mercoledì 11 settembre 2024
Maurizio Cazzati
Nacque a Luzzara (Reggio Emilia), da Francesco e Flaminia e venne ivi battezzato il 1°marzo 1616. Non sappiamo nulla sulla sua formazione musicale, né si conosce dove abbia compiuto gli studi di seminario per conseguire la consacrazione sacerdotale. Nel 1641, pubblicando la sua opera prima, si dichiara organista e maestro di cappella della basilica di S. Andrea a Mantova; poco dopo, nel 1647-48, risulta maestro della musica di camera del duca di Sabbioneta e Bozzolo. Alla fine del 1648 veniva nominato maestro di cappella dell'Accademia della Morte a Ferrara, dove rimase fino al 1652, per assumere l'analoga carica a S. Maria Maggiore a Bergamo; vi rimase fino al 25 apr. 1657, per tornare a Ferrara soltanto per pochi mesi, poiché il 31 ag. 1657 era eletto maestro di cappella a S. Petronio a Bologna.
martedì 10 settembre 2024
MONDADORI n.6 - Edgar Wallace: Il castigo della spia
Non era certo una notte che la gente normale avrebbe scelto per una passeggiata a Putney Common. Era una notte di vento, di nevischio e di un freddo così pungente che penetrava sotto i guanti fradici. Era talmente buio che nonostante i lampioni fossero accesi ogni tanto lungo la via, Larry Graeme fu costretto a usare la torcia elettrica per vedere se arrivava a un incrocio o se rischiava di inciampare sul marciapiede.
Era così imbottito, con la lunga giacca impermeabile e le soprascarpe di gomma, che il grande ombrello era superfluo. Infatti, quando una folata di vento lo piegò, Graeme lo chiuse. Un po' di pioggerellina sul viso faceva bene alla pelle, si disse allegro.
Guardò il disco illuminato del suo orologio da polso. Mancavano pochi minuti alla mezza e il Grande Amico era puntuale come al solito. Spregevole, ma puntuale. Larry aveva già avuto a che fare con il Grande Amico, e aveva giurato di non ripetere più l'esperienza. Portava avanti grossi affari rischiosi, ma aveva il denaro e questo riduceva al minimo i pericoli. Questa volta avrebbe dovuto pagare il prezzo intero; non c'erano né se, né ma riguardo all'esatto valore dei diamanti Rissik. I giornali avevano dato ampio spazio alla rapina; li avevano catalogati con precisione, con fotografie che non lasciavano dubbi e con tutti i prezzi che le singole pietre avrebbero avuto sul mercato. Proprio per l'importanza del caso, Larry aveva fatto pubblicare il solito annuncio, in codice.
Smarrita a Putney Common (in direzione Wimbledon), alle 10.30 di martedì, una piccola borsa gialla contenente cinque lettere che non hanno valore per nessuno, tranne che per il proprietario.
Le parole "una piccola borsa gialla contenente cinque lettere" indicavano al Grande Amico che si trattava di gioielli. "Borsa marrone" stava per pellicce, "borsa bianca" annunciava che l'inserzionista aveva del denaro di cui disporre. "Cinque lettere" indicava che il valore della merce era di cinque numeri.
Erano le 10.30 di martedì notte e Larry stava aspettando sulla Richmond Road. Il vento portò il suono del campanile della chiesa che batteva la mezz'ora.
- Puntuale - mormorò.
Sulla strada comparvero due deboli luci, che si distanziarono man mano che la macchina si avvicinava. All'improvviso le luci si fecero più forti e l'uomo che aspettava sul marciapiede ne fu abbagliato.
La macchina rallentò; il lungo cofano grondante d'acqua lo superò e si fermò. Dal buio interno della coupé arrivò una voce, un po' rauca e leggermente lamentosa.
- Allora?
- Buonasera, capo.
Larry socchiuse gli occhi per cercare di vedere la figura all'interno della macchina. Immaginò che puntare la torcia al finestrino sarebbe stato non solo scortese, ma anche inutile. Il Grande Amico avrebbe avuto di certo il volto coperto. Ma...
La mano posata sul bordo del finestrino era senza guanti e il medio aveva un'unghia spezzata e una cicatrice bianca sulla prima nocca; la mano si ritrasse all'improvviso, come se l'uomo si fosse reso conto dell'esame.
