domenica 29 settembre 2024

Salvatore Quasimodo (1901-1968)


Con la faccia al sud

La vita, gli amori e la poesia della storia quasi vera di Salvatore Quasimodo, raccontata dalle immagini della sua Sicilia, da Modica a Siracusa. I versi che lo hanno reso celebre, le traduzioni dai classici greci, le esperienze che lo hanno segnato, dal terremoto di Messina al Nobel per la letteratura.
 

giovedì 12 settembre 2024

URANIA n.6 - Jack Williamson: Legione Dello Spazio



«E allora, dottore, qual è il tuo verdetto?»
Sedette sul lettino d'osservazione con le lenzuola avvolte intorno al corpo
piegato ed elastico e ordinò all'infermiera, con decisione, di riportargli i
vestiti, Poi guardò me, gli occhi azzurri e brillanti che senz'altro esprimevano
curiosità, ma non paura: e questo era strano, perché sapevo che si aspettava
una sentenza di morte.
«Assoluzione, John» dissi onestamente. «Sei davvero indistruttibile. In forma
perfetta, per un uomo della tua età, a parte quel ginocchio. Sarai mio buon
paziente e avversario agli scacchi per altri vent'anni.»
Ma il vecchio John Delmar scosse la testa abbronzata.
«No, dottore.» Parlava con voce calma e priva d'eccitazione, come se avesse
voluto dire che oggi era martedì. «No, dottore, mi restano meno di tre
settimane. Da parecchi anni, ormai, so che morirò alle undici e sette mattutine
del 23 marzo 1945.»
«Sciocchezze» risposi. «Non c'è la minima probabilità, a meno che non ti
butti sotto un camion. Il ginocchio è un po' rigido, e forse resterà così per
sempre, ma non c'è altro...»
«Conosco la data.» La voce antica, sottile, esprimeva una convinzione
semplice e assoluta: «Vedi, l'ho letta sulla mia tomba». Non gli sembrava
un'affermazione straordinaria. «Stamattina sono venuto per vedere se riuscivi
a dirmi di che cosa sarei morto.»
Mi sembrava troppo equilibrato e padrone di sé per cadere vittima di strane
superstizioni.
«Te ne puoi scordare» gli assicurai calorosamente. «Sei più sano di tanti che
hanno vent'anni di meno. A parte il ginocchio e qualche cicatrice assortita...»
«Non credere che metta in dubbio la tua diagnosi: ma sono sicuro del fatto
mio.» Sembrava che volesse scusarsi ed era stranamente esitante. «Vedi,
dottore, ho un curioso... dono, chiamiamolo così. A volte ho pensato di
parlartene. Cioè, sempre che ti interessi...»
Fece una pausa, diffidente.
Il vecchio John Delmar mi aveva sempre incuriosito. Un uomo magro, dritto,
sbiadito, con sottili capelli grigi e un paio d'occhi azzurri stranamente
luminosi, stranamente giovani; ancora agile e vitale, nonostante gli anni,
zoppicava un po' a causa della ferita al ginocchio, ma conservava un passo
leggero.
Ci eravamo conosciuti quando era rimpatriato dalla Spagna, alla fine della
guerra civile: mi aveva cercato per portarmi la notizia della morte di un
amico, che non aveva un terzo dei suoi anni e che aveva combattuto come lui
contro i franchisti. Mi era sembrato un vecchio soldato solitario, taciturno per
quanto riguardava le sue imprese ma come me appassionato di scacchi e tutto
sommato di buona compagnia. Possedeva una giovinezza di cuore, una
vitalità instancabile e rara in un uomo della sua età; e il mio interesse
professionale era stimolato dall'eccezionalità del suo corpo.
Perché aveva sopportato molte prove.
Era sempre stato reticente, anche se in quegli ultimi anni - pacifici suo
malgrado - fui l'amico più intimo che avesse. Della sua vita lunga e
movimentata mi aveva parlato solo per allusioni: era cresciuto, disse, nel
West della frontiera; quando era solo un ragazzo aveva impugnato la sua
prima pistola in una faida per il bestiame, e in seguito era riuscito, non si sa
come, ad arruolarsi nei Ranger del Texas senza aver compiuto l'età legale.
Più tardi aveva prestato servizio nel famoso reggimento dei Rough Riders,
poi aveva combattuto nella guerra boera e sotto Porfirio Díaz. Nel 1914 si era
arruolato nell'esercito inglese: per farsi perdonare, diceva lui, di aver
combattuto contro di loro in Sud Africa. Quindi era stato in Cina e nel Rif,
nel Gran Chaco e in Spagna. Era stata la permanenza in un campo di
prigionia spagnolo a peggiorare le condizioni del ginocchio più debole; il
corpo temprato da una vita avventurosa aveva cominciato a dare i primi segni
di stanchezza e quand'era rimpatriato era troppo vecchio per combattere
ancora. Lo avevo conosciuto appunto allora.

 

mercoledì 11 settembre 2024

Maurizio Cazzati

Nacque a Luzzara (Reggio Emilia), da Francesco e Flaminia e venne ivi battezzato il 1°marzo 1616. Non sappiamo nulla sulla sua formazione musicale, né si conosce dove abbia compiuto gli studi di seminario per conseguire la consacrazione sacerdotale. Nel 1641, pubblicando la sua opera prima, si dichiara organista e maestro di cappella della basilica di S. Andrea a Mantova; poco dopo, nel 1647-48, risulta maestro della musica di camera del duca di Sabbioneta e Bozzolo. Alla fine del 1648 veniva nominato maestro di cappella dell'Accademia della Morte a Ferrara, dove rimase fino al 1652, per assumere l'analoga carica a S. Maria Maggiore a Bergamo; vi rimase fino al 25 apr. 1657, per tornare a Ferrara soltanto per pochi mesi, poiché il 31 ag. 1657 era eletto maestro di cappella a S. Petronio a Bologna.

