domenica 31 agosto 2025

Champol: La rivale, 1907





 

Giovanni Raboni: da Quare tristis



Stanco della vita, io? Non scherziamo.
Ma se me la mangio con gli occhi, ancora,
tutte le sue insegne,se non c’è amo
al quale non abbocchi! Semmai è ora

d’accennare, questo sì, a qualche addio,
cominciare a spegnere le candele
e chiudere gli spartiti, un leggio
per volta fino all’ultimo, al più fedele

degli strumenti… Quale? La memoria
sussurra i due violini, il cuore un flauto
o il tuo silenzio – ma io so che una storia
si fa da sola, e che è empio o almeno incauto

scriversi il finale. Basti l’atroce
strozzarsi in gola, vero, della voce.

 

sabato 30 agosto 2025

Kerry il trapper



Kerry il trapper è una serie a fumetti creata da Tiziano Sclavi per Sergio Bonelli Editore e pubblicata dal 1983 sulla Nuova Collana Araldo in appendice alle storie del Comandante Mark. L'autore rielabora alcune tematiche classiche del genere western realizzando personaggi moderni e credibili con ambientazioni fantastiche, anticipando alcune delle principali tematiche che si ritroveranno poi in Dylan Dog.

Kerry Scott è un giovane ragazzo proveniente da Nantucket, alla ricerca del padre scomparso. Le tracce lasciate dal genitore lo conducono nella terra selvaggia dello Yellowstone. Lì si mette alla ricerca della Valle del Silenzio, un luogo sacro per i nativi americani, e secondo le leggende ricco di tesori e altri prodigi.

Lungo il suo cammino stringe amicizia con il taciturno indiano Queeg e il miope e burbero trapper scozzese Rusty Mc Bull. Con i due compagni Kerry impara a vivere nell'insidiosa foresta vergine del Nord America, apprendendo le basilari tecniche di sopravvivenza ed affrontando sfide a rischio della propria vita. Solo dopo aver superato tali difficoltà riesce a scoprire che suo padre è morto, ucciso da un altro trapper alla ricerca del tesoro, e a vendicare la morte del genitore.

Dopo queste prime avventure, al pari di prime tappe di un viaggio iniziatico, Kerry decide di stabilirsi nello Yellowstone e vivere finalmente da uomo a contatto con la natura incontaminata, nelle rischiose terre di confine.


 

venerdì 29 agosto 2025

Al Sarrantonio: Testa di zucca



Un pomeriggio nero e arancione.
Fuori, sotto gli alberi spogli ma ancora vigorosi, le foglie stridevano sospinte dal vento sul largo marciapiede, come mille unghie su altrettante lavagne.
Dentro, la festa aveva inizio.
Diavoli balzavano su e giù per i banchi, urlandosi «Buh!» l’un l’altro. Ghirlande di carta crespata con i colori di Halloween si intrecciavano sopra lavagne coperte di folli e spaventosi disegni fatti con gessetti verdi e rossi: serpenti, topi, streghe a cavallo delle loro scope. Sui vetri delle finestre c’erano gatti ritagliati nel cartoncino nero, spettri senz’occhi ed enormi O, bocche spalancate dal terrore.
Una grossa zucca, che diffondeva un odore speziato e una guizzante luce arancione dagli occhi e dalla bocca, troneggiava sulla cattedra della signorina Grinby.
La signorina Grinby, giovane, vivace e piena d’entusiasmo, uscì dall’aula per inseguire un folletto errabondo, e sotto la strega disegnata sulla lavagna qualcuno scrisse in gran fretta “Maestra”. La signorina tornò, tenendo per mano il suo prigioniero, vide la scritta e sorrise. — Chi è stato? — domandò, senza aspettarsi una risposta, che infatti non venne. Tentò di apparire addolorata. — Non importa, però voi sapete, ne sono sicura, che io non sono veramente così. Salvo oggi, forse. — Tirò fuori dal cassetto un nero cappello a cono e lo sventolò, prima di metterselo in testa.
Risate.
— Ah! — disse la signorina Grinby, felice.
La festa cominciò.
Furono distribuiti dei sacchettini, bianchi e arancione, chiusi poco prima e riempiti di granturco caramellato, anche questo bianco e arancione.
I chicchi sparirono nelle boccucce rosee.
I bambini fecero chiasso, cantarono le canzoni di Halloween con la signorina Grinby al pianoforte, giocarono a «punta lo spillo sulla coda del Gatto Nero». Poi cominciarono a raccontare una storia di fantasmi, una frase per un O:
— Era una notte scura e piovosa...
— ... Peter doveva trovare un riparo...
— ... e bussò alla porta dell’unica casa che ci fosse sulla strada...
— ... ma nessuno venne ad aprire...
— ... perché la casa era vuota e stregata...
Il filo del racconto si spezzò all’ultimo banco della prima fila. Tutti gli occhi si puntarono su quell’angolo.
La bambina nuova.
— Raylee, — chiese con gentilezza la signorina Grinby, — non vuoi continuare la storia con noi?
Raylee, che era al suo primo giorno in quella scuola – una bambina quieta, timida, con i capelli neri e grandi occhi sempre abbassati – sedeva immobile, con le pallide manine intrecciate e gli occhi bruni fissi davanti a sé, come quelli d’un coniglio abbagliato dai fari di un’auto.
— Raylee?
Le manine sottili tremarono violentemente.
La signorina Grinby si affrettò ad alzarsi e, raggiunto il banco della piccola, le posò lievemente una mano su una spalla.
— Raylee è soltanto timida, — disse, sorridendo alla testina immobile. Poi s’inginocchiò, per essere alta quanto la bimba e vide due lacrimoni agli angoli

Sam Spade


Stati Uniti, 1930 / Dashiell Hammett

«Samuel Spade aveva la mascella inferiore ossuta e pronunciata, il suo mento sporgeva come una V, sotto la mobile V della bocca. Le sue narici si sollevavano in un'altra V più piccola. Soltanto i suoi occhi giallo-grigi tagliavano la sua faccia con una linea orizzontale. Il movimento della V era ripreso dalle folte sopracciglia che si diramavano da due rughe gemelle al di sopra del naso aquilino». 
E ancora: «Era alto un buon metro e ottantacinque. L'ampio giro delle spalle faceva apparire quasi comica la parte superiore del corpo - era largo quanto era grosso - e non permetteva alla giacca grigia appena stirata di cadere alla perfezione ...». 



Ecco come Dashiell Hammett descrive Samuel Spade, detto Sam, all'inizio de Il falcone maltese (The maltese falcon, 1930). Questa descrizione corrisponde a quella di Humphrey Bogart, che lo ha magistralmente interpretato nel film Il mistero del falco. Probabilmente non troppo. Ma poco importa perché, come ha scritto Mario Monti, «Bogart si addossò la parte di Sam Spade con una naturalezza
che spaventava: era come se indossasse il proprio cappotto».



Protagonista di tre racconti e di un solo romanzo (che alcuni critici considerano il miglior romanzo poliziesco in assoluto), Sam Spade vive a San Francisco ed è un uomo della strada che esercita un mestiere come un altro, tanto per sbarcare il lunario. Uno scettico che ha un debole per le donne, ma che raramente si fida di loro. Un detective, per dirla con Ellery Queen, «che scova il colpevole anche quando disprezza il cliente».