- Ho della merce; roba buona. Hai visto i giornali? - I diamanti Rissik?
- L'hai detto. Valgono trentaduemila sterline... centosessantamila dollari. Ed è tutta roba facile da smerciare. Quella donna, la Rissik, ha investito tutto il suo denaro nelle pietre, non come quelle francesi che guardano al taglio del diamante, cosicché poi non è più possibile piazzarlo. Penso che il prezzo di base sia cinquemila...
- Milleduecento - disse la voce in tono definitivo - e sono duecento sterline più di quanto avevo deciso.
Larry respirò più forte.
- Io sono una persona ragionevole... - cominciò.
- Hai qui la roba?
- Non ho qui la roba. - Dall'enfasi che aveva messo nelle parole, l'uomo nella macchina capì che stava mentendo. - Non porterò mai la roba qui, fino a quando la trattativa non sarà conclusa. C'è un uomo a Maida Vale che mi ha offerto tremila sterline e che è disposto a metterne altre mille. Ma io preferisco trattare con te... sei più affidabile. Capisci cosa intendo dire?
- Posso arrivare a millecinquecento e questa è la mia ultima offerta - disse l'occupante della coupé. - Ho qui i soldi e sarebbe saggio da parte tua prenderli.
Larry scosse la testa. - Ti sto facendo perdere tempo - disse.
- Non tratterai?
- Stiamo entrambi perdendo tempo - disse Larry, e prima che avesse finito di parlare la macchina si avviò a tutta velocità, svanendo nella tormenta prima che lui potesse leggere il numero di targa.
Larry si accese un sigaro e andò alla ricerca della piccola auto che aveva parcheggiato poco distante.
Meno di una settimana più tardi Larry Graeme usciva dal ristorante Fiesoli sulla Oxford Street e nessuno, osservandolo, avrebbe detto che fosse qualcosa di diverso da quel che sembrava: un brillante uomo di società, vicino alla mezza età, conoscitore della buona cucina e delle comodità della vita.
La gardenia che portava all'occhiello della giacca era simbolo della gioia di vivere che aveva nell'anima; e aveva ben ragione di sentirsi allegro, perché i gioielli della signora van Rissik erano stati venduti bene; e nessuno in tutta Londra avrebbe potuto sapere della sua impresa, perché lui agiva da solo.
Mentre era sul marciapiede ad aspettare un taxi, un uomo alto e magro gli si avvicinò, prendendolo sottobraccio con un gesto affettuoso.
- Salve Larry!
Il lungo cono di cenere grigia che si era formato all'estremità del sigaro di Larry cadde senza una ragione: fu l'unico segnale di un breve attimo d'agitazione.
- Salve, ispettore! - esclamò con il suo bel sorriso. - Felice di rivedervi. Non lo era davvero, ma il momento richiedeva le solite, cortesi formalità. Il suo sguardo attento gli rivelò la presenza di altri tre gentiluomini, che esercitavano la stessa professione dell'ispettore Elford. Accettò con filosofia il proprio destino, entrò nella macchina con i tre investigatori, fumò e chiacchierò con grande calma, fino a quando il taxi entrò dall'ingresso secondario di Scotland Yard e si fermò davanti alla stazione di polizia di Cannon Row.
I preliminari furono molto brevi.