Durante quest'ultimo incarico, il più lungo della sua carriera (essendo durato quattordici anni), egli svolse un'intensa attività creativa, dando alle stampe numerosissime composizioni (dall'op. XIX alla LVIII) e incidendo profondamente sulla struttura e l'attività della cappella petroniana; poco dopo la sua elezione infatti egli otteneva di avocare a sé la scelta del vicemaestro e faceva contemporaneamente licenziare tutti i membri della cappella (ad eccezione dei due organisti); sette giorni più tardi faceva stabilire di non prendere più a prestito i musici di palazzo, per il malvezzo che avevano di abbandonare innanzi tempo le funzioni nella basilica. All'inizio dell'anno successivo, stabiliti, il 16 gennaio 1658, i capitoli da osservarsi, i musicisti vennero via via riassunti, evidentemente secondo una selezione ed un programma voluti dal Cazzati, per giungere il 6 sett. 1658 alla riorganizzazione definitiva della cappella, il cui organico venne fissato in quattro soprani, sei contralti, sei tenori, sei bassi, due violini, due alto-viola, due tenor-viola, due tromboni, un violoncino, un contrabasso violone grosso, un tiorba, due organisti.

Particolarmente significativo dell'impulso recato dal Cazzati all'attività della cappella è l'eccezionale incremento subito dall'allestimento, musicale per l'annuale festa patronale di S. Petronio (4 ottobre): prima del suo arrivo, la partecipazione di musicisti forestieri o straordinari oscillava nel numero dai dieci ai venti con una spesa di regola inferiore alle cinquanta lire; già nel 1657, quindi a pochi mesi dalla nomina, tali esecutori avventizi assommano a ventiquattro per la spesa di lire 109, ma nel 1658diventano ben sessantotto (per lire 756,15), mentre nei due anni successivi cresce a dismisura la spesa motivata in larga misura dall'ingaggio di solisti e relative spese di viaggio, vitto e alloggio. Dal 1661 e fino alla fine del suo mandato la spesa si manterrà all'incirca nei limiti toccati nel 1658.

Da tutto quanto precede risulta evidente il proposito attuato dal Cazzati di avere a disposizione un organismo musicale qualificato e disciplinato, capace di rendere lustro al rituale della basilica che era, va ricordato, la chiesa di rappresentanza della Comunità bolognese e, di riflesso, dell'oligarchia nobiliare senatoria che la dominava. Tutte le innovazioni, però, oltre al fatto che il Cazzati era forestiero, dovettero urtare le abitudini e la ristretta mentalità dell'ambiente musicale cittadino; il risentimento trovò sfogo nell'aspra polemica suscitata da Giulio Cesare Arresti soprattutto e Lorenzo Perti contro il Cazzati, che presero lo spunto da alcune improprietà contrappuntistiche del primo Kyrie della Missa I Tomi (op. XVII)per sferrare un attacco non sempre mantenuto entro conveniente correttezza verbale. Il P. ebbe buon gioco nel ribattere le censure dell'avversario, ritorcendo - con abbondanza di esempi tratti dalle composizioni dell'Arresti - gli errori e le improprietà contestatigli. Lo stesso Cazzati coglieva sostanzialmente nel segno quando osservava che la polemica "non hebbe per fondamento altro che una poca simpatia verso di me". Contrariamente poi alle incontrollate affermazioni degli storiografi musicali, tale polemica non minò affatto la posizione del Cazzati a S. Petronio; fu invece l'Arresti ad essere "escluso dall'offitio" di organista nel dicembre 1661. Il Cazzati non omise, tuttavia, di cercare appoggi in alto loco: per l'intermediario del conte Ercolani egli fece interporre i buoni uffici del cardinale Rinaldo d'Este senior vescovo di Reggio presso alcuni fabbriceri di S. Petronio "per potere giustifficare le false imposture datelli da suoi emolli". L'ostilità dell'ambiente musicale rimase e trovò, per così dire, sanzione nella fondazione dell'Accademia filarmonica nel 1666, della quale il Cazzati non fece mai parte, mentre tra i fondatori figurava il suo antagonista, l'Arresti.

Chiesta e ottenuta licenza il 27 giugno 1671 dai fabbriceri della basilica bolognese, il Cazzati tornò a Mantova per assumere la direzione della musica di cappella e di camera della duchessa Anna Isabella; in questo ufficio chiuse la sua esistenza alla fine di settembre 1678 (come risulta dalla lettera del suo esecutore testamentario, Giovanni Furlani, ai fabbriceri di S. Petronio in data 20 genn. 1679, nella quale egli comunicava il lascito alla stessa basilica di "dodeci libri alla Palest[r]ina grandi di cuoio").

Non si può dire che la figura del Cazzati abbia finora incontrato molto favore presso gli studiosi di storia musicale dell'età barocca. La difficoltà principale per realizzare una sufficiente visione complessiva della sua opera risiede senza dubbio, da una parte, nella quantità davvero inconsueta e, dall'altra, nella grande varietà di generi, forme e compagini sonore. E se la grande quantità di solito predispone sfavorevolmente per un giudizio qualitativo, sull'opera del Cazzati sembra per di piùancora pesare l'eco dell'infelice polemica suscitata contro di lui da Giulio Cesare Arresti. Sarebbe comunque augurabile vedere presto intrapreso un accurato studio su questo musicista, la cui indubbia importanza storica - soprattutto nei riguardi della scuola bolognese - è già stata intuita da più di uno storico.