Prima del film diretto da John Huston nel 1941, con Humphrey Bogart nella parte dell'investigatore creato da Dashiell Hammett, Sam Spade era già stato portato altre
due volte sullo schermo. Nel 1976 David Giler ha poi diretto L'uccello tutto nero (The black bird), "arricchito" nella versione italiana da numerosi doppi sensi, con George Segal nel ruolo di Sam Spade jr.



Negli anni Quaranta Sam Spade è stato protagonista anche di una serie radiofonica molto popolare negli Stati Uniti.

giovedì 28 agosto 2025

URANIA n.51 - Eric Frank Russell: Le Sentinelle Del Cielo



Eric Frank Russell ritorna con queste sue sentinelle degli spazi cosmici e dell'umanità che ormai dilaga per tutta la Galassia. E' un romanzo di enigmatiche visioni sideree, di "presenze" inconoscibili, di vaghe minacce provenienti dalle profondità ignorate dello spazio. Ed è il romanzo di David Raven, naturalmente, il telepatico agente segreto della Triade Planetaria, e della bellissima Leina. La coppia ha in comune, tra molte altre cose, un segreto soprannaturale; e grazie ai poteri straordinari di cui è dotata, vigila sull'umanità. Sono David e Leina, le sentinelle del Cielo. Insieme, scrutano il cielo, vigili, in agguato, faccia alle stelle. La fascia favolosa della Via Lattea palpita sui loro capi, mentre nell'ombra, chi sa dove, incombe l'atroce minaccia delle astronavi di Deneb. Da troppe generazioni ormai, la razza umana, colonizzando i pianeti, è rimasta esposta alle insidiose radiazioni cosmiche; e le nuove specie dei "mutanti" fanno capolino ovunque, dando origine a nuove razze umane... Con questo romanzo, E. F. Russell ha saputo narrare l'epopea siderale di un futuro che potrebbe anche essere vero...

 

mercoledì 27 agosto 2025

Józef Władysław Krogulski

 

(Tarnow, 1815 – Varsavia, 1842)

Józef Władysław Krogulski, musicista polacco, lascia nel corso della sua breve attività di compositore oltre un centinaio di brani sinfonici, pezzi per pianoforte, inni liturgici e altra musica da chiesa.
Figlio del pianista e compositore Michael Krogulski, trascorre l’infanzia a Tarnow, sua città natale; è allievo di suo padre e di Józef Elsner. Eccellente pianista, inizia ad esibirsi in pubblico all’età di 10 anni; debutta il 16 marzo 1825 con l’esecuzione del Concerto n. 2 in la minore di Hummel, due mesi più tardi sbalordisce il pubblico di Varsavia. Prosegue l’attività concertistica in varie città della Polonia, a Berlino, Dresda, Lipsia; a gennaio 1827 si esibisce a Kiev.

Stabilitosi definitivamente a Varsavia, Krogulski svolge anche l’attività di insegnante; organizza e dirige un coro polifonico attivo presso il Santuario della Madonna delle Grazie.
È affetto da tubercolosi e nel 1841, durante le prove del suo Miserere, le sue condizioni di salute sono già compromesse; si spegne a soli 27 anni nel mese di gennaio dell’anno seguente.

Di lì a poco, il padre di Józef decise di recarsi a Varsavia, dove il ragazzo avrebbe avuto l'opportunità di mostrare il suo talento su palcoscenici concertistici più illustri. Nel giugno del 1825 Krogulski si esibì in case private della capitale e il 19 giugno tenne il suo primo concerto pubblico al Conservatorio. Il programma, oltre a composizioni di Hummel e Kalkbrenner, includeva le fantasie personali di Józef.

Verso la fine di agosto del 1825, il giovane virtuoso partì per la sua prima tournée di concerti, passando per la Grande Polonia e la Slesia fino a Berlino e Dresda, dove si esibì di fronte al re Federico Augusto I di Sassonia. Krogulski si esibì anche a Lipsia, e a Weimar fu brevemente allievo di Hummel. Poco più di un anno dopo, nell'ottobre del 1826, dopo solo poche settimane a Varsavia, Krogulski intraprese un'altra tournée di concerti, passando per Puławy, Lublino e Zamość fino a Leopoli e Kiev. Nel dicembre del 1827 tornò nella natia Tarnów.

Nel 1828 si trasferì definitivamente a Varsavia, iscrivendosi alla Scuola Superiore di Musica. Inizialmente studiò il basso continuo con Karol Kurpiński e poi con Józef Elsner. In quel periodo scrisse le sue prime opere più mature, pubblicate nel negozio di musica di Karol Ludwik Magnus: Taniec polski ('danza polacca'), Mazur, Anglez i galopada ('danza inglese e galopada') e Taniec polski militarny ('danza militare polacca'), oltre ad opere che in seguito ottennero particolare riconoscimento: la Fantasia e Variazioni in sol minore La bella Cracovienna , op. 1, il Quartetto in re maggiore, op. 2, la Sonata per pianoforte n. 2 in la minore, op. 3 e i due concerti per pianoforte.

La sua esibizione del 15 dicembre 1830 al Teatro Nazionale segnò l'inizio dell'attività patriottica di Józef Krogulski. Compose opere come Mazur wojenny ('Mazur militare'), da cantare con accompagnamento di pianoforte, Marsz narodowy ('Marcia nazionale') e Batalia ('Battaglia'), che era una sorta di medley di canzoni patriottiche arrangiate per pianoforte.

Nel dicembre del 1831, dopo la chiusura della Scuola Principale di Musica, Krogulski iniziò a dare lezioni private di pianoforte per pagarsi gli studi successivi con Elsner. Un anno dopo, fondò una scuola di canto gratuita annessa all'Istituto di San Casimiro in via Tamka. In quel periodo, scrisse le sue prime composizioni religiose. Dal 1836 diresse il proprio coro annesso alla chiesa degli Scolopi. Il repertorio di quell'ensemble includeva opere sacre dello stesso Krogulski: messe, inni e cantate. Oltre ai dilettanti, vi parteciparono anche artisti dell'Opera di Varsavia e allievi della Scuola di Canto di Karol Kurpiński. Poco dopo, il compositore fondò un'altra scuola gratuita per formare cantanti presso il coro degli Scolopi. Tra i diplomati di quella scuola figurano Ignacy Marceli Komorowski e Maurycy Karasowski, mentre altri in seguito fondarono proprie scuole di canto in provincia. Dal 1834 Krogulski lavorò anche con la Sala dei Mercanti di Varsavia, per la quale si esibì in pubblico come pianista e compose opere sacre. Fu anche coinvolto nelle attività di un'organizzazione di sostegno agli artisti musicali caduti in disgrazia, fondata nel 1837 dal suo caro amico Józef Cichocki. Il 17 gennaio 1838 il compositore sposò Ludwika Katarzyna Gargulska. Le loro due figlie morirono in tenera età. L'opera magnum
sacra di Krogulski è senza dubbio l'oratorio del Venerdì Santo Miserere , che completò nell'aprile del 1841. Esausto per il duro lavoro e per l'aggravarsi della tubercolosi, confidò al suo caro amico Józef Mikołaj Wiślicki: "Ho portato a termine il mio impegno, ora posso morire in pace". Lasciò questo mondo meno di un anno dopo, il 9 gennaio 1842, a Varsavia. Fu sepolto nel cimitero di Powązki. L'opera di Krogulski comprende un centinaio di opere sacre e profane, più di trenta delle quali pubblicate durante la vita del compositore, per lo più nei negozi di musica degli editori di Varsavia. 