lunedì 9 settembre 2024
Alessandro Chiantoni
venerdì 6 settembre 2024
Nick Carter
giovedì 5 settembre 2024
URANIA n.5 - Robert A. Heinlein: Il Terrore Dalla Sesta Luna
Il 12 luglio 2007 cominciò troppo presto, col telefono che mi strillava nellatesta. Perché bisogna sapere che il sistema telefonico usato dalla mia Sezionenon è dei tipi normali, ma consiste in un audiorelais inserito chirurgicamentedietro l'orecchio mediante rimozione parziale della calotta cranica.— Va bene — borbottai — ti sento.— È urgente — mi rispose una voce all'orecchio. — Devi presentarti dipersona al Vecchio, e subito.— Vado — dissi, alzandomi con uno scatto. Entrai nel bagno, mi iniettai nelbraccio un grano di «Gyro», quindi lasciai che il vibratore mi facesse a pezzi,mentre la droga mi rimetteva insieme. Ne uscii rimesso a nuovo, almeno inapparenza, e m'infilai la giacca.C'è una cosa che nessun capo di governo può sapere con sicurezza! Fino ache punto funziona il suo sistema di spionaggio politico? Di qui l'originedella nostra Sezione che si potrebbe definire la cintura di sicurezza del paese.Le Nazioni Unite non sanno neppure chi siamo e cosa facciamo, e così, cheio sappia, il Servizio Segreto Centrale. La sola cosa di cui io stesso sonorealmente a conoscenza è l'addestramento che mi è stato impartito e gliincarichi che mi sono stati affidati dal Vecchio. Incarichi interessanti purchénon si dia importanza a dove si dorme, a cosa si mangia, a quanto si vive.Quando entrai negli uffici della nostra Sezione attraverso una portadissimulata nella toilette d'una stazione della metropolitana, il Vecchio si alzòe mi si avvicinò zoppicando. La sua faccia s'illuminò di un sorrisomefistofelico. Il cranio enorme e calvo e il robusto naso romano lo facevanosembrare un incrocio tra Satana e Pulcinella. — Benvenuto, Sam — disse.— Mi dispiace di averti dovuto tirare giù dal letto.— Ero in licenza — replicai brusco.— Ah, ma lo sei tuttora. Partiamo appunto per una breve vacanza.— Così adesso mi chiamo Sam — risposi, ignorando di deliberato propositolo spiritoso accenno a una vacanza. — E di cognome?— Cavanaugh. Io sono tuo zio Charlie... Charlie M. Cavanaugh, pensionato.E questa è tua sorella Mary. Mi ero reso vagamente conto che nella stanzac'era qualcun altro, ma quando il Vecchio è presente l'attenzionedell'interlocutore rimane concentrata esclusivamente sulla sua persona. Diediun'occhiata a mia «sorella» e tornai subito a guardarla meglio. Ne valeva lapena. Alta, snella e piacevolmente femminile. Gambe incredibili, spalleampie, per una donna, capelli ondulati, di fiamma, e una struttura cranicamolto elegante. Più che bella, la sua era una faccia interessante. Lei misquadròcome se fossi un mobile.Mi allungò una mano salda e forte quanto la mia. — Salute, fratello! —Aveva una voce profonda da contralto, di quelle che piacciono a me.— Bene. Quando si va? — chiesi al Vecchio.— Prima sarà meglio passare al Reparto Cosmesi. Hanno già pronta unafaccia nuova per te.Non mi cambiarono i connotati proprio del tutto ma mi spostarono il telefonosotto la nuca e poi vi cementarono sopra i capelli. Mi tinsero la chioma dellostesso colore di quello della mia «sorella» di recente acquisto, micandeggiarono la pelle, e trafficarono un po' con i miei zigomi e il miomento. Allo specchio, guardandomi i capelli, tentai di ricordare qual era laloro tinta naturale. Poi pensai alla ragazza e mi augurai che non l'avesserotrasformata troppo radicalmente.
mercoledì 4 settembre 2024
Edward William Elgar
martedì 3 settembre 2024
MONDADORI n.5 - S. S. Van Dine: La fine dei Greene
L'uomo che pervenne a chiarire il mostruoso segreto non appartiene alla polizia e il suo nome non venne mai fatto nelle relazioni pubbliche. Eppure è alla sua tenacia e al suo metodo originale d'investigazione, che noi dobbiamo la soluzione dell'odioso intrigo. Il delinquente agì con una tattica così inusitata da sfuggire completamente alla comprensione degli agenti, abilmente sviati da indizi e legati a metodi dogmatici di ricerca.
L'uomo che riuscì, dopo settimane di snervanti e sottili analisi, a scoprire il delinquente, fu il mio amico Philo Vance.
L'assassinio dei Greene avvenne durante il primo anno di ufficio del Procuratore distrettuale Markham, poco dopo il "caso Benson".
Quell'anno l'inverno fu notevolmente precoce. La quantità di neve caduta nel mese di novembre superò tutte le medie locali degli ultimi diciott'anni.