Per quanto oggi si conosce, si deve ammettere che le censure dell'Arresti non erano del tutto infondate e che in genere la scrittura del Cazzati non brilla per castigatezza, sembrando le sue composizioni redatte quasi in fretta e con approssimazione, senza un rigoroso senso dello stile e senza troppe preoccupazioni di qualità. Occorrerà riflettere tuttavia come la sua formazione sia avvenuta in un ambiente (come quello mantovano gonzaghesco) funestato da gravi calamità (la guerra di successione del Monferrato 1628-31, il sacco di Mantova 1630, la peste) e in una situazione di decadenza culturale e musicale inarrestabile dopo la partenza di Monteverdi da Mantova per Venezia. Mancò in particolare al Cazzati quello stimolo (che tanta parte ha avuto nel mirabile rigoglio artistico e culturale dell'Italia durante il Rinascimento e il Barocco) che sarebbe potuto venirgli da un principe illuminato o da un ambiente di corte esigente per gusto e per cultura, Del resto la sua prevalente attività si svolse in campo sacro, cioè a contatto con ambienti per i quali la musica era principalmente atto devozionale, giusto quando l'interesse generale si stava concentrando sul nuovo genere emergente: il melodramma. Persino a S. Petronio - dove lo sviluppo da lui impresso alla cappella musicale fu evidentemente assecondato dai nobili fabbriceri all'insegna dell'orgoglio cittadino - egli si trovava materialmente ad operare in un ambiente la cui vastità non era certo la più idonea ad esaltare le finezze di una scrittura contrappuntistica severa o gli "affetti" dello stile concertato. Il fenomeno tuttavia della scarsa attenzione prestata alle norme dello stile contrappuntistico e di una certa trasandatezza della forma non è peculiare al Cazzati, potendosi osservare in numerosi altri compositori dell'ambiente bolognese e persino in Giuseppe Ottavio Pitoni; occorrerà quindi chiedersi se il giudizio non debba estendersi a considerare l'effetto sonoro risultante nelle particolari condizioni acustiche ed ambientali in cui essi operarono. La riesumazione di alcune composizioni strumentali ha permesso di accertare il suo orientamento verso la conquista di una struttura melodico-armonica decisamente tonale, abbandonando le ambiguità tra modalità e tonalità proprie dello stile concertato della prima metà del secolo. È significativo, a questo proposito, come l'anonimo estensore del Catalogo delli Sig.ri Mastri di capella dell'Ill.ma Accademia della Morte di Ferrara annotando il nome del Cazzati lo qualificasse "il primo che introdusse in Ferrara il bel modo di medulare".

martedì 10 settembre 2024

MONDADORI n.6 - Edgar Wallace: Il castigo della spia



Non era certo una notte che la gente normale avrebbe scelto per una passeggiata a Putney Common. Era una notte di vento, di nevischio e di un freddo così pungente che penetrava sotto i guanti fradici. Era talmente buio che nonostante i lampioni fossero accesi ogni tanto lungo la via, Larry Graeme fu costretto a usare la torcia elettrica per vedere se arrivava a un incrocio o se rischiava di inciampare sul marciapiede.

Era così imbottito, con la lunga giacca impermeabile e le soprascarpe di gomma, che il grande ombrello era superfluo. Infatti, quando una folata di vento lo piegò, Graeme lo chiuse. Un po' di pioggerellina sul viso faceva bene alla pelle, si disse allegro.

Guardò il disco illuminato del suo orologio da polso. Mancavano pochi minuti alla mezza e il Grande Amico era puntuale come al solito. Spregevole, ma puntuale. Larry aveva già avuto a che fare con il Grande Amico, e aveva giurato di non ripetere più l'esperienza. Portava avanti grossi affari rischiosi, ma aveva il denaro e questo riduceva al minimo i pericoli. Questa volta avrebbe dovuto pagare il prezzo intero; non c'erano né se, né ma riguardo all'esatto valore dei diamanti Rissik. I giornali avevano dato ampio spazio alla rapina; li avevano catalogati con precisione, con fotografie che non lasciavano dubbi e con tutti i prezzi che le singole pietre avrebbero avuto sul mercato. Proprio per l'importanza del caso, Larry aveva fatto pubblicare il solito annuncio, in codice.

Smarrita a Putney Common (in direzione Wimbledon), alle 10.30 di martedì, una piccola borsa gialla contenente cinque lettere che non hanno valore per nessuno, tranne che per il proprietario.

Le parole "una piccola borsa gialla contenente cinque lettere" indicavano al Grande Amico che si trattava di gioielli. "Borsa marrone" stava per pellicce, "borsa bianca" annunciava che l'inserzionista aveva del denaro di cui disporre. "Cinque lettere" indicava che il valore della merce era di cinque numeri.

Erano le 10.30 di martedì notte e Larry stava aspettando sulla Richmond Road. Il vento portò il suono del campanile della chiesa che batteva la mezz'ora.

- Puntuale - mormorò.

Sulla strada comparvero due deboli luci, che si distanziarono man mano che la macchina si avvicinava. All'improvviso le luci si fecero più forti e l'uomo che aspettava sul marciapiede ne fu abbagliato.

La macchina rallentò; il lungo cofano grondante d'acqua lo superò e si fermò. Dal buio interno della coupé arrivò una voce, un po' rauca e leggermente lamentosa.

- Allora?

- Buonasera, capo.

Larry socchiuse gli occhi per cercare di vedere la figura all'interno della macchina. Immaginò che puntare la torcia al finestrino sarebbe stato non solo scortese, ma anche inutile. Il Grande Amico avrebbe avuto di certo il volto coperto. Ma...

La mano posata sul bordo del finestrino era senza guanti e il medio aveva un'unghia spezzata e una cicatrice bianca sulla prima nocca; la mano si ritrasse all'improvviso, come se l'uomo si fosse reso conto dell'esame.