martedì 26 agosto 2025

Alessandro Roda Roda - L'ussaro







 

MONDADORI n.51 - Edgar Wallace: Il covo sul mare


Mr. Reeder, è un detective dall’aspetto innocuo ma dotato della capacità di ragionare come i suoi avversari, immedesimandosi nella loro mente criminale, e riuscendo così a sventare i loro delitti. Qui lo troviamo impelagato in una storia sentimentale con una giovane donna, assolutamente non insensibile alle sue attenzioni, che l’uomo vuole allontanare da Londra, per tenerla al sicuro dalla vendetta di un criminale, John Flack, che Reeder aveva fatto prendere e condannare e che è fuggito dal manicomio criminale in cui era stato rinchiuso. La ragazza accetta quindi un lavoro di segretaria in un castello a Larmes Keep, dove il proprietario accoglie pochissimi e selezionati ospiti paganti.
Riuscirà il nostro ometto a garantire la sicurezza della ragazza di cui è innamorato e nel contempo sfuggire alla vendetta di Flack nei suoi confronti ed a sventare anche le sue nuove azioni criminali?

lunedì 25 agosto 2025

Isaac Asimov: Piccole cose



La signora Clara Bernstein era sui cinquanta e passa e la temperatura esterna era sui 32°. L’impianto dell’aria condizionata era in funzione, ma sebbene riuscisse a eliminare il fatto del caldo non riusciva a eliminare l’idea del caldo.
La signora Hester Gold, salita in visita al 21° piano dal suo appartamento 4C, disse: — Fa più fresco, giù da me. — Era anche lei sui cinquanta e passa, e aveva i capelli biondi che non riuscivano a eliminare neppure un anno, dalla sua età.
— Sono le piccole cose, quelle che irritano. Io il caldo lo sopporto. È lo sgocciolio, quello che non sopporto. Non lo senti?
— No, — disse Hester, — ma capisco che cosa vuoi dire. Il mio figliolo, Joe, ha perso un bottone della giacca nuova. Settantadue dollari, e senza quel bottone non vale più niente. Un bel bottone dorato, sulla manica, ma lui non l’ha più e quindi non posso ricucirglielo.
— Perché te la prendi tanto? Togli il bottone dall’altra manica e sei a posto.
— Non è la stessa cosa. Una giacca così, senza quei bottoni, non fa più la stessa figura. Quando un bottone viene via, mai aspettare, subito farselo ricucire. Oh, sì! Ventidue anni, e ancora non l’ha capita. Esce, chissà dove va, non mi dice a che ora ritorna...
— Ascolta, — interruppe Clara, spazientita. — Come fai a dire che non senti questa goccia che cade? Vieni di là in bagno con me. Se ti dico che qualcosa sgocciola, è perché sgocciola.
Hester obbedì e assunse l’atteggiamento di chi ascolta. Nel silenzio, si sentiva benissimo: plop - plop - plop...
— Peggio di una tortura cinese, — disse Clara. — Tutta la notte, si sente. E sono tre notti, ormai.
Hester si aggiustò le lenti leggermente colorate, come se questo l’aiutasse a sentire meglio, e piegò la testa da un lato. — Probabilmente è la doccia dell’appartamento di sopra, — disse. — Su al 22-G. È l’appartamento della signora Maclaren. La conosco. Sta’ a sentire, è una persona molto cordiale. Bussa alla porta e diglielo. Non ti mangerà di certo.
— Credi che abbia paura di lei? — disse Clara. — Ho già bussato alla sua porta cinque o sei volte. Non risponde. Le ho telefonato. Non risponde.
— Sarà via, — disse Hester. — Siamo in estate. La gente va in ferie.
— E se quella se ne rimane fuori tutta l’estate, io che faccio? Sono condannata a godermi lo sgocciolo?
— Diglielo al portiere.
— Quell’idiota. Dice che non ha la chiave della serratura di sicurezza e che non ha intenzione di scassinare una porta per una goccia che cade. Ma poi, non è vero che lei non c’è. Conosco la sua automobile, e so che è giù in garage.
Inquieta, Hester disse: — Potrebb’essere partita con l’auto di qualcuno.
Clara abbozzò una smorfia. — Di questo puoi star sicura. La signora Maclaren.
Hester aggrottò la fronte. — Lo so, è divorziata, e con questo? Non ci vedo niente di strano. Ed è giovane, avrà trent’anni, trentacinque al massimo. D’accordo, veste in modo un po’ vistoso... ma nemmeno in questo ci vedo niente di strano.
— Se vuoi il mio parere, Hester, — ribatté Clara, — quello che succede di sopra, preferirei non dirlo. Io sento, da qui.
— Che cosa senti?
— Passi. Rumori. Guarda che sta proprio sopra di me, e io so dove ha la stanza da letto.
— Non essere così antiquata, — disse Hester, in tono aspro. — Quello che fa è affar suo.
— D’accordo. Ma visto che il bagno lo usa di continuo, mi dici perché non chiude i rubinetti? Almeno rispondesse alla porta! Mi gioco il collo, guarda, che deve avere una casa messa su come quella di una cocotte.
— Be’, ti sbagli, se proprio vuoi saperlo. Ti sbagli di grosso. Ha dei mobili normalissimi e una quantità di piante.
— Tu come lo sai?
Hester sembrava a disagio. — Vado a bagnare le piante, quando lei non c’è. È sola. Qualche volta parte, così le do una mano.
— Ah, sì? Allora lo sapresti, se fosse fuori città. Ti ha detto che partiva.
— No, non mi ha detto niente.
Clara si lasciò andare contro lo schienale e rimase a braccia conserte. — E hai le chiavi di casa sua, immagino.
— Sì — disse Hester, — ma non posso entrare, se non me lo dice lei.
— Perché? Potrebb’essere partita. In questo caso, devi bagnare le piante.
— Lei non mi ha detto di farlo.
— Chi ti dice che non sia a letto malata e che non possa venire ad aprire?
— Dovrebb’essere proprio gravissima per non usare nemmeno il telefono, visto che ce l’ha accanto al letto.
— Può darsi che abbia avuto un attacco di cuore. Chissà, forse è morta e per questo non può più stringere quel rubinetto.
— Ma è una donna giovane. Come vuoi che abbia avuto infarti e cose del genere?
— Non si sa mai. Con la vita che fa... magari un suo innamorato l’ha uccisa. Dobbiamo assolutamente andare a vedere.
— Ma sarebbe effrazione, violazione di domicilio, — protestò Hester.
— Avendo la chiave? Se lei è via, tu non puoi lasciare morire le piante. Tu le bagni e lo chiudo quel rubinetto. Che male c’è... E, se per caso è morta, vuoi che rimanga là fino a chissà quando?
— Macché morta! — disse Hester. Ma scese al quarto piano, per prendere le chiavi dell’appartamento della signora Maclaren.
— Non c’è nessuno, — bisbigliò Clara. — Chiunque potrebbe andare e venire come gli pare.
— Sshh, — la zitti Hester. — E se poi è dentro e domanda: “Chi è?”
— Le dici che sei salita a bagnare le piante e io le chiedo di chiudere quel rubinetto che gocciola.
La chiave di una serratura, poi quella dell’altra, girarono dolcemente e con un lievissimo scatto finale. Hester, preso un profondo respiro, aprì la porta di uno spiraglio. Poi, bussò con le nocche sull’uscio.
— Non risponde nessuno, — bisbigliò spazientita Clara. Spinse il battente, spalancandolo. — Non c’è nemmeno il condizionatore acceso. È tutto regolare. Tu sei qui per bagnare le piante.
La porta si chiuse dietro di loro. — Che odore di chiuso, qui dentro, — disse Clara. — Sembra di entrare in un forno pieno di muffa.
Percorsero in punta di piedi il corridoio. Uno stanzino di sgombero vuoto sulla destra, la cucina...
Clara gettò un’occhiata dentro. — Niente rubinetti che perdono, qui. Dev’essere proprio in bagno.
In fondo al corridoio, sulla sinistra, c’era il soggiorno, con le sue piante. — Hanno bisogno d’acqua, — disse Clara, — Andrò a prenderla in bagno...
Aprì la porta della stanza da letto e si fermò. Non un gesto. Non un suono. Stava là, a bocca spalancata.
Hester le si fece accanto. L’odore era soffocante. — Cosa...
— Oh, mio Dio, — disse Clara, ma senza la forza di mandare un urlo.
Le coperte del letto erano in uno stato indescrivibile. La testa della signora Maclaren ciondolava fuori del letto, i lunghi capelli neri sfioravano il pavimento, il collo era segnato e livido, un braccio pendeva fino a terra, la mano era aperta, a palmo in su.
— La polizia, — disse Clara. — Dobbiamo chiamare la polizia.
Hester, trattenendo bruscamente il fiato, mosse un passo in avanti.
— Non devi toccare niente, — disse Clara.
Il luccichio dorato nella mano aperta...
Hester aveva trovato il bottone mancante di suo figlio.

