(Adria 2 marzo 1815 – Venezia 20 marzo 1871)
Dal padre, Angelo, direttore della cappella del duomo di Adria e della locale Società filarmonica, apprese le prime nozioni musicali e l'uso degli strumenti (violino, pianoforte e organo). Fu poi inviato a Venezia alla scuola del Bizzolati, entrando a far parte, nel 1831, dell'orchestra del teatro La Fenice, dapprima in qualità di flautista, poi di violino di fila. Il 3 dicembre 1836 venne rappresentata al teatro Gallo (ex S. Benedetto) il suo primo lavoro teatrale: l'opera semiseria Il Ferramondo (libretto d'ignoto), replicata a Trieste e a Mantova. Grazie al successo ottenuto, poté recarsi nel 1837 a Napoli, presso il conservatorio S. Pietro a Maiella, per seguire i corsi regolari di composizione di Donizetti, e successivamente, di S. Mercadante. Invitato da Donizetti, compose per una festività della corte napoletana una cantata, che fu accolta, insieme con altri pezzi vocali da teatro, con favore anche dal pubblico del teatro S. Carlo. A Napoli, inoltre, si fece apprezzare come cantante di ariette e canzonette in dialetto veneziano che egli stesso aveva iniziato a comporre. Nel 1840 ritornò a Venezia, dove, dopo un anno dedicato ancora allo studio, ebbe luogo il 31 maggio 1841 al teatro La Fenice la prima esecuzione della sua opera Mastino I della Scala (libretto di G. Fontebasso), cui fece seguito il 14 maggio 1842 nello stesso teatro l'opera buffa Gli avventurieri (libretto di F. Romani), che ottenne anch'essa buon successo. Del 1842 è pure la sua prima composizione sacra, una Messa a quattro parti e piena orchestra, scritta per la Società di S. Cecilia ed eseguita nella basilica di S. Marco; continuò, inoltre, nello stesso anno, la produzione di quelle canzonette e anette veneziane cui dovrà, più tardi, una gloria duratura, iniziandone la pubblicazione.
Nel 1843 il Buzzolla si recò alla corte di Berlino come direttore d'orchestra del teatro d'opera italiana e per l'onomastico del re, Federico Guglielmo IV di Prussia, compose una cantata che gli valse l'insegnamento della musica alle principesse nipoti del re e l'invito a dirigere anche i concerti di corte. A questo periodo risalgono i suoi numerosi viaggi all'estero a scopo di studio e quale direttore d'orchestra, dapprima in Germania (alla corte di Dresda fu incaricato di scrivere anche un'Ouverture perl'inaugurazione di una mostra locale), poi in Polonia e in Russia, riscuotendo ovunque consensi, e infine, nel 1846, in Francia, meritandosi una speciale considerazione come direttore d'orchestra del Teatro dell'Opera italiana a Parigi. Nel frattempo aveva fatto due brevi ritorni ad Adria: nel settembre 1845 per prendere parte all'esecuzione di una messa composta dal suo amico e condiscepolo G. B. Casellati e all'inizio del 1846 per dirigere una propria messa.
Rientrato in Italia definitivamente, fu a Venezia, dove in S. Marco venne eseguita una sua bellissima Messa da requiem per quattro parti e grande orchestra, quindi, il 24 febbr. 1848, al teatro La Fenice, l'opera Amleto (libretto di G. Peruzzini), che piacque moltissimo, ma che non poté essere replicata a causa delle agitazioni politiche del momento che facevano trascurare gli spettacoli. Per le storiche giornate insurrezionali di Venezia non mancò di comporre un inno patriottico dal titolo Siresista ad ogni costo, eseguito nel marzo 1849 nello stesso teatro La Fenice alla presenza dei membri del governo provvisorio. Nell'agosto 1849, cessato il blocco di Venezia, egli accettò di comporre, ancora per il teatro La Fenice, l'opera Elisabetta di Valois (libretto di F. M. Piave), che vi fu rappresentata il 16 febbr. 1850. Iniziò poi la carriera musicale ufficiale come direttore sostituto della cappella di S. Marco, e nel 1855, morto il maestro G. A. Perotti, gli successe nella carica di direttore, rinunciando ad altre cariche e possibilità maggiori per dedicarsi alla musica sacra, di cui fu considerato il compositore migliore del tempo.
Insieme con G. Trombini, con il conte G. Contin di Castelseprio e altri, nel 1867 promosse l'istituzione del liceo e della Società di concerti B. Marcello, e la sua fama in quel momento era tanta che nel 1868 fu invitato da Verdi a collaborare, insieme con altri celebri musicisti, alla composizione di una messa funebre per l'anniversario della morte di Rossini, messa che doveva essere eseguita in S. Petronio a Bologna il 14 nov. 1869. Il Buzzolla compose il suo pezzo, precisamente il primo Requiem aeternam in sol minore, ma varie circostanze impedirono l'esecuzione di questa progettata messa.
Morì a Venezia il 20 marzo 1871.
Secondo il giudizio di A. Bazzini, fu "un buon musicista" e la sua copiosa produzione di musica sacra, sinceramente ispirata ed estremamente dotta, fu assai stimata. Subì anch'egli, tuttavia, l'influsso esercitato dalla musica teatrale e profana del tempo, come, del resto, le sue stesse opere teatrali risentono dei difetti tipici dell'epoca. Fu anche eccellente didatta (nel 1851 gli era stato affidato l'allora giovanetto A. Boito e, più tardi, fra i tanti allievi ebbe anche R. Drigo), ma soprattutto rimase celebre per le canzonette e ariette veneziane, opere che lo stesso Rossini giudicava insuperabili e di cui si deliziava nel suo salotto a Passy.
Queste "piccole melodiche gemme sapientemente armonizzate" (Casellati), spesso a carattere popolaresco, sono veri modelli di grazia e di freschezza e, allo stesso tempo, di profondità; hanno il pregio, inoltre, di mantenersi lontane da sentimentalismi e da elementi leziosi. Tra le più famose si ricordano: Serate a Rialto, canzonette a una voce con accompagnamento di pianoforte, Il gondoliere, raccolta di dodici ariette veneziane, dedicata a G. Comploy, Album vocale n. 4, su parole di G. Peruzzini, Sei ariette veneziane, su poesie di diversi, 5 ariette veneziane, su testi di L. Zanetti e G. Buratti, I giardinieri, duetto in dialetto veneziano, a tenore e basso, e ancora La campana del tramonto, composta a Kissingen nel 1841, sulle parole dell'Ave Maria (in cui la melodia si appoggia su una nota sola del basso, il do, a imitazione del suono di una campana), La desolada, La farfala, Un baso in falo, Un ziro in gondola, Mi e ti, El fresco, El canto, ecc., quasi tutte edite da Ricordi a Milano. Altre composizioni rimaste sono: il salmo Miserere, a tre voci con accompagnamento di melodium, contrabasso e violoncello, Milano, la Cantata funebre dei caduti di Solferino e S. Martino per l'inaugurazione degli ossari e, incompiuta, l'opera teatrale in dialetto veneziano La Puta onorata.
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