- Ho della merce; roba buona. Hai visto i giornali? - I diamanti Rissik?

- L'hai detto. Valgono trentaduemila sterline... centosessantamila dollari. Ed è tutta roba facile da smerciare. Quella donna, la Rissik, ha investito tutto il suo denaro nelle pietre, non come quelle francesi che guardano al taglio del diamante, cosicché poi non è più possibile piazzarlo. Penso che il prezzo di base sia cinquemila...

- Milleduecento - disse la voce in tono definitivo - e sono duecento sterline più di quanto avevo deciso.

Larry respirò più forte.

- Io sono una persona ragionevole... - cominciò.

- Hai qui la roba?

- Non ho qui la roba. - Dall'enfasi che aveva messo nelle parole, l'uomo nella macchina capì che stava mentendo. - Non porterò mai la roba qui, fino a quando la trattativa non sarà conclusa. C'è un uomo a Maida Vale che mi ha offerto tremila sterline e che è disposto a metterne altre mille. Ma io preferisco trattare con te... sei più affidabile. Capisci cosa intendo dire?

- Posso arrivare a millecinquecento e questa è la mia ultima offerta - disse l'occupante della coupé. - Ho qui i soldi e sarebbe saggio da parte tua prenderli.

Larry scosse la testa. - Ti sto facendo perdere tempo - disse.

- Non tratterai?

- Stiamo entrambi perdendo tempo - disse Larry, e prima che avesse finito di parlare la macchina si avviò a tutta velocità, svanendo nella tormenta prima che lui potesse leggere il numero di targa.

Larry si accese un sigaro e andò alla ricerca della piccola auto che aveva parcheggiato poco distante.

Meno di una settimana più tardi Larry Graeme usciva dal ristorante Fiesoli sulla Oxford Street e nessuno, osservandolo, avrebbe detto che fosse qualcosa di diverso da quel che sembrava: un brillante uomo di società, vicino alla mezza età, conoscitore della buona cucina e delle comodità della vita.

La gardenia che portava all'occhiello della giacca era simbolo della gioia di vivere che aveva nell'anima; e aveva ben ragione di sentirsi allegro, perché i gioielli della signora van Rissik erano stati venduti bene; e nessuno in tutta Londra avrebbe potuto sapere della sua impresa, perché lui agiva da solo.

Mentre era sul marciapiede ad aspettare un taxi, un uomo alto e magro gli si avvicinò, prendendolo sottobraccio con un gesto affettuoso.

- Salve Larry!

Il lungo cono di cenere grigia che si era formato all'estremità del sigaro di Larry cadde senza una ragione: fu l'unico segnale di un breve attimo d'agitazione.

- Salve, ispettore! - esclamò con il suo bel sorriso. - Felice di rivedervi. Non lo era davvero, ma il momento richiedeva le solite, cortesi formalità. Il suo sguardo attento gli rivelò la presenza di altri tre gentiluomini, che esercitavano la stessa professione dell'ispettore Elford. Accettò con filosofia il proprio destino, entrò nella macchina con i tre investigatori, fumò e chiacchierò con grande calma, fino a quando il taxi entrò dall'ingresso secondario di Scotland Yard e si fermò davanti alla stazione di polizia di Cannon Row.

I preliminari furono molto brevi.


lunedì 9 settembre 2024

Alessandro Varaldo - La signorina in verde, 1935








 

Alessandro Chiantoni



Alessandro Chiantoni ha 27 anni, abita a Bergamo e ha iniziato a studiare pianoforte a 6 anni, da quel momento la musica ha sempre fatto parte della sua vita e non lo ha mai abbandonato. Deve molto dunque proprio al pianoforte e alla sua prima insegnante di conservatorio: Tiziana Moneta, che gli ha dato delle solide basi su cui fa affidamento ancora oggi; lo stesso Alessandro dice  che non la ringrazierà mai abbastanza per aver creduto in lui fin da subito. 
Ha iniziato a suonare l’organo circa a 12 anni per conto proprio, ora si è diplomato al triennio di Organo e Composizione Organistica e ha concluso il Biennio sotto la guida di Simone Vebber, meraviglioso docente di Organo al conservatorio di Bergamo. 
E' stato nominato nel 2020 organista titolare della chiesa di Sant’Anna in Bergamo e per poter fare esperienza del mondo organistico fuori dall’Italia, ha frequentato molti corsi con importanti organisti esteri; ciò è fondamentale perché non c’è nulla come fare esperienza diretta delle cose per comprenderle e trarre da esse un insegnamento. Si ritiene felice di essere un musicista e di suonare per gli altri, ma al tempo stesso lo appassiona la composizione, poiché è uno dei modi che ha per esprimersi. Ha affinato una passione per la progettazione di nuovi strumenti, tra i quali c’è anche un organo da poter sfruttare tanto per lo studio quanto per i concerti; uno strumento particolare ed innovativo, di concezione totalmente diversa rispetto agli strumenti attualmente presenti nel nostro territorio.

E' stato nominato il miglior allievo della Masterclass 2020. Un corso fantastico durante il quale ha conosciuto organisti molto bravi, del quale dice: "sono stato molto felice di risultare il migliore, ma gli altri non erano sicuramente da meno. E’ stata un’esperienza molto bella che mi ha arricchito dal punto di vista musicale e umano, nella quale l’arte è stata al centro di ogni cosa. Sono molto felice di essere stato invitato a Costa Valle Imagna quest’anno ed avere la possibilità di potermi esprimere su un organo così bello."