 

sabato 23 agosto 2025

Il grande Blek


Il grande Blek è una serie di strisce a fumetti incentrata sul personaggio di Blek Macigno ideata dal gruppo EsseGesse (ovvero i tre sceneggiatori e disegnatori Giovanni Sinchetto, Dario Guzzon e Pietro Sartoris) pubblicata in Italia negli anni cinquanta dall'Editoriale Dardo.

Blek è un atletico trapper dai lunghi capelli biondi che indossa sempre un cappello di marmotta, un gilè di pelliccia che copre il torace e dei pantaloni rossi. Per combattere usa principalmente le mani nude, ma utilizza anche il fucile "Kentucky" usato dai cacciatori americani dell'epoca. Conosciuto come "Blek Macigno" per la sua stazza e la sua forza nella lotta per raggiungere l'indipendenza dell'America coloniale contro il predominio inglese, scontrandosi frequentemente con le giubbe rosse. Comprimari fissi delle sue avventure sono un coraggioso adolescente, Roddy Lassiter, e lo scienziato professor Cornelius Occultis. Non sono presenti personaggi femminili. Le spalle del personaggio sono il piccolo orfano Roddy e il Professor Occultis, truffatore però colto e raffinato con conoscenze mediche, che pare sia venuto con i genitori di Blek in America quando l'eroe era solo un bambino.


Simone Cattaneo: da Peace & Love



Si è arrampicata nuda fino al cornicione dell’ultimo piano del palazzo
e guardando giù ha visto il padre prendere da dietro la madre
così ha abbozzato un sorriso,
ha notato un gruppo di persone uscire dai negozi sottostanti
e sfotterla per le gambe grosse e le tette basse
poi ha pensato al lavoro e alla cartiera e
al tizio che le sfila le mutande tutti i giorni alla pausa pranzo
è logico quindi non fumare a letto
stendere il bucato fino al cratere della strada,
scrollare le spalle e dirsi che qui
non esistono segreti che non si rompono come bicchieri
perché non sempre si deve credere
a ciò che si può vedere.
 

venerdì 22 agosto 2025

Talmage Powell: La notte dello gnomo



Bobby nascose nel palmo il pacchetto di lamette da barba e infilò la mano in tasca, mentre sgusciava con aria spaurita verso gli scaffali dei dolci. Era la prima volta, nei suoi otto anni di vita, che rubava qualcosa e provava la nauseante sensazione che da un momento all’altro il mondo sarebbe esploso in un caos di sirene e luci lampeggianti.
Sostò davanti alle scatole cilindriche che contenevano le “merendine”, mentre il sudore della colpa gli si raffreddava sulla fronte. Nel negozio c’erano soltanto altre due persone, una donna che stava pagando una grossa pagnotta e una bottiglia di latte, e il commesso, un simpatico vecchio che si chiamava Pepper.
Quando la donna uscì, Bobby scelse un dolce di marzapane ricoperto di cioccolata che si chiamava Karmel King, andò al banco e lasciò cadere una moneta dalla mano sudata.
— Salve, giovanotto! — Come sempre, il signor Pepper ebbe un caldo sorriso per Bobby. A volte, quando il viavai di clienti era scarso, i due chiacchieravano del più e del meno mentre Bobby sorseggiava una gazzosa. Il vecchio sembrava sempre affascinato dallo spirito, dall’intelligenza e dal sapere del suo piccolo amico. I bambini d’oggi... più svegli degli scienziati d’una volta... svezzati con le passeggiate sulla luna, la quarta dimensione, le sonde spaziali, la fissione atomica, i cervelli elettronici, la televisione in classe, le bombe nucleari... tutti i prodigi della stregoneria moderna...
Bobby supponeva che il signor Pepper fosse un pensionato costretto a lavorare dall’inflazione. Spesso si chiedeva cosa si provasse ad essere vecchio.
— Immagino che stasera ti maschererai e andrai in giro per le case a riempire il tuo sacco di dolci, Bobby.
Il ragazzo annuì, sentendosi la gola secca. Con le lamette rubate in tasca, non vedeva l’ora di sottrarsi a quella grigia, alta, presenza di vegliando.
— Halloween non è più quello d’una volta, — disse il signor Pepper, con la moneta di Bobby in una mano e il Karmel King nell’altra. — Quando avevo la tua età, era una specie di carnevale, con tutti, grandi e piccoli, che si mascheravano da fantasmi o pirati e si affollavano per le vie del vecchio centro. Potevano buttarti della farina in faccia o lasciarti cadere sulla testa, da una finestra, un sacchetto di carta pieno d’acqua. I negozianti si ritrovavano tutte le vetrine insaponate e, se non toglievi la sedia a dondolo dal portico, poteva capitarti di doverla andare a riprendere in cima ad un lampione il mattino dopo. Era la serata buona per mettere a soqquadro la rimessa del vicino o sgonfiargli le gomme della Ford... ma non c’erano criminali in giro che lasciavano cadere nel tuo sacco dolci imbottiti di droga o veleno.
— Per piacere, signor Pepper... Non c’è bisogno che metta il mio Karmel King in un sacchetto, — disse Bobby. Quindi afferrò il suo dolce e se la diede a gambe.
Jethro Simmons, Jet per gli amici, prima chitarra del gruppo rock Iceberg, ingaggiato per sei serate alla discoteca Il Cowboy dell’Asfalto, bevve l’ultimo sorso di birra e guardò il difensore mantenere il pallone per un’azione personale. il telecronista spiegò che era per un’azione personale che il difensore manteneva il pallone, provocando così un sorriso sarcastico sulle labbra sottili di Jet. Tutta una manica di fessi, quei presentatori sportivi.
— Ehi, Judy, — berciò, lasciando cadere la lattina vuota sul tavolinetto di fianco alla poltrona, — portami un’altra birra.
— Ti sei appena scolato l’ultima, non ce ne sono più in frigorifero, — disse Judy Clark dalla camera da letto.
— Fa’ la brava bambina, — gridò Jet, — esci a comprarne una confezione da sei. Questi brocchi sono proprio alla metà del secondo quarter.
Judy comparve sulla porta interna del piccolo locale che fungeva da soggiorno e sala da pranzo. — E io sono immersa fino ai gomiti nella carta crespata nera, tentando di rimediare una giubba e un paio di calzoni da gnomo che stiano insieme per una serata.
Nelle loro orbite profonde, gli occhi scontrosi di Jet divennero gelidi. — Perché diavolo quel marmocchio non può mettersi addosso un lenzuolo e fare il fantasma,

