PREFAZIONE di Stefano Frigieri
Questa volta il mio amico l'ha fatta davvero grossa! Mi ha lasciato qui ad attenderlo in ansia e con la paura che gli potesse capitare qualcosa!
Lui, che non è più un giovincello, si è buttato a corpo morto in questa avventura ai limiti dell'impossibile, con lo stesso vigore e la stessa incoscienza dei suoi vent'anni.
Ha deciso che il nostro tempo gli andava stretto e ha colto l'occasione per esplorare nuove epoche e nuove situazioni. Nuovi pericoli, direi io.
A me non resta che attenderlo nel nostro tempo; io al sicuro, lui chissà.
Mentre scrivo queste parole però, sento improvvisamente dentro di me nascere e crescere un'altra anima, come se i pensieri si raddoppiassero convergendo verso un unico fine.
Io sono Mauro oppure John?
Anche lui ha un amico folle e imprevedibile che viaggia nel tempo alla ricerca di nuove emozioni. Magari si sono incontrati, si stanno vedendo proprio ora mentre penso e scrivo.
Io, John oppure Mauro: in fondo cosa importa Le nostre due vite sono accomunate dallo stesso sentimento di amicizia, ma anche di dipendenza.
Uno non potrebbe esistere senza l'altro.
Sherlock: lo ricordo quando lo vidi per la prima volta in quel laboratorio dove mi portò il mio collega Stamford, con uno sguardo febbrile che faceva trasparire un insaziabile bisogno di brivido e avventura; quello stesso sguardo che gli vidi negli occhi durante tutti gli anni in cui abbiamo condiviso gioie e dolori.
Grogghino: un'amicizia lunga come entrambe le nostre vite, accomunati dalla creatività, dalla passione per cibo e, soprattutto, dal desiderio di rivelare arcani misteri, impossibili enigmi, ingarbugliate vicende.
Sherlock e Grogghino: in fondo molto simili, nello spirito e nell'eccentricità.
Mauro e John: stessa pazienza, stesso indistruttibile affetto.
Nella mia testa ci confondiamo, io e John, come se avessimo deciso di attendere insieme, lontani nel tempo ma vicini nello spirito che non conosce la distanza, il ritorno dei nostri amici.
E nel frattempo di mettere su carta i nostri pensieri, le nostre ansie.
Quando torneranno faremo, come al solito, la nostra parte: racconteremo le loro avventure, ascolteremo i loro racconti, faremo sentire la nostra presenza che so, sappiamo, infonde sicurezza e dona tranquillità.
E i lettori, ne sono sicuro, come sempre apprezzeranno.
Mauro Sighicelli (detto Sighi); dott. John H. Watson
Lui, che non è più un giovincello, si è buttato a corpo morto in questa avventura ai limiti dell'impossibile, con lo stesso vigore e la stessa incoscienza dei suoi vent'anni.
Ha deciso che il nostro tempo gli andava stretto e ha colto l'occasione per esplorare nuove epoche e nuove situazioni. Nuovi pericoli, direi io.
A me non resta che attenderlo nel nostro tempo; io al sicuro, lui chissà.
Mentre scrivo queste parole però, sento improvvisamente dentro di me nascere e crescere un'altra anima, come se i pensieri si raddoppiassero convergendo verso un unico fine.
Io sono Mauro oppure John?
Anche lui ha un amico folle e imprevedibile che viaggia nel tempo alla ricerca di nuove emozioni. Magari si sono incontrati, si stanno vedendo proprio ora mentre penso e scrivo.
Io, John oppure Mauro: in fondo cosa importa Le nostre due vite sono accomunate dallo stesso sentimento di amicizia, ma anche di dipendenza.
Uno non potrebbe esistere senza l'altro.
Sherlock: lo ricordo quando lo vidi per la prima volta in quel laboratorio dove mi portò il mio collega Stamford, con uno sguardo febbrile che faceva trasparire un insaziabile bisogno di brivido e avventura; quello stesso sguardo che gli vidi negli occhi durante tutti gli anni in cui abbiamo condiviso gioie e dolori.
Grogghino: un'amicizia lunga come entrambe le nostre vite, accomunati dalla creatività, dalla passione per cibo e, soprattutto, dal desiderio di rivelare arcani misteri, impossibili enigmi, ingarbugliate vicende.
Sherlock e Grogghino: in fondo molto simili, nello spirito e nell'eccentricità.
Mauro e John: stessa pazienza, stesso indistruttibile affetto.
Nella mia testa ci confondiamo, io e John, come se avessimo deciso di attendere insieme, lontani nel tempo ma vicini nello spirito che non conosce la distanza, il ritorno dei nostri amici.
E nel frattempo di mettere su carta i nostri pensieri, le nostre ansie.
Quando torneranno faremo, come al solito, la nostra parte: racconteremo le loro avventure, ascolteremo i loro racconti, faremo sentire la nostra presenza che so, sappiamo, infonde sicurezza e dona tranquillità.
E i lettori, ne sono sicuro, come sempre apprezzeranno.
Mauro Sighicelli (detto Sighi); dott. John H. Watson
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