Per ottenere questi risultati afferma "bisogna essere seri, con se stessi e con gli altri, essere costanti nello studio e non risparmiarsi mai per poter infine superare i propri limiti. Nello studio della musica bisogna avere disciplina altrimenti si sprecano molte ore senza raggiungere i risultati. Non è semplice ma è necessario, è una cosa che si impara in conservatorio, poiché senza serietà e metodo è impossibile portare a termine gli studi. Con l’organo in particolare ci si deve mettere sempre in discussione, ogni strumento è diverso in molteplici caratteristiche e ogni volta l’organista deve adattarsi allo strumento stesso, il quale diventa il professore più importante, per questo quando si studia bisogna sempre ascoltarsi con orecchio critico e adattare ciò che si sta facendo allo strumento che si sta suonando e all’acustica ove esso si trova."

Ha studiato con Jean-Baptiste Monnot, grazie al quale ha appreso è la consapevolezza di se stesso e delle proprie idee, anche nella musica, per esprimerle con forza. Sempre dalle sue parole "Diventa questa la chiave per superare le difficoltà tecniche ed espressive dei brani. La musica non viene mai da fuori, ma nasce da dentro l’animo umano e bisogna trovare il giusto modo per esprimerla. Viviamo in un mondo in cui chiamiamo “arte” qualsiasi cosa generi in noi una sensazione immediata, in realtà l’Arte autentica è il frutto di un conflitto che un’anima sensibile traduce, non senza fatica, in un atto artistico interiore. La consapevolezza è il motore che muove l’artista a trovare la strada per esprimere la sua interiorità e ciò nasce da un’esigenza personale. Non tutti i musicisti sono artisti perché suonare le note tutte in fila non costituisce arte se quelle note nascono dal nulla e non comunicano nulla."

Vi propongo un bel video in cui si può capire la difficoltà nel suonare questo tipo di organo. Esibizione trasmessa in live streaming il giorno 27 ago 2020. Bergamo è stata la città italiana più colpita dal Coronavirus, così Alessandro Chiantoni ha organizzato un concerto live nella chiesa di Sant'Anna, interamente dedicato all'arte improvvisativa. Alessandro propone al meraviglioso organo costruito dai fratelli Serassi alcune improvvisazioni in stili differenti. 

venerdì 6 settembre 2024

Nick Carter

 

Stati Uniti, 1886 / Nicholas Carter

Atletico e possente (in una delle sue prime avventure si dice addirittura che potrebbe abbattere un bue con un pugno), Nick Carter è stato cresciuto con e trema cura dal padre, che sin da quando era ragazzo voleva farne un vero campione, sia per ciò che riguarda il fisico che per la mente. 


E Nick non l'ha certo deluso, diventando un investigatore privato intelligente e morigerato (non beve liquori e talvolta si concede un boccale di birra fresca e schiumosa alla spina, fuma raramente un sigaro nel suo studio e ha amato una sola donna, la moglie Ethel, morta tragicamente), che mente solo per necessità e non si ferma mai davanti a nulla pur di far trionfare la giustizia. 
Gli sono spesso accanto due fedeli assistenti: il gigantesco Patsy e il cinese Chick. 


Pierre Bresol prima e Charles Krauss poi hanno interpretato questo personaggio in una lunga serie di brevi film muti realizzati in Francia dal 1908 al 1910. 


Negli Stati Uniti Nick Carter è stato interpretato da Tom Corrigan negli anni
Venti e dall'affascinante Walter Pidgeon negli anni Quaranta. 
A metà degli anni Sessanta Eddie Constantine ha dato vita in alcuni film a un poliziotto di nome Nick Carter che però non aveva molto a che fare con il personaggio originale.


Da segnalare infine Adventures of Nick Carter, un tv movie americano del 1972 dove il popolare detective, impegnato a scoprire l'autore di una serie di omicidi, era interpretato da Robert Conrad.

giovedì 5 settembre 2024

URANIA n.5 - Robert A. Heinlein: Il Terrore Dalla Sesta Luna



Il 12 luglio 2007 cominciò troppo presto, col telefono che mi strillava nella
testa. Perché bisogna sapere che il sistema telefonico usato dalla mia Sezione
non è dei tipi normali, ma consiste in un audiorelais inserito chirurgicamente
dietro l'orecchio mediante rimozione parziale della calotta cranica.
— Va bene — borbottai — ti sento.
— È urgente — mi rispose una voce all'orecchio. — Devi presentarti di
persona al Vecchio, e subito.
— Vado — dissi, alzandomi con uno scatto. Entrai nel bagno, mi iniettai nel
braccio un grano di «Gyro», quindi lasciai che il vibratore mi facesse a pezzi,
mentre la droga mi rimetteva insieme. Ne uscii rimesso a nuovo, almeno in
apparenza, e m'infilai la giacca.
C'è una cosa che nessun capo di governo può sapere con sicurezza! Fino a
che punto funziona il suo sistema di spionaggio politico? Di qui l'origine
della nostra Sezione che si potrebbe definire la cintura di sicurezza del paese.
Le Nazioni Unite non sanno neppure chi siamo e cosa facciamo, e così, che
io sappia, il Servizio Segreto Centrale. La sola cosa di cui io stesso sono
realmente a conoscenza è l'addestramento che mi è stato impartito e gli
incarichi che mi sono stati affidati dal Vecchio. Incarichi interessanti purché
non si dia importanza a dove si dorme, a cosa si mangia, a quanto si vive.
Quando entrai negli uffici della nostra Sezione attraverso una porta
dissimulata nella toilette d'una stazione della metropolitana, il Vecchio si alzò
e mi si avvicinò zoppicando. La sua faccia s'illuminò di un sorriso
mefistofelico. Il cranio enorme e calvo e il robusto naso romano lo facevano
sembrare un incrocio tra Satana e Pulcinella. — Benvenuto, Sam — disse.
— Mi dispiace di averti dovuto tirare giù dal letto.
— Ero in licenza — replicai brusco.
— Ah, ma lo sei tuttora. Partiamo appunto per una breve vacanza.
— Così adesso mi chiamo Sam — risposi, ignorando di deliberato proposito
lo spiritoso accenno a una vacanza. — E di cognome?
— Cavanaugh. Io sono tuo zio Charlie... Charlie M. Cavanaugh, pensionato.
E questa è tua sorella Mary. Mi ero reso vagamente conto che nella stanza
c'era qualcun altro, ma quando il Vecchio è presente l'attenzione
dell'interlocutore rimane concentrata esclusivamente sulla sua persona. Diedi
un'occhiata a mia «sorella» e tornai subito a guardarla meglio. Ne valeva la
pena. Alta, snella e piacevolmente femminile. Gambe incredibili, spalle
ampie, per una donna, capelli ondulati, di fiamma, e una struttura cranica
molto elegante. Più che bella, la sua era una faccia interessante. Lei mi
squadrò
come se fossi un mobile.
Mi allungò una mano salda e forte quanto la mia. — Salute, fratello! —
Aveva una voce profonda da contralto, di quelle che piacciono a me.
— Bene. Quando si va? — chiesi al Vecchio.
— Prima sarà meglio passare al Reparto Cosmesi. Hanno già pronta una
faccia nuova per te.
Non mi cambiarono i connotati proprio del tutto ma mi spostarono il telefono
sotto la nuca e poi vi cementarono sopra i capelli. Mi tinsero la chioma dello
stesso colore di quello della mia «sorella» di recente acquisto, mi
candeggiarono la pelle, e trafficarono un po' con i miei zigomi e il mio
mento. Allo specchio, guardandomi i capelli, tentai di ricordare qual era la
loro tinta naturale. Poi pensai alla ragazza e mi augurai che non l'avessero
trasformata troppo radicalmente.