Sam Pezzo

 


Italia, 1979 / Vittorio Giardino

Coraggioso investigatore privato pieno di contraddizioni, questo interessante
personaggio vive con la realtà che lo circonda un rapporto umano e disincantato, non privo di una certa dose di autoironia. I tempi sono quel che sono, ed egli cerca
di sopravvivere in un mondo nel quale ormai imperversano le nuove bande metropolitane, crudeli e spietate, che non esitano a uccidere e sono prive di quella specie di "etica professionale" che era talvolta presente nei vecchi delinquenti, tra
i quali Sam Pezzo conta qualche conoscente. 



Ambientate in una grande città, che potrebbe essere Bologna, dove l'autore vive e lavora, o la Little Italy di New York. le avventure di Sam Pezzo sono piene di
suspense e sempre aderenti a una realtà crudemente attuale oltre che chiaramente e dichiaratamente ispirata all'hard-boiled school del romanzo poliziesco statunitense, quello alla Raymond Chandler e alla Dashiell Hammett, tanto per intenderei. 



La cosiddetta scuola dei duri, come si dice di solito nel nostro paese. Ma devono molto anche ad alcuni celebri detective della storia del fumetto. Soprattutto al Dick Tracy di Chester Gould e al Red Barry di Will Gould. 
Come ha scritto Luigi Bernardi, «Sappiamo poco, come è giusto che sia, sul passato di Sam Pezzo. Nessuno ce l'ha mai raccontato, e lui stesso è sempre molto avaro di confidenze. A volte sorge persino il dubbio che lui , nel mondo della sua città, ci stia da sempre, e abbia finito per rappresentarne una delle tante facce, forse la meno conosciuta, ma non certo la meno rilevante». 



Ben consapevole dei propri limiti e quasi sempre perdente sul piano personale,
soprattutto dal punto di vista sentimentale, visto che in genere le donne si limitano a servirsi di lui, in un modo o nell'altro, senza provare mai nulla nei suoi confronti, Sam Pezzo non di rado viene coinvolto con ogni genere di delinquenti in risse, sparatorie e in altri incerti del suo tutt'altro che facile e riposante mestiere. È duro coi duri, ma speso le busca di santa ragione; ciò non gli impedisce di condurre sempre caparbiamente e con successo le sue indagini. Anche quando chi gli aveva affidato l'incarico gli chiede improvvisamente di lasciar perdere e di occuparsi d'altro.



Le storie di questo interessante personaggio sono apparse sulle pagine de Il Mago e di Orient Express e sono state raccolte in volume dalla Comic Art.

giovedì 21 agosto 2025

URANIA n.50 - Jerry Sohl: Morbo orrendo



Un uomo viene trovato senza alcun indumento addosso per le strade e viene portato, urlante, il viso orribilmente deturpato da macchie rosso-brune, in un ospedale. Prima di morire l'uomo, in un momento di lucidità, disegna su un ricettario un circolo dal quale partono due linee a croce e nel quale sono iscritte le strane cifre: 23 x. Questo è l'inizio di una spaventosa epidemia, che colpisce soltanto gli uomini. Un giornalista, Travis, si trova presente al trasporto dell'uomo all'ospedale e sorprende una misteriosa ragazza bionda che cerca di fare all'uomo una iniezione di cianuro di potassio... e la sua curiosità professionale si risveglia. Il romanzo è la storia delle testarde ricerche del giornalista per scoprire il mistero del terribile morbo e del suo amore per la ragazza assassina... Ed è la storia di un gruppo di donne che credevano di diventare le padrone del mondo. Una storia appassionante, con una sorpresa ad ogni riga, sullo sfondo di un appassionante problema di genetica a cui molti scienziati hanno dedicato la vita, senza risolverlo: la partogenesi.

 

mercoledì 20 agosto 2025

George Theophilus Walker


(Washington, 27 giugno 1922 – Montclair, 23 agosto 2018)

È stato un cantante, compositore e arrangiatore statunitense, il primo afroamericano ad aver vinto il premio Pulitzer per la musica. Lo ricevette per il suo lavoro Lilacs nel 1996.
Walker era padre di due figli, il violinista e compositore Gregory T.S. Walker e il drammaturgo Ian Walker.

Suo padre era emigrato da Kingston in Giamaica negli Stati Uniti, dove divenne medico dopo essersi laureato alla Temple University School of Medicine. La madre, Rosa King, seguì le prime lezioni di pianoforte di suo figlio quando aveva cinque anni. La sua prima insegnante fu Miss Mary L. Henry. La signora Lillian Mitchell Allen, che aveva conseguito un dottorato in educazione musicale, divenne la sua seconda insegnante di pianoforte. Prima di laurearsi alla Dunbar High School, George si presentò al suo primo recital pubblico all'età di 14 anni presso la Andrew Memorial Chapel della Howard University.

Fu ammesso nello stesso anno al Conservatorio di Oberlin, dove studiò pianoforte. Nel 1939 divenne organista della Graduate School of Theology of Oberlin College. Diplomatosi a 18 anni con il massimo dei voti nella sua classe di Conservatorio, fu ammesso al Curtis Institute of Music per studiare pianoforte, musica da camera e composizione. Si diplomò con il Diploma di Artista in pianoforte e composizione nel 1945, diventando uno dei primi neolaureati della scuola di musica.