Ricordo questo particolare perché esso fu uno degli elementi importanti nel piano delittuoso. Nessuno tra il pubblico ha mai potuto comprendere o intuire la relazione esistente tra la precoce caduta della neve e la fatale tragedia scatenatasi in casa Greene, perché sul vero e tenebroso svolgimento fu mantenuto un rigoroso segreto.
Non erano ancora le dieci del mattino, quando Vance ed io, dopo essere andati al Palazzo di Giustizia, salimmo al quarto piano, dov'era l'ufficio di Markham.
Scambiata con lui qualche chiacchiera indifferente, Vance osservò:
— Ho visto che i giornali del mattino dedicano tutta la prima pagina ad una specie di "pogrom" nella vecchia casa Greene. Di che si tratta?
— Mi fai venire in mente — rispose Markham gettando una rapida occhiata sull'orologio a muro — che Chester Greene ha insistito per avere un colloquio con me in mattinata, e che gli ho dato appuntamento per le undici. Ho conosciuto Chester Greene, molto tempo fa, al Marylebone Club e credo mi voglia intrattenere su quello che, senza dubbio, è stato un tentativo di mettere le mani sulla famosa argenteria dei Greene.
— Furto con scasso, eh? — continuò Vance soffiando in aria il fumo della sigaretta. — E assassinio di due donne?
— Oh, un bel pasticcio, quanto a questo! Non deve trattarsi di un ladro professionista, ma di un delinquente che, preso dal panico, ha sparato ed è scappato!
— Uno strano modo di procedere, mio caro! — disse Vance, con fare astratto, tornando a sedersi nella larga poltrona. — E l'argenteria è sparita?
— Nulla è stato asportato; il ladro, evidentemente, ha avuto paura...
— Un caso abbastanza singolare: un ladro penetra in una ricca casa, contempla il suo bottino bene esposto in una sala da pranzo, si spaventa, sale le scale, ammazza due donne nelle rispettive camere da letto, e scappa...
Commovente, ma non convince. Di dove è saltata fuori questa strabiliante teoria?
Per quanto seccato, Markham rispose con calma:
— Feathergill era di servizio la notte scorsa, e ha accompagnato la polizia nella prima visita domiciliare. Egli ha pienamente approvato questa conclusione.
— Nondimeno, gradirei molto sapere perché Chester Greene desidera un colloquio con te.
Le labbra di Markham si serrarono in una smorfia significativa. Evidentemente non era di buon umore e il tono un po' canzonatorio di Vance lo irritava. Tuttavia, dopo qualche minuto rispose rudemente:
— Se questo tentato furto t'interessa proprio, puoi, se lo desideri, rimanere qui ad assistere al colloquio.
— Resterò — rispose Vance, togliendosi il soprabito. — È la mia debolezza e non posso resistere ad una conversazione sensazionale. Chi è questo Chester? È parente delle vittime?
— C'è stato un solo assassinio — ribatté Markham. — La sorella maggiore, nubile, di forse quarant'anni, è stata uccisa sul colpo; l'altra sorella, più giovane, potrà essere salvata, spero.
— E Chester?
— Chester è il fratello maggiore, anche lui sulla quarantina o giù di li. È
stato il primo ad accorrere, dopo i due colpi di rivoltella.
— E quali sono gli altri membri della famiglia? Se non mi sbaglio, il vecchio Tobias Greene non è più di questo mondo.
— Sì, il vecchio Tobias Greene è morto dodici anni fa. Ma la vedova, che è paralitica, vive ancora; e ci sono o meglio c'erano, cinque figli: Julie, Chester, Sybil, che non ha ancora trent'anni, Rex, un giovane malato, maniaco e bibliofilo, di un anno, credo, minore di Sybil, e Ada, la più giovane di tutti, una ragazza di ventidue o ventitré anni, ma che è soltanto una figliola adottiva.
— L'uccisa è Julie; e l'altra?
— La più giovane, Ada, la cui stanza mi pare si apra sulla sala centrale, di fronte a quella di Julie. Sembra che il ladro sia entrato nella sua stanza per errore, mentre scappava. Se ho ben capito, il messere, dopo aver sparato contro Julie, è entrato immediatamente nella stanza di Ada, si è accorto dello sbaglio, ha tirato un secondo colpo, ed è fuggito dalle scale uscendo dalla porta principale.
lunedì 2 settembre 2024
Cindy McTee