 

mercoledì 4 settembre 2024

Edward William Elgar

Sir Edward William Elgar,  Baronetto, (Broadheath, 2 giugno 1857 – Worcester, 23 febbraio 1934). 
Sebbene Elgar sia spesso considerato un compositore tipicamente inglese, la maggior parte delle sue influenze musicali non provenivano dall'Inghilterra ma dall'Europa continentale. Si sentiva un estraneo, non solo musicalmente, ma socialmente. Nei circoli musicali dominati dagli accademici, era un compositore autodidatta; nella Gran Bretagna protestante, il suo Cattolicesimo Romano fu considerato con sospetto in alcuni ambienti e nella società con coscienza di classe della Gran Bretagna vittoriana ed edoardiana, egli era molto sensibile alle sue umili origini anche dopo aver ottenuto il riconoscimento. Ciononostante sposò la figlia di un alto ufficiale dell'esercito britannico. Lei lo ispirò sia musicalmente che socialmente, ma lottò per raggiungere il successo fino a quarant'anni, quando dopo una serie di lavori di moderato successo le sue Variazioni Enigma (1899) diventarono immediatamente popolari in Gran Bretagna e all'estero.
Elgar è stato descritto come il primo compositore a prendere sul serio il grammofono. Tra il 1914 e il 1925 diresse una serie di registrazioni acustiche delle sue opere. L'introduzione del microfono a bobina mobile nel 1923 rese possibile una riproduzione del suono molto più accurata ed Elgar realizzò nuove registrazioni della maggior parte delle sue principali opere orchestrali

Pomp and Circumstance, op. 39, è una serie di marce per orchestra. La prima e più conosciuta fu composta nel 1901 a Londra; altre quattro adattamenti furono scritte tra il 1901 e il 1930; una sesta, rimasta allo stato di bozza, fu elaborata dal compositore inglese Anthony Payne nel 2006, che non farà parte della nostra partita.
La prima marcia è la più celebre, in particolare il trio.
Negli Stati Uniti, viene tradizionalmente suonata nei college e nei licei durante la cerimonia di consegna delle lauree o dei diplomi. Nel Regno Unito è una canzone patriottica, cantata su parole di A. C. Benson col titolo di Land of Hope and Glory, ed è uno degli inni "non ufficiali" dell'Inghilterra. In Italia è diventata una canzone religiosa col titolo di Santa Chiesa di Dio, usata nelle chiese cattoliche. Le prime cinque marce furono pubblicate da Boosey & Co. con il titolo di Elgar's Op. 39, e ognuna fu dedicata a un diverso amico di Elgar.

E infine Pomp and Circumstance appare in molti film, tra cui Arancia meccanica di Stanley Kubrick e il lungometraggio animato della Walt Disney Fantasia 2000. Compare anche nella serie televisiva animata Danger Mouse, del cartoonist Brian Cosgrove e nel video del brano Fallin Down degli Oasis.
Frank Zappa utilizzò la melodia del tema di Pomp and Circumstance per costruire un brevissimo frammento della suite Billy Mountain. Uno stralcio della marcia n.1 è presente anche nella canzone di Francesco Guccini Nostra signora dell'ipocrisia, dall'album Parnassius Guccini (1993)
La Marcia n. 1 è molto nota anche nel mondo del wrestling professionistico essendo stata utilizzata da celebri lottatori come "Macho Man" Randy Savage e Gorgeous George come loro musica d'ingresso sul ring prima dei combattimenti. 