Walker fu presentato in un recital d'esordio nel municipio di Manhattan. Con questo debutto "notevole", come fu descritto dal New York Times, diventò il primo strumentista nero ad esibirsi lì. Nel corso dei successivi cinque decenni, equilibrò una carriera come pianista, insegnante e compositore. Due settimane dopo il suo debutto a New York, eseguì il 3º Concerto per pianoforte di Rachmaninoff con la Philadelphia Orchestra, diretta da Eugene Ormandy, come vincitore del Philadelphia Youth Auditions.

Fu il primo strumentista nero ad apparire con questa orchestra. L'anno seguente suonò il Concerto n. 2 di Brahms con la Baltimore Symphony Orchestra, diretta da Reginald Stewart e il 4º Concerto di Beethoven con Dean Dixon e la sua orchestra. Nel 1950 divenne il primo strumentista nero ad essere confermato da una grande amministrazione, la National Concert Artists. Nel 1954 andò in tournée in sette paesi europei, suonando nelle principali città come Stoccolma, Copenhagen, L'Aia, Amsterdam, Francoforte sul Meno, Losanna, Berna, Milano e Londra.

Al suo ritorno negli Stati Uniti insegnò alla Dillard University di New Orleans, in Louisiana, per un anno prima di entrare nel programma di dottorato in Musical Arts presso la Eastman School of Music dell'Università di Rochester nel 1955. Nel 1956 diventò il primo destinatario nero di un diploma di dottorato di quella istituzione, nonché il destinatario di un secondo Diploma di Artista in pianoforte.

Walker fu premiato con due borse di studio, il Programma Fulbright e il John Hay Whitney Fellowship nel 1957. Trascorse i due anni successivi a Parigi studiando composizione con Nadia Boulanger. Nel 1959 intraprese un altro tour internazionale, suonando concerti in Francia, Olanda e Italia. Dopo una recita nella Wigmore Hall di Londra nel 1963, sponsorizzata dalla signora Zimbalist, ricevette l'iscrizione onoraria alla Frederic Chopin Society.
Walker morì il 23 agosto 2018 a Montclair (New Jersey), all'età di 96 anni.


Nel 1946 Walker compose il suo Quartetto d'archi n. 1. Un arrangiamento per orchestra d'archi del secondo movimento di quell'opera fu presentato in prima mondiale in una trasmissione radiofonica diretta dal pianista Seymour Lipkin. Originariamente intitolato Lament, Walker in seguito cambiò il titolo in Lyric for Strings. È stata una delle opere orchestrali più frequentemente eseguite da un compositore americano vivente. 
L'opera è al tempo stesso tradizionale e inventiva. Utilizza forme standard per i movimenti esterni, ma riesce comunque a creare nuovi mondi sonori e tecniche di accompagnamento in tutto il quartetto. Inoltre, la musica mette in mostra il suo straordinario talento per la scrittura contrappuntistica.
Il secondo movimento, notoriamente noto come "Lirica per archi", è diventato la sua opera più celebre.
Il brano era dedicato alla sua defunta nonna, un'ex schiava, che considerava una delle persone più influenti nella sua educazione. La descrisse come una donna molto riservata che non condivideva molto del suo passato, ma attraverso i suoi occhi si poteva vedere il tormento che aveva sopportato. Una delle poche storie che raccontò fu quella del suo primo marito, il suo primo amore, che fu venduto all'asta in un'altra piantagione.
Questo brano può essere visto come la rappresentazione di una vita in cui si superano grandi difficoltà e si trova alla fine la pace. Merita la giusta distinzione tra i grandi quartetti d'archi americani.

Il suo lavoro successivo comprende oltre 90 opere per orchestra, orchestra da camera, pianoforte, archi, voce, organo, clarinetto, chitarra, ottoni, fiati e coro.
 

martedì 19 agosto 2025

Eva Haag - Una moglie molto devota, 1954








 

MONDADORI n.50 - Eden Phillpotts: La camera grigia



Nell’antica ed aristocratica tenuta di sir Lennox a Chadlands si trova una camera tappezzata di grigio che si può ben definire stregata. Tutti quelli che  hanno passato la notte in quella camera sono morti in modo misterioso. Il nipote ed il genero del baronetto vorrebbero sfidare il destino dormendo nella camera grigia. Tirano a sorte e il sorteggiato va incontro alla morte. Poliziotti ed esorcisti provano a risolvere l’enigma e muoiono. Poi arriva Virgilio Mannetti, un gentiluomo italiano, che intuisce l’incredibile verità. 


lunedì 18 agosto 2025

Helen Patrick: La forza dell’abitudine



Per il vecchio signor Henderson, la passeggiata quotidiana lungo Main Street era sempre un’esperienza piacevole. Riceveva tante attestazioni di simpatia, da tanti buoni amici. Con occhi che sorridevano, maliziosi, levava una mano in risposta ai saluti o, più di frequente, le mostrava entrambe, serrate l’una nell’altra, nell’universale gesto di saluto dei sordomuti. Gli abitanti di Midville sorridevano sempre, quando lo vedevano fare quel gesto. Sapevano comprenderlo, loro, il signor Henderson.
Lui si divertiva a fare congetture sulle attività dei suoi concittadini. Quel mattino, nel vedere Bill Johnson uscire dall’ufficio dei telefoni, pensò che, probabilmente, Bill era andato a chiedere di riallacciare l’apparecchio nello chalet del senatore Lake. O forse a pagare per il servizio, se l’apparecchio era già stato allacciato. Bill era il factotum, l’uomo di fiducia dei Lake, e il signor Henderson aveva letto sulla Gazzetta, la sera innanzi, che si trovava lì in città per preparare lo chalet per la famiglia del senatore, che ben presto si sarebbe trasferita lì dalla capitale, a trascorrere le vacanze estive.
Il signor Henderson si assicurò d’avere in tasca blocchetto e matita.
Gli piaceva fermarsi alla bancarella di frutta e verdura di Tony; di tutte le visite che faceva durante la mattinata, quella era la tappa che preferiva, perché per parlare con Tony poteva usare le dita. Be’, fino a un certo punto, almeno... poi, quello che voleva dirgli, doveva scriverlo. Il momento di scrivere arrivava quando si trattava di dare a Tony un parere sul film in programma al “Granada”, il piccolo cinema di fronte al mercatino di Tony.
Da lungo tempo Tony faceva affidamento sul giudizio del signor Henderson in fatto di film; così ogni settimana, quando il programma cambiava, il signor Henderson andava a vedere il film poi riferiva a Tony. Se gli era piaciuto, non esitava a dirglielo anche usando le dita. Altrimenti... be’, Sam Briggs, il padrone del “Granada”, era sempre là davanti a occuparsi di una cosa e dell’altra, di mattina, e non sarebbe stato bello dire cose poco lusinghiere sui film di Sam proprio sotto il suo naso, anche se Sam non sapeva leggere le dita.
Quel giorno, lui non aveva proprio niente di buono da dire sul film di banditi che Sam stava programmando. I privati cittadini non se ne vanno in giro a catturare banditi, e altre assurdità del genere. Ci pensava la polizia, che già non aveva un compito facile.
Sam era nell’ingresso del “Granada”, occupato a lavare il pavimento. Un individuo piuttosto giovane, con solide spalle e collo taurino, stava osservando i vistosi manifesti del piccolo cinema. Una macchina era ferma proprio davanti al locale. Il conducente, un giovanotto magro, con una bocca crudele, sedeva al volante, con il motore acceso.
Tony, intento a legare mazzetti di radicchio e di cipolline nuove, guardò in su e assentì, quando le dita del signor Henderson gli trasmisero un veloce messaggio. Dalla banca, proprio accanto al “Granada”, stavano uscendo Neva Barnes, la stenografa, e il giovane Jim Lucas, l’aiuto-cassiere, diretti a colazione. Il signor Henderson, nel vedere Tony che li salutava, si girò e, a sua volta, agitò una mano.
Sarebbe stato un buon momento, quello, per fare una visitina al signor Bowen, il cassiere, che a quell’ora non doveva avere molto da fare; così, il signor Henderson estrasse matita e taccuino e si affrettò a scrivere il suo rapporto per Tony.
Con un’ultima passatina di straccio, Sam Briggs sparì nell’interno del cinematografo e Tony entrò nella piccola baracca dietro la bancarella per prendere un’altra cesta dei suoi prodotti. L’individuo dal collo taurino si incamminò lungo il