martedì 3 settembre 2024

MONDADORI n.5 - S. S. Van Dine: La fine dei Greene



È questa la prima relazione completa dell'ecatombe dei Greene, ed io sono il solo cui sia stato concesso ufficialmente di render pubblica la tragica vicenda. Sento il dovere di scrivere la verità perché essa ha valore storico, e anche per un senso di doverosa lealtà verso chi seppe risolvere il mistero.
L'uomo che pervenne a chiarire il mostruoso segreto non appartiene alla polizia e il suo nome non venne mai fatto nelle relazioni pubbliche. Eppure è alla sua tenacia e al suo metodo originale d'investigazione, che noi dobbiamo la soluzione dell'odioso intrigo. Il delinquente agì con una tattica così inusitata da sfuggire completamente alla comprensione degli agenti, abilmente sviati da indizi e legati a metodi dogmatici di ricerca.
L'uomo che riuscì, dopo settimane di snervanti e sottili analisi, a scoprire il delinquente, fu il mio amico Philo Vance.
L'assassinio dei Greene avvenne durante il primo anno di ufficio del Procuratore distrettuale Markham, poco dopo il "caso Benson".
Quell'anno l'inverno fu notevolmente precoce. La quantità di neve caduta nel mese di novembre superò tutte le medie locali degli ultimi diciott'anni.
Ricordo questo particolare perché esso fu uno degli elementi importanti nel piano delittuoso. Nessuno tra il pubblico ha mai potuto comprendere o intuire la relazione esistente tra la precoce caduta della neve e la fatale tragedia scatenatasi in casa Greene, perché sul vero e tenebroso svolgimento fu mantenuto un rigoroso segreto.
Non erano ancora le dieci del mattino, quando Vance ed io, dopo essere andati al Palazzo di Giustizia, salimmo al quarto piano, dov'era l'ufficio di Markham.
Scambiata con lui qualche chiacchiera indifferente, Vance osservò:
— Ho visto che i giornali del mattino dedicano tutta la prima pagina ad una specie di "pogrom" nella vecchia casa Greene. Di che si tratta?
— Mi fai venire in mente — rispose Markham gettando una rapida occhiata sull'orologio a muro — che Chester Greene ha insistito per avere un colloquio con me in mattinata, e che gli ho dato appuntamento per le undici. Ho conosciuto Chester Greene, molto tempo fa, al Marylebone Club e credo mi voglia intrattenere su quello che, senza dubbio, è stato un tentativo di mettere le mani sulla famosa argenteria dei Greene.
— Furto con scasso, eh? — continuò Vance soffiando in aria il fumo della sigaretta. — E assassinio di due donne?
— Oh, un bel pasticcio, quanto a questo! Non deve trattarsi di un ladro professionista, ma di un delinquente che, preso dal panico, ha sparato ed è scappato!
— Uno strano modo di procedere, mio caro! — disse Vance, con fare astratto, tornando a sedersi nella larga poltrona. — E l'argenteria è sparita?
— Nulla è stato asportato; il ladro, evidentemente, ha avuto paura...
— Un caso abbastanza singolare: un ladro penetra in una ricca casa, contempla il suo bottino bene esposto in una sala da pranzo, si spaventa, sale le scale, ammazza due donne nelle rispettive camere da letto, e scappa...
Commovente, ma non convince. Di dove è saltata fuori questa strabiliante teoria?
Per quanto seccato, Markham rispose con calma:
— Feathergill era di servizio la notte scorsa, e ha accompagnato la polizia nella prima visita domiciliare. Egli ha pienamente approvato questa conclusione.
— Nondimeno, gradirei molto sapere perché Chester Greene desidera un colloquio con te.
Le labbra di Markham si serrarono in una smorfia significativa. Evidentemente non era di buon umore e il tono un po' canzonatorio di Vance lo irritava. Tuttavia, dopo qualche minuto rispose rudemente:
— Se questo tentato furto t'interessa proprio, puoi, se lo desideri, rimanere qui ad assistere al colloquio.
— Resterò — rispose Vance, togliendosi il soprabito. — È la mia debolezza e non posso resistere ad una conversazione sensazionale. Chi è questo Chester? È parente delle vittime?
— C'è stato un solo assassinio — ribatté Markham. — La sorella maggiore, nubile, di forse quarant'anni, è stata uccisa sul colpo; l'altra sorella, più giovane, potrà essere salvata, spero.
— E Chester?
— Chester è il fratello maggiore, anche lui sulla quarantina o giù di li. È
stato il primo ad accorrere, dopo i due colpi di rivoltella.
— E quali sono gli altri membri della famiglia? Se non mi sbaglio, il vecchio Tobias Greene non è più di questo mondo.
— Sì, il vecchio Tobias Greene è morto dodici anni fa. Ma la vedova, che è paralitica, vive ancora; e ci sono o meglio c'erano, cinque figli: Julie, Chester, Sybil, che non ha ancora trent'anni, Rex, un giovane malato, maniaco e bibliofilo, di un anno, credo, minore di Sybil, e Ada, la più giovane di tutti, una ragazza di ventidue o ventitré anni, ma che è soltanto una figliola adottiva.
— L'uccisa è Julie; e l'altra?
— La più giovane, Ada, la cui stanza mi pare si apra sulla sala centrale, di fronte a quella di Julie. Sembra che il ladro sia entrato nella sua stanza per errore, mentre scappava. Se ho ben capito, il messere, dopo aver sparato contro Julie, è entrato immediatamente nella stanza di Ada, si è accorto dello sbaglio, ha tirato un secondo colpo, ed è fuggito dalle scale uscendo dalla porta principale.

lunedì 2 settembre 2024

Cindy McTee

 

Nata A Tacoma, Washington, il 20 febbraio 1953. La McTee ha insegnato alla Pacific Lutheran University per tre anni prima di unirsi alla facoltà dell'Università del North Texas College of Music nel 1984, dove ha ricevuto una promozione a Full Professor nel 1995 e alla Professore Regents nel 2000. Nel 2009, è stata designata da nell'Istituto dell'Università del Nord Texas per il progresso delle arti. Ha anche partecipato a ruoli di leadership come presidente della Divisione degli studi di composizione per un totale di cinque anni che si sono conclusi nel 2000. Nel 2010, si è ritirata dall'Università del Nord Texas come professore reggente emerito.
Cindy ha sposato il direttore Leonard Slatkin il 20 novembre 2011. 

la Sinfonia n. 1: Balletto per orchestra di Cindy McTee è stata commissionata dall'Orchestra Sinfonica Nazionale e dal direttore musicale, Leonard Slatkin. Il lavoro è stato presentato in anteprima al Kennedy Center for the Performing Arts di Washington, DC, dal 24 al 26 ottobre 2002 e successivamente eseguito dalla NSO alla Carnegie Hall il 30 ottobre 2002.