sabato 16 agosto 2025

I fantastici quattro


I Fantastici Quattro sono un gruppo di supereroi dei fumetti, creati da Stan Lee (testi) e Jack Kirby (disegni), ispirandosi liberamente ai personaggi DC Challengers of the Unknown dello stesso Kirby. Esordirono nel primo numero della testata Fantastic Four nel novembre 1961 e pubblicata dalla Marvel Comics. La serie raggiunse presto il successo ponendo le basi per lo sviluppo dell'intero universo Marvel.

Gli autori svilupparono, a partire da questa serie, un approccio collaborativo nella creazione dei fumetti che utilizzeranno anche in futuro. Alla testata parteciperanno autori come Roy Thomas, John Byrne, Steve Englehart, Walter Simonson, John Buscema, George Pérez e Tom DeFalco, ed è stata, per oltre cinquant'anni, una delle più longeve e importanti della Marvel, capostipite della Silver Age. La serie a fumetti ha avuto alcune trasposizioni cinematografiche e televisive: quattro serie animate e quattro lungometraggi.

In Italia la serie esordì in due supplemento della rivista Linus, linusestate, nel giugno 1966 e provolinus nel febbraio 1967, editi dalla Milano Libri Edizioni.
Venne poi pubblicata dall'Editoriale Corno negli anni settanta e fino ad inizio anni ottanta nella serie I Fantastici Quattro (259 numeri, da aprile 1971 a marzo 1981) e negli anni ottanta negli albi della Star Comics prima e dalla Marvel Italia, poi, in varie testate.


Il gruppo è formato da quattro personaggi che ottennero i loro poteri in seguito all'esposizione a raggi cosmici durante una missione scientifica nello spazio. I quattro sono:

Mr. Fantastic (Reed Richards), marito di Susan, scienziato e leader del gruppo; oltre ad essere un genio della scienza, dotato di intelligenza straordinaria, ha acquisito la capacità di allungare e deformare a piacimento il proprio corpo come fosse fatto di gomma;

Donna Invisibile (Susan "Sue" Storm), moglie di Reed e sorella maggiore di Johnny, la quale può rendere sé stessa e gli altri invisibili e creare potenti campi di forze;

Torcia Umana (Johnny Storm), fratello minore di Sue, che può prendere fuoco, lanciare fiamme e volare a grande velocità;
Cosa (Ben Grimm), il migliore amico di Reed e "braccio" del gruppo, trasformato in una creatura dalla pelle rocciosa e possiede forza e resistenza sovrumane oltre ad essere un notevole pilota di veicoli, abilità derivata dal suo precedente lavoro di collaudatore di veicoli sperimentali.








venerdì 15 agosto 2025

Robert Grant: Una ragazzina, la notte di Halloween



— Frankenstein?
— Troppo comune.
— Dracula?
— Non ha un aspetto abbastanza mostruoso.
— Il Fantasma dell’Opera?
— Be’...
— Un lupo mannaro?
— Questa sì che è un’idea!
Era deciso, allora. Tommy sarebbe stato un licantropo, una creatura pelosa dalle lunghe zanne che sgusciava silenziosamente nelle tenebre, con gli artigli che brillavano nella luce del plenilunio. Marcie aveva già stabilito di essere una mummia.
Sedevano nel portico sul retro della casa di Marcie, i libri di scuola buttati da una parte, gli occhi inchiodati su una rivista intitolata Mostri famosi di Cinelandia.
— Bene, sono contenta che ti sia deciso, — disse Marcie. — Era ora, direi. Non ci resta molto tempo, ed è semplicemente la cosa più importante di tutte.
Tommy agitò una mano per scacciare dai suoi capelli biondi una mosca che ronzava pigramente. — Hai finito i teschi?
— Certo, salvo le chiazze sgocciolanti di sangue. Possiamo dipingerle insieme.
Mentre parlavano, facendo progetti, la grande, meravigliosa sera di paura sembrava vicinissima, appena ad un soffio da loro. Pochi, brevi giorni che diventavano sempre più corti, incalzandosi e precipitandosi, così che la Sera, incombeva, tanto vicina da non lasciarti lo spazio di un respiro. La celebrazione nera e arancione, la vigilia delle streghe che ballano e dei teschi che gemono, delle cose che ululano o strisciano silenziosamente. La notte in cui la tenebra prende forma e si aggira sulla terra, avvolgendoti: nel suo manto di malinconia e invitandoti alla grande festa dell’eterna mezzanotte.
Tommy e Marcie l’attendevano con impazienza febbrile, più della vigilia di Natale, perché li legava in un modo del tutto particolare. Era un festività diversa: non luci scintillanti e sorrisi radiosi, ma oscura, misteriosa e strana, allegra in un suo modo orrido... e anche loro, Tommy e Marcie, erano diversi. Diversi da tutti gli altri ragazzi, non per scelta, ma in maniera naturale e irrevocabile, nell’essenza dei loro sogni.
L’amicizia tra i due era recente, poiché le cose avvengono al momento opportuno. La famiglia di Marcie si era trasferita in quella piccola città poco più di un anno prima e Tommy, che non si era mai interessato granché alle ragazze, non aveva prestato un’attenzione particolare a quella nuova alunna dai capelli ramati, i cui occhi offrivano amicizia, ma subito fuggivano il tuo sguardo, come un cerbiatto nella foresta.
Poi, a scuola, avevano dovuto fare una relazione orale su un racconto e, quando la scelta di Tommy cadde su La sepolta viva e quella di Marcie su Quel maledetto affare, il legame fu stabilito. Al termine della lezione Tommy si era trovato a domandarle: — Ti piace questo genere di racconti?
Era andata così. Un interesse comune... no, un sentimento, un impellente bisogno del fantastico, del demoniaco, delle ombre che si appiattano nel buio. Senza badare alle beffe dei compagni di classe («Ehi, guardate gli innamorati!»), stavano sempre insieme. Quando un nuovo film dell’orrore arrivava in città, di sabato pomeriggio solevano sedere fianco a fianco nel buio odoroso di zucchero candito, e insieme sognavano fino all’ossessione il mondo fantastico dei giornaletti d’avventura. Ma il loro luogo preferito, il loro regno, era la silenziosa navata della biblioteca, dove si avventurarono, intrepidi, nelle oscure regioni dei libri per adulti. Perché là c’erano

Romeo Brown

 

 
Gran Bretagna, 1954 l Peter O'Donnel e Alfred Mazure

Romeo Brown è stata una striscia a fumetti britannica pubblicata sul Daily Mirror dal 1954 al 1962.