I. Introduzione: Avanti con la danza
II. Adagio: Till a Silence Fell
III. Valzer: Leggero Fantastico
IV. Finale: Dove il tempo suona il violino

Si dice che la musica derivi dalla danza, dagli impulsi ritmici di uomini e donne. Forse questo spiega la mia recente consapevolezza delle relazioni intrinseche tra pensiero, sentimenti e azione - che l'impulso a comporre spesso inizia come un'agitazione ritmica e porta a una risposta fisica - tendere i muscoli, gesticolare con le mani e le braccia o, letteralmente, ballare. 

L'ingrediente fondamentale della musica non è tanto il suono quanto il movimento. . . La McTee vuole andare oltre e dire che la musica è significativa per noi come esseri umani principalmente perché incarna un movimento di tipo specificamente umano che va alle radici del nostro essere e prende forma nei gesti interiori che incarnano i nostri sentimenti più profondi.
L'uso frequente di motivi circolari, o ostinati, offre sia la possibilità di un tempo sospeso sia l'opportunità di un continuo movimento in avanti. Sistemi di tono attentamente controllati e manipolazioni tematiche forniscono una misura di obiettività e ragione, mentre le strutture ritmiche cinetiche ispirano il movimento corporeo. La disciplina cede all'improvvisazione e, cosa forse più importante, l'umorismo prende il suo posto comodamente accanto al serio e serio. 

Divisa in quattro movimenti, la macrostruttura dell'opera è modellata sulle sinfonie classiche di Haydn e Mozart.

I. Introduzione: Avanti con la danza

Avanti con il ballo! lascia che la gioia sia illimitata;
Non dormi fino al mattino, quando la giovinezza e il piacere si incontrano
per inseguire le ore luminose con piedi volanti.
---- Lord Byron, il pellegrinaggio del bambino Harold

Ispirato al tema di apertura della Sinfonia n. 5 di Beethoven, un motivo di 3 note che delinea l'intervallo di terza minore (C, Eb, C) viene sviluppato e ampliato per includere anche l'intervallo di terza maggiore (C, Eb, Cb ). Dopo un'escursione in un mondo musicale informato da ritmi e suoni jazz, il movimento si conclude con una ricapitolazione del materiale di apertura.

II. Adagio: Finché cadde il silenzio

Per tutta la notte le rose hanno udito
il flauto, il violino, il fagotto;
Per tutta la notte il gelsomino delle finestre si è mosso
ai ballerini che danzano intonati;
Finché cadde il silenzio con l'uccello che si sveglia,
e il silenzio con la luna al tramonto.
---- Alfred Lord Tennyson, Maud e altre poesie

Il secondo movimento inizia senza pause, mettendo a tacere tutto tranne gli archi per fornire un'atmosfera più intima. Adattato dal mio Agnus Dei per organo sulla scia degli eventi successivi all'11 settembre 2001, questo movimento espone gradualmente una melodia di indescrivibile bellezza (lab, sol, fa, do, reb, mib, reb, do) dal polacco di Krzysztof Penderecki Requiem che appare integralmente a circa tre quarti del brano. La maggior parte del materiale è costituito da frammenti di due o tre note presi da questa melodia, in particolare un semitono discendente e il successivo tono intero che enfatizza l'intervallo di terza minore. Riflettendo il mio interesse nell'utilizzare materiali sia atonali che tonali all'interno dello stesso brano musicale, il movimento inizia con una certa tensione e angoscia, quindi si muove attraverso diverse sezioni introspettive e pacifiche. L'ottimismo e la gioia lasciano infine il posto, nel finale, al senso di incertezza e al riferimento all'apertura del movimento.

III. Valzer: leggero fantastico

Vieni e viaggia mentre vai
sulla punta leggera e fantastica.
---- John Milton, L'Allegro

Seguendo il modello sinfonico classico, il terzo movimento è una danza – in questo caso un veloce valzer ispirato da un memorabile ascolto di La Valse di Ravel nel 2000 da parte della Rhode Island Philharmonic Orchestra sotto la direzione di Larry Rachleff. Un semitono ascendente nei bassi alleggerisce l'effetto del motivo di semitono discendente ascoltato nel movimento precedente.

IV. Finale: Dove il tempo suona il violino

Oh, l'amore non è che una danza,
dove il tempo suona il violino!
Guarda le coppie avanzare, -
Oh, l'amore è solo una danza!
Un sussurro, uno sguardo:
"Facciamo un giro nel mezzo?"
Oh, l'amore non è che una danza,
dove il tempo suona il violino!
---- Henry Austin Dobson, Vicolo di Cupido

Motivi costituiti da terze minori e maggiori, nonché elementi jazz, continuano a permeare le trame del movimento finale. Riferimenti alla Sagra della Primavera di Stravinsky possono essere ascoltati in molti altri punti lungo il percorso. Il materiale dall'inizio del pezzo ritorna e un'affermazione finale del motivo di apertura (C-Eb-C) fornisce la chiusura.

Alessandro Varaldo - L'evaso, 1939