Originariamente scritta e illustrata da Alfred Mazure; Mazure fu sostituito nel 1957 dallo scrittore Peter O'Donnell e dall'illustratore Jim Holdaway. Raccontava le avventure di Romeo Brown, un affascinante investigatore privato e un riluttante seduttore. La striscia fu cancellata inaspettatamente dal presidente del gruppo che, secondo O'Donnell, affermò di non riuscire a capirla. O'Donnell aveva ormai completato l'avventura successiva e Holdaway ne aveva illustrate le prime 8 giornate.




O'Donnell ha ricordato in un'intervista del 2002: "Si trattava di una striscia pubblicata sul tabloid Daily Mirror, per la quale scrivevo "Garth". L'editore non era soddisfatto, così assunse Jim Holdaway per occuparsi dei disegni e mi chiese di scrivere le sceneggiature. Fu così che io e Jim ci incontrammo per la prima volta e dirigemmo la striscia per sette anni. Romeo Brown era un investigatore privato comico e il mio compito era che ogni storia dovesse ruotare attorno a una o più ragazze, e più vestiti riuscivo a togliere loro senza correre rischi, meglio era".


O'Donnell seguì Romeo Brown con la striscia a fumetti Modesty Blaise sull'Evening Standard, che Holdaway illustrò dal suo debutto il 13 maggio 1963 fino alla sua morte nel 1970.

giovedì 14 agosto 2025

URANIA n.49 - John Wyndham: Avventura su Marte



Jeanne Shirning, figlia di uno scienziato, è scoperta a bordo dell'astronave GLORIA MUNDI, in viaggio dalla Terra a Marte. Dale Curtance, pilota e inventore dell'astronave, insieme col tecnico Burns, il giornalista Froud, il dottor Grayson e Geoffrey Dugan tentano il viaggio su Marte per vincere il premio di un milione di sterline offerto da una società aerea. Jeanne racconta che suo padre è da tempo in contatto telepatico con esseri intelligenti su Marte, ma non è creduta. Settantaquattro giorni dopo essersi staccata dalla Terra l'astronave tocca il rosso suolo di Marte, dove cominciano le più incredibili avventure che mente umana possa concepire. Tra l'altro, la situazione è complicata da una forma di vita marziana semi-meccanica e dall'arrivo di due altre astronavi: una russa e l'altra americana... John Wyndham, dopo ORRENDA INVASIONE e RISVEGLIO DELL'ABISSO, offre al vasto pubblico dei suoi ammiratori un'altra occasione... di battere i denti.

 

mercoledì 13 agosto 2025

Alvin Derald Etler

(Battle Creek, 19 febbraio 1913 – Northampton, 13 giugno 1973)

È stato un compositore e oboista statunitense .
Allievo di Paul Hindemith , Etler è noto per il suo stile compositivo altamente ritmico, armonico e strutturalmente complesso, che trae ispirazione dalle opere di Bartók e Copland, nonché dagli stili dissonanti e accentati del jazz .
Sebbene suonasse con l'Indianapolis Symphony nel 1938, abbandonò la vita orchestrale poco dopo per concentrarsi sulla sua carriera compositiva di crescente successo (che gli valse due borse di studio Guggenheim in questo periodo). Nel 1942 entrò a far parte della facoltà della Yale University come direttore della banda universitaria e insegnante di strumenti a fiato, dove iniziò i suoi studi con Hindemith. Insegnò anche alla Cornell University e all'Università dell'Illinois prima di accettare un incarico allo Smith College , che mantenne fino alla morte.
Tra le opere più note si ricordano i due quintetti per fiati (del 1955 e del 1957), una sonata per fagotto, il "Quintetto per ottoni" del 1963 e "Fragments" per quartetto di fiati.
Etler è anche autore di Making Music: An Introduction to Theory, un testo teorico di livello introduttivo pubblicato postumo nel 1974.

Dopo i primi successi come compositore, Alvin Etler si iscrisse all'Università dell'Illinois e continuò a studiare composizione con Arthur Shepherd alla Case Western Reserve University di Cleveland (1931-36). Nel 1938 entrò a far parte dell'Indianapolis Symphony Orchestra come oboista. Due stagioni dopo viaggiò a lungo in America Latina come oboista e compositore con il North American Wind Quintet. Durante questo periodo ricevette anche due borse di studio Guggenheim (1940 e 1941) e, su richiesta di Fritz Reiner, compose due sinfoniette (ora ritirate) da eseguire con la Pittsburgh Symphony Orchestra. Questi successi lo portarono ad abbandonare la carriera di oboista per dedicarsi alla composizione e all'insegnamento.

Si iscrisse alla Yale University (1942-46) come insegnante di strumenti a fiato e direttore della University Band, e studiò composizione con Hindemith (1942-44). Insegnò poi alla Cornell University (1946-47) e all'Università dell'Illinois (1947-49), prima di essere nominato professore allo Smith College di Northampton nel 1949. Nel 1968 fu nominato Henry Dike Sleeper Professor of Music e nel 1972 Andrew Mellon Professor of Humanities. È autore di Making Music: an Introduction to Theory (1974).

Le prime composizioni di Alvin Etler presentano un vocabolario armonico e un trattamento strumentale simili a quelli di Bartók e Copland, con occasionali incursioni nel jazz. Dopo il suo straordinario Quintetto per ottoni (1963), abbandonò il suo stile precedente, sperimentò procedure seriali e iniziò a dare maggiore risalto agli elementi timbrici e strutturali. Utilizzò ritmi liberi, spesso intervallati da accenti acuti, spesso jazzistici, e da forti dissonanze, combinati con sofisticate tessiture di sottofondo multimetriche. Nonostante queste esplorazioni indubbiamente consapevoli, la musica di Alvin Etler non è mai diventata accademica e non ha mai perso la sua ostinata aggressività e la sua sensuale vitalità. 

martedì 12 agosto 2025

Lucio D'Ambra - Le confettiere, 1936

 










MONDADORI n.49 - Edgar Wallace: Il testamento di Gordon Stuart



Mentre è in viaggio verso la Costa Azzurra, l'ispettore Larry Holt, di Scotland Yard, apprende che un ricco canadese di nome Gordon Stuart è stato assassinato sulla riva del Tamigi. La sospirata vacanza va così in fumo e Holt rientra a Londra per cercare di risolvere il caso, che si presenta subito intricato. E anche pericoloso, perché c'è qualcuno che vede Larry Holt come una minaccia da eliminare a tutti costi. Tutto si complica ancor di più quando una mano misteriosa arriva a rubare oggetti importantissimi per l'inchiesta nella stessa sede di Scotland